Del Basso De Caro e Cacciano: finanziato dal governo l’utilizzo dell’invaso di Campolattaro, nessuno rivendichi meriti
In polemica con la Regione, che attraverso il vice presidente Bonavitacola, ha dato, nella sua trasferta beneventana,delle indicazioni sull’utilizzo delle acque della diga di Campolattaro, e con il Comune di Benevento, che sullo stesso argomento, parla di sub commissari e di cabine di regia, il deputato dem Umberto Del Basso De Caro, e il segretario provinciale del Pd, Giovanni Cacciano, il quale, essendo dirigente dell’ASEA, conosce meglio di chiunque altro lo stato dell’arte sull’utilizzo di quelle acque, hanno tenuto una conferenza stampa per stabilire alcuni punti fermi sull’impiego dei 500 milioni di euro, stanziati per rendere fruibili, ai fini irrigui, idrici ed energetici, le acque dell’invaso, mai sfruttate da quando è stata realizzata la diga circa 30 anni fa.
La conferenza si è valsa della presenza autorevole di Gennarino Masiello, presidente regionale e vice presidente nazionale della Coldiretti, il quale, ricorderà Umberto Del Basso De Caro, sul tema, in altre occasioni, è già intervenuto in maniera puntuale e precisa. Infatti, al termine dell’intervento di Bonavitacola alla Rocca dei Rettori, Masiello ha duramente attaccato il vice presidente della Regione, per il modo come la Regione intenderebbe irrigare, a valle della diga, i campi della Provincia di Benevento. Ma meno male che di ciò si occuperà non la Regione, bensì il commissario Attilio Toscano, nominato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, con un decreto, nel quale vengono individuate, con apposito elenco allegato, le opere infrastrutturali prioritarie.
L’intervento di Umberto Del Basso De Caro:
“Rispondendo alle domande (prima della conferenza – ndr) di alcuni amici giornalisti, i quali chiedevano come sono messe le cose con il PNRR, io ho espresso la mia personale preoccupazione (spero di essere smentito, naturalmente) perché ho la preoccupazione che l’Italia non riuscirà a spendere, nei tempi che ci sono stati assegnati, gli ingenti fondi del PNRR: 248 miliardi. Penso anche che la vicenda Russia-Ucraina è una vicenda che,come sapete perfettamente, ha grandi riverberi sull’economia globale e forse soprattutto su quella italiana e tedesca. Parlo dell’approvvigionamento energetico, perché Italia e Germaniasono le nazioni più fortemente dipendenti delle altre, per il petrolio e il gas russo. Qualcuno, come ieri ha fatto la Meloni da Milano, propone già una riformulazione dei fondi del PNRR, per effetto dei fatti nuovi intervenuti”.
“Insomma, la questione non è definita. Ora parliamo della diga,che è una delle opere finanziate anche con i fondi del PNRR. A Benevento, le opere finora finanziate con il PNRR sono tre: C’è la diga, c’è la Benevento –Napoli via Cancello e c’è la stazione ferroviaria di Benevento. Poi, naturalmente, ci sono molte richieste. Speriamo che vengano esaudite nella misura possibile. Una breve premessa debbo però fare per una questione che ha una certa valenza: tutti coloro i quali hanno svolto incontri sul tema dell’invaso di Campolattaro, prima del PNRR e anche dopo, hanno ragionato ignorando l’esistenza di un comitato di pietra che è il commissario”.
“Hanno pensato che fosse una cosa da vedere fra amici. Non è così. C’è un commissario di governo, che, badate, è frutto anche di qualche erronea interpretazione del ruolo del Parlamento, perché il 15 Luglio del 2021 le commissioni parlamentari competenti, ottava e nona (Infrastrutture e Trasporti) alle quali io partecipo, diedero un indirizzo parlamentare, quello cioè di chiedere al governo di commissariare l‘invaso di Campolattaro. Per quale ragione? Perché, se qualcuno avesse letto la finanziaria 2018, avrebbe appreso che, nel piano invasi, c’era esattamente l‘invaso di Campolattaro, opera voluta dall’allora ministro Del Rio, del quale io ero collaboratore. Quindi, finanziaria 2018, piano invasi, con una dotazione finanziaria limitata naturalmente,diversa da quella odierna, che è frutto del PNRR, di fondi sviluppo e coesione, di fondi strutturali e di una iniziale manovra di 100 milioni a carico della tariffa, cioè a carico degli utenti, che poi è stata sostituita. Qualcuno disse che il provvedimento del Parlamento era irricevibile, l’espressione era esattamente questa, e che il governo mai avrebbe potuto prendere in considerazione. La dichiarazione è del 19 luglio. I fatti sono andati un po’diversamente. Il parere del Parlamento è stato ritenuto ricevibile,ed, anzi, è stato trasfuso in un atto firmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, nel quale atto io non leggo né di una cabina di regia, né di funzioni vicarie, che però ho letto sui giornali locali”.
“Il decreto, firmato da Draghi, è questo. Non c’è nessun riferimento, né al sub commissario, né alla cabina di regia. C’è un riferimento ad un’attività di controllo parlamentare, perché si dice che il commissario, che è un docente di ingegneria idraulica all’Università di Bologna e che lavora alla struttura tecnica presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ogni 6 mesi deveinviare al Parlamento una relazione per documentare le attività svolte. Quindi, questa puntualizzazione mi pare necessaria, perché d’ora in avanti ciascuno di noi, quando interverrà o comeesponente di partito, o come rappresentante parlamentare, o come rappresentante delle istituzioni, o come rappresentante di associazioni, fortemente rappresentative del territorio, come la Coldiretti o come la Cia, pure presente e che saluto, dovrà parlare sapendo che vi è un commissario, e quindi noi dovremmo parlare con il commissario”.
