Giovanni Cacciano:”Una porcata il commissariamento del Partito Democratico sannita”
Nella nota in cui, prima di pubblicare integralmente il discorso che Stefano Bonaccini ha tenuto il 20 gennaio nell’Hotel Villa Traiano, abbiamo parlato dei vari passaggi in cui si è articolato il commissariamento della federazione sannita del Partito Democratico, comunicando che di lì a qualche giorno la commissione nazionale per il congresso avrebbe detto la parola definitiva sul commissariamento-farsa.
Infatti, tale Commissione, riunitasi il 25 gennaio scorso ha deliberato.
“ Il Congresso Provinciale del Pd non si farà. La Commissione di Garanzia nazionale ha spiegato che non essendo stato il commissariamento della federazione provinciale di Benevento ratificato dalla direzione nazionale è da ritenersi nullo. Torna dunque in carica il segretario provinciale con mandato in corso e dunque non scaduto”.
Per spiegare la manovra che è stata posta in essere per commissariare la federazione, nonché come è stato vissuto il mese di commissariamento, Giovanni Cacciano, rientrato nella carica di Segretario provinciale del Pd, ha tenuto una dettagliata conferenza stampa la mattina del 28 gennaio nell’aula consiliare della Rocca dei Rettori, affollata di militanti, di amministratori di enti locali e di dirigenti, tra i quali ultimi abbiamo notato i vice segretari Pino Canu e Giovanna Petrillo, nonché Umberto Del Basso De Caro, già sottosegretario alle Infrastrutture.
Sentiamo, quindi, cosa ha detto Giovanni Cacciano in quell’aula, affollata di militanti del Pd, oltre che di operatori dell’informazione.
“Abbiamo convocato questa conferenza stampa per fare il punto di una vicenda tragicomica. Poi spiegherò perché è tragicomica. Come sapete, il 14 dicembre, una breve nota stampa, circa 3 righe, comunicò l’avvenuto commissariamento, in modo immotivato, della federazione provinciale di Benevento. Sapete che il nostro è un partito retto da regole. Il regolamento supremo, la nostra Costituzione , è lo Statuto del Partito Democratico. Le regole definiscono il campo entro cui un’associazione, come quella del nostro partito, agisce, secondo giustizia, nel rispetto dellademocrazia interna. E sono le regole, per un’associazione che persegue la giustizia, con regole appunto democratiche, rispetto a quella che Sant’Agostino chiamava una banda di briganti. Sono, quindi, le regole che governano un’associazione democratica”.
“Il Partito Democratico”, ha precisato Cacciano, “celebra i congressi ogni 4 anni, come le olimpiadi come i campionati di calcio (europei e mondiali – ndr). Questo è il tempo ordinario per le consultazioni democratiche, per la elezione degli organismi dirigenti. Questo avviene a livello provinciale, a livello regionale e a livello nazionale. Gli ultimi congressi, nazionale e regionale, sono stati celebrati nel 2019. Siamo nel 2023, anno in cui ci apprestiamo a celebrare il congresso nazionale e, ritardato di circa un mese, il congresso regionale della Campania. Solo in casi straordinariamente eccezionali, come avviene per le olimpiadi e per i mondiali di calcio, il mandato dei 4 anni può essere interrotto. Sapete che le olimpiadi non si sono celebrate in occasione dei due conflitti mondiali e sono state ritardate di un anno nelle pandemia del 2020”.
“Il congresso del Partito Democratico sannita”, ha ricordato Cacciano, “è stato celebrato e compiuto il 26 febbraio del 2022, sotto la gestione magistrale di una persona per bene, il senatore Enrico Borghi di Verbania (nella Valle dell’Orsola, che durante l’occupazione nazista ha vissuto “40 giorni di liberà”, governati da Giuseppe Tibaldi, dai quali ha preso il titolo la canzone cantata da Anna Identici- ndr). In quella occasione, oltre 2.200 militanti, iscritti alla federazione sannita, si espressero, unanimemente e unitariamente, sulla mia figura ed elessero l’Assemblea provinciale, che è il nostro Parlamentino, l’organo che detiene la sovranità dei militanti”.
