Intervista a Umberto Del Basso De Caro
“SE IL TAR DELLA CAMPANIA SEGUIRA’ LA LINEA DEL TAR DEL LAZIO NON VI SARA’ SPAZIO PER IL RICORSO DELL’ANCE”. LO DICE UMBERTO DEL BASSO DE CARO, SECONDO CUI IL GRUPPO DIRIGENTE CHE HA DETERMINATO LA SCONFITTA DEL PD ALLE POLITICHE DEVE FARE UN PASSO DI LATO
Si corre il rischio che la strada di collegamento tra FoianoValfortore e la 90 Bis, finanziata dal Ministero Infrastrutture e Trasporti con 30,6 milioni di euro, approvata dal Cipe con delibera 54/2016, la cui gara di appalto è stata bandita dalla Provincia di Benevento; il completamento della Fondo Valle Vitulanese, finanziato con 31,4 milioni di euro, la cui gara di appalto è stata bandita dall’agenzia regionale ACAMIR, perderanno i finanziamenti, posti in scadenza al 31 dicembre 2022, se il Tar della Campania, nelle prossime ore dovesse accogliere, nel giudizio di merito fissato per il 14 dicembre, il ricorso dell’ANCE di Benevento e di 12 imprese sannite.
Ovviamente, ci sono stati dei ritardi tra il finanziamento delle opere e il bando delle gare di appalto. Noi ne abbiamo parlato con Umberto Del Basso De Caro, che quando è stato sottosegretario al MIT dal 2014 al 2018, ha fatto finanziare diverse opere pubbliche in provincia di Benevento.
L’ANCE di Benevento e 12 imprese sannite hanno prodotto ricorso presso il Tar della Campania per bloccare le gare di appalto per la realizzazione dell’asse viario Foiano Valfortore-90bis e del completamento della fondo valle Vitulanese. E’ giusto il giudizio intentato dai ricorrenti?
“l’Ance ha fatto ricorsi di questo tipo in tutta Italia. Io sono a conoscenza di uno che è stato deciso, negativamente per l’ANCE, l’8 di novembre dal Tar del Lazio, perché è intervenuto poi l’art. 26 del decreto sostegni bis, che ha consentito la possibilità di aumentare del 20% gli importi, proprio perché vi è stata la considerazione, giusta, secondo cui l’aumento del prezzo delle materie prime ha reso meno appetibili gli appalti. Quindi, l’art. 26 ha previsto questo ulteriore riconoscimento del 20% rispetto alle somme poste a base d’asta”.
E tuttavia hanno fatto ricorso?!
“Infatti, il Tar del Lazio ha rigettato il ricorso dell’ANCE. E’ un provvedimento depositato l’8 di novembre”. Il governo Draghi, con il decreto Ristori 2, convertito in legge, pare, il 21 settembre2022, ha riconosciuto il 20% di aumento su tutti gli appalti”.
E il tronco stradale Castelpagano-Santa Croce del Sannio, finanziato con 17,7 dalla Regione, è compreso nel ricorso dell’ANCE?
“Non so sé se è compreso, ma è un’opera la cui gara è statabandita da ACAMIR, la società regionale che cura le infrastrutture. L’asse viario Foiano Valfortore-90 Bis fu finanziato invece dal Ministero delle Infrastrutture”.
L’opera deliberata dal CIPE nel 2016?
“Sì, sono intervenuto anche successivamente per evitare che i fondi andassero in perenzione, proprio perché non erano stati spesi. L’ANCE si sta rendendo protagonista nel promuovere tutti questi ricorsi al Tar. Ma la pronuncia del Tar del Lazio, come dicevo, è negativa. In sostanza il Tar dice: Che cosa volete? C’è la legge. Un appalto che poteva essere di 30 milioni (come quello per la strada Foiano Valfortore-90 Bis – ndr), oggi è diventato di 36 milioni. Quindi, diventa appetibile”.
