Migranti in cerca di fortuna con la valigia di cartone


Nell’ambito della 7^ edizione del “Festival Opulentia 2023”, fondato e diretto da Tommaso Bello,  numerosissimi sono gli eventi organizzati nel periodo luglio/ottobre.  Il programma è ricco di manifestazioni a sfondo culturale, interculturale, sociale, civile, etico, economico,  politico, ambientale, naturalistico, architettonico.  Il Festival mira ad essere il propulsore di una crescita a 360°, affinchè Cervinara possa  ritornare ad essere il Comune capofila di tutta la Valle Caudina. Basti pensare che la nostra cittadina, negli  anni ’60, aveva una popolazione di circa 17.000 abitanti ed era il terzo Comune dopo Avellino ed Ariano  Irpino e aveva tutti i servizi, tutti gli Uffici, il Carcere e la Tenenza dei Carabinieri. 

Oggi Cervinara si va spopolando, è molto degradata, abbandonata a se stessa e senza cura da parte delle  Istituzioni e da parte dei cittadini, i quali dovrebbero collaborare con l’Amministrazione per renderla sempre  più bella, più ordinata, più pulita e più ammirevole nei suoi vari ingressi, per chi arriva da altri Comuni.  Un grande plauso va al fondatore del “FESTIVAL”, Tommaso Bello, che ha avuto l’ardire e la capacità di  mettere in campo una RASSEGNA di enorme rilievo, che contribuisce a conferire alla nostra Città  l’attenzione dei turisti e quindi la possibilità di uno sbocco economico e turistico. 

Grande successo ha registrato il progetto “La Valigia di Cartone” Museo dell’Emigrante, che nasce da una  magnifica idea di Salvador Zullo. Un sogno, per troppo tempo, tenuto nel cassetto, ma la determinazione, il desiderio forte e, soprattutto,  l’Amore, incondizionato, per il proprio Territorio, rendono la sua “IDEA” realtà.  Il predetto progetto apre un ampio sguardo sul periodo della grande emigrazione italiana di fine Ottocento e  inizio Novecento. 

Uno dei fenomeni più dolorosi della storia d’Italia fu quello dei flussi migratori verso i lidi più disparati del  resto del mondo.  Furono i viaggi oltreoceano, “IN CERCA DI FORTUNA”, che videro tanti connazionali lasciare la propria Terra,  la propria Famiglia e tutto ciò a cui si teneva.  

Sentire il suono della sirena, che annunciava la partenza del piroscafo carica di italiani, ognuno con la sua  storia, è stato sicuramente molto difficile. Man mano che la nave si allontanava dal porto, la disperazione, le  lacrime, le urla di dolore per la separazione, per il distacco, forse definitivo, facevano da eco e da sfondo ad  una scena simile a quelle che vediamo tutti i giorni quando nei nostri porti italiani sbarcano tutti quei popoli  che sfuggono alla povertà, alle guerre, alla schiavitù, alla violenza e quant’altro. 

Un dramma per chi partiva e per chi restava. Vedere allontanare, forse per sempre, il fratello, la sorella, il  figlio, il padre, il marito, il fidanzato, è stato AMARO, TRISTE, PENOSO, DIFFICILE, DRAMMATICO…! Indagando a fondo, si possono trovare ancora testimonianze, a dimostrazione di quanto coraggio abbiano  avuto anche gli italiani nel lasciarsi tutto alle spalle, per cercare una “terra promessa”.  

Attraverso le pagine di alcune penne di importanti scrittori, possiamo comprendere meglio la vastità e la  gravità dell’esperienza emigratoria italiana e quali furono i vissuti degli Italiani costretti a lasciare la propria  Patria e i propri affetti. Pirandello, Pascoli, Pavese, De Amicis, Soldati, Sciascia e Gramsci hanno toccato  questa tematica, lasciandoci in eredità delle opere che possono davvero illuminarci anche ai giorni nostri  mostrandoci ciò che, volenti o nolenti, noi italiani siamo stati. 

