Papa Orsini Mecenate in terra sannita


di Mons. Pasquale Maria Mainolfi 

Lo scorso 29 maggio ricorreva il terzo centenario della elezione a Pontefice di Vincenzo Maria Orsini col nome di Benedetto XIII. Questa la ragione principale della nostra ammirazione per il più grande Pastore della Chiesa Beneventana, dopo il protovescovo e martire San Gennaro. 
Se lo zelo pastorale e l’operosità sociale di Orsini ci incantano, non minore meraviglia suscita in noi il munifico mecenate, protettore di studiosi e di artisti, veramente innamorato della Terra Sannita a lui affidata per lunghissimi anni (1686 -1730), poiché anche da Papa conserva il governo della nostra Chiesa.
Come risulta dal quadro statistico pubblicato da Angelomichele De Spirito in <<Culto e cultura nelle visite orsiniane>>, Edizioni Studium, Roma 2003, p.113, nella diocesi di Benevento al tempo di Orsini, i pittori sono 21 e gli scultori 4. Ha circa 24 anni il card. Vincenzo Maria Orsini quando, recatosi a Nocera <<per alquanto riposarsi in casa di Angelo Solimena>>, incoraggia il diciassettenne Francesco, figlio di Angelo, a coltivare la sua passione per la pittura e non solo per la filosofia. Orsini è uomo di grande <<cultura, erudizione e sensibilità artistica>>. Giustamente merita il titolo di mecenate. Il suo mecenatismo si manifesta non solo nei riguardi dei Solimena, amici di vecchia data. Protegge e avvia agli studi l’avvocato e poeta Basilio Giannelli nato a Foglianise nel 1662 e morto a Napoli nel 1716. Vero <<maestro >> di vescovi e prelati soprattutto tra il clero sipontino, cesenate e beneventano che costantemente sprona a studiare e istruirsi per assolvere in modo degno al loro ministero. Intrattiene rapporti scientifici e amicali con Pompeo Sarnelli (1649- 1724), suo collaboratore a Manfredonia, Cesena e Benevento, eletto poi vescovo di Bisceglie, stimato oratore, autore di molte opere storico- letterarie. Molti suoi contemporanei considerano Orsini <<Modello di pastore>>. Infatti primeggia soprattutto per la generosità pastolare. 