Analogamente quindi si dovrebbe comportare il Tar della Campania, considerato anche che, entro il 31 ottobre u.s., al bando di cui si parla hanno concorso una Ati di Massa Carrara, due di Roma e una sannita con sede legale a Roma?Anche l’ACAMIR ha ricevuto offerte, forse dalle stesse Ati, per il completamento della Fondo Valle Vitulanese e per la realizzazione del tronco Castelpagano-Santa Croce.
“Questo è un altro elemento. Il Tar ragiona così: non solo vi è la legge ma il fatto che vi siano comunque delle imprese che hanno chiesto di poter partecipare alla gara, sta a significare che la gara aveva una sua rimuneratività. Diversamente, queste imprese non avrebbero partecipato. Il paracadute dell’articolo 26 è però significativo. Io penso che, sotto questo profilo, il ricorso sporto presso il Tar della Campania possa seguire la stessa sorte di quello presentato al Tar del Lazio. Io ho seguito le vicende sul piano delle opere, finanziate da molti anni, perché sia la Fondo Valle Vitulanese che la Foiano-Montefalcone sono state finanziate dal Ministero delle Infrastrutture. Quella che collega il Fortore alla 90 Bis, per la quale è stato sporto ricorso, riguarda il primo lotto. Il secondo, poi, se e quando sarà finanziato, è di 41,1 milioni, per consentire poi di avere uno sbocco definitivo sulla 90 Bis”.
Il discorso, quindi, non riguarda il completamento della Fondo Valle Isclero, finanziato con 9,3 milioni e consistente nella realizzazione di 2.600 metri di strade, perché l’importante arteria sia collegata all’Appia, di cui, nel corso dell’anno che volge al termine è stata già bandita la gara.
“Si, infatti, si snoda dalla 372, Telesina, in territorio di San Salvatore Telesino e termina sulla rotonda di Paolisi”.
Per quanto riguarda la Foiano Valfortore-90 Bis, la Fondo Valle Vitulanese, la Castelpagano-Santa Croce, il completamento della Fondo Valle Isclero, il completamento della Fortorina, sono opere riconducibili al tuo interessamento quando sei stato sottosegretario alle Infrastrutture dal 2014 al 2018.
“Assolutamente, sì. Per la Fondo Valle Isclero, si è trattato di un completamento. Ma il completamento della Fondo Valle Vitulanese l’ho inventato. Riguarda un vecchio progetto che giaceva nei cassetti da decenni ed è stato finanziato. L’opera, attraversa la valle vitulanese e sbocca a Montesarchio nei pressidello stabilimento di Mataluni”.
Oltre a queste opere, il cui finanziamento è riconducibile al tuo interessamento, quali altre opere hai fatto finanziare nei quattro anni in cui sei stato sottosegretario alle Infrastrutture?
“In provincia di Benevento, tutto, praticamente. I finanziamenti per le varie tratte dell’Alta Capacità Ferroviaria NA-BA, la Telesina, i cui due lotti valgono un miliardi di euro. Sono opere, compresa la Fortorina, finanziate non con atti amministrativi, ma con il decreto sblocca cantieri (DL 133), convertito con legge 166 del 2014. Sia la Telesina, sia la Fortorina, sia l’Alta Capacità Ferroviaria sono opere specificamente previste nell’articolato. Le opere sono finanziate dal Parlamento”.
Dal monento che il senatore Matera e il deputato Rubano stanno mettendo un po’ cappello su queste opere, anche nel tentare di far prorogare il termine del 31 dicembre 2022 per non far perdere i finanziamenti, questo comportamento preoccupa?
