FATUM, il nuovo concerto dell’Orchestra Filarmonica al teatro Comunale di Benevento

 Ancora un successo per l’Orchestra Filarmonica di Benevento, che ha tenuto domenica un altro magnifico concerto, con la partecipazione straordinaria di Brannon  Cho, diretta dal M° Vlad Ifitinca .

 Tre gli autori che abbiamo ascoltato: Dvorak con le Danze Slave , op 46. n7 e n 8, op.72 n .7. , i suoi sedici pezzi , scritti prima per pianoforte  e poi orchestrati; Schumann il concerto per violoncello ed orchestra suonato da Brannon Cho e di Cajkovskiy, la Sinfonia n. 4, in fa minore, op. 36. 

 Di ognuna di esse, il  bravo e giovane M° Ifitinca ci ha illustrato le varie peculiarità, spiegando anche le motivazioni che indussero i musicisti alla composizione di quelle opere. 

 Così abbiamo saputo che i compositori delle nazioni slave, fino alla metà dell’Ottocento prendevano spunto dalla musica tradizionale occidentale. Con la crisi dell’impero Austroungarico, iniziata dopo la guerra del 1859 (l’anno successivo fu proclamata l’unità d’Italia), si affermarono i nazionalismi ed il ritorno alle radici dei vari popoli, tra cui anche il lavoro dei  compositori boemi, cechi e così via, si ispirò al territorio. 

 Dvorak fa proprio parte di questi. La sua carriera fu veloce: nel 1875 si presentò presso il Conservatorio di Praga ed ottenne una borsa di studio per cinque anni. Dal 1892 fino al 1895 diresse il Conservatorio Nazionale di Musica di New York, dove svolse un lavoro di ricerca e valorizzazione della musica indigena. Rientrò a Praga e ne diresse il Conservatorio, fino alla sua morte.

 La notorietà gli arrivò proprio dopo la composizione delle Danze Slave, che raccolsero un grande successo di critica e di pubblico, fin dalla loro prima esecuzione. Le danze Slave sono piacevolissime da ascoltare perché sono una libera interpretazione dei ritmi popolari, caratteristici della zona. Con esse, Dvorak uscì dall’ambito musicale della sua nazione e si proiettò all’esterno, ottenendo un grande successo internazionale. 

  Dvorak “crebbe dunque alla scuola neo tedesca, che aveva in Listz e Wagner i suoi ispiratori e si fece ammirare di fronte all’intera Europa, per la raffinatezza della scrittura, successivamente si rivolse alla musica popolare ed egli fu visto dalla borghesia boema, come un’incarnazione dell’identità nazionale”. In contemporanea ”si fece ammirare di fronte all’intera Europa per la raffinatezza della scrittura e la solidità costruttiva delle sue opere”.

 Come ha spiegato anche il direttore Iftinca, Brahms nel 1877 suggerì a Simrock di pubblicare i Duetti Moravi di Dvorak e, a seguito del grande successo, fu egli stesso a proporre a Dvorak di dar vita ad una raccolta di danze.  Il compositore aderì alla sua richiesta “e ne preparò ben otto  Op  n. 46. Rafforzato poi  dal successo raccolto dalle prime, preparò una  successiva raccolta, differente, denominata le “Danze slave”, che  egli creò con le melodie improntate a delle tipologie di danze tradizionali, basandosi soprattutto sugli schemi ritmici”. La critica prosegue: le Danze nascono “dalla ricerca sul folclore e traggono libera ispirazione dal mondo slavo e propongono una serie di ritmi popolari, caratteristici dell’area geografica”.

  Il secondo momento del concerto è stato dedicato a Robert Schumann, con il “Concerto per violoncello ed orchestra, in la minore, op, 129”, che ha visto suonare un violoncellista di eccezione, di soli 29 anni, Brannon Cho.

  Egli è nato nel New Jersey, ha studiato presso la Northwestern University’s Biennen School of Music con il  M° Hans Jorgen Jensen, e suona un violoncello di Antonio Casini, costruito a Modena, nel 1668. Si è esibito quale solista, ma anche con molte orchestre, inclusa quello di Helsinki, del Minnesota, di Tokyo, Brussels e molte altre.

  E’ stato un vero incanto vederlo suonare insieme alla nostra orchestra e con i moltissimi applausi ricevuti, siamo riusciti a fargli eseguire, quale grande dono, un bis, con il pezzo “Sarabanda” dalla 1° suite di Bach. 

  Il concerto ha visto una terza parte dedicata all’intramontabile Petr Ilic Cajkovskij , con l’esecuzione della “Sinfonia n. 4, in fa minore, op. 36” , composta tra il 1877 ed il 1878, anno in cui vi fu la prima esecuzione a Mosca. 

  La Sinfonia  si compone di quattro movimenti: il primo andante sostenuto- moderato con anima.

  L’autore,  spiegando il tema contenuto nella Sinfonia, cioè il Fato, intorno a cui gira tutta la nostra vita e che ha dato il nome al concerto, scrive: ”L’introduzione contiene tutto il germe di tutta una vita, il fato è la forza del destino che ostacola la nostra felicità; è come una spada di Damocle e avvelena, senza posa, l’anima. Bisogna assoggettarglisi. Non sarebbe – dunque continua – meglio abbandonare la realtà e sprofondare  nei sogni? Il fato ci risveglia. Tutta la vita è un’ininterrotta alternativa di dura realtà. Non esiste un porto…Dobbiamo navigare in questo mare, finché esso non ci inghiotte e non ci sommerge nelle sue profondità”.

 Il secondo movimento è un andantino in modo di canzona, descrive la malinconia che “ci prende la sera, quando ci ritroviamo soli e stanchi delle fatiche effettuate durante il giorno”.

 Il terzo movimento è uno scherzo, pizzicato ostinato, allegro, un arabesco capriccioso, un’apparizione fugace che sembra nato dalla fantasia di un signore leggermente brillo…

 La Sinfonia si conclude con il quarto movimento, un finale allegro con fuoco. Quando egli lo descrive, nella lettera dedica alla Nadezda Filaretovna  Von Meck, sua disinteressata mecenate,  ci invita  “a trovare in noi la felicità e, qualora non la trovassimo, ci esorta ad andare in mezzo alla gente e vedere come si diverte! Il quarto tempo è il quadro di una festa popolare. Appena avete dimenticato voi stessa, appare instancabile il fato, ma in fondo la vita è bella..!”

 Il messaggio del  compositore è proprio questo: qualunque cosa noi facciamo, sarà il fato a decidere la nostra sorte. Da questa sua visione del mondo, dell’essere e del divenire, è nato lo spunto per il titolo del concerto, appunto ”Fatum”.

  Ringraziamo sempre l’Orchestra  Filarmonica di Benevento per averci regalato quest’indimenticabile momento musicale ed attendiamo, con trepidazione e curiosità, il prossimo appuntamento, che si terrà sempre al Teatro Comunale  di Benevento il prossimo mese di maggio, nei giorni  12 e 14, che vedrà la messa in scena de “Il Barbiere di Siviglia”, di G. Rossini, con la direzione di Marco Alibrando, la regia di Sergio Vitale, che insieme a Rosa Feola hanno tenuto la Masterclass di perfezionamento; le scene e  costumi sono di Luca De Lorenzo.

 Raccogliamo dunque questa opportunità, quella di assistere ad uno spettacolo che sicuramente ci arricchirà, come da sempre fa, per ciascuno di noi , la musica.

  Per info e biglietti  visitare il sito www.ofbn.it, nonché il profilo Facebook ed Instagram. 

Maria Varricchio

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