Renato Giordano: ”La mia rassegna è universale”

  In una autoreferenziale conferenza stampa, tenuta il 15 settembre, a Palazzo Paolo V, a consuntivo della XLIV rassegna di Benevento Città Spettacolo, non saranno stati graditi al direttore della rassegna, Renato Giordano, i quesiti posti da quattro giornalisti, tra quelli intervenuti, peraltro non in misura massiccia, alla conferenza stampa.

  Esposito, direttore de “La voce sannita”, ha fatto rilevare che, per la piega che ha preso Città Spettacolo, ci sarebbe bisogno di una riflessione per dare alla rassegna una nuova identità, nel senso che, secondo quanto abbiamo percepito, non si dovrebbe più chiamare Città Spettacolo.  Si è poi sviluppato un confronto dialettico tra Giordano e il giornalista che non ha soddisfatto quest’ultimo.

   Pietronigro, non solito a fare rilievi non graditi, ha osservato che non ci sono state grandi contestazioni, salvo a riportare un commento di Angelo Moretti, consigliere comunale di Civico 22: “I concerti vanno alla grande, Città Spettacolo un po’ meno”. Ma Moretti ha detto pure “cosa c’entra la bruschetta record con Benevento Città Spettacolo?”.

  Noi abbiamo domandato: “Le rassegne di Gregoretti, tutte di respiro nazionale, erano attenzionate dalla critica della stampa di tiratura nazionale, considerato che, contemporaneamente, si svolgeva anche la Mostra di arte cinematografica a Venezia. In che dimensione, dott. Giordano,  configurerebbe la sua Città Spettacolo, se così possiamo chiamarla ancora?”

  “Universale”, ha risposto il direttore artistico. Ovviamente, l’aggettivo usato  non rispecchiava il suo pensiero, ma era un modo come non rispondere adeguatamente alla domanda. Poi, ha aggiunto, e questo era un suo pensiero, che “non si può stabilire un termine di paragone tra una rassegna degli anni ’80 e una del 2023”. Secondo lui, “i tempi sono cambiati”. Non a caso, infatti, nel presentare il programma della rassegna, nei giardini della Rocca dei Rettori,  disse: “La rassegna cambia come cambia il mondo”. Ma il teatro, che aveva caratterizzato le rassegne gregorettiane, anche con la rappresentazione di  “prime” nazionali, non è cambiato. Il teatro, invece, viene rappresentato, con apprezzamento dell’iniziativa da parte del pubblico e della stampa,  nella sezione invernale della rassegna, ed è lo stesso di quello che allestiva Gregoretti, con una impostazione tematica, negli anni  ’80.

  Forse la differenza, determinata dagli anni, tra le rassegne di Gregoretti e quelle di Giordano, sta nel fatto che negli anni ’80 le rassegne si svolgevano non in un clima di festa, rispetto a quelle degli ultimi anni. Ma anche le rassegne successive all’era Gregoretti, improntate pure prevalentemente sul teatro, non si sono svolte in un clima di festa, un clima che oggi non sarebbe mancato, poiché, è bene ricordarlo, quelle rassegne, dominate comunque da rappresentazioni teatrali, erano caratterizzate pure da altri spettacoli pubblici e gratuiti. Oggi certamente avrebbero dato una mano a quella che Mastella chiama “economia del vicolo”.

  Quindi, a nostro avviso, non regge la deduzione che Giordano ha dato alla nostra domanda.  Ma va rilevato che il nostro quesito, posto  per ultimo, dopo altri tre, ha messo il direttore artistico nella condizione di sapere, prima ancora che ponessimo il quesito, quale giornale rappresentavamo, una domanda non posta a coloro che erano intervenuti prima di noi, forse perché, a scanso di diffidenza da parte nostra, gli altri operatori dell’informazione erano conosciuti da Giordano, in quanto hanno sempre partecipato alle conferenze mattutine che il direttore artistico ha tenuto per commentare gli spettacoli del giorno precedente, conferenze alle quali noi non abbiamo mai partecipato.

