Anna Bonaiuto legge ma non recita
In uno spettacolo, a pagamento, denominato PPP3%, tenuto la sera del 29 agosto, nell’ambito della 43esima rassegna di “Benevento Città Spettacolo”, nel Teatro Romano di Benevento, Anna Bonaiuto, un’attrice attempata, non nuova al mondo del cinema (ha recitato, infatti, in “Amore molesto” ne “Il Divo” in “Napoli velata”) e del teatro, si è esibita, in più di un’ora, nella lettura di quattro racconti, disposti su di una tavola imbandita, allestita nell’emiciclo del teatro, con quattro sedie, davanti a ognuna delle quali vi erano le cartelle di un racconto.
Sul palcoscenico, invece, vi era uno schermo recante la scritta “Ostia Idroscalo 259 km”, alludendo all’assassinio di Pier Paolo Pasolini, avvenuto il 2 novembre del 1975. Sullo schermo sono comparse, tra le altre, alcune scene di “Uccellacci e uccellini”, la grande opera cinematografica di Pasolini, interpretata da Totò e da Ninetto Davoli, quest’ultimo un attore pasoliniano.
Poi, vi è stato l’intervento, sempre sullo schermo, di Tomas Arana, che ha interpretato il defunto Andy Warhol, grande amico di Pasolini, il quale ha espresso alcune considerazioni sui vantaggi dei ricchi e dei poveri, che, quando mangiano un panino al Mac Donald, o bevono una coca cola, in realtà quei beni di consumo sono uguali per entrambi, sia per i ricchi, sia per i poveri. Ha raccontato del suo matrimonio con il registratore audio, forse per sottolineare la sua condizione di omosessualità.
Attesissima è stata poi la performance di Anna Bonaiuto, che ha letto brani tratti da “Porno Teo Kolossal”, opera di Pasolini, rimasta incompiuta.
L’opera narra il viaggio di Edoardo e Ninetto, che decidono di seguire la stella cometa, che li conduce prima nella città di Roma, denominata Sodoma, in cui Edoardo vede, nei giardini, due uomini che si scambiano baci. La stella cometa è ferma mentre Edoardo e Ninetto cercano un luogo dove fermarsi a dormire.Intanto, Ninetto suggerisce a Edoardo di scrivere una cartolina.
In quella città, Sodoma, dove sono tutti finocchi, ovvero froci, conoscono un signore che abita lì, ma che, suonatore ambulante, è pure lui di Napoli.
Edoardo e Ninetto, mentre sono a Sodoma, vedono nascere un’attrazione illegale tra un uomo e una ragazza, un amore proibito in un mondo di froci, dove però si scopre l’amore eterosessuale. Ma proprio in quel giorno vi è la festa della fecondazione, l’unico giorno in cui maschi e femmine si accoppiano per dare prosecuzione alla specie. Vi sono il Re e la Regina della fecondazione. I due amanti eterosessuali, scoperti nel fare qualcosa di anormale in un ambiente governato da omosessuali, vengono portati in uno stadio, gremito di persone che attendono la loro punizione. I due ragazzi eterosessuali vengono così sottoposti, come punizione, a violenza omosessuale.
A questo punto, Edoardo vuole andare a casa, ma insieme a Ninetto deve seguire la cometa che, intanto, si sta muovendo. Però, appena si allontanano seguendo la cometa, alle loro spalle divampa un incendio che distruggerà la città di Sodoma. Salgono sul treno, che in quel momento sta partendo, seguendo sempre l’indicazione della cometa.
Edoardo, con Ninetto, vede così Milano, denominata Gomorra, e tra la nebbiolina e le fabbriche ritrovano interi reggimenti di uomini, nudi, che gridano “Ci vogliono le armi”, ed assistono a un film pornografico. A quel punto Edoardo suggerisce: “Non facciamoci capire che siamo napoletani, non devono pensare che siamo ricchioni”.
Purtroppo però, un uomo e un ragazzo non riescono e rinunciare ad un incontro amoroso, e una volta colti in flagrante nel consumare il coito, sono trascinati davanti al Tribunale, proprio nel giorno in cui la città di Gomorra celebra la festa dell’iniziazione. Gli eterosessuali del luogo, i neocapitalisti, stuprano le donne e assaltano le banche.
La sentenza di morte, emessa per i due uomini, sarà eseguita in piazza. Il ragazzo sarà sepolto vivo, come Santo Stefano, sotto le pietre, mentre l’uomo adulto sarà appeso a una corda e sollevato in alto da un elicottero, dove sarà raggiunto da un colpo di pistola. Dalle ferite fuoriesce il sangue che imbratterà gli astanti, i quali,quasi come se fossero aspersi da un’acqua benedetta, gridano esultanti.
La cometa ricomincia il suo cammino, mentre nella città arriva la peste, che contagerà letteralmente tutti gli abitanti distruggendo Gomorra.
