Sulla proroga della concessione alla Gesesa, Perifano, in un puntuale intervento, denuncia l’inadempienza di Mastella e la responsabilità del Comune nel contribuire ad alterare i meccanismi tariffari in danno dei cittadini

C’è ben poco da dire sulla seduta del consiglio comunale di Benevento del primo luglio, dedicata all’approvazione del bilancio di previsione finanziaria 2022-2024 e del Documento Unico di Programmazione 2022-2024, se non per  prendere atto dell’arroganza manifestata da Mastella per il fatto di non avere più, nel consesso cittadino,  l’opposizione di sua maestà. Chi scrive  fa solo riflessioni politiche e non cronaca degli avvenimenti,  non partecipa alle sedute consiliari, ma si affida, per i suoi approfondimenti ai comunicati di politici e ai resoconti dell’altra stampa, per lo più amica di Mastella.  

 In apertura del resoconto del Mattino, abbiamo letto che Mastella, rivolto alle opposizioni,ha detto: “Se continuate con questo atteggiamento, vi conviene non presentarvi nemmeno alle prossime elezioni. Farò un lascito testamentario”.  “Mastella non potrebbe essere più netto nei confronti delle opposizioni”,  ha scritto il cronista del Mattino,  dimostrando di aver capito il messaggio trasmesso dal sindaco in tale dichiarazione. Ma il cronista del Mattino, evidentemente, ha  seguito il contesto del discorso,  di cui faceva parte la dichiarazione.  A chi farebbe il lascito Mastella non è dato sapere.

 Comunque, l’opposizione, granitica, spesso fa causa comune, anche se di ciò si meraviglia Mastella. Pertanto, è da escludere che in essa ci siano tanti Picariello disposti a seguire l’esempio di Antonio,  il quale, risultato secondo eletto, con 298 preferenze, nella lista Città Aperta, ha dovuto valersi del concorso delle preferenze raccolte dagli altri 30  candidati,  perché si determinasse il suo seggio, oltre a quello del primo eletto, Angelo Miceli, considerato che la totalizzazione dei seggi delle opposizioni richiede, rispetto a quelli della maggioranza, un maggior numero di voti.  In questi casi, quindi, chi  passa da un fronte all’altro consuma quasi un “tradimento” nei confronti di chi ha portato acqua al mulino della lista.

  Antonio Picariello, infatti, per sentirsi fedele al sindaco, il quale, come premio, gli avrebbe fatto assegnare un incarico di competenza della Provincia, ha diffuso, il 2 luglio, una lunga dichiarazione, in cui plaude all’operato  dell’Ufficio Ragioneria e dell’assessore al ramo, che hanno provveduto a lavorare alacremente affinché il Consiglio approvasse detto strumento fondamentale, che delinea lo sviluppo socio economico della città. “A breve”, dichiara entusiasta Picariello, “si approverà il PEG, Piano Economico di Gestione, destinando ai vari Settori le risorse necessarie atte a delineare l’asset cittadino. Inoltre, allegato all’approvazione del Documento Economico Finanziario, è stato approvato il Piano Triennale delle Opere pubbliche, per cui, fra un mese, inizieranno i vari lavori partendo dall’hub turistico e dalla mediateca Arco di Traiano. Pertanto, bisogna continuare su questa strada, iniziando a riorganizzare la macchina amministrativa, che stenta ancora a decollare sul versante della lavorazione dei procedimenti amministrativi. Ecco perché, in questi giorni, ci vedremo e ci confronteremo per serrare i ranghi e per potenziare la performance amministrativa e politica, al fine di migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini”. Peccato che dopo 6 anni di amministrazione Mastella, la macchina comunale non sia ancora efficiente.

 Nelle proposte della maggioranza, esaltate con parole vuote da Picariello, vi è “la mancanza di una pianificazione”, secondo Perifano, il quale, leggiamo sul Mattino, ha sottolineato: “Sono troppi i documenti stilati, pagati e rimasti nel cassetto”. Quindi ha parlato dello Strumento di intervento  dell’apparato distributivo consegnato nel 2019 e costato 20mila euro; del Piano traffico, per ilquale paghiamo due tecnici, ma non ne vediamo l’esito; dello sperpero di fondi per una variante al Puc, abbandonata a favore di un nuovo Piano; ma soprattutto ha evidenziato l’accantonamento della cabina di regia del Pnrr,  quasi a dimostrare come sia stata inutile la sua costituzione.