  Ma se, in una di queste conferenze, tenuta il giorno successivo a quello in cui, l’anno scorso, si era esibita, nel Teatro Romano, dinanzi a un centinaio e mezzo di spettatori, l’attrice attempata Anna Bonaiuti nel leggere un lungo omaggio a Pier Paolo Pasolini, Renato Giordano ebbe a lamentarsi, per usare un eufemismo, secondo quanto ci venne riferito, del fatto che noi, per fotografare l’attrice, ci ponemmo di fronte a lei interrompendo la sua lettura, certamente ci avrebbe dovuto riconoscere avendo già visto la nostra persona. E certamente conoscerà anche il nostro giornale, poiché il suo addetto stampa ha il dovere di sottoporre alla sua lettura ciò che gli organi di informazione, sia online che di carta stampata, scrivono della rassegna, soprattutto se  commenti e recensioni vengono spediti, come facciamo noi, all’indirizzo elettronico del giornale.

   Ma non ci ha meravigliato il comportamento di Giordano nel dimostrare di non conoscere né noi, né il nostro giornale. Quando un giornalista è scomodo bisogna trovare il modo come snobbarlo.   Anche il sindaco Mastella, nel corso della conferenza stampa tenuta nel mese di settembre 2017 nel President Hotel con la partecipazione dell’avvocato Furgiuele, suo difensore, per commentare la sentenza di assoluzione emessa dal Tribunale di Napoli nei suoi confronti, disse a noi “ma questa è una conferenza stampa!”, allorché che noi  ci accingevamo a fare una puntualizzazione (“la Cassazione ha reso noto, già da diverso tempo, che le sentenze vanno rispettate, ma possono non essere condivise”), dal momento che lui aveva detto “qui c’è l’avvocato Furgiuele”, se qualcuno avesse continuato a parlare del processo che lo aveva riguardato.     Noi, in quella occasione, facemmo rilevare che, regolarmente invitato alla conferenza,  rappresentavamo il giornale “Benevento, la libera voce del Sannio”, una testata, allora di carta stampata, non di sua conoscenza, secondo la nostra percezione, anche se aveva ospitato pubblicità per la moglie, Alessandrina Lonardo, candidata al Consiglio Regionale nel 2010 e nel 2015.     Mastella, però, intervenuto in apertura della conferenza su Città Spettacolo, ha dimostrato di conoscere bene il nostro giornale, oltre che noi, nella misura in cui ha polemizzato, senza fare alcun riferimento, con i nostri commenti pubblicati su “Benevento”.  Se poi la polemica era indirizzata nei confronti di altri, per noi è un motivo di soddisfazione, perché evidentemente altri hanno fatto le nostre stesse considerazioni.     A lui è piaciuta la formula data a Città Spettacolo. Durante i concerti, che programmava (va precisato) anche Gregoretti al termine di ogni rassegna nello stadio Santa Colomba,  i locali commerciali  e di ristorazione hanno tratto giovamento, attraverso la realizzazione di incassi consistenti. Ma ha insistito nel dire che la rassegna, impostata sul modello di “Quattro notti…“ (un festival, pensato dalla moglie, che non aveva nulla a che vedere con Città Spettacolo), ha richiamato una presenza in città di almeno centomila persone, ma non ha considerato che, a parte la partecipazione di persone della provincia sannita e anche di fuori provincia, comunque in  numero limitato, quelle centomila persone (un numero, a nostro avviso, molto esagerato), distribuite in 6 serate, potevano essere, grosso modo, quasi sempre le stesse. Addirittura, in una serata, il sindaco, attraverso il drone, avrebbe contato cinquantamila persone. Se ha contato quelle persone come ha detto che al concerto di Geolier vi erano diecimila partecipanti, abbiamo motivo per ritenere che abbia esagerato.  Secondo lui non va fatto un confronto con l’impostazione delle rassegne degli anni passati. Finché c’è lui alla guida della città, abbiamo potuto capire, questa è la formula della rassegna. Avremmo, però, preferito una spiegazione su cosa c’entrava il sigaro con la Città Spettacolo, dal momento che, in un comunicato, la domanda se l’era posta Marialetizia Varricchio, una consigliera comunale del Partito Democratico. Giuseppe Di Gioia

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