Edoardo e Ninetto si allontanano dalla città, salendo su un treno che li porta a Parigi, denominata Numanzia. La città è socialista, ma è assediata da un esercito fascista, ed anche in quella occasione, fermati dai fascisti, vengono salvati da un angelo napoletano, cuoco dell’accampamento, il quale, dopo aver capito la loro origine, li sceglie come aiutanti cuochi, prima, e comecamerieri, dopo.
Gli abitanti di Numanzia sono ormai sicuri che soccomberanno al nemico. Così, ispirati da un poeta, decidono all’unanimità di suicidarsi, sicché, quando le truppe fasciste entrano nella città trovano una coltre di morti, un silenzio profondo. L’unico che, però, non è riuscito a suicidarsi è il poeta, che sta bevendo unWhisky. Gli chiedono di rispettare i loro ordini, ma, rispetto al suo rifiuto categorico, viene condannato alla fucilazione, perché si rifiuta di rispettarli. Prima di morire però grida: “Viva la rivoluzione”.
La cometa, a quel punto ricomincia a muoversi, conducendo Edoardo e Ninetto verso la Pagoda, dove trovano una Land Rover. Il loro viaggio continua, ma evitiamo di descrivere il finale, per evitare di incorrere nelle stesso incidente che indusse il commediografo e attore napoletano Carlo Buccirosso ad invitarci di cancellare da questo giornale la pubblicazione della recensione dell’ultima sua opera, “Colpo di Scena”, rappresentata nel teatro Massimo di Benevento, nell’autunno del 2019, perché avevamo raccontato il finale, chiave di lettura di tutta l’opera del teatrante napoletano.
In quelle quattro narrazioni, lette da Anna Bonaiuto, vi è una enfatizzazione, in chiave satirica, a mio giudizio, della omosessualità, una omosessualità che viene raccontata anche in “La Vacanza”, in apertura della rassegna di quest’anno, un’opera, anche questa, recitata, attraverso la lettura, da un uomo e da due donne, di cui io, per i fatti già raccontati nel precedente “pezzo”, ho potuto seguire soltanto la seconda metà.
Ma nell’opera recitata (pardon, letta) dalla Bonaiuto, mentre mi accingevo, a distanza ravvicinata, a riprendere, malgrado i suoi 72 anni di età, la ancora bella attrice, nata a Latisana (Udine) da genitori napoletani, abbiamo notato il suo disappunto , esternato con l’interruzione della lettura, quasi a dire “ma questo come si permette?”, mi ha costretto ad evitare lo scatto con lo smartphone, esponendomi ad una non bella figura, di fronte a quei circa 200 spettatori, volendo essere generosi nella stima della loro presenza, molti dei quali rimasti delusi da quel modo di recitare. Infatti, al termine dello spettacolo, abbiamo sentito il prof. Fernando Panarese, un medico legale, che diceva a suoi amici e conoscenti: “Il teatro è altro”.
Certo, se avessi avuto una strumentazione professionale, avrei evitato di frappormi tra lei e gli spettatori per riprendere la sua bellezza, che abbiamo potuto immortalare solo di sguancio. Chiunque, può fare l’attore attraverso la lettura di brani, in sostituzione di una recitazione che deve apparire spontanea. Più bravo si è dimostrato Domenico Ingenito, il giovane che si è esibito prima della Bonaiuto, il quale, nel raccontare Pasolini, ha recitato la sua parte, attraverso anche le movenze sdolcinati, tipiche dell’omosessuale, e non attraverso la lettura.
Avremmo riconosciuto il disappunto della Bonaiuto, se lei, invece di leggere, avesse recitato. Eppure, l’attrice, pare Marina Confalone, che nel recitare, in un monologo di due atti, durato un’ora, “Raccionepeccui”, a metà degli anni 80, nel teatro Comunale di Benevento, quando Ugo Gregoretti dirigeva la rassegna, non avvertì disappunto nella misura in cui i fotografi le si ponevano davanti per riprenderla. Il disappunto, sfogato pare con il pianto, fu invece avvertito dall’attrice, tra il primo e il secondo atto, dietro le quinte, si seppe poi, dopo che, nella parte più scabrosa del racconto del primo atto, da un palchetto del teatro, si levò, ad alta voce, un “bastaaa!” da parte di uno spettatore, che abbandonò il teatro.
Cosa debbono dire i politici, vorremmo domandare alla Bonaiuto, quando, nel corso di conferenze stampa, si frappongo, fra loro e i giornalisti, fotografi e cameraman per riprenderli, non per pochi secondi come stavo facendo io, nel Teatro Romano, davanti alla Bonaiuto, ma per un tempo assai più prolungato. Eppure i politici sono felici di essere ripresi.
Se la Bonaiuto imparerà a memoria quei quattro brani, darà una buona manifestazione della sua bravura di attrice, nel recitarli.
Giuseppe Di Gioia