  Il  Documento dell’amministrazione non trova riscontro negli atti amministrativi, secondo la capogruppo del Pd, Floriana Fioretti. I numeri del bilancio destano stupore, secondo Giovanna Megna di Civico 22, mentre il capogruppo di Città Aperta, Angelo Moretti, nutre seri dubbi su riscossioni e alienazioni.

  Fatta  questa brevissima esposizione sulle osservazioni di consiglieri di minoranza rispetto a ciò che l’amministrazione aveva posto all’esame e all’approvazione del Consiglio, chi scrive, spogliandosi da cronista, ritiene di dover parlare della seduta del 29 giugno, in cui  si è parlato della proroga della convenzione alla Gesesa per la gestione del servizio idrico. 

  A parte il dibattito sulla proroga, del quale pubblichiamo, più avanti, integralmente il puntuale ’intervento del portavoce di Alternativa per Benevento, Luigi Diego Perifano, e la sua replica alle osservazioni del vice sindaco, Francesco De Pierro, quella seduta è stata contrassegnata da un atto di intimidazione del sindaco nei confronti del capogruppo di Civico 22, Angelo Moretti. Mastella, che in campagna elettorale sarebbe stato accusato da Moretti di aver stretto la mano a un camorrista, ha detto che anche l’esponente di Civico 22 ha stretto la mano all’ex parroco di S.Modesto, condannato (a 3 anni e 6 mesi – ndr) per detenzione di materiale reati pedopornografico. 

  Poi, in una intervista resa a NTR24, Mastella ha dichiarato di non sapere che fosse camorrista la persona cui aveva stretto la mano e di non aver fatto pregare in chiesa (come invece ha fatto Moretti – ndr) per dire che la giustizia aveva sbagliato. Sembrerebbe, però, che Mastella abbia manifestato solidarietà a quel noto parroco, appena furono rese note le accuse e irrogati gli arresti domiciliari nei suoi confronti.

   Può anche darsi che Mastella non conoscesse la natura malavitosa della persona cui aveva stretto la mano, secondo l’accusa di Moretti  e di altri. Ma  Mastella, nel 2005, ha fatto eleggere nelle liste del suo ex Udeur al Consiglio regionale della Campania il casalese Nicola Ferraro, condannato poi a 4 anni per concorso esterno in associazione camorristica, per fatti commessi anche nel periodo in cui era consigliere regionale. E, sempre Mastella, ha fatto eleggere senatore, nel 2006, nelle liste dell’ex Udeur, Tommaso Barbato, divenuto noto per aver sputato in faccia a Nuccio Cusumano, un calabrese eletto senatore pure nelle liste dell’ex Udeur, per non aver votato, nell’Aula di Palazzo Madama, la mozione di sfiducia presentata da Mastella contro Prodi. 

  Ebbene, Tommaso Barbato, quale funzionario della Regione, era finito sotto processo per aver affidato, senza gara di appalto,  ma con la motivazione della massima urgenza, diversi lavori a ditte di Casal di Principe. La condanna a 7 anni, emessa nei primi due gradi di giudizio, è stata poi cancellata dalla Cassazione. Ma sempre la Cassazione ha sancito che le sentenze vanno rispettate, anche se possono non essere condivise. Mastella, però, non ha detto di aver, in campagna elettorale, accusato Perifano di essere iscritto a una loggia massonica, la stessa, pare, ebbe a denunciare Altrabenevento, cui era iscritto anche un suo assessore. Perifano, però, rispetto alle accuse di Mastella, ha sempre detto di aver stretto mani di persone per bene.

   Non sembra, in definitiva, che si possa mettere su di uno stesso piano chi ha avuto rapporti con parsone che hanno subito quel tipo di accuse e chi ha fatto pregare in favore di un parroco, che, subita una condanna con rito abbreviato, può ancora rivolgersi in cassazione.   

