I 150 anni del Guacci, tra cronaca e storia 

Una scuola che ha segnato la storia di Benevento per oltre un secolo e mezzo: questa, in sintesi, la storia raccontata, anche con un giusto pizzico di autocompiacimento, sabato mattina 16 dicembre, nell’Auditorium del Liceo Guacci, per celebrare i 150 anni di vita di questa gloriosa scuola.

Dopo i saluti della dirigente Giustina Anna Gerarda Mazza, il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ha ricordato che proprio qui, agli inizi degli anni Settanta, egli, neo laureato in filosofia, fece la sua unica esperienza di insegnante, per circa un anno, prima di andare a lavorare in Rai e passare quindi alla politica. Al tempo la scuola era diretta dalla mitica preside Collarile che, constatati i metodi poco ortodossi del giovane insegnante, gli predisse un futuro da politico, dimostrando non solo capacità pedagogiche ma anche di preveggenza. 

Tra intermezzi musicali e spot informativi, che hanno illustrato l’attuale offerta formativa del Liceo, quattro sono state le relazionisvolte. La prima, di Giovanni Rossetti, docente di filosofia del Liceo, si è concentrata sulle principali tappe storiche della scuola, marcando la successione dei presidi, ma anche le varie declinazioni di indirizzo scelte dalla scuola per restare al passo con i tempi e le nuove esigenze formative.

Quindi le relazioni di tre ex professori del liceo, che si sono concentrati su diversi periodi storici. Beniamino Iasiello ha raccontato la fase della genesi, dal 1872 in poi, quando la Scuola Normale Guacci fu fondata per fornire un luogo e un metodo di formazione per le future maestre e maestri, che avevano l’eroico compito, in quegli anni, di sconfiggere l’analfabetismo degli italiani, da appena un decennio finalmente uniti in un unico Stato.

Una professione, quella dell’insegnante, scelta soprattutto dalle donne, e, sul rapporto tra istruzione e condizione femminile, si è soffermata la relazione di Giancarlo Vergineo che, con sapidi aneddoti e brillanti considerazioni, ha concentrato il suo racconto sul ventennio fascista. Nonostante la funzione sociale che il regime attribuiva alle donne, di essere soprattutto mogli e madri, Vergineo ha raccontato che fu proprio l’educazione e la scolarizzazione a redimere la donna del tempo dal troppo angusto ruolo di angelo del focolare, portandola ad una consapevolezza che non era ancora conquista della parità, ma almeno l’inizio di quella strada che le donne italiane avrebbero percorso in seguito.

Infine Luigi Meccariello ha raccontato i tempi a noi più vicini, soprattutto quelli del terremoto del 1980 e la scelta di spostare la scuola dalla storica sede di Palazzo Mosti al nuovo edificio di via Calandra. Qui, la decisiva azione di alcuni presidi, quali Raffaele Matarazzo, Michele Ruggiano, Antonio Frusciante (questi ultimi due presenti in sala) e Nicola Miressi, ha permesso alla scuola una crescita ulteriore con l’ampliamento dell’offerta formativa che oggi vede presenti ben cinque indirizzi di studio: dalle scienze umane all’economico-sociale, dal linguistico alle scienze applicate, per completarsi con il liceo musicale, ultima creatura nata in questo liceo.

Per un beneventano, questo convegno è stato come sfogliare un album di ricordi. Magari non conoscevi tutti, ma i volti familiari erano davvero tanti. E alla fine la mattinata si è conclusa con la sensazione di una riunione di famiglia, perché la comunità beneventana è come una grande ed unica famiglia e questa scuola, per molti di noi, rappresenta il ricordo felice dell’infanzia, che aveva nella scuola la prima gioiosa scoperta dell’apprendimento, dell’amicizia e della socialità

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