Una finestra aperta sull’eternità nel mese dei defunti
“Deve dire a tutti che l’aldilà esiste
e che sulla Terra la cosa più importante
è amare il Signore,
tutto il resto non serve a niente”.
“Un giorno stavo conversando con padre Gino, padre spirituale di Madre Speranza, quando la santa monaca si avvicinò al suo confessore e gli disse: ‘Padre questa notte il Signore mi ha detto che domani mattina devo andare subito a Todi per chiedere al Vescovo di riconoscere questa Cappella come Santuario dell’Amore Misercordioso. Mi ha detto di andare con celerità perché il Vescovo ha un tumore e tra pochi giorni se lo porta via. Ha aggiunto che il Vescovo non sa ancora di avere un tumore ma che tale tumore è già diffuso in tutto il corpo ed ha i giorni contati. E mi ha detto di stare serena che il Vescovo darà l’approvazione e Io nel Santuario gli darò la ricompensa’.
La mattina Madre Speranza partì con padre Gino alla volta di Todi. Tornò raggiante e ci comunicò ciò che il Vescovo le disse: ‘Domenica darò l’approvazione al Santuario. Preghi per me, perché non sto bene e non riesco più a dormire la notte’.
La risposta della beata fu: ‘Eccellenza se sta tanto male vada all’Ospedale per un controllo, si curi e così starà meglio’, ma a noi aggiunse: ‘Il Signore mi ha detto che se lo porta via, che deve morire. Ma io non gliel’ho detto altrimenti sarebbe morto di infarto prima del tempo’.
Il Vescovo rispose alla Madre che prima sarebbe venuto a Collevalenza per l’approvazione e il lunedì sarebbe andato in Ospedale per un controllo.
Al controllo in Ospedale vi fu la seguente diagnosi: Tumore diffuso in tutto il corpo. Fu deciso di mandarlo all’Ospedale di Roma.
Papa Giovanni XXIII era stato compagno di scuola del Vescovo e quando seppe della grave malattia del suo amico decise di andarlo a visitare. Per tutto il tempo i due amici parlarono di Madre Speranza. Il Vescovo gli disse: Ho dato l’approvazione al Santuario ma non ho avuto il tempo di mandare a Roma tutti gli incartamenti. Il Papa lo rassicurò dicendogli: Hai fatto bene a dare l’approvazione al Santuario perché per me Madre Speranza è una grande santa. Per quello che riguarda il Vaticano ci penso io, stai tranquillo. Dopo due giorni il Vescovo morì.
Appena lo venne a sapere, Madre Speranza comunicò alla Curia di fermare la bara a Collevalenza per la Santa Messa. La bara arrivò alle 18.00 e dopo poco l’inizio della Santa Messa, Madre Speranza andò in estasi.
Gli apparve prima il Signore che gli disse: “Ti faccio vedere con quanta gloria il Vescovo entra in paradiso perché ha dato l’approvazione al primo Santuario del mondo dell’Amore Miserciordioso”. Poi, il Signore scomparve ed arrivò il Vescovo con il suo corpo glorioso. Il Vescovo gli disse: “Madre Speranza il Signore mi ha mandato a te per ringraziarti perché tu mi hai chiamato a dare l’approvazione al Santuario e il Signore è stato molto contento. Adesso avrò per tutta l’eternità la gloria del Paradiso. Però devo dirti che io, prima di andare in Paradiso, ho sofferto tanto in Purgatorio.” Al che la Madre replicò: “Eccellenza, lei è morto ieri a Roma, perché mi dice che ha sofferto per tanto tempo se sono passati solo due giorni?” Il Vescovo le rispose: “Madre Speranza il tempo dell’aldilà non è uguale a quello che si vive sulla Terra. Ho sofferto molto, molto di più in questi due giorni di purgatorio che non in 80 anni della mia vita sulla Terra perché quando si muore l’anima si presenta davanti a Dio e in presenza di Dio l’anima si vergogna. Si vergogna del comportamento che ha avuto in vita trascurando il Signore. Deve dire a tutti che l’aldilà esiste e che sulla Terra la cosa più importante è amare il Signore, tutto il resto non serve a niente”.
Dai racconti di Piero Iacopini,
figlio spirituale della Beata
Madre Speranza di Gesù