La OFB ha ricordato Fabrizio De André con l’esecuzione delle sue canzoni da favola , immerse in un mondo magico
Ricorre quest’anno il venticinquesimo anniversario della morte di un grande cantautore genovese: Fabrizio De André e l’OFB, diretta dalla M° Letizia Vennarini, presso il Teatro Comunale di Benevento, gli ha reso un lungo tributo, durato circa due ore, ininterrotte, con gli arrangiamenti curati dal M° Alessandro Verrillo.
L’apertura della serata è stata proprio realizzata dallo stesso cantautore di cui abbiamo ascoltato un audio, nel quale ci ha parlato ”della tanto discussa perdita dei valori da parte dei giovani, ma sono forse diversi i valori dei giovani, hanno diverse forme di valori, che noi forse non siamo ancora riusciti a capire”.
Fabrizio nacque a Genova nel 1940, e lo scoppio della Seconda guerra mondiale, costrinse la famiglia a rifugiarsi nella campagna astigiana dove attesero la fine del secondo conflitto mondiale. Il soggiorno influenzò molto il futuro compositore che ebbe sempre grande attenzione per la natura, quale tema ricorrente delle sue canzoni.
Una volta rientrato a Genova, all’età di otto anni inizia a studiare il violino, con il M° Gatti, e la vocazione musicale prese così tanto il sopravvento che a soli sei esami dal conseguimento della laurea in Giurisprudenza abbandonò completamente gli studi per dedicarsi alla musica ed alla composizione di propri brani.
Oggi, come ieri, De Andrè è ricordato ”per l’innovazione che ha portato nella canzone italiana, con le sue ballate, sempre sospese tra mito e realtà, con il linguaggio sferzante dell’ironia. Senza mai cedere alle leggi del branco. E’ stato uno dei primi ad infrangere i “dogmi” della “canzonetta” tradizionale, con le sue ballate cupe, affollate di anime perse, emarginati e derelitti d’ogni angolo della terra”.
Ed infatti ”i protagonisti delle sue canzoni sono tratti da quella parte della società che preferiamo dimenticare. Le storie cantate da De André inoltre hanno tutte un filo logico, rigorosamente ancorato alla realtà, in particolar modo agli aspetti più tristi e ripugnanti. I suoi protagonisti sono spesso prostitute, assassini, abbandonati e reietti della società. Il tutto inserito in un atteggiamento profondamente ribelle e di denuncia delle brutture, a cui tutti siamo potenzialmente esposti. Una vera e propria critica sociale, che raccoglie il silenzioso grido di dolore degli ultimi della società”.
Ritroviamo questi concetti in tutta la produzione artistica di De André, riproposta con l’esecuzione delle sue canzoni di maggior successo. E’ iniziato con “Crueza De Ma”, seguito dai famosissimi“Volta la carta” e “Carlo Martello”, con i quali è iniziato il concerto, in onore del cantautore genovese.
Il primo brano racconta la storia di una donna, Angiolina che semina il grano, mentre tutto intorno c’è la guerra. Nel secondo brano sono narrate le vicende del Re dei Franchi, Carlo, e del ritorno dalla guerra, quando, come suo primo atto di governo, va alla ricerca di una prostituta.
Leonardo De Stasio ha poi introdotto la famosissima ”Canzone di Marinella”, ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto. Di essa, l’autore disse: ”Visto che non le ho potuto cambiare la vita, ho deciso di cambiarle la morte e scrissi questo pezzo, come riscatto”, il riscatto di una ragazza che grazie ”a parenti predoni che le tolgono tutto, finisce sui marciapiedi, dove in realtà, alla fine, viene uccisa”.
De André ci ha raccontato ancora molte altre storie e tra queste abbiamo ascoltato “Bocca di rosa”, che viene definita una vera e propria ballata dove si mescolano l’amore sacro ed il profano.
Con “Via del campo!”, quella di una graziosa ragazza, con gli occhi grossi., che tende a tutti la stessa rosa….
Nel brano “La città vecchia” campeggia la figura di un vecchio professore che, di giorno,disprezza quella stessa donna che poi, di notte, cerca…
In “Amore che vieni, amore che vai”, De André narra di “Quei giorni perduti a rincorrere il vento, un giorno qualunque ti ricorderai… Amore che fugge, da me ritornerai”.
“Un giudice” è invece la storia del riscatto di un uomo basso di statura, che studia, si impegna e diventa giudice. Tra tutti, viene definito “Vostro Onore” e tutti, riconoscendo l’alto ruolo nella società, ne dimenticano la …bassa statura.
Mai come in questo momento l’assurdo argomento della guerra si ritrova attuale nel brano “La guerra di Piero”: ”Dormi sepolto in un campo di grano”, così dicevi. “Fermati Piero, sparagli adesso, sparagli Piero, sparagli ancora”, questo l’invito dell’autore, che Piero, il soldato protagonista della canzone, non raccoglie e al contrario sarà a sua volta ucciso dal nemico, che invece egli aveva risparmiato…. Vogliamo sperare che, come sosteneva De André, sebbene “le canzoni non servono ad evitare le guerre, contribuiscono a creare una coscienza collettiva”.