“E una puntualizzazione che non è stata mai fatta, perché qualcuno pensava che fossero altri i soggetti attuatori. Così non è andata. Il nostro interesse è che l’opera si realizzi, non abbiamo interesse ad altro. L’altro viene dopo, e riguarda la gestione, fra molti anni, quando l‘opera sarà realizzata. Ed è un’opera importantissima, finanziata non per 512 milioni, in quanto il decreto parla di 478 milioni di euro, ed è un opera che è destinata ad incidere profondamente nell’economia del nostro territorio”.
“Quali sono le funzioni? Una funzione irrigua, è stato detto, e su questo naturalmente registriamo gli interventi delle associazione dei coltivatori, i quali pongono domande non banali. Una funzione umana attraverso il potabilizzatore, previsto magari un po’ troppo lontano dalla diga. Perché metterlo a Ponte, con un lungo percorsoche richiede la realizzazione di una galleria? Forse perché l’acqua non viene tutta a Benevento. Magari un po’ di più va a Caserta. Io non sono un tecnico, però è un argomento che affronteremo con il commissario, che invece è un tecnico perché insegna ingegneria idraulica. E poi c’è una terza funzione, che, per la verità, non è prevista nel progetto, ma che è sullo sfondo: l’utilizzazione idroelettrica, posto che, in un antico progetto vi era la previsione di pompe di sollevamento al confine tra Morcone e Pontelandolfoche avrebbero sviluppato una potenza di 400 megawatt, la più grande centrale idroelettrica dell’Italia meridionale superiore perfino a quella di Presenzano, in provincia di Caserta, che è gestita dall’Enel. Quindi qualche cosa di molto importante e di molto significativo”.
“E’ inutile che vi dica che l’ottimo segretario provinciale ha messo a disposizione il decreto del Presidente Draghi, in modo che si legga chiaramente che cosa è scritto nel decreto, che cosa deve fare il commissario o, anche, che cosa non dovrebbe fare. E poi c’è anche l’atto di indirizzo parlamentare, con il quale abbiamo approvato l’opera e la nomina del commissario, perché anche questa rientra nella competenza del Parlamento nazionale, e non di altri enti. Detto questo, io penso che si debba aprire il dibattito e che si debba partire sentendo le associazioni perché, se io leggo che le associazioni sono preoccupate per l’uso irriguo,dobbiamo capire perché lo sono. Le spiegazioni io le ho lette sui giornali, ma è certo che dobbiamo fare un confronto sul tema”.
“Sull’uso umano, dobbiamo capire in quale misura incide larisorsa idrica sulla città e sulla provincia di Benevento. Noi di Benevento prendiamo l’acqua dal Molise. La zona alta è approvvigionata dall’ERIM (Ente Risorse Idriche del Molise), quindi noi siamo dipendenti dalle acque di altre regioni. Se potessimo evitare questa dipendenza, faremmo una cosa buona; per l’altra parte siamo alimentati da Campo Mazzone (e Pezzapiana ndr) con le pompe di sollevamento, che costano naturalmente, perché alimentate da energia elettrica. Poi c’è il problema di capire, quando sarà realizzata l’opera, quale sarà la società o l’ente o l’organismo preposto alla gestione, sapendo che le suscettività sono molteplici. Io penso che ci debbano essere gli enti locali confinanti con la diga, la Provincia che ha enti strumentali, l’ASEA è tale, sapendo che la proprietà dell’infrastruttura è dello Stato: La diga è un ‘opera realizzata dalla Cassa per il Mezzogiorno. All’epoca, furono stanziati più di 300 miliardi di vecchie lire. Poi, quando la cassa fu soppressa, per effetto di quell’intelligentissimo referendum, al quale noi italianidemmo la risposta ancora più intelligente, quella di sopprime la Cassa, per cui non abbiamo avuto più né l’intervento ordinario, né quello straordinario, le competenze sulla diga passarono ad Agensud. Poi, soppressa anche Agensud, passarono in testa al Ministero delle Infrastrutture che ha una direzione dighe. Poi, c’è una direzione regionale che sta a Napoli e che si chiama Direzione regionale dighe”.
“Ma capire chi sarà l’ente o l’organismo che dovrà gestire questa complessa partita è un posterius che viene dopo, rispetto all’opera e alle finalità che noi vorremo poter realizzare sul nostro territorio. E’ un’opera enorme. Noi non avremmo un’altra occasione, grande e importante come questa. Quindi, è bene che non ci sia un atteggiamento di rivendicazione, perché, se vogliamo andare alla rivendicazione, dobbiamo guardare la legge finanziaria del 2018, la legge del piano invasi, e guardare chi ha messo quest’opera nel piano invasi. Ma non è questo il tema. Un‘opera pubblica riguarda tutti, altrimenti sarebbe privata. Quindi, è importante che tutti diano una mano in termini positivi e propositivi, senzaattribuzione di meriti, perché l’elenco sarebbe lungo. Invece, il problema è quello di capire come utilizzare in maniera intelligente questa enorme massa di denaro”.
“Questo è il tema dinanzi a noi. Quindi, penso che nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, noi solleciteremo un incontro con il commissario, un incontro aperto con le associazioni, perché occorre capire bene quali sono i benefici per il territorio, in termini irrigui per l’agricoltura, in termini umani per la nostra popolazione che non è molto grande. Ma Benevento non è particolarmente ricca di acqua. Abbiamo a Bucciano e