Il rapporto tra Etica e Politica. Gli ottimi Containers Valoriali dei Sanniti


di Mons. Pasquale Maria Mainolfi 

Il rapporto tra etica e politica è fondamentale. Il problema è antico ed anche tra noi ce lo trasciniamo ormai da molti anni. Sono intervenuti Platone, Machiavelli e Guicciardini. Può forse la politica avere un’etica tutta sua, che non scaturisce dalla legge naturale o dal profondo dell’uomo, ma nasce dalla “situazione”, dagli interessi del “principe” o dalle istanze specifiche dello Stato? 
Purtroppo si fanno leggi e si adottano provvedimenti in contrasto con l’etica “naturale”, che cozzano con le istanze dell’uomo come persona. Non sempre i programmi dei partiti pongono attenzione all’etica, come la pongono ai loro interessi e alle ragioni della loro politica. Da quando esiste il mondo, la politica è ricerca del potere ed il potere ha sempre due facce: una angelica e l’altra demoniaca, sempre in drammatico contrasto. Perciò verso il potere regna sempre una certa diffidenza. Spetta allora al politico, seriamente formato, iscrivere le proprie ambizioni personali in un disegno complessivo, teso a realizzare il bene comune. San Tommaso d’Aquino insegna: “Qui querit bonum commune, querit etiam bonum proprium”. La morale cristiana è profondamente umana, la Chiesa è “esperta in umanità”, al contrario di ciò che si vorrebbe far credere oggi, in un’epoca di disinformazione e manipolazione della verità e di continua ricostruzione delle apparenze, attraverso operazioni di fastidioso camaleontismo. Il cristianesimo si basa sul riconoscimento della debolezza umana, della fallibilità e corruttibilità dell’essere umano nel suo percorso terreno. È una religione profondamente umana che riconosce la nostra natura con comprensione e pietà. Indica con fermezza i valori, i principi illuminati della Parola di Dio e riaffermati dalla Fede ma nel contempo, assiste amorevolmente e assiduamente il nostro percorso individuale perché l’incontro con Cristo rimanga sempre gratuito e travolgente. E penso con gioia alla dolcezza “terapeutica” del perdono, che convive con la severità intransigente e necessaria del dogma e della dottrina morale. Chi si pente, deve essere sempre perdonato! 
Giovanni XXIII è luminoso quando afferma: si perdona l’errante, mai l’errore.
Paolo VI, nell’ “Octogesima adveniens”, al n. 46, ha parole di incoraggiamento per i politici: “La politica è una maniera esigente di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri”. Si, una delle forme più esigenti, più crocifisse, più organiche dell’esercizio della carità, è l’impegno politico. La parola di speranza per chi spende la vita in questa missione la traggo da un passaggio della “Gaudium et spes ” che parla della politica come “arte nobile e difficile”.
Arte: chi la pratica deve essere un artista un uomo di genio, una persona di fantasia disposta sempre meno alla costrizione della logica del partito e sempre più all’invenzione creativa che gli viene richiesta dalla irripetibilità della persona. Arte, cioè programma, progetto, apprendimento, tirocinio, studio, perciò è un delitto lasciare la politica in mano agli avventurieri. È un sacrilegio abbandonarla nelle mani di incompetenti.
Nobile: perché legata al mistico rigore di alte idealità . Nobile perché emergente da incoercibili esigenze di progresso, pace, giustizia, libertà. Nobile perché ha come fine il riconoscimento della dignità della persona umana, nella sua dimensione individuale e comunitaria.  
Difficile: perché le sue regole non sono assolute e imperiose. Sicché, proprio per evitare i pericoli dell’ideologia, vanno rimesse continuamente in discussione. Il filosofo e intellettuale francese Robert Redeker, con la pubblicazione del suo ultimo libro, “l’abolition de l’âme”, in questi giorni ci avverte: un fantasma si aggira per la cultura occidentale, per l’anima. 
” La sua abolizione ci ha lasciati orfani”. Questa scomparsa reca drammatiche conseguenze alla società occidentale”.
“C’è un vuoto, un buco nella nostra cultura – dice il filosofo – qualcosa che c’è stato per migliaia di anni e non c’è più. Qualcosa che si dava per scontato. Qualcosa a cui ci eravamo abituati, un compagno fedele ed esigente della nostra vita…la parte più intima, il vero tesoro… L’ abbiamo persino confusa con la nostra intimità, con la nostra identità. Questa cosa è volata via, è sparita, si è dissolta come un cadavere che si decompone sotto terra, è stata uccisa , è stata imprigionata, per non fare sentire mai più la sua voce , perché non torni mai più! “. Così l’anima è scomparsa dagli orizzonti del pensiero contemporaneo.
Privato dell’anima, l’uomo moderno ha smesso di essere un uomo normale, è diventato conformista, lunaparkizzato, depneumatizzato, digitalizzato, abbandonato alle proprie dipendenze fisiche e ideologiche senza gravità, senza leggerezza, incapace di prendere in mano la propria esistenza e di comprendere la differenza tra l’uomo e la bestia. 
“Ci stiamo evolvendo nell’era degli zombie psichici. Intrappolati nella colla dell’illusione del corpo più di qualsiasi altra civiltà”. Crediamo nel corpo come i nostri antenati credevano nell’anima. Con lo stesso ardore e fede. La popolarità della liturgia dello sport attesta questa fede. L’importanza assunta dalle politiche sanitarie e la mutazione della politica in biopolitica, lo confermano. L’abolizione dell’anima è il seguito dell’eclissi della morte, l’uomo che non pensa più alla morte è lo stesso che ha dimenticato la sua anima. Ma frattanto si muore…
Allora per non crescere senz’anima occorre educare!
Bisogna innanzitutto mantenere salde le tradizioni, i riti, i dialetti, i costumi, insomma i containers di grossi valori religiosi, spirituali culturali. Vanno salvati i valori: Dio, famiglia, comunità, pace, giustizia.
I containers dei Sanniti sono ottimi e di lunghissima durata e tenuta. 
E poi, in secondo luogo, bisogna stimolare nei giovani l’amore per lo studio e la passione per la propria terra. La società chiede ai giovani quel contributo culturale che è giusto attendersi da chi ha le sue sorgenti nella culla di una delle più grandi civiltà: l’Italia .Di questa crescita dell’uomo integrale bisogna farsi protagonisti ed entusiasti assertori.
Auguri di buon cammino soprattutto verso ai giovani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.