“Il 14 dicembre scorso”, ha ricordato ancora Cacciano, “c’è stato un atto, o, meglio, un presunto atto, un atto fantasma che voleva interrompere l’ordinarietà del mandato congressuale di quegli organismi eletti meno di un anno fa da oltre 2.200 militanti. Sapete che la costituzione del nostro partito, in una sola occasione permette di interrompere l’ordinato mandato degli organismi democraticamente eletti e definisce, in modo chiaro, kantiano, direbbero quelli che hanno la mia stessa formazione culturale, quali siano queste condizioni. Devono ricorrere condizioni di necessità ed urgenza, gravi e reiterate, di violazione dello Statuto, dei regolamenti e del codice etico”.
“Il segretario nazionale”, ha spiegato Cacciano, “può, per necessità e urgenza, provvedere a commissariare una federazione, o il segretario, o un singolo organismo, l’assemblea democraticamente eletta. La Direzione nazionale deve, entro 30 giorni, ratificare, con voto della maggioranza dei componenti, tale commissariamento, altrimenti il commissariamento è nullo. I giuristi sanno cosa significhi la nullità di un atto. Infatti, nel parere espresso dalla Commissione nazionale di garanzia è come se non fosse mai esistito. E, in effetti, non è mai esistito, perché non sono mai esistite le gravi e reiterate violazioni dello Statuto e del codice etico. La dimostrazione è che, nell’ultima riunione utile della Direzione nazionale, tenutasi l’11 gennaio 2023, 28 giorni dopo quel provvedimento fantasma, il commissariamento della federazione di Benevento, presunto tale, non compare all’ordine del giorno. E tra i componenti illustri della Direzione nazionale della Campania, vi è il senatore Francesco Boccia, che aveva, in qualche modo, proposto questo provvedimento al segretario nazionale. Dico “in qualche modo”, perché poi il provvedimento non c’é. Nessuno ha avuto modo (sarebbe stato un mio diritto e un diritto della Federazione che rappresento) di visionarlo, di averne contezza. Nessuna comunicazione è stata fatta in proposito. Dicevo che lo stesso commissario regionale, ex commissario regionale, componente della Direzione, si è ben guardato dal proporre la ratifica di un provvedimento fantasma alla Direzione Nazionale del Partito Democratico”.
“Qualcuno, però”, ha aggiunto Cacciano in proposito, “ha continuato a pensare che dal momento che non c’è stato un provvedimento inesistente, si dovrebbe celebrare il congresso provinciale. E’ dovuta intervenire, con parere unanime, prima la Commissione nazionale di garanzia, poi, pure con parere unanime, la Commissione nazionale per il congresso, che è la nostra Corte Costituzionale. Quindi, il commissariamento non è mai avvenuto, per cui tutti gli organismi eletti dal congresso provinciale tenutosi il 26 febbraio 2022 sono nella pienezza giuridica dei loro poteri, sino a marzo 2026, secondo quanto hanno sancito i rappresentati dei quattro candidati alle Primarie: Paola De Micheli, Gianni Cuperlo, Elly Schlein e Stefano Bonaccini, sostenuto, quest’ultimo dalla quasi totalità della federazione di Benevento. Questa la sintesi di ciò che è accaduto”,
“C’è stato però un tentativo”, ad avviso di Cacciano, “un tentativo avvenuto clandestinamente, in modo furtivo, di violentare gli esiti di una consultazione democratica,unanime e unitaria, avvenuta il 26 febbraio nella bella sala del Palazzo Ionni di Molinara. E saluto il sindaco e il segretario del Pd di Molinara che ci ospitarono. Noi, che siamo un partito, retto da regole, quando celebriamo un congresso, legittimamente, anzi doverosamente, consentiamo il confronto delle idee. Ora io mi chiedo: siamo una piccola federazione, una comunità di una piccola provincia della Campania (270mila abitanti su 5 milioni e mezzo (la nostra non è più la seconda regione d’Italia). Abbiamo avuto la fortuna, negli ultimi anni, di avere rappresentanti di valore, a livello nazionale, a livello regionale, grazie all’azione comune di una intera federazione. Questo spirito unitario ci aveva anche condotto al congresso dello scorso febbraio. Mi chiedo come mai si sia deciso, in modo furtivo, di lavorare sul territorio, affidandosi anche a rappresentamti nazionali, che hanno fatto da sponda, per far saltare ciò che era stato democraticamente deciso da più di 2.200 militanti nello scorso mese di febbraio”.
