In “Gente di Facili Costumi”, rappresentato al Teatro Comunale, un dialogo molto piacevole tra Ugo e Anna, durato due ore
La commedia fu ideata da Nino Marino, insieme a Nino Manfredi e interpretata da quest’ultimo, con Pamela Villoresi. Il debutto avvenne trentacinque anni fa al Teatro Eliseo ed oggi è un omaggio al grande Nino Manfredi, da parte del figlio, Luca, che ne ha curato la regia. Insieme a Flavio Insinna ( Ugo) troviamo Giulia Fiume (Anna), entrambi bravissimi nell’interpretazione dei rispettivi personaggi.
L’incontro tra i due personaggi avviene dopo una serie di notti in cui la ragazza, detta in gergo “Principessa”, che esercita la prostituzione, si ritira in piena notte ed ascolta ad alta voce, “Rumore”, la celeberrima canzone di Raffaella Carrà, di cui ha nel salotto, anche una bellissima foto, e Ugo, che nella sua qualità si scapolo e scrittore fallito, a quell’ora della notte desidera dormire.
Nell’illustrare il suo progetto, il regista ha voluto omaggiare il padre: ”rendendo la commedia per alcuni tratti più leggera, lasciando intatta la “romanità”, trattenuta e colta di Ugo, e l’ esuberante “catanese” di Giulia, ma mantenendo l’ambientazione originale della storia nella Roma ancora poco multietnica del quartiere Esquilino degli anni ’80, quando il mondo delle prostitute era ancora prevalentemente nostrano, mentre nel giro di pochi anni diventerà un dominio assoluto delle colleghe “straniere””. ”La mia regia si ispira a quella originale, ma propone con discrezione qualche variazione, adattandosi meglio alle caratteristiche dei due nuovi interpreti della “pieceteatrale”, ha spiegato il regista Luca Manfredi.
L’incontro tra Ugo e Anna avviene una notte. Ugo trova finalmente il coraggio di affrontare Anna, abitante del piano superiore. Di qui nasce tutta una serie di battute tra i due che cominciano a conoscersi, ad approfondire il rapporto umano tra loro, perché Ugo non può più abitare nel suo appartamento, sottostante a quello di Anna, che ella ha involontariamente allagato, dimenticando aperto il rubinetto della vasca da bagno …
Una commedia che si snoda tra Ugo che, per ricambiare l’ospitalità, si dedica ai lavori domestici ed Anna che lo apprezza ogni giorno, sempre di più, tanto da regalargli una camicia. E qui il grande Nino, fa riferimento ad un altrettanto grande esponente della cultura italiana, suo contemporaneo: giornalista, scrittore, sceneggiatore, conduttore della televisione, Maurizio Costanzo, scomparso il 24 febbraio dello scorso anno, quando divenuto testimonial della Dino Erre Collofit, indossando la camicia, ripete la famosa battuta di Costanzo: “Se va bene a me, buona camicia a tutti”.
I due vivono dunque insieme da buoni amici e di questo sono contenti perché affermano: ”Gliamici non si fanno del male, a quello ci pensano i parenti…”.
Lo spettacolo si è snodato piacevolmente tra battute e scherzi. E’ durato circa due ore, durante le quali abbiamo avuto l’occasione per apprezzare le scene curate da Luigi Ferrigno, i costumi da Giuseppina Mauri, le musiche di Paolo Vivaldi, mentre il disegno delle luci è stato realizzato da Antonio Molinaro.
Quest’ anno ci sarà il ventesimo anniversario della morte di Saturnino Manfredi, in arte, “Nino” che è stato uno dei più poliedri artisti del nostro tempo. Insieme ad altri grandi della commedia quali Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Marcello Mastroianni, ha rappresentato il più alto grado di bravura dello spettacolo italiano. Nato in una famiglia di contadini, per accontentare il padre che si era arruolato nella Pubblica Sicurezza, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza e gli mancava ormai un solo esame e i professori della Facoltà da lui frequentata gli consegnarono la laurea nel corso di uno spettacolo televisivo, quando lui era già un affermato attore. In concomitanza alla frequenza della Facoltà di Giurisprudenza, Nino seguì gli studi presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica. Recitò nel 1948 al Piccolo Teatro di Milano, sotto la regia di Giorgio Strehler nei drammi shakespeariani: Romeo e Giulietta, La Tempesta e Riccardo II.
Nel 1952 collaborò con il grande Eduardo De Filippo ed iniziò anche un percorso canoro esibendosi nei programmi radiofonici e nelle riviste e commedie musicali.
L’avventura cinematografica invece iniziò nel 1949, con il film, “Torna a Napoli”, “Monastero di Santa Chiara” e “Anema e core”. E da allora la sua carriera cinematografia fu incessante. Iniziò a sua volta a lavorare anche come regista teatrale e cinematografico nel 1962. Si cimentò anche come doppiatore, prestando la sua voce ad attori illustri.
Manfredi ebbe successo, anche in televisione soprattutto con il personaggio di “Bastiano, il barista di Ceccano”, per il quale inventò la famosa battuta, rimasta poi nella storia dei detti: ”Fusse che fusse la vorta bbona”, un invito questo ad acquistare i biglietti della lotteria, rimasto ormai, nel gergo comune.
Era un vero piacere ascoltarlo anche come cantante. Ancora si distinse nel campo pubblicitario con la mai dimenticata battuta dei suoi due slogan, con il quale reclamizzava il caffè: ”Più lo mandi giù e più ti tira su! Il caffè è un piacere se non è buono che piacere è?”. Si trattava del famoso caffè Lavazza, di cui sulla scena era presente la scritta all’incontrario.
Nino Manfredi ci ha lasciati il 4 giugno del 2004, la camera ardente fu allestita presso la sala della Promoteca del Palazzo Senatorio in Campidoglio e fu seppellito al cimitero del Verano in Roma.
Celeberrimo rimane il suo commento quando, raccolto l’invito del papa Giovanni Paolo II, assistette in Vaticano alla rappresentazione di una commedia giovanile scritta dallo stesso papa, il quale, a fine spettacolo, gli chiese un suo parere, su quel lavoro teatrale.
Nino rispose con grande riluttanza e considerò che il Pontefice aveva fatto bene a non proseguire nell’attività di scrittore teatrale, perché disse: ”Avremmo perso un grande Papa”. Giovanni Paolo II capì il senso di quella risposta e rise a sua volta di buon cuore.
Anche in quella occasione, si destreggiò elegantemente ed ancora oggi, rivedere le sue performance, riesce sempre a metterci di buonumore.
Grazie per tutto questo, Nino!
Maria Varricchio