   Un collaboratore di questo giornale online, appena dopo la dipartita del caro Achille Biele, ebbe a scrivere, quasi come successore di Achille, che “Benevento” doveva andare avanti proprio nel nome del direttore scomparso; che a tutti era riservata autonomia di giudizio e di pensiero, senza rivolgere epiteti all’indirizzo di persone oggetto di critica. Ma un sindaco che dà dell’imbecille a un avvocato, nei cui confronti pare dovrà rispondere in sede civile, e dà del cretino, in senso generico, a chi non la pensa come lui, pone certamente in essere degli epiteti. Dire invece, in sintesi, che un sindaco è incapace, significa esprimere un giudizio nei confronti di una persona che si è candidata a primo cittadino soltanto per risalire la china della politica. E’ dire che un sindaco costituisce clientele per raccogliere i voti e non il consenso, significa ugualmente esprimere un giudizio.

   Rispetto a quello squallido episodio, di cui è stata vittima Angelo Moretti, tutti i gruppi di opposizione hanno diffuso, il 30 giugno la seguente nota:

  “Il Sindaco partecipa raramente al dibattito in Consiglio Comunale, e questo è un bene. Non avendo una approfondita conoscenza dei problemi amministrativi, il più delle volte si produce in astiose polemiche, che nulla hanno a che vedere con gli argomenti in discussione, per cui il confronto si incattivisce e trascende. È successo anche ieri, allorquando Mastella ha pesantemente offeso, con espressioni di pessimo gusto, il consigliere Moretti, cui va la nostra solidarietà personale e politica. Va senza dire che, sulla scia del Sindaco, anche qualche consigliere comunale ha ritenuto di rivolgere frasi offensive all’indirizzo dei rappresentanti dell’opposizione. Or bene, pretendere di avere l’ultima parola, ed utilizzarla per insultare, non è propriamente lo stile che si addice al massimo rappresentante dell’istituzione comunale. Ma, almeno nel caso dell’attuale Sindaco, evidentemente lo stile è come il coraggio di don Abbondio”.

   Quello stesso collaboratore di “Benevento”, nel tentativo, probabilmente,  di nascondere la brutta figura rimediata dall’amministrazione Mastella rispetto alla procedura posta in essere per giungere alla proposta di proroga della concessione a Gesesa S.P.A., lo stesso 29 giugno ha pubblicato una sua breve nota su “Benevento”, per giustificare il comportamento dell’amministrazione medesima nel fare approvare dal Consiglio comunale  la proroga l’ultimo giorno utile. 

  Infatti, il collaboratore di “Benevento” scrive, tra l’altro: “Il servizio idrico, sul territorio nazionale, ha  subito una minirivoluzione, con l’introduzione degli Ato (Ambito Territoriale Ottimale) che, in Campania, ha visto nascere l’Ente Idrico Campano quale gestore territoriale. Questo ente ha adottato il piano di distribuzione degli Ambiti nei quali il servizio idrico sarà svolto da un gestore individuato tramite gara di appalto. La gara di appalto per l’Ambito della provincia di Benevento e numerosi comuni dell’Irpinia non è stata ancora bandita e pertanto la città, in particolare, sarebbe rimasta priva del gestore Gesesa in scadenza il 30 giugno”.

  In questi passaggi, si vuole far capire che l’amministrazione Mastella sì è trovata in uno stato di necessità nel prorogare la convenzione alla Gesesa S.P.A., e che la responsabilità sarebbe riconducibile all’EIC.  Ma il collaboratore del nostro giornale, evidentemente, non ha seguito l’intervento con cui Perifanoafferma esattamente il contrario.

  Sulla vicenda è intervenuta anche Alessandra Sandrucci, la quale, in nome di “Altra Benevento è Possible”, ha segnalato ai consiglieri, prima della seduta consiliare, 5 motivi di illegittimità della proroga.

  Nel contesto dell’intervento di Perifano  sono contenute tutte le argomentazioni con cui Rosetta De Stasio, Giovanna Megna, Floriana Fioretti, Giovanni De Lorenzo, e  Angelo Moretti hanno motivato, nei loro interventi, il voto contrario sulla proroga.  Perifano, nello sviscerare le vicende dell’acqua in tutti i suoi aspetti, ha raccolto anche le motivazioni del comitato “Acqua Bene Comune”,  presente tra il pubblico con diversi esponenti, compreso padre Alex Zanotelli, loro ispiratore.