“Allora, le tre opere principali sono commissariate da Draghi. La Telesina è commissariata e il commissario è il direttore generale delle progettazioni ANAS, l’ingegnere Eutimio Mucilli, La Fortorina è commissariata e il commissario è il direttore compartimentale dell’ANAS, l’ingegnere Nicola Montesano, La NA-BA ferroviaria è commissariata e il commissario è l’ingegnere Roberto Pagoni, che è il direttore generale degli investimenti Sud di Ferrovie dello Stato. Quindi, si tratta di commissari non esterni, ma commissari interni alle amministrazioni appaltanti. La altre opere: la Castelpagano-Santa Croce del Sannio e la Fondo Valle Vitulanese sono state appaltate da ACAMIR. Quindi, resta soltanto la Foiano Valfortore-90 Bis, primo lotto, che è appaltata dalla Provincia. Credo che non vi sia spazio per il ricorso dell’ANCE di Benevento, se il Tar della Campania seguirà la giurisprudenza che ha indicato il Tar della Capitale d’Italia”.
Parliamo del Partito Democratico. Secondo i detrattori del Pd, il partito manca di identità. La soluzione Bonaccini, ammesso che il presidente della Regione Emilia Romagna venga eletto, sarà sufficiente a dare identità e credibilità al Pd?
“Noi affrontiamo un congresso all’indomani di una grave sconfitta elettorale. Ma nonostante la sconfitta, nonostante sia inoppugnabile, diciamo, assegna comunque al Pd il ruolo di primo partito della opposizione e di secondo partito d’Italia. Dinanzi a noi, in termini numerici, vi è soltanto Fratelli d’Italia. Questo significa 2 cose: la prima è che noi abbiamo una grande responsabilità che dobbiamo esercitare, oggi e, credo, per la intera legislatura da forza di opposizione, la seconda questione, quella della identità, va ridefinita. Il Pd è nato il 14 ottobre delle 2007, con le primarie vinte da Veltroni. Sono passati, da quel giorno, oltre 15 anni”.
“E’ evidente”, ha proseguito Del Basso De Caro, “che in 15 anni il mondo è cambiato. Sono cambiate le relazioni politiche internazionali, sono cambiati gli scenari, sono cambiate le nostre economie fiscali, molte parole d’ordine sono venute meno. La globalizzazione ha grandi vantaggi, ma anche grandi limiti. Lo stesso discorso vale per il federalismo, che oggi si ripropone in termini di autonomia differenziata e, naturalmente, dopo un tentativo di blitz fatto da Calderoli, il quale ha dovuto fare marcia indietro, nel senso che ha dovuto riconoscere che non è possibile parlare di autonomia differenziata se prima non si definiscono i livelli essenziali di prestazione, particolarmente in due settori, che sono di grande interesse: la istruzione e la sanità”.
“Prima si definiscono i livelli di prestazione”, ha puntualizzato Del Basso De Caro, “che devono essere uniformi per tutta l’Italia, perché non ci sia una scuola di serie A e una scuola di serie B, o una sanità di serie A e un’altra di serie B, e poi si può procedere sulla strada dell’autonomia differenziata. Ma per fare questo, occorre molto tempo. Ormai, questo è un dato acquisito. Quindi, la identità, non va ricercata tra chi guarda con più interesse ai 5 Stelle e chi guarda con più interesse a Calenda e Renzi. Sarebbe sbagliato. Noi dobbiamo affermare i nostri principi, i nostri valori e anche la nostra linea politica e il nostro programma, un programma che tenga conto, ovviamente, che siamo opposizione, ma che la nostra è una opposizione esercitata con cultura di governo, una opposizione che deve essere fortemente argomentata”.
“Quando noi censuriamo i provvedimenti del governo”, ha spiegato Del Basso De Caro, “non possiamo continuare a ripetere lo stesso ritornello, nel dire che il provvedimento è sbagliato, senza dire il perché. Dobbiamo anche dire qual è la nostra proposta. Diversamente, ci manterremmo nel generico e nel vago, e non saremmo credibili come forza di opposizione. Poi, chi sul programma vuole convergere (5 Stelle, Sinistra Italiana, Verdi, i movimenti civici, il terzo polo) ben venga, senza preclusioni. Noi dobbiamo costruire una forte coalizione di opposizione, per prepararci a governare nel 2027, quando sarà scaduto il termine di questa Legislatura”.