De Amicis fu il primo che, con il romanzo-inchiesta “Sull’oceano”, ha consegnato alla memoria collettiva un  ritratto di sacrifici, condizioni disumane e di abbandono doloroso, ma tenace da parte dei migranti. Lo  stesso Salvador Zullo, nato in Venezuela, ma da piccolo tornato in Italia ed ivi residente, ha scritto alcune  poesie sull’emigrazione, avendo poi fatto esperienza tramite la sua famiglia. 

Encomiabile il lavoro certosino messo in campo, sul territorio della Valle Caudina, che ha realizzato e  inaugurato “Il Museo dell’emigrante” con una ricca raccolta di documenti, di testimonianze, correlata da  una paziente ricerca di atti, certificati, lettere, fotografie, passaporti e quant’altro. 

Pertanto, Non dobbiamo stupirci dei fenomeni migratori oggi in atto, tutta la storia dell’umanità è costellata  da spostamenti di piccoli gruppi o di intere popolazioni da un continente all’altro: le migrazioni hanno  caratterizzato la nostra specie sin dalla sua origine. 

Molte le motivazioni che, nel passato,( ieri come oggi,) hanno spinto i popoli a spostarsi verso i paesi che  offrivano un’alta domanda di lavoro e migliori possibilità di agiatezza, di potersi curare, di istruirsi e di far  studiare i propri figli, al fine di assicurare loro un avvenire migliore. Determinante fu l’aspirazione a  migliorare le condizioni di vita per sé e per la propria famiglia, a sfuggire la povertà, la disoccupazione, i  disastri delle guerre. La causa principale dell’emigrazione italiana fu la povertà, dovuta alla mancanza di terra da lavorare,  specialmente nell’Italia meridionale. 

Da non sottovalutare un altro aspetto importante dell’emigrazione dovuta all’Amore, quello che nasce per  puro caso, per una serie di coincidenze e anche per un così detto “colpo di fulmine”, che fa scavalcare i  confini nazionali sospinti dalle onde del cuore.  Anche il fenomeno della globalizzazione, che caratterizza la nostra epoca contribuisce all’emigrazione.  I periodi durante i quali l’Italia ha registrato un cospicuo fenomeno emigratorio sono stati tre. Il primo  periodo è iniziato nel 1861 dopo l’Unità d’Italia. Il secondo periodo di forte emigrazione all’estero è  avvenuto tra la fine della seconda guerra mondiale (1945) e gli anni settanta del XX secolo. I loro  discendenti sono chiamati “oriundi italiani”. Gli oriundi italiani nel mondo sono tra i 60 e gli 80 milioni. 

La terza ondata emigratoria, destinata all’espatrio, è cominciata all’inizio del XXI secolo, causata dall’enorme  recessione e da una grande crisi economica mondiale che è iniziata nel 2007.  Questo terzo periodo emigratorio ha colpito i giovani, spesso laureati, tant’è che questo fenomeno viene  definito “fuga di cervelli”.  Alla fine della Seconda guerra mondiale, le difficoltà economiche condivise da tutti i paesi europei spinsero  le migrazioni soprattutto verso l’America Meridionale e i paesi privilegiati furono l’Argentina, il Venezuela,  l’America Settentrionale, il Canada e l’Australia.

L’esodo dall’Italia postbellica fu attratto dai paesi transoceanici, malgrado culturalmente più distanti, ma con  un’accoglienza più duratura. Sentire il suono della sirena, che annunciava la partenza del piroscafo carica di italiani, ognuno con la sua  storia, è stato straziante, commovente, e fortemente emozionante. Disperazione, lacrime, urla di dolore per  la separazione, per il distacco, forse definitivo, è stato avvilente.  Saggia e profondamente rispettosa fu l’istituzione, da parte del Governo, di una giornata speciale detta  “Giornata del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo“, che si celebra l’8 agosto di ogni anno per  riconoscere il lavoro e il sacrificio dei tanti connazionali emigrati all’estero. 

Liliana Taddeo

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