“Questo è un fatto grave” ha precisato il segretario provinciale, “non nei confronti di Cacciano, la cui condizione sociale prescinde dal ruolo che ha in modo pro-tempore nel Partito Democratico del Sannio. E’ un fatto grave nei confronti di una comunità democratica che si è espressa un anno fa e che ha dato anche la possibilità ad alcuni dirigenti, come è legittimo e doveroso, di avere ruoli di importanza, di prestigio nei consessi democratici della Repubblica. Io non capisco perché si sia tentata questa azione. È stata fatta giustizia perché abbiamo un partito regolato da uno Statuto e perché ho avuto il sostegno della stragrande maggioranza, e quando dico stragrande maggioranza intendo dire la quasi totalità, dei dirigenti e dei segretari di circolo di questa federazione. Sostegno che è arrivato fino a Roma, anche da parte di Umberto Del Basso De Caro, che ringrazio, e degli amici e compagni del Partito Democratico nazionale, i quali si sono resi conto che si stava compiendo una porcata. Uso il termine utilizzato dall’attuale ministro degli affari regionali, autore di una pessima proposta di legge sull’autonomia differenziata, che sarebbe deleteria, esiziale per le sorti delle regioni del Sud. Una porcata, quella del commissariamento, a tal punto che i dirigenti nazionali non l’hanno nemmeno portata in ratifica nella Direzione nazionale”.
“Perché si è fatta questa porcata non lo so”. ha affermato Cacciano. “So solo che c’è stato un commissario regionale, che, anche nella fase delle candidature, a distanza di 15 giorni dalla unanime designazione delle nostre proposte di candidatura, avvenuta il primo di agosto, nella partecipatissima riunione dell’Hotel Il Mulino, proposte votate da tutti per alzata di mano, il 15 di agosto mi chiama tre volte il commissario regionale per chiedermi, vista la indisponibilità di Del Basso De Caro, una soluzione alternativa sul collegio senatoriale Avellino-Benevento, non mi dice, ne mi accenna in alcun modo, che, nella notte tra il 15 e il 16 di agosto (perché la riunione della direzione nazionale si celebrò in quella notte), si stava per cambiare la unanime designazione da parte degli organismi democraticamente eletti di questa federazione. Anche in quel caso si agì furtivamente, con il favore delle tenebre. Perché il commissario non informò gli organismi di questa federazione, il segretario, la segreteria, del fatto che ci sarebbe stato un cambiamento delle candidature, rispetto alle designazioni del primo di agosto?”.
“Come quella volta”, ha ricordato Cacciano, “il 14 dicembre, in modo del tutto furtivo, si decide di scrivere 3 righe per commissariare una federazione i cui organismi sono stati democraticamente eletti 10 mesi fa. Vista la straordinarietà di un commissariamento, la norma, ma anche la buona educazione, avrebbe voluto che un dirigente nazionale avesse chiamato il segretario o un componente della segreteria per dire: “ragazzi cosa state combinando nella federazione di Benevento? Cosa è accaduto? Non è accaduto nulla. Apprendiamo dalla stampa che “per facilitare il processo costituente, è commissariata la federazione di Benevento, quella (regionale –ndr) della Lucania e quella di Caltanisetta. Punto”.
