Al festival del BCT, Zalone ha offerto uno spettacolo non all’altezza del costo dei biglietti, mentre ragazze, giovani e donne mature si sono lasciate trascinare dalla bellezza del tenebroso turco, Can Yaman, e dal cast di “ Mare Fuori“
E’ stata presentata, il 27 giugno scorso, presso la sede della Regione Campania, la terza edizione del BCT Music Festival in programma a Benevento dal 10 al 29 luglio 2023. Si tratta della prosecuzione del BCT Festival, di cui il 25 giugno si è conclusa, con lo spettacolo “Amore + Iva” di Checco Zalone, la settima edizione.
Il 10 luglio, al Teatro Romano, si esibirà il noto pianista Stefano Bollani, il 28 luglio, al Museo dell’Agricoltura di Piano Cappelle, avremo il concerto del rapper Mannarino e, il giorno successivo, quello di Tananai.
Il prezzo dei biglietti, per i tre spettacoli, è abbastanza contenuto. Per lo spettacolo di Bollani, considerata anche la notorietà del pianista,il prezzo del biglietto che consente di stare seduti sulle sedie, che saranno posizionate nell’emiciclo davanti alla gradinata, è di euro 50,40, mentre, sulle gradinate, gli studenti pagheranno 22 euro e i non studenti 27 euro.
Per lo spettacolo di Mannarino, invece, il prezzo del biglietto è unico, come unico è anche quello per Tananai. Per il primo si pagheranno 23 euro con un posto a sedere, per il secondo si pagheranno 35 euro stando in piedi.
Contenuti sono anche i prezzi per lo spettacolo di Gianni Morandi, in programma il 28 agosto in piazza Risorgimento, nell’ambito della rassegna “Benevento Città Spettacolo” che sisvolgerà dal 25 al 30 agosto. Infatti la poltronissima a goldcosterà euro 65, compresa la prevendita di euro 8,50, la poltronissima A costerà euro 55, compresa la prevendita di euro 7, la poltrona B costerà euro 45, compresa la prevendita di euro 6, la seconda poltrona costerà euro 35, compreso la prevendita di euro 5.
Questi prezzi, ovviamente impallidiscono rispetto a quelli pagati per lo spettacolo di Checco Zalone, un personaggio, di livello nazionale che sta sulla cresta dell’onda secondo qualche spettatore, ritenutosi soddisfatto di aver pagato 64 euro , il terzo biglietto in ordine di costo, per assistere alla performance artistica dell’attore pugliese.
Infatti, il biglietto per i primi posti costava, niente poco di meno che 120 euro, quello dei secondi posti costava, invece, 80 euro. Lo spettacolo si è sviluppato, in circa due ore di durata, secondo quanto ha descritto minuziosamente, su questo giornale, Maria Varricchio. Infatti, Zalone ha imitato il rapper Ragady, Riccardo Muti, Vasco Rossi, Mina e Celentano, Putin, Loredana Berté, Gigi D’Alessio e Bocelli.
Lo spettacolo, secondo chi scrive, non è stato dello stesso livello del costo dei biglietti. Eppure, gli spettatori erano più di 3.000, rispetto a 2.500 biglietti venduti. Lo stesso Zalone, nel corso dello spettacolo ha parlato di un incasso di 200mila euro, quando , nella fase finale, rivolto al sindaco, per la seconda volta, ha detto: “Vedi Mastella cosa mi tocca fare per 200mila euro di merda”. una somma destinata tutta a lui, al netto evidentemente delle spese sostenute dal BCT, stanti alcuni voci che vanno prese con le pinze.
Ma, al di là del fatto di aver sputato sui 200mila euro, anche se la sua è stata una battuta, l’aver nominato il sindaco non ha suscitato entusiasmo da parte del pubblico, che ha accolto la citazione del suo nome con un applauso a mala pena percepito, come quando, quasi in apertura dello spettacolo, il comico pugliese, nel salutare il sindaco seduto in prima fila, ha detto: “Dove cazzo sta? Non lo vedo, eppure è grosso. Si alzi, si faccia vedere, così sarà rieletto”, cosa possibile, elettori permettendo, se sarà previsto il terzo mandato per i comuni dove si vota con doppio turno e se la sua età gli permetterà di candidarsi. Chissà quante persone si saranno sentite soddisfatte di aver assistito ad uno spettacolo non all’altezza, a nostro avviso, del costo dei biglietti. Infatti, in molti, dopo la presentazione dei musicisti da parte di Zalone, hanno cominciato a sfollare la platea, al punto che il comico pugliese ha dovuto dire, più di una volta: ma dove andate?
Va rilevato però che Lucia Lamarque, sempre misurata nei suoi giudizi, senza mai sbilanciarsi in elogi sperticati, questa volta si è lasciata andare nel parlare di uno Zalone mattatore che ha entusiasmato il Musa e che si è proposto “in due ore di spettacolo originale, costruito su musica, aneddoti, gag e, naturalmente, tanta ironia”.