“Per fare questo”, ha spiegato ancora Del Basso De Caro, “occorre tempo, pazienza, passione, bisogna costruire un partito che sia all’altezza della sfida che il tempo presente propone e, soprattutto, dobbiamo fare, come giustamente ha detto Bonaccini, un totale ricambio di gruppo dirigente, da non confondere con la rottamazione. Rinnovare il gruppo dirigente, non significa fare politica con la carte d’identità, ma significa che il gruppo dirigente che ci ha portati a questo risultato, deve fare un passo di lato. E a me pare che ciò sia doveroso, perché se si fosse votato con il sistema proporzionale, ognuno avrebbe difeso la propria identità,nel senso che, raccolti i voti di lista, si misurava con essi. Noi invece abbiamo un sistema misto, in cui c’è la quota proporzionale, ma c’è anche una parte di maggioritario. E nel maggioritario vince chi ha maggiore capacità di fare coalizione”.
“Se noi, per 2 anni”, ha precisato Del Basso De Caro, “abbiamo predicato, teorizzato e anche praticato, come a Napoli e a Bologna, il cosiddetto campo largo,cioè l’unità con i 5 Stelle, e poi lo mettiamo in discussione il 28 di luglio soltanto, è evidente che il risultato è un disastro. E, naturalmente, le previsioni che davano ai 5 Stelle circa il 10%, in Italia, e, al Sud, un po’ di più, si sono rivelate sbagliate, perché i 5 Stelle hanno superato largamente il 15%, in Italia, e, al Sud, hanno preso il 26% e il 27%, a Benevento e ad Avellino, mentre a Napoli hanno superato il 42%. Sono numeri importantissimi, che nessuno pensava che i 5 Stelle potessero raccogliere. Il Pd, secondo l’indagine dell’Istituto Cattaneo, un istituto specializzato nelle analisi dei flussi elettorali, alleato con i 5 Stelle, avrebbe guadagnato 45 parlamentari in più: 30 nel maggioritario per la Camera dei Deputati e 15 nel maggioritario per il Senato”.
“Con questi risultati”, ha osservato De Basso De Caro, “avremmo vinto le elezioni. Così non è stato. Oggi il centro destra governa e governerà per la durata della legislatura, perché non abbiamo saputo fare coalizione. Peraltro, ancora oggi (è vero che oggi siamo in piena fase congressuale e gli organi nazionali, per questo stesso fatto, sono delegittimati), non è possibile che nelle elezioni regionali del Lazio si vada insieme a Calenda e Renzi, mentre i 5 Stelle e probabilmente anche Sinistra Italiana sono fuori dalla coalizione, mentre in Lombardia si vada contro Calenda e Renzi, ma insieme ai 5 Stelle e a Sinistra Italiana. Si tratta di regioni importantissime. Sono le prime due regioni d’Italia. La Lombardia ha 10 milioni di abitanti, il Lazio ne ha 6. Si voterà, in entrambe le regioni, il 12 e il 13 di febbraio, date già stabilite. Ma, rispetto a questo voto, noi abbiamo un atteggiamento ondivago, con alleanze cosiddette a geometria variabile, perché nel Lazio, appunto,faremo alleanza con Calenda e Renzi, contro i 5 Stelle, mentre in Lombardia faremo alleanza con i 5 Stelle, contro Calenda e Renzi. Anche qui, forse, poiché non si tratta di stabilire quale sia la giunta comunale Pollena Trocchia o di Sant’Anastasi, ma di stabilire quale sia la giunta di 2 Regioni che sono le più importanti d’Italia, una omogeneità di comportamenti non avrebbe fatto male”.
Giuseppe Di Gioia