“Chiedo formalmente di avere il dispositivo commissariale anche per poter adire le vie legali interne”, ha detto Cacciano, “dal momento che noi abbiamo commissioni di garanzia a 3 livelli: territoriale,regionale, nazionale. E’ un diritto, non solo statutario ma costituzionale. Nulla! Volendo, avrei potuto adire, per difendere i diritti di una comunità, della comunità democratica del Sannio, avrei potuto adire anche le vie legali esterne. Non sarebbe stata la prima volta che accade nel nostro partito e anche negli altri partiti. E’ accaduto ad Avellino e accadde al segretario regionale del partito democratico 10 anni fa. Nulla! Non vi è nulla, tanto è vero che il nulla non è stato portato all’attenzione della direzione nazionale del partito. Questo è il fatto, la sintesi di ciò che è avvenuto”.
“Dal punto di vista formale non è avvenuto nulla, ma politicamente c’è stato un tentativo, che faccio fatica a comprendere, di sovvertire gli esiti di una consultazione democratica e le elezioni degli organismi conseguenti a una consultazione democratica diretta da un commissario nazionale, nominato da Letta nell’ottobre 2021. Si è tentato di sovvertire, non per via democratica, ma con atto di forza, di prevaricazione, di violenza nei confronti di una comunità che si è espressa. Si è tentato di sovvertirne gli esiti di quella consultazione. E questo è un atto che fortunatamente, ma noi non abbiamo mai dubitato di questo, è un atto che non è passato, perché la prevaricazione rispetto alle regole perde sempre, almeno nei consessi democratici. Il sopruso e l’imbroglio rispetto alla chiarezza kantiana di uno statuto che dice: in condizioni di necessità e di urgenza, solo in presenza di gravi e reiterate violazioni dello statuto e del codice etico si può commissariare una federazione i cui organismi sono democraticamente eletti, e tale commissariamento deve essere ratificato dalla maggioranza massimo organo politico nazionale del partito, la Direzione”.
“ Vi faccio notare”, ha ricordato Cacciano, “che l’ex commissario regionale è stato sfiduciato. In genere i commissari regionali alla fine del loro lavoro, anche per una questione di cortesia, sono ringraziati per il lavoro svolto. Sette degli otto consiglieri regionali del partito democratico, tutti e 4 i consiglieri regionali del Pd di Napoli, a partire dal capogruppo, Mario Casillo, il presidente del consiglio regionale, iscritto al Pd, il consigliere regionale di Salerno, hanno sottoscritto una lettera di sfiducia nei confronti del commissario regionale, perché ritenevano, è un dato oggettivo, che, dal momento in cui lui ha assunto il coordinamento della mozione di una dei candidati in campo, legittimamente (ci mancherebe), non poteva più essere alla guida di un organo terzo della dinamica del partito regionale. Tutti i consiglieri regionali hanno sottoscritto quella lettera. Lui avrebbe dovuto dimettersi prima di assumere il coordinamento di quella mozione, per compiere un atto di sensibilità. Sette consiglieri regionali hanno chiesto le dimissioni: Purtroppo, il nostro consigliere regionale, che saluto, è l’unico a non aver firmato quella lettera. Rilevo che lo stesso commissario regionale, che è stato sfiduciato dalla totalità, meno uno, dei consiglieri regionali del Partito Democratico, è quello che ha fatto sì che la metà dei parlamentari di questa regione fosse di altre regioni”.