Una ironia, che a nostro avviso è stata poco incisiva, anche perché l’imitazione dei personaggi di cui sopra non si è espressa ai livelli degli imitatori degni di questo nome, capaci di fare parodie e sketch.
Al termine dello spettacolo, Zalone, che non fa politica come lui stesso ha affermato, che si è guardato bene dall’infierire contro la politica e il governo in carica (per non farsi nemici, a nostroavviso), si è esibito nel cantare “La Prima Repubblica”, la colonna sonora di “Quo Vado”, il film qualunquista campione di incassi. Ma la Prima Repubblica, crollata durante la stagione di “mani pulite”, annoverava, a parte le improvvisazioni che pure ci sono state, uomini politici competenti, che avevano fatto la trafile nei partiti di appartenenza per arrivare al Parlamento, per avere una carica governativa. La Seconda Repubblica, invece, che ha elevato al quadrato tutti i guasti e tutto il malcostumedella Prima Repubblica, si distingue per la improvvisazione di uomini politici , per i continui cambi di casacca originati della caduta delle ideologie, per la formazione di governi di incompetenti, culminati nella elezione di Giorgia Meloni come Presidente del Consiglio dei Ministri. Una donna, il cui partito, in Europa, non ha votato gli atti che hanno permesso l’erogazione al nostro Paese di 209 miliardi, dei quali va restituito meno di un terzo, nel corso di decenni, con un tasso di interessi bassissimo, per non dire pari allo zero. Una donna che, dai banchi dell’opposizione, ha chiamato strozzini i vertici europei. Una donna che il 22 luglio 2020, per assecondare i negazionisti della pandemia, dopo due mesi e mezzo della prima fase del Covid-19, gestiti con un ferreo lockdown da parte di Giuseppe Conte, disse che non era necessario prorogare lo stato di emergenza, ma poi abbiamo avuto la seconda, la terza e la quarta ondata della pandemia, con centomila morti, in aggiunta ai 35mila della prima fase. Una donna che, quando sono arrivate le prime dosi di vaccino, ha assecondato i no vax, per porre in essere una squallida operazione finalizzata a costruire consenso. Una donna che, davanti a un distributore di benzina, aveva fatto dell’ironia circa la presenza di accise sul carburante, salvo poi a reintrodurle quando è arrivata a Palazzo Chigi, poiché Draghi, nel combattere le speculazioni che avevano portato il costo della benzina a più di 2 euro, le aveva eliminate, facendo scendere il costo di tale carburante a 1,50 euro; Una donna che, ottenuto il 25 settembre 2022 il 16% di consenso da parte degli aventi diritto al voto, è riuscita a diventare presidente del Consiglio grazie al sostegno, prevalente, di artigiani, commercianti e piccoli imprenditori, i quali, con la di lei protezione, avrebbero potuto continuare ad evadere il fisco, anche se un propagandista di tale donna, in una trasmissione di “otto e mezzo”, ha detto che nei primi mesi del 2023, il gettito fiscale è salito del 2% rispetto allo stesso periodo del 2022, quando al Palazzo Chigi c’era Mario Draghi, senza però che gli altri ospiti di quella trasmissione avessero fatto notare a quel propagandista che con l’inflazione sono aumentati gli incassi, è cresciuto il fatturato ed è diminuita la disoccupazione, un fenomeno, questo, se così possiamo chiamarlo, che è legato alla durata dell’inflazione, secondo quanto ha scritto, su L‘Espresso, qualche settimana fa, Carlo Cottarelli, che in fatto di economia ne sa qualcosa in più dell’attuale Presidente del Consiglio e del suo propagandista. Una donna che, pur di non nominare il governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, quale commissario preposto alla gestione dei fondi erogati per sanare i danni prodotti dall’alluvione, si è dimenata con Matteo Salvini nell’individuazione di un commissario. Ma, siccome ognuno dei due voleva un commissario espresso dal proprio partito, alla fine hanno ripiegato su Francesco Paolo Figliuolo, un generale nominato da Draghi a gestire la pandemia.
Ma prima di quella donna, abbiamo avuto un uomo che, come presidente del Consiglio in conflitto di interesse con le sue aziende, invece di perseguire gli evasori fiscali, lui per primo ha frodato il fisco, subendo una condanna a 4 anni, dei quali, grazie all’indulto voluto da Mastella nei 2 anni del governo Prodi (2006-2008), governo fatto cadere da Mastella per favorire il ritorno del predetto uomo a Palazzo Chigi. Quest’uomo, nei circa dieci anni, non continuativi, che ha governato il nostro Paese, ha fatto varare una settantina di leggi ad personam, per attenuare e/o vanificare gli effetti dei molti processi in cui era coinvolto.