E’ continuata la carrellata di successi: con “Hotel Supramonte”, abbiamo fatto un tuffo nella nostalgia, in cui le parole recitano: ”Il tempo è un signore distratto, un bambino che dorme”; l’ autore è certo che “domani sarà un giorno lungo e senza parole, un giorno incerto di nuvole e sole” .
“Geordie”, invece, è una ballata scozzese del XIII secolo, in cui si racconta la storia di un ragazzo, non ancora ventenne, che aveva rubato sei cervi del Re. Ma la ballata non è stato eseguita, perché il concerto si sarebbe prolungato ancora per un po’.
Anche il discorso a favore dell’amore libero e dell’omosessualità è stato affrontato da De André in un’altra meravigliosa canzone dal titolo “Andrea”, un ragazzo che oggi finalmente si può considerare libero di amare.
Il cantautore non perde mai il contatto con la realtà e nella canzone “Se ti tagliassero a pezzettini” De André ricorda la strage di Bologna, mentre con “La ballata dell’amore cieco” ci presenta gli aspetti più nefasti che l’amore può avere sulla vita di una persona, che giunge perfino, sempre per amore, a perdere la vita, con il suicidio.
“Rimini” è una canzone che ci parla di un aborto, compiuto da una giovanissima, che per tutta la vita ha ripensato a quel momento, ad un errore compiuto a quel tempo…
Anche “Sally”, la storia di una ragazza a cui la madre aveva vietato di giocare con gli zingari e che, malgrado il divieto, la ragazza si dirige verso “bosco che era scuro, l’erba alta, dirò a mia madre che non tornerò”.
“La decisione è mia, tra la condanna a morte o l’amnistia”, è questo quello che pensa il nostro impiegato, protagonista della ballata ”Il Bombarolo”, un signore triste ed annoiato che ha deciso di darsi visibilità, confezionando una bomba per far saltare il Parlamento. In realtà non riesce nel suo intento, perché la bomba farà saltare in aria un chiosco di giornali…
Conclusione: siamo di fronte ad un uomo destinato comunque al fallimento delle sue azioni.
In “Verranno a chiederti del nostro amore” è il prosieguo della canzone precedente, in cui c’è la precognizione di quello che succederà alla moglie dopo l’attentato. I giornalisti, i giudici, gli avvocati tutti si interesseranno al loro rapporto, che ormai è irrimediabilmente mutato.
Per un artista interessato ai problemi legati agli ultimi della società, non poteva mancare “Don Raffaé”, scritto insieme a F. De Gregori, in cui si parla della vita trascorsa nel carcere dalle guardie e dai detenuti, che si trovano entrambi per così dire “Reclusi”. Due umanità che si incontrano nella richiesta, di Gennaro Cafiero al boss, di trovare un lavoro al fratello disoccupato da oltre quindici anni…
Nella presentazione delle canzoni troviamo anche “Oceano” scritta da De André con De Gregorio. Essa è stata ispirata dal figlio Cristiano, che andò in una discoteca ed ascoltò il brano di De Gregorio, “Alice”. Al ragazzo venne un dubbio su “Alice guarda i gatti?”, ponendosi qualche domanda. Riuscì un po’ di tempo dopo a porre la domanda personalmente a Francesco De Gregori, che si era recato in Sardegna a lavorare con il padre. Non ebbe una risposta immediata, ma il padre e De Gregorio composero una canzone, appunto “Oceano”, per dargli la risposta, una risposta in cui chiedono al bambino di non fare domande alle quali non si può dare una risposta….
In “Dolcenera” si racconta la storia di un amore speciale. L’amore cantato in tutte le sue sfaccettature.
Nel brano “Il Pescatore”, De Andrè ci racconta la storia di un pescatore che, giunto ormai alla fine della sua vita, aiuta un suo simile, malgrado sia un ricercato assassino e poi diviene egli stesso vittima di chi ha aiutato…
Con il bis di “Volta la carta”, si è concluso il concerto, dedicato a De Andrè.
Bravissimi, i cantanti Leonardo De Stasio, e Chiara Spedicato che ci hanno regalato un concerto, dunque, composto da varie favole, che ci ha immersi in un mondo magico.
Poiché il Teatro Comunale non può contenere più di trecento spettatori, l’omaggio a De Andrè è stato replicato con il sold out in tutte e due le serate. Infatti, il pubblico pieno di entusiasmo ha accompagnato l’ultimo brano, con gioia e grande soddisfazione, per un concerto durato senza interruzioni per circa due ore.
Il prossimo spettacolo avrà luogo il 5 febbraio a Napoli, al Teatro Bellini.
Maria Varricchio