Cervelli in tempesta
Sul finire degli anni ’90 il fine settimana mi recavo spesso con gli amici in un locale ben frequentato del litorale domizio.
La calura dei mesi estivi ci costringeva a prendere delle consumazioni.
Eravamo giovani e ci piaceva “sperimentare”. Quelli erano gli anni dell’Angelo azzurro, della Caipiroska, dell’Americano, del Campari & Martini, del Vodka & Red Bull.
Ma il barman consigliava: Cervello in tempesta!
Io, che da poco avevo preso la patente e mi piaceva guidare, non ho mai seguito il consiglio del mio amico barman.
Volevo divertirmi ma temevo gli effetti di quel cocktail. Così per non mettere a rischio la mia incolumità e quella dei miei amici sulla strada del rientro, non l’ho mai preso.
In tutti questi anni, però, mi sono sempre domandato: Ci sono persone con il cervello in tempesta? Dove vanno? Cosa fanno? Con chi se la fanno?
A proposito di cervelli, l’altro giorno ho letto di un provvedimento che l’attuale Governo inserirà nella prossima legge di Bilancio e che riguarderà il rientro in Italia dei cervelli emigrati all’estero.
In pratica, questo provvedimento prevede una minore tassazione per chi è altamente specializzato e ritorna cambiando datore di lavoro. La durata concordata per queste agevolazioni è di soli 5 anni, se poi si compra casa in Italia è possibile un allungamento dei tempi per altri 3 anni d’imposta.
Questo “geniale” provvedimento parte dal presupposto (sbagliato) che il reddito percepito all’estero sia di poco superiore, se non uguale, al reddito che si otterrà qui in Italia una volta rientrati.
Altro errore, in Italia le tasse sono considerate (forse) solo nella loro accezione negativa. Non ricordo bene chi nell’attuale Governo Meloni le abbia addirittura definite “un pizzo di Stato!”
In realtà, le tasse sono il corrispettivo di servizi sociali quali: scuola, assistenza sanitaria, welfare e pensioni.
Pagare più tasse per ricevere molti più servizi per il cittadino dovrebbe essere considerato da tutti un bene assoluto, segno di civiltà.
In ultimo, provvedimenti del genere non hanno mai pensato al futuro dei figli degli emigrati, qualora questi dovessero ritornare in Italia.
Il punto è proprio qui: fra uno o due decenni anche a loro toccherà fuggire dal Bel Paese!
Il problema della fuga dei cervelli si affronta a monte, non facendoli partire i nostri giovani.Bisogna creare le premesse per far sì che anche qui in Italia e soprattutto al Sud essi possano soddisfare le loro aspettative professionali e di vita. In una parola: realizzarsi!
Che senso ha, per chi a malincuore è andato via e con grandi sacrifici è riuscito a trovare un lavoro dignitoso e soddisfacente all’estero, magari si è creato nel frattempo anche una famiglia, ritornare qui in Italia e ricominciare tutto daccapo?
Ma il Governo va dritto per la sua strada e strizza l’occhio agli italiani oggi all’estero dicendo loro: Ritornate qui in Italia. Magari avrete stipendi più bassi, lavorerete di più e in malo modo, per i vostri figli .. domani Dio pensa! Però in cambio vi assicuriamo una minore tassazione.
Io non mi meraviglierei se la risposta dei nostri cervelloni fosse: Siii..??
Poi per carità, potrei anche sbagliarmi e questa misura far presa su quanti, tra i nostri amici e parenti, si sono recati a malincuore all’estero per condurre una vita migliore, per sé e per i propri figli.
Una cosa però è certa: Ho finalmente trovato la risposta alle mie domande!
In fede
Beniamino Furno