Un Teatro Comunale gremito ha seguito ”La Cantata dei Pastori” di Peppe Barra


Continua l’atmosfera natalizia al Teatro Comunale di Benevento con l’imperdibile lavoro teatrale di Beppe Barra, che interpreta da 50 anni il protagonista Razzullo: La cantata dei Pastori, che ha registrato, come sempre, il sold out.
Sono stati presentati durante lo spettacolo, di volta in volta, in singoli quadretti, i protagonisti del presepe, cioè tutte quelle persone che poi il giorno di Natale ritroviamo in visita da Gesù Bambino. Di ognuno di loro abbiamo seguito le vicissitudini, i rapporti che sono intercorsi tra di loro ed alla fine li abbiamo ritrovati, tutti davanti alla stalla di Betlem. A contemplare una nascita, quello di un bambino innocente, che incarnava la divinità in terra.
Il titolo originario del lavoro teatrale era “Il vero lume tra le ombre”, fu scritto nel 1698, dal gesuita Andrea Perrucci. L’intento del sacerdote era quello di eliminare tutte le sovrastrutture pagane con le quali il popolino onorava le feste come il Natale ed il Carnevale. Il titolo fu cambiato nella “Cantata dei Pastori”, alla metà dell’Ottocento.
Nella prima stesura il protagonista, Razzullo, lo scrivano partenopeo inviato dall’imperatore a Betlemme per il censimento delle nascite si muoveva da solo e lo spettacolo diventava in qualche tratto un po’ noioso. Ben presto però si accorsero che, senza coprotagonista, non aveva modo di inventare lazzi e contrasti tipici della Commedia dell’Arte e dunque verso la fine del Settecento Razzullo venne affiancato da Sarchiapone, un personaggio bizzarro, fisicamente deforme che pratica l’arte dell’arrangiarsi, interpretato, magistralmente, nel nostro caso, da Lalla Esposito.


“Questo strano personaggio è un assassino, ladro, gobbo, deforme, maligno e bugiardo; e, al contrario dello spaventatissimo Razzullo, non teme proprio nulla, nemmeno i draghi dell’Inferno. Nel corso del tempo, la tradizione popolare stravolse a poco a poco il testo della Controriforma, volgarizzandolo, rovesciandone gli intenti educativi ed edificanti, aggiungendo anno dopo anno canzonette e scene da farsa e commedia dell’arte”. Così si esprime la critica e non possiamo non condividerla.
“In questa nuovissima edizione della Cantata – afferma il regista Lamberto Lambertini, che firma anche l’adattamento insieme con Peppe Barra – mettiamo in evidenza la lingua, la musica e la storia della città di Napoli, un luogo unico al mondo dove è stato possibile creare e conservare, così a lungo, questo unicum teatrale, dal genere indefinibile, frutto di secoli di devozione: uno spettacolo, allo stesso tempo, colto e popolare, comico e sacro, profondo e leggero, commovente e divertente”.


Ed è proprio questo mix di diversi filoni a rendere la commedia unica, davanti al quale ogni volta lo spettatore si ritrova a sorridere dei difetti umani, ma dopo un poco a ripensare al messaggio salvifico.
La scena iniziale ha visto protagonista il pastore Benito, il quale ci ha raccontato di aver sognato la nascita di una nuova stella, ma di essersi poi svegliato, rammaricato di non aver potuto continuare a vederla. Invita Razzullo a lavorare con lui nella guardia del gregge, ma Razzullo rifiuta perché non ritiene quel lavoro adatto a lui, ad uno scrivano. Sarà invitato anche dal cacciatore e dal pescatore a lavorare con loro, ed infine incontra il “gobbo”, per antonomasia, Sarchiapone, con il quale condividerà il viaggio e le peripezie in questo giorno, che precede la notte santa. Appare poi l’Arcangelo San Michele, che ingaggia la sua eterna lotta con Lucifero, il re degli Inferi, preoccupato per la nascita del Bambino, perché sa che porterà la pace nel mondo.


Sarchiapone, per far colpo su Razzullo dimostra tutta la sua destrezza nei giochi di prestigio, mentre Ranzullo dimostra quella di cantante lirico, entrambi però con il recondito desiderio di riuscire a mangiare senza lavorare.
Infatti, il fallimento è assicurato quando tentano anche di diventare pescatori e poi cacciatori, ma sembra proprio che non riescano in nessuna impresa…L’appetito rimane insoddisfatto dunque e viene ulteriormente stuzzicato dal profumo che fuoriesce dall’Osteria, dove, anche qui, tentano di prestare la loro attività lavorativa, ma senza alcun risultato. Intanto, Giuseppe e Maria continuano il loro peregrinare, ma invano cercano un posto dove dormire, fino a quanto giunti alla locanda, gli viene indicata una stalla abbandonata fuori paese.
Ranzullo e Sarchiapone sono ovviamente ancora affamati e quindi pensano di derubare il pastore del suo cibo. Benito, accortosi del furto, però metterà in atto una sottile vendetta, facendo credere ai due infelici che le polpette fossero avvelenate.


Il sonno alla fine della giornata sopraggiunge per tutti e nel cuore della notte si ode una voce, fuori campo, che annunzia il lieto evento. Gli uomini finalmente non adoreranno più le statue, perché “nata è la luce”.
L’esecuzione di “Quanno nascette ninno”, di S. Alfonso Maria de’ Liquori…è stata magistrale e l’accompagnamento musicale è stato realizzato da Cesare Magrolino, alla tastiera; Giuseppe Dicolandria al clarinetto; da Agostino Oliviero al violino e da Pasquale Benincasa alle percussioni.
Magnifiche sono state le scene, stupendi i costumi indossati dagli attori.
Il prossimo spettacolo ci sarà sabato 30 dicembre 2023, con Flavio Insinna in “Gente di facili costumi”, scritto da Nino Marino e Nino Manfredi, con la regia di Luca Manfredi.
Nel frattempo: “Buone feste a tutti”.

Maria Varricchio

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