Qualcuno potrebbe dire che siamo finiti fuori tema. Invece, no. Con questi pochi esempi, sulla persona dalla quale siamo governati e sull’uomo di centro destra che l’ha preceduta a Palazzo Chigi, abbiamo voluto dare l’idea di che cosa sia la Seconda Repubblica. Nella prima Repubblica, la DC, a parte le infinite responsabilità che le si possano imputare, aveva il senso dello Stato, mentre i politicanti della Seconda Repubblica pensano a salvaguardare gli interessi di bottega.
Tuttavia, a Checco Zalone, per il modo come ha giudicato la Prima Repubblica, deve probabilmente piacergli la Seconda, in quanto gli ha consentito, con l’incasso dei suoi film e con gli 85 spettacoli dati in Italia, di accumulare milioni di euro.
Ma torniamo a parlare del BCT. Indubbiamente, come ha ricordato anche Lamarque, al direttore artistico,Antonio Frascadore, il “fenomeno Frascadore” secondo il sindaco Mastella, anche se tra i due non correrebbe buon sangue, va riconosciuto il merito di aver portato, in sole 7 edizioni, il suo festival tra i 10 maggiori festival italiani.
E’ vero. Quest’anno sono state soddisfatte tutte le esigenze, quelle dei giovani e dei non più giovani. A parte il ricordo di Anna Magnani, che non ha avuto un successo di pubblico, anche perché i giovani non ricordano la grande attrice del neorealismo, scomparsa il 23 settembre del 1973. Però, Marco Bellocchio, che ha avuto un soddisfacente successo di pubblico, meritava di essere seguito dai giovani, non foss’altro che per avere conoscenza delcinema impegnato, in cui l’ottantatreenne regista si è cimentato, da quando, da giovane comunista, ha portato sul grande schermo, nel 1965, “I pugni in tasca”, un film che ha riscosso un successo di critica internazionale.
Il suo ultimo film “Rapito” rappresenta una condanna della Chiesa dell’inquisizione e del papato di Pio IX, “imbelle Papa e sanguinoso re”, secondo Carducci, per il semplice fatto che un bambino di 6 anni, viene sottratto violentemente alla sua numerosa famiglia ebrea, essendo stato battezzato, di nascosto, quando era gravemente ammalato, dalla cameriera cattolica di tale famiglia. Per Daniele Scalise, dal cui libro Bellocchio ha tratto il film, il rapimento non rappresenta però una condanna della Chiesa, essendo egli un cattolico integralista.
Le ragazze, invece, accorse numerosissime in piazza Roma, sono andate in delirio quando il 23 giugno è stata la volta di Can Yaman, un sex symbol di origine turca, promotore di una fondazione benefica, senza scopo di lucro, impegnata, tra l’altro, a donare ai bambini e alle bambine del reparto neonatologia pediatrica dei Policlinico Umberto I di Roma apparecchiature necessarie alla loro cura.
L’aitante attore, che ha appena 33 anni non portati bene, è statoperò quasi assalito, come dimostriamo con la pubblicazione di qualche foto, da donne adulte e attempate, quelle due volte che è sceso dal palco per vedere i filmati in cui venivano esposte le sue nudità di palestrato. Insomma, per tutta la durata dell’intervista condotta dalla giornalista Riva, a dare spettacolo non è stato l’attraente attore, bensì donne adulte e ragazze che, in piedi sulle sedie, erano impegnate a riprendere con lo smartphone il loro idolo.
Non a caso, Lucia Lamarque, attenta osservatrice, sul mattino del 26 giugno scrive: “il bellissimo Can Yaman ha soddisfatto con la sua presenza giovanissime, giovani e donne di ogni età le quali, più che seguire il progetto realizzato dall’attore in favore dei ragazzi e degli adolescenti in difficoltà, si sono lasciate trascinare dalla bellezza e dalla fisicità del bel tenebroso turco”.
Ma ciò che è accaduto non deve meravigliare, soprattutto se i personaggi dello spettacolo sono belli. Quasi un secolo fa, nove donne si suicidarono in seguito alla morte, il 23 agosto 1926, di Rodolfo Valentino, un grande attore del cinema muto. Se però quelle donne avessero saputo che il loro beniamino era un mezzo frocio, certamente avrebbero preferito vivere invece che morire.
La stessa scena osannante per i giovani attori di “Mare fuori” si è riproposta, da parte di ragazze e ragazzi, quando, in piazzaRoma, il 24 giugno, è stata la volta del cast di tale trasmissione, di cui in autunno la quarta serie partirà con maggiore interesse, dopo che Rosario Fiorello, in una della sue trasmissioni mattutine in TV, ha fatto delle parodie sulla bravura degli attori.
Giuseppe Di Gioia