Il responsabile tecnico della diga di Campolattaro conferma che, nel fiume Tammaro, fanno defluire pochissima acqua per consentire il riempimento dell’invaso e la presentazione dei grandi progetti finanziati. Intanto il fiume muore, con grave danno per tutto il territorio che attraversa

Dopo le varie proteste del movimento politico “Altra Benevento è possibile” per il disastro ambientale del Tammaro, l’ing. Vincenzo Rosiello, responsabile tecnico della Diga di Campolattaro, ha confermato che pochissima acqua (0,84 mc/secondo), meno dell’1% di quella raccolta nell’invaso (quasi 100 milioni di metri cubi) viene rilasciata nel fiume per consentire con la massima celerità il riempimento dell’invaso e il collaudo. 

Rosiello ritiene che il deflusso di circa 0,84 metri cubi al secondo sia sufficiente per garantire il “minimo vitale” per il fiume considerato che l’Autorità di Bacino nel 2007 aveva stabilito che ne bastavano 0,66. 

Ma quel quantitativo, calcolato 15 anni fa, non si può considerare, neppure secondo le varie leggi che si sono succedute, sufficiente a tenere in vita il fiume, tant’è che i pesci sono morti.

Meraviglia che un noto ingegnere, docente universitario, come Rosiello, firmatario di numerosi progetti che conosciamo, possa nascondersi dietro vecchi calcoli certamente superati, senza considerare la necessità di misurare il quantitativo di acqua che effettivamente arriva nell’alveo del fiume e non solo quella rilasciata dalla Diga. 

Rosiello abita a Benevento e gli basterebbe notare lo stato di secca del Tammaro in città, nonostante l’afflusso di acqua da alcuni affluenti, per rendersi conto del disastro. 

Dobbiamo ricordargli, tra l’altro, che nel 2017 l’allora presidente della Provincia, Claudio Ricci, del PD, ritenne che la delibera della Autorità di Bacino di 10 anni prima, quella citata adesso da Rosiello, fosse oramai superata e chiese ufficialmente ai vertici della società ASEA, che gestisce la Diga, allora del PD, di fornire al fiume 2,14 metri cubi di acqua per garantire la vita dell’ecosistema fluviale.

Adesso, perché il presidente facente funzioni della Provincia e i vertici Asea, tutti mastelliani, non fanno la stessa cosa? Perché rispolverano una vecchia e superata delibera del 2007 per tenere il fiume in secca?E perché le opposizioni non fiatano?

Lo spiega lo stesso Rosiello che ammette, come da noi sostenuto da diversi giorni, che gli attuali amministratori della Provincia hanno deciso di riempire adesso l’invaso, in piena estate siccitosa, per fare il collaudo funzionale necessario a presentare i progetti da 500 milioni di euro e avere in seguito “più acqua invasata per i fini plurimi, anche naturalistici e ambientali”.

Ma intanto il fiume muore adesso !

E’ una decisione sciagurata e assolutamente inaccettabile che nasconde interessi trasversali!  

Noi chiediamo di rinviare il collaudo funzionale della Diga di qualche mese e fornire subito al fiume Tammaro almeno tre volte il deflusso attuale, cioè 2,4 mc/s, che per 30 giorni equivalgono a circa sei milioni di metri cubi, il 6% dell’acqua attualmente raccolta nell’invaso.

Sicuramente non si perderanno i finanziamenti promessi, considerato che eventuali ritardi per le progettazioni si possono facilmente giustificare per l’emergenza siccità, ma intanto si salvano il fiume, le campagne e l’ecosistema.

Che ne pensano gli altri? 

La segreteria provinciale del PD, attraverso una nota del vicario, Fausto Pepe, ha chiesto che il calcolo del “deflusso minimo vitale” considerato dalla Provincia sia rivisto, ma i consiglieri provinciali che fanno? 

Che fanno Perifano, Miceli, Moretti, Megna, Sguera, Piccaluga, Fioretti, De Longis, De Lorenzo e Varricchio, consiglieri di opposizione del Comune di Benevento, considerato che il disastro ambientale riguarda anche questa città? 

Che fa il WWF, destinatario di un finanziamento pubblico di 400 mila euro per riorganizzare l’Oasi sulla Diga, mentre il fiume muore? 

Gabriele Corona,  movimento politico “Altra Benevento è possibile

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