“Lui, d’altra parte”, ha osservato Cacciano, “non è responsabile del fatto che noi a sud di Roma non abbiamo conquistato nemmeno un collegio nominale perché non dipendeva da lui la formazione della coalizione. Siamo andati da soli noi del centro sinistra, riuscendo a vincere solo in 17 collegi uninominali in tutta Italia, conseguendo appena il 7% dei collegi uninominali. Cinque anni fa, conseguimmo il 13% dei collegi uninominali. E quella fu definita, giustamente, la peggiore sconfitta della sinistra dell’era repubblicana. Se vincendo nel 13% dei collegi, quella fu la peggiore sconfitta dell’era repubblicana, vincendo nel 7% dei collegi, la sconfitta è ancora peggiore: se quella fu una tragedia, questa è una schifezza al cubo , numeri alla mano. Rilevo che dei 6 parlamentari eletti in Campania, 3 non sono campani. L’ex segretario regionale è corresponsabile della colonizzazione della nostra regione. Ha lasciato fuori le due province interne, quelle di Avellino e quella di Benevento, che non hanno rappresentanti, e noi lo avevamo previsto. I 3 non campani sono persone di valore ( non discuto questo): c’è una pensionata di Milano (Susanna Camusso, ex segretaria generale nazionale della CGIL – ndr), c’èDario Franceschini, che è di Ferrara, e c’è Roberto Speranza, che è lucano”.
“Tutta la regione Campania ha 3 parlamentari del Pd: Piero De Luca a Salerno, Marco Saracino a Napoli, che ha una provincia di 3 milioni di abitanti, e Stefano Graziano, nominato nel collegio di Caserta-Benevento. Peraltro, Caserta è stata l’ultima provincia della Campania per consenso al Pd. Rilevo che il paese di Graziano è l’ultimo della Campania per consenso al Pd. Quindi, la sintesi di tutto questo è che c’è stato un tentativo di prevaricazione nei confronti della federazione, nei confronti di 70 circoli eletti lo scorso anno, che, con fatica quotidiana, pagano la bolletta della luce, danno un contributo di 27 euro per iscriversi al Partito, che fanno fatica per mantenere in piedi la baracca. E se il segretario provinciale ha dichiarato di sostenere Stefano Bonaccini è perché crede in Stefano Bonaccini e nella interpretazione di Bonaccinidella missione originaria del Partito democratico, quella missioneche fu disegnata mirabilmente da Romano Prodi e da Walter Veltroni, e vede in Stefano Bonaccini la guida per rigenerare il Partito Democratico in senso popolare. E’ da troppo tempo che la classe dirigente nazionale è chiusa nei suoi salotti e si è scollata dal popolo. Noi non possiamo che essere un partito popolare. E Stefano Bonaccini ha dichiarato di ripartire dai territori e dal rispetto dei territori”.
“Avete partecipato con me”, si è felicitato Cacciano con i presenti, “alle bellissima e partecipatissima manifestazione del 20 gennaio. Cosa disse Bonaccini? Se non cambia la legge elettoralecon le preferenze, io, per quanto riguarda le liste del Pd, invece di far sbagliare 4 persone nel chiuso di una stanza a Roma, preferisco che sbaglino i nostri militanti. Faccio le Primarie. Saranno commessi degli errori? Certamente. Ma è meglio che sbaglino tutti i militanti invece che 4 dirigenti nazionali, dei quali non si ricorda una sola vittoria nei propri paesi o nelle proprie città di origine. Storia alla mano”.
“Detto questo”. ha comunicato Cacciano, “io vorrei di nuovo ringraziare tutti gli amici e compagni della federazione sannita, che mi hanno sostenuto, gli amici ed i compagni nazionali: Lorenzo Guerini, Alessandro Altieri, Piero e Vincenzo De Luca, Stefano Bonaccini, Graziano Delrio, Matteo Mauri, Enrico Borghi”.