Dai suoi <<Diari>> si apprendono notizie edificanti: 94.821 cresime, 2.201ordinazioni sacerdotali, 111 episcopali, 369 chiese e 2.199 altari consacrati. Anche Ludovico A. Muratori (1672 – 1730) nei suoi <<Annali>> parla di Orsini come di un Papa che << fa nel medesimo tempo l’ufizio di vescovo e di parroco>> ma a nessuno sfuggono le sue eccellenti qualità: rifiuto del nepotismo, predilezione per i poveri e gli ammalati, insofferenza per lo spirito cortigiano che anima da sempre la curia, lo spirito di pietà e la cura premurosa delle anime, lo studio assiduo e la non comune erudizione. In tre parole : pietà, zelo e sapere. Dai <<Diari>> orsiniani, ancora apprendiamo di: opere biblico – esegetiche e teologico – pastorali, 3 concili provinciali , 44 sinodi in 44 anni di episcopato beneventano, atti edittali, visite pastorali nelle 148 parrocchie dell’arcidiocesi, ai suoi tempi una delle più vaste del Sud, lungo e puntuale questionario sottoposto ai parroci nella santa visita, attenzione allo stato di conservazione e al decoro della suppellettile sacra come statue, immagini, pitture, promotore di studi e di belle arti. Due secoli dopo Ludwig von Pastor conclude:<< Tutti i contemporanei sono concordi nell’affermare che l’Orsini amministrò il suo arcivescovado con tale pietà e coscienziosità ch’ egli rifulse a tutti come un modello>> (<<Storia dei Papi>> vol. XV, Roma 1933, p.454). Alla formulazione di tale giudizio non rimane estrano il suo impegno per l’arte, manifestato soprattutto durante la seconda ricostruzione di Benevento dopo il terremoto del 1702, col chiamare da Napoli Giambattista Naucherio, discepolo di Francesco Solimena e Filippo Raguzzini che poi porta con sé a Roma, dove muore nel 1771, iniziatore di una nuova tendenza architettonica. Anche alla pittura rivolge particolare attenzione e fa operare intensamente in Benevento Giuseppe Castellano raffaellista di valore che ha realizzato nelle chiese dell’arcidiocesi beneventana tanti suoi quadri, senza trascurare di valorizzare altri pittori locali e forestieri come Nicola Baraglia, Nicola Criscuolo e Paolo De Matteis (1662 – 1728). Tutte queste puntuali e documentate note si trovano in una preziosa relazione tenuta, dal prof. De Spirito al convegno su <<Angelo e Francesco Solimena>>, a Nocera nel 1991. Con euguale precisione Mario Rotili, in << Dizionario Biografico degli Italiani>>, vol. 21, 1978, descrive la vita di Giuseppe Castellano, nato prima del 1660 a Napoli e morto a Roma il 13 gennaio 1725, e le sue tante opere presenti nel nostro territorio.
Nella basilica di San Bartolomeo in Benevento si conserva la sua opera più antica, la grande tela del 1690, raffigurante Ottone III che chiede ai beneventani il corpo dell’apostolo, mentre sono del 1967 le tele con San Francesco, San Domenico e San Lorenzo Martire, e del 1701 quella di San Giuseppe da Copertino del convento dei frati minori di Benevento, provenienti dalla Chiesa francescana di San Lorenzo distrutta durante l’ultima guerra. Del 1705 è la Vergine col Bambino e santi della Chiesa di San Giovanni Battista in Montesarchio e dello stesso momento devono ritenersi la Madonna venerata dai dottori della Chiesa, San Benedetto, Santa Lucia e Santa Caterina D’Alessandria, l’Annunciazione e santi e la Madonna col Bambino e santi della chiesa parrocchiale della vicina Apollosa. Del 1709 è la Madonna del Rosario della omonima chiesa di Pastene, frazione di Sant’Angelo a Cupolo, nella cui parrocchia vi è La Visitazione di poco posteriore . Nel 1713 poi, il Castellano dipinge per l’Annunziata di Benevento il San Ciriaco e forse anche allora il San Cristoforo che, per larghezza e vigore di impianto e fluidità di colore, è tra le sue opere più significative. Degna di nota anche l’Assunta, eseguita nel 1715 per la chiesa del Gesù di Benevento, ora nel Museo del Sannio. Nel 1720 dipinge ancora la glorificazione della Vergine e i santi protettori della città per il rinnovato coro dell’Annunziata di Benevento. Benevento è certamente il principale centro dell’attività del pittore, grazie alla protezione del Card. Arcivescovo Vincenzo Maria Orsini. Quando il 29 maggio 1724 Orsini diviene Papa col nome di Benedetto XIII, anche Giuseppe Castellano al suo seguito, insieme ad altri artisti e personaggi della cerchia beneventana del nuovo pontefice, si reca a Roma.
Infine amo ricordare che dal Registro delle visite pastorali di Orsini (1686- 1728) a Cervinara, si apprende che, nella XII visita dell’11 ottobre 1710 alla mia chiesa parrocchiale di origine, Sant’Adiutore, per l’altare di San Giovanni Battista, si osserva: <<Che si solleciti il nuovo quadro del Castellano, giusto il decreto 4 della XI visita (1708)>>. Nella XIII visita del 3 ottobre 1712 , si legge:<< Lodiamo il quadro ( di San Giovanni Battista) fatto con la spesa di ducati 15, ordinato fin dal decreto 5 della IX visita (1704)>>. La chiesa parrocchiale di Sant’Adiutore in Cervinara viene consacrata da Orsini il 21 luglio 1649. Le 4 tele maestose di Santa Maria del Suffragio e San Filippo Neri, della Beata Vergine Maria, San Michele, Sant’Adiutore, dei santi Antonio Abate e Antonio di Padova e di San Giovanni Battista, sui quattro altari laterali, sono di Giuseppe Castellano . La prima delle 4 tele reca in maniera chiara e distinta la firma dell’artista, amico di Papa Orsini:
<< Joseph Castellanus Neapolitanus 1702>>.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.