L’intervento di Luigi Diego Perifano

Ma vediamo cosa ha detto Perifano. 

  “Signor sindaco, signori assessori, signori consiglieri comunali“, ha esordito Perifano, “voglio portare il mio contributo al dibattito di questa mattina, con una precisazione, anche dopo aver ascoltato l’intervento del consigliere Guerra. Da parte nostra, non c’è nessuna intenzione di fare i censori dei vostri comportamenti o delle decisioni che andrete ad assumere. Il consiglio comunale è sovrano. Il consigliere Palladino diceva:“Stiamo in Consiglio comunale non per schivare i problemi ma per risolverli”. Quindi, intendo rappresentarvi tutto il rispetto delle decisioni che andrete ad assumere e per le responsabilità che ciascuno si assumerà. Per quanto mi riguarda, l’ obbiettivo è quello di rendere con molta chiarezza, a verbale di questa seduta, le ragioni che inducono ad esprimere convintamente voto contrario su questa proposta deliberativa. Vedete, noi non eravamo pregiudizialmente contrari alla proroga. Gli amici del comitato “Acqua Bene Comune” sanno bene che, durante la mia campagna elettorale, la mia posizione di  candidato sindaco, era una posizione diversa da quella di Angelo Moretti.  Non sono mancati, quindi, anche dei piccoli attriti, forse per responsabilità anche mia, nel momento in cui non ho ritenuto, per una questione di serietà, di aderire ad un invito che voleva affrontare questa tematica. Quindi, sinceramente, stiamo qui né per raccogliere gli applausi, né per fare terrorismo psicologico. Siamo qui per chiarire le cose. Noi non eravamopregiudizialmente contrari ad una proroga alla Gesesa. Quello dell’acqua pubblica è comunque un tema che ci appassiona e che ci interessa. Siamo naturalmente solidali con tutti quelli che gridano al tradimento della volontà referendaria”. 

 “Tuttavia, è evidente che se non interviene una norma di legge che, in qualche modo, recepisca pienamente il senso e il risultato del referendum, noi ci troveremo sempre in difficoltà a trasferire sul piano applicativo i comportamenti amministrativi  usciti dal referendum. Io non sono mai riuscito, nella mia vita, a vestire i panni del populista e del demagogo. Sarà questa la ragione per la quale, alla fine, il risultato del consenso elettorale  è sempre frutto di una grande fatica e di un confronto  impostato sulla realtà, sulla chiarezza e sull’onestà delle idee. Il tema dell’acqua pubblica, quindi, è un tema che va affrontato con molta cautela per via del fatto che  sono 11 anni che si dibatte su questo, ma sono anche  11 anni che il Parlamento della Repubblica non riesce a licenziare un provvedimento di legge che sia conforme alla volontà del corpo elettorale”.

 “Detto questo, noi non eravamo contrari alla proroga del servizio alla Gesesa, ma lo condizionavamo a 2 aspetti per noi fondamentali: una verifica seria delle condizioni di gestione del servizio e naturalmente una procedura legale di proroga. La verifica sulla condizione del servizio per noi è basata su 3 grandi questioni:depuratori e la loro gestione, acqua buona per tutta la città , le politiche tariffarie. Noi ci saremmo aspettati che il Consiglio comunale, e le commissioni fossero messe nella condizione di potere affrontare questo ragionamento. La consigliera De Stasio ha detto: “Lo sapevate da 4 quatto anni”.  Insomma lo sapevate. E se ci fosse stata la volontà di affrontare il ragionamento, c’erano anche i tempi per farlo, perché la Gesesa è una partecipata, perché il controllo analogo non si può ridurre ad un fatto meramente burocratico, perché è impossibile che il Consiglio comunale volti la testa dall’altra parte rispetto ad alcune questioni. Una è esplosa in maniera irrimediabile per effetto di un indagine giudiziaria che riguarda l’inquinamento dei nostri fiumi, prodotto dalla cattiva gestione dei depuratori da parte della Gesesa.  Domanda: quando questo problema si è posto, l’autorità comunale è intervenuta per rafforzare i sistemi di controllo sull’attività delle Gesesa? E’ chiaro che,  a questo proposito, si può dire che, come per Santa Chiara, dopo essere stati rubati,abbiamo messo le porte di ferro. Il principio della pubblica amministrazione è principio di prevenzione e di precauzione, per cui mi sarei aspettato che, come consiglio comunale, avessimo, attraverso la commissione speciale, attraverso una iniziativa forte, chiesto conto alla Gesesa delle ragioni di una gestione  criticabile per il sistema  di depurazione comunale specialmente in un periodo in cui stanno arrivando le bollette, anche per la depurazione (Ma, caro Perifano,  come poteva il sindaco disporre controlli nel momento in cui l’Acea, socio di maggioranza della Gesesa, ha illuminato, con i soldi dei cittadini, tutti i monumenti di Benevento, per consentire al sindaco di crescere, sul piano dei consensi, nei confronti dei cittadini? E’ come quando unaditta paga, al dirigente della pubblica amministrazione che ha commissionato l’appalto di un’opera, una tangente per non avere controlli – ndr). A maggiore ragione, ci sarebbe stata la necessità di un monitoraggio efficace, continuativo sulle attività della Gesesa. Prima questione. E’ ovvio che siamo parte offesa, perché la Gesesa è una società partecipata del Comune, e accettare l’idea che è il Comune che inquina il bene pubblico è un’idea difficile da digerire”.

  “La seconda questione, quella oggetto di un confronto elettorale, riguarda una situazione particolare per la città di Benevento:  tutti i quartieri cosiddetti bassi (rione Libertà, rione Ferrovia, la parte bassa del centro storico) continuano a bere acqua di pozzo. Ora, al di là di tutte le opinioni tecniche che si possono avere sul punto, la presenza del tetracloroetilene nell’acqua di pozzo è un dato, la presenza di nitrati in una percentuale diversa da quella che sarebbe auspicabile è un altro dato, ma il dato fondamentale è che, in questa città, c’è chi beve acqua buona e chi beve acqua di pozzo, per cui ci sono cittadini di seria A  e cittadini di serie B“.

  “Avremmo voluto che si avviasse un tavolo tecnico sulla Gesesa, per affrontare questo tema che non è un tema che sta a cuore solo a noi. Credo che sia un tema che sta a cuore a tutti e che tutti vorremmo risolvere, anche perché il tema rientra in una battaglia che è stata animata da associazioni civiche, con Altrabeneventoin testa,  la quale si è spinta fino ad offrire una soluzione tecnica all’amministrazione, individuando la possibilità di collegare l’acquedotto del Biferno all’acquedotto comunale in località Mura della caccia. Insomma, anche qui, la Regione Campania continua a mantenere una posizione ambigua, che non si capisce. Alle volte dice che la portata, che può garantire al massimo, è 150 metri cubi.  Poi però questa dotazione, rivista, è arrivata a 200 metri cubi, mentre era stata promessa una portata di 250 metri cubi. Io dico: quando arriva il momento in cui tutti insieme, come consiglio comunale di Benevento, forze di maggioranza e forze di opposizione, elaboriamo, in termini ultimativi, una questione alla Regione Campania, per capire quando e come l’intera città di Benevento può essere servita da acqua buona, acqua di fonte e acqua del Biferno. Insomma, io lo so che non c’è in tasca di qualcuno la soluzione  per risolvere tutti i problemi, però io credo che un cammino non può che partire dal primo passo e questo passo fino ad ora non si è mai fatto e sarebbe il caso di farlo”.

 “ Ecco questo era il secondo tema, del quale avremmo voluto discutere nelle sedi opportune e, per tempo,con la Gesesa. Poi c’è una terza questione, che è quella delle politiche tariffarie. Ora, vi informo che l’Arera,l’autorità che ha  il controllo delle politiche tariffarie degli enti che gestiscono l’acqua, con un provvedimento fresco, fresco (non è detto che tutti lo conoscano), in data 21 giugno ha irrogato una sanzione  di 83.000 euro alla Gesesa.  Voglio subito tranquillizzare il sindaco che si tratta di una questione che riguarda quelli di prima e quelli di adesso. Quindi, c’è una par condicio. Il dato è significativo, perché questa sanzione di 83.000  euro è stata irrogata alla Gesesa, perché la Gesesa ha leso il diritto degli utenti ad una corretta formazione e tempestiva applicazione dei rispettivi tariffari. Ora, anche da questo punto di vista,voi non trovate singolare che  il Comune, che partecipa alla Gesesa, in qualche modo contribuisce ad alterare i meccanismi tariffari in danno dei cittadini? A voi sembra una cosa normale? A me no”. 

  “Ecco le questioni per le quali avremmo voluto discutere, e non credo che sono questioni che stanno a cuore alle opposizioni consiliare. Io credo che sono questioni che stanno a cuore a chi governa e a chi risponde del proprio operato nei confronti della cittadinanza.  Però questo chiarimento politico è stato precluso, perché la commissione consiliare è stata convocata solamente per prendere atto  del deliberato che doveva essere approvato dal Consiglio comunale. Punto e basta, Prendere o lasciare.  O la minestra o la finestra. Quindi, non c’è stata nessuna sede, in cui si è reso possibile un confronto su questi argomenti che, a mio modo di vedere, sono argomenti seri”.

 “La seconda condizione per la quale avremmo potuto orientare una opinione diversa riguarda naturalmente la procedura legale di proroga. Badate,  io vi dico subito che mi annoio a parlare di questioni di diritto amministrativo nel Consiglio comunale. Il diritto amministrativo mi costringe a ragionare secondo schemi che, certe volte, non sopporto.  Però, c’è un limite. Il limite è quello dell’offesa all’intelligenza . Se non si prova ad offendere l’intelligenza delle persone, se non si prova a mortificare quei rudimenti minimi di diritto e legalità, tutto va bene, ma se si pretende di fare questo, mi dovete consentire qualche brevissima osservazione. E vi prometto che sarò veramente breve, nel dirvi quali sono le problematiche che rendono purtroppo radicalmente inficiabile il provvedimento che volete andare ad assumere”. 

  “La prima questione. Guardate, qui   la copertura dell’Ente Idrico Campano non esiste. Non continuate a dire che si deve fare la proroga perché ve l’ha detto l’EIC, perché le carte dicono esattamente il contrario. Va bene? E, per chiunque sa leggere le carte, il consiglio (non comunale – ndr) è di evitare forzature interpretative, che sono in contrasto con il tenore letterario,  perché voi scrivete, o meglio il sindaco scrive, una prima lettera all’Ente Idrico Campano, dicendo: guardate che il 20 maggio dobbiamo risolvere il problema della Gesesa, voi che dite? che dobbiamo fare? L ‘ente risponde: “Al riguardo, nel richiamare le diverse pronunce del giudice amministrativo con le quali si stabilisce che il servizio idrico può essere  legittimamente espletato dai comuni fino all’effettivo subentro del nuovo gestore individuato dall’ente idrico, nel caso specifico,  sino  all’insediamento del nuovo gestore, voi, come Comune, potete procedere o ad un eventuale atto di affidamento del servizio ad un qualsiasi soggetto esterno, o di proroga al soggetto già affidatario”. Quindi, non è che l’Ente Idrico dice: guardate, siccome ci sta questa situazione, dovete procedere alla proroga. L’ente idrico rimette la questione alla vostra discrezionalità, chiarendo che si poteva bandire la gara, o che si poteva procedere alla proroga. Quindi, continuare a dire che dobbiamo fare la proroga perché ce l’ha detto  l’Ente Idrico non è possibile continuare a sostenerlo”.

 “Mi fa piacere che, dai vostri gesti, siate d’accordo su questa teoria, perché poi,  evidentemente, siccome la prima lettera ai Corinzi non era chiara, avete fatto una seconda richiesta, per avere nuovi chiarimenti sulla titolarità, in capo all’ EIC, della competenza ad indire la procedura di gara, per cui ci dovete rispondere con chiarezza e ci dovete dire che siete voi competenti ad indire la gara. A questo punto l’EIC  dice: siete testoni, non avete capito, ve lo spiego un’altra volta. Quindi, l’EIC risponde, in termini ancora più espliciti, e dice: è bene rappresentare che tale previsione non limita la possibilità di affidamento del servizio mediante espletamento di una procedura di gara per la selezione di un operatore privato, potendo questa amministrazione ricorrere alle forme consentite dall’ordinamento. Come ve lo deve dire? L’EIC ve lo dice in italiano e per iscritto. Dopo di che, ognuno può leggere le carte come gli pare e piace. Però, mi pare che il contenuto di questa comunicazione  sia chiarissimo. L‘EIC dice: l’individuazione di forme gestionali transitorie, secondo quanto ripetutamente chiarito, è rimessa alla libera determinazione dei comuni”. 

“Quindi, l’atto di proroga, che voi venite a proporre stamattina, non è  un atto necessitato dalla legge nazionale, né dalla legge regionale, ma, come bene e ripetutamente chiarito dall’EIC, è un atto che decidete di assumere in piena discrezionalità. L’EIC  dice: potevi fare la gara o potevi fare la proroga, voi avete optato per la proroga. Ma non esiste uno schermo motivazionale dell’EIC che vi imponeva questa soluzione. Lo dico perché, in qualche intervento, è riecheggiata, invece, la tesi della necessità della proroga sulla base delle indicazione dell’EIC. Questa è una cosa inventata e destituita di fondamento fattuale e giuridico. La proroga si fa perché lo volete voi. La proroga si fa perché lo decidete voi. Punto e a capo. (speriamo che quel collaboratore del nostro giornale legga questi passaggi dell’intervento di Perifano – ndr).

 “Concludo perché non vi voglio annoiare sul modo con cui si è arrivati a questa proroga. Ora, ci sono volumi enormi sulle caratteristiche della proroga, sulla natura della proroga, sui  requisiti della proroga tecnica.  Però, su un paio di questioni sono tutti d’accordo: è d’accordo la dottrina, è d’accordo la giurisprudenza. Sono proprio due condizioni basiche che devono sussistere sempre. Su questo non c’è disputa, non c’è dibattito. La pensano, allo stesso modo,  i Tribunali, il Consiglio  di Stato, le riviste giuridiche, i dirigenti comunali. Due piccole condizioni: il contratto deve essere ancora in corso, e ci siamo, la gara deve essere già bandita, e su questo non ci siamo. Infatti, dal momento che le prescrizioni dell’ANAC sono recentissime, perché la delibera alla quale faccio riferimento è del 28 luglio 2021, la nuova gara deve essere già stata attivata al momento della proroga. La  seconda questione riguarda l’incompetenza del consiglio comunale. I pareri dei revisori dei conti saranno messi in cornice, nel senso che da questo momento in poi non è che possiamo essere tranquillissimi.  I revisori dei conti, tutto sommato, una cosa precisa l’hanno detta. Hanno precisato che la proroga non comporta una nuova negoziazione con il medesimo soggetto. Il rapporto con l’affidatario della gestione del servizio idrico rimane regolato dall’atto originario. Quindi, non c’è una rinegoziazione, ma  una proroga tecnica alle stesse condizioni del rapporto precedente. Che debba essere il consiglio comunale a deliberare la proroga è uno dei misteri, che si deve aggiungere ai misteri di Fatima. Però,  qua vorrei capire la ragione per la quale il consiglio comunale dovrebbe deliberare la proroga, quando naturalmente siamo di fronte ad un parere dei revisori che dicono che è semplicemente un differimento di un atto gestionale. Ma noi non troviamo la norma. La norma è l’articolo 107 del Testo Unico degli Enti Locali,  che chiarisce quali sono i poteri dei dirigenti.  Peraltro, il consigliere Scarinzi ci invita ad imitare l’esempio del comune di Telese, dove è stata fatta una delibera di indirizzo. A chi? Al dirigente che doveva poi operare  la proroga”.

   “Basta fare una googolata, per essere informati.  Se mi portate un atto di proroga tecnica deliberata da un consiglio comunale, io ne prenderò atto e farò ammenda sulle considerazioni che vi sto  dicendo. Sapete perché poi la cosa non funziona? Perché qua c’è un atto di indirizzo della giunta, del 19 maggio, che ha già fatto un atto di indirizzo. Ma è mai possibile che l’organo di giunta fa l’atto di indirizzo al consiglio comunale per porre in essere un’attività esecutiva? E’ vero  che le vie dell’innovazione del diritto amministrativo sono infinite, però qua siamo veramente al cospetto di una procedura stravagante, nel senso giuridico del termine, una proceduta exstravagante, perché non ancorata a nessuna specifica, perché non si è mai visto che la giunta fa l’atto di indirizzo e, invece di rivolgere l’atto di indirizzo alla struttura esecutiva, rivolge l’atto di indirizzo al Consiglio comunale, il quale viene chiamato, in una condizione di chiara incompetenza, ad emettere un atto deliberativo.   Anche su questo, ho fortissimi dubbi, ma mi chiedo se, ad un certo momento, non sia configurabile, da parte del consiglio comunale, un vero e proprio abuso nei confronti del potere del dirigente, che poteva anche avere qualche cosa da dire e da obbiettare. Invece, in questo modo, il dirigente viene tagliato fuori da qualsiasi tipo di considerazione e discussione”.

“C’è, però, un elemento assolutamente insuperabile, quello che riguarda  la richiesta di rinvio a giudiziosull’inquinamento dei fiumi. Nella richiesta di rinvio a giudizio, c’è scritto che la convenzione, quella che oggi vi apprestate a prorogare, contiene modifiche sostanziali non preventivamente approvate rispetto alla convenzione approvata dal Consiglio comunale con la delibera n.17 del 2018. Vi rendete conto della gravità della questione? La Procura della Repubblica ha accertato che la convenzione che si dovrebbe prorogare è una convenzione il cui contenuto non corrisponde alla convenzione approvata nella delibera del consiglio comunale. (a questo punto Perifano viene interrotto dal consigliere Capuano, una persona che, da La Destra di Storace, è giunto nell’entourage di Mastella, passando per Forza Italia. Non possiamo però riportare l’interruzione perché non se ne capisce il contenuto – ndr). Io sto dicendo che la convenzione della quale viene chiesta la proroga è diversa da quella approvata dal Consiglio comunale nel 2018. Vi confermo, pertanto, il mio voto contrario”.

 Arrampicandosi per gli specchi, il vice sindaco, Francesco De Pierro, ignaro evidentemente del fatto che i fiumi venivano inquinati quando lui, nella qualità di capogruppo del Pd, faceva da comprimario al sindaco, tenta di controbattere le argomentazioni di Perifano, ma il portavoce di Alternativa per Benevento, raccoglie la provocazione. Infatti, replica.

 “Le considerazioni del consigliere De Pierro mi hanno rafforzato nel convincimento del mio voto negativo  perché le cose devono essere chiare: o si segue uno schema legale, in cui ognuno ha la possibilità di controllare l’aderenza di un atto amministrativo allo schema legale, oppure si inventa uno schema legale e quindi si rischia di cadere in contraddizione . Il collega avvocato De Pierro ha sottolineato più volte che non si tratta di una proroga ma di una prosecuzione.  Io però mi chiedo se il collega avvocato De Pierro è lo stesso che ha partecipato alla seduta di giunta  del 19 maggio 2022, perché, nella delibera 101, la giunta municipale non parla di prosecuzione, parla di proroga. La seconda precisazione riguarda il fatto che io non sono entrato proprio nel merito della legittimità dell’affidamento di cui alla delibera del 2018. Perché mi si vuole attribuire un concetto che non ho espresso? Evidentemente, Francesco, eri disattento. Io ho fatto un’altra considerazione. Ho detto: guardate, la Procura delle Repubblica ha contestato che la convenzione, sottoscritta con la Gesesa, ha introdotto delle modifiche rispetto alla delibera del consiglio comunale e allo schema di convenzione approvato dal Consiglio comunale nel maggio 2018. Ho detto questo e non altro, con la differenza che, mentre il Consiglio comunale del 2018 non sapeva che la convenzione sarebbe stata successivamente modificata, il Consiglio comunale del 2021 sa, perché sta scritto nel rinvio a giudizio, che quella convenzione è stata modificata, che le modifiche sono sostanziali e che non sono state mai approvate dal consiglio comunale”. 

Giuseppe Di Gioia

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