“Secondo costoro”, ha comunicato ancora Cacciano, “i fatti, verificati, danno ragione alla federazione di Benevento. Al di là della dialettica politica interna, una porcata di tal guisa non è perpetrabile ai danni di una Federazione. Il Presidente della Regione, che noi abbiamo sempre avversato politicamente, ma sempre votato, insieme al figlio Piero, ha fatto muro rispetto a un atto di violenza ingiustificata nei confronti di una comunità che si è espressa democraticamente. Si può non condividere la linea politica di una comunità eletta dieci mesi fa. Allora, ci si organizza per competere democraticamente al fine di sovvertire il consenso che questa comunità ha espresso in modo quasi totalitario. Noi ci approcciamo ad una fase del Congresso che è dirimente per le sorti del PD. Si celebra il congresso nazionale, quello regionale è stato traslato di un mese, ma è evidente che la partita del Pd, non di Giovanni Cacciano o dei dirigenti del Sannio, si giochi sul congresso nazionale, congresso costituente che deve rilanciare il Partito Democratico come forza cardine dell’alternativa di centro sinistra alle peggiori destre d’Occidente, che governano legittimamente perché loro hanno vinto, anche perché noi non siamo stati bravi elementarmente bravi a metterci insieme. Se gli avversari sono stati uniti e noi siamo andati soli, anche mia nipote che ha 7 anni avrebbe capito che saremmo andati incontro ad una sconfitta deleteria e tragica”.
“Abbiamo l’obbligo di rilanciare il partito, perché senza il PD le destre governeranno per 20 anni questo paese. Sarà un paese che non so come potrà superare questo governo che fa propria l’idea delle disuguaglianze territoriali, delle disuguaglianze economiche, delle disuguaglianze di genere. Noi dobbiamo rilanciare il Pd, perché solo con un Pd forte l’alternativa di centro sinistra è credibile. E se è credibile, può lanciare la sfida del governo del paese, un governo che non può che passare da una vittoria elettorale. Ecco, per questo, al di là di ciò che è stato e al di là di tutto ciò che è stato indegnamente tentato, al di là di questo, la politica, ma anche la vita, è proiettata nel domani. Vivere nel rancore è da stupidi, anche perché il rancore è legato al passato”.
“Il mio appello a tutti i militanti e i dirigenti del Partito Democratico Sannita è di volgere lo sguardo al futuro”, ha affermato Cacciano avviandosi alla conclusione del suo dire. “E da oggi bisogna lavorare guardando al domani e non a ieri, per ricostruire, rilanciare e far crescere il cardine dell’ alternativa di centro sinistra, per il governo del paese, nella sue varie espressioni territoriali: dalla Provincia al governo nazionale, al Parlamento. Dobbiamo guardare al domani. Chi vive nel rancore si immiserisce, immiserisce la propria anima, Noi siamo rivolti al futuro, e rivolgendo lo sguardo al futuro, dico, a tutti gli uomini amici e compagni della Federazione Sannita, di lavorare al di là delle opinioni e delle idee che sono il sale della democrazia, di lavorare per far crescere ed irrobustire il PD del Sannio. Grazie”.
Poi, Nicola De Ieso ha presentato la iniziativa editoriale avviata dal Partito, “Diario democratico”, di cui è stato distribuito il numero unico. A questo organo, che verrebbe pubblicato online, possono collaborare tutti i militanti del Partito.
Infine un collega, ci ha mosso un appunto: nel riportare il testo integrale del discorso di Stafano Bonaccini, nel penultimo capoverso abbiamo sbagliato: “…ma io vorrei che la sinistra diventasse radicale, massimalista e ideologica”. Quando abbiamo riportato questo passaggio, scaricato dal registratore da un’altra persona, alla quale avevamo affidato l’incarico scaricare la seconda metà del discorso di Bonaccini, durato, come dicevamo, 53 minuti, abbiamo avuto un dubbio, poiché questa affermazione di Bonacciniera contraddittoria rispetto alla posizione riformista dichiarata in precedenza dal governatore dell’Emilia Romagna. Bonaccini, infatti, ha detto: “…di una sinistra che diventasse radicale, massimalista e ideologica non so di che farmene”. Ma la registrazione di questo passaggio, riascoltata da noi per verificare l’attendibilità del rilievo mosso dal collega, non è abbastanza percettibile.
Giuseppe Di Gioia