L’Orchestra Filarmonica di Benevento ha tributato un omaggio al grande Fabrizio De André
Grandissima serata quella che ci è stata offerta, lo scorso 14 luglio, dall’OFB, diretta dalla M°Letizia Vennarini, presso il Teatro Romano di Benevento, con il tributo ad uno dei maggiori esponenti della canzone italiana:
Fabrizio De André, genovese doc, con il titolo: ”Fabrizio de André- Concerto Sinfonico”, i cui arrangiamenti sono stati curati dal M° Alessandro Verrillo.
L’apertura della serata è stata proprio realizzata dallo stesso cantautore di cui abbiamo ascoltato un audio, nel quale ci ha parlato ”della tanto discussa perdita dei valori da parte dei giovani, dei diversi valori dei giovani, sulle diverse forme di valori, che i giovani hanno e noi forse non siamo ancora riusciti a capire”.
Fabrizio nacque a Genova nel 1940 e, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, il padre, il prof. Giuseppe, pensò bene di acquistare un casale, la Cascina dell’Orto, nella campagna astigiana dove Fabrizio trascorrerà, al sicuro con la famiglia ed il fratello maggiore, Mauro, gli anni del secondo conflitto mondiale.
La permanenza in campagna gli dà la possibilità di conoscere la vita contadina, nella sua semplicità e schiettezza, elementi che ritroveremo nel suo carattere e nelle sue canzoni.
Alla fine della guerra Fabrizio, con la famiglia rientra a Genova ed all’età di otto anni inizia a studiare il violino, con il M° Gatti, ma la vocazione musicale prenderà il sopravvento e a soli sei esami dal conseguimento della laurea in Giurisprudenza iniziano le sue esibizioni in concerti di musica jazz, fino alla composizione di propri brani.
La critica ha sostenuto: ”De Andrè ha stravolto i canoni della canzone italiana con le sue ballate, sempre sospese tra mito e realtà. E ha sfidato gli arroganti di ogni tempo con il linguaggio sferzante dell’ironia. Senza mai cedere alle leggi del branco”, così si legge nella recensione sul cantautore, definito “uno dei grandi maestri del song writing italiano”. Ancora su di lui si è scritto: ”E’ stato uno dei primi ad infrangere i “dogmi” della “canzonetta” tradizionale , con le sue ballate cupe, affollate di anime perse, emarginati e derelitti d’ogni angolo della terra”.
“Il suo canzoniere attinge alle fonti più disparate: dalle ballate medievali alla tradizione provenzale, dall’Antologia di XSpoon River, ai canti dei pastori sardi, da Cecco Angiolieri ai Vangeli apocrifi, dal “Fiori del male “ di Baudelaire al Fellini dei “Vitelloni”. Tutti temi che negli anni si sono accompagnati ad una evoluzione musicale intelligente, mai incline alle facili mode ed ai compromessi”.
A ben riflettere, le storie cantate da De André hanno tutte un filo logico, rigorosamente ancorato alla realtà, in particolar modo a quegli aspetti più tristi e ripugnanti. I suoi protagonisti sono spesso prostitute, assassini, abbandonati e reietti della società, di cui ci apre il cuore e la mente. Il filo conduttore della sua produzione, per la maggior parte rivolto ai derelitti sembra nascere da quella profonda religione cattolica in cui fu educato, ai valori che essa presenta, che si conclude con il monito del Maestro, “Ama il prossimo tuo, come te stesso”. Il tutto inserito in un atteggiamento profondamente ribelle e di denuncia delle brutture, a cui tutti siamo potenzialmente esposti.
Ritroviamo questi concetti in tutta la produzione artistica di De André, riproposta con l’esecuzione delle sue canzoni di maggior successo: ”Volta la carta”, “Carlo Martello”, che hanno dato l’avvio al concerto in onore del cantautore genovese.
Il primo brano racconta la storia di una donna, Angiolina che semina il grano, mentre tutto intorno c’è la guerra.Nel secondo brano sono narrate le vicende del Re dei Franchi, Carlo, e del suo ritorno dalla guerra, quando, come suo primo atto di governo, va alla ricerca di una prostituta. Ed ancora si continua a parlare di quest’ultimo argomento nella famosissima :”Canzone di Marinella”, ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto. Di essa, l’autore disse:” Visto che non le ho potuto cambiare la vita, ho deciso di cambiarle la morte e scrissi questo pezzo, come riscatto”, il riscatto di una ragazza che grazie ”a parenti predoni che le tolgono tutto, finisce sui marciapiedi, dove in realtà, alla fine, viene uccisa”.
De André ci ha raccontato ancora molte altre storie e tra queste abbiamo ascoltato “Bocca di rosa”, che viene definita una vera e propria ballata dove si mescolano l’amore sacro ed il profano.
Con “Via del campo!”, quella di una graziosa ragazza, con gli occhi grossi., che tende a tutti la stessa rosa….
In “Amore che vieni, amore che vai”, De André narra di “Quei giorni perduti a rincorrere il vento, un giorno qualunque ti ricorderai.., Amore che fugge, da me ritornerai..”.
“Un giudice” è invece la storia del riscatto di un uomo basso di statura, che studia, si impegna e diventa giudice. Tra tutti, viene definito “Vostro Onore” e tutti, riconoscendo l’alto ruolo nella società, ne dimenticano la …bassa statura.
Sul palco è poi arrivato Corrado Ciervo, che Leonardo ha definito “Un amico musicista”. Insiemehanno eseguito “La guerra di Piero”, canzone in cui “l’uomo si mette l’anima in spalla, ultime parole di un movimento pacifista, guidato da Bob Dylan”. ”Dormi sepolto in un campo di grano”, così dicevi. “Fermati Piero, sparagli adesso, sparagli Piero, sparagli ancora”, questo l’invito dell’autore, che Piero, il soldato protagonista della canzone, non raccoglie e al contrario sarà a sua volta ucciso dal nemico, che invece egli aveva risparmiato…. . A questo proposito, De André è sicuro che “le canzoni non servono ad evitare le guerre, ma contribuiscono a creare una coscienza collettiva”.
E’ continuata la carrellata di successi: con “Hotel Supramonte”, abbiamo fatto un tuffo nella nostalgia, in cui le parole recitano: ”Il tempo è un signore distratto, un bambino che dorme”; l’ autore è certo che “domani sarà un giorno lungo e senza parole, un giorno incerto di nuvole e sole” .
“Geordie” è invece una ballata scozzese del XIII secolo, in cui si racconta la storia di un ragazzo, non ancora ventenne che aveva rubato sei cervi del Re. La pena prevista era l’impiccagione e la sua amata, che parla e geme perché lo impiccheranno, ma attenzione, con una corda d’oro, supplizio,questo, considerato, malgrado tutto, un vero e proprio privilegio.. Il Re aveva tanto denaro superfluo, da poter far costruire una corda d’oro, mentre il suo suddito non ne aveva affatto e morirà, perché aveva tentato di sopravvivere…La morale della favola è : ”Non si possono cacciare, i cervi del Re”.
Anche il discorso a favore dell’amore libero e dell’omosessualità è stato affrontato da De Andrè in un’altra meravigliosa canzone dal titolo “Andrea”, un ragazzo che oggi finalmente si può considerare libero di amare.
Il cantautore non perde mai il contatto con la realtà e nella canzone “Se ti tagliassero a pezzettini” De André ricorda la strage di Bologna, mentre con “La ballata dell’amore cieco” ci presenta gli aspetti più nefasti che l’amore può avere sulla vita di una persona, che giunge perfino, sempre per amore, a perdere la vita, con il suicidio.
“Rimini” è una canzone che ci parla di un aborto, compiuto da una giovanissima, che per tutta la vita ha ripensato a quel momento, ad un errore compiuto a quel tempo…
“Sally” racconta invece la storia di una ragazza a cui la madre aveva vietato di giocare con gli zingari. Malgrado questo divieto, la ragazza preferisce trasgredire: ”Ma il bosco era scuro, l’erba alta, dirò a mia madre che non tornerò”.
“La decisione è mia, tra la condanna a morte o l’amnistia”, è questo quello che pensa il nostro impiegato, protagonista della ballata ”Il Bombarolo”, un signore triste ed annoiato che ha deciso di darsi visibilità, confezionando una bomba per far saltare il Parlamento. In realtà non riesce nel suo intento, perché la bomba farà saltare in aria un chiosco di giornali..
Conclusione: siamo di fronte ad un uomo destinato comunque al fallimento delle sue azioni.
In “Verranno a chiederti del nostro amore” è il prosieguo della canzone precedente, in cui c’è la precognizione di quello che succederà alla moglie dopo l’attentato. I giornalisti, i giudici, gli avvocati tutti si interesseranno al loro rapporto, che ormai è irrimediabilmente mutato.
Per un artista interessato ai problemi legati agli ultimi della società, non poteva mancare “Don Raffaé”, scritto insieme a F. De Gregori, in cui si parla della vita trascorsa nel carcere dalle guardie e dai detenuti, che si trovano entrambi per così dire “Reclusi”.
«Io mi chiamo Pasquale Cafiero e son brigadiero del carcere, oi nè». Inizia così “Don Raffaè”, una delle più note canzoni di Fabrizio De Andrè, scritta dal cantautore genovese con Massimo Bubola e Mauro Pagani per la musica. Essa fu inserita nell’album ”Le nuvole” del 1990. Non è, come è spesso ritenuto, l’unica canzone in cui De Andrè si esprime in napoletano, perché anche il ritornello di “Avventura a Durango”, traduzione di una canzone di Bob Dylan è in napoletano, mentre la lingua originaria era spagnola.
Nella presentazione delle canzoni troviamo anche “Oceano” scritta da De André con De Gregorio. Essa è stata ispirata dal figlio Cristiano, che andò in una discoteca ed ascoltò il brano di De Gregorio, “Alice”. Al ragazzo venne un dubbio su “Alice guarda i gatti?”, ponendosi qualche domanda. Riuscì un po’ di tempo dopo a porre la domanda personalmente a Francesco De Gregori, che si era recato in Sardegna a lavorare con il padre. Non ebbe una risposta immediata, ma il padre e De Gregorio composero una canzone, appunto “Oceano”, per dargli la risposta, una risposta in cui chiedono al bambino di non fare domande alle quali non si può dare una risposta…..
Con il “Pescatore” si è conclusa il concerto, dedicato a De Andrè. Con la storia di un pescatore, giunto ormai alla fine della sua vita che aiuta un suo simile, anche se un ricercato assassino e poi diviene egli stesso vittima di chi ha aiutato…
Bravissimi, i cantanti Leonardo De Stasio, Corrado Ciervo e Chiara Spedicato che hanno infiammato il pubblico, a cui hanno concesso il bis con “Don Rafffaé” e “Volta la carta”, regalandoci un concerto, dunque composto da varie favole, che ci ha immersi in un mondo magico, trasportati dalle dolci note, in una calda sera di luglio ……
Ringraziamo ancora l’organizzazione della serata, in particolare l’OFB , insieme a tutti gli sponsor per averci dato, in questo inizio di estate, un’occasione straordinaria, per ascoltare l’ottima musica, di Fabrizio De Andrè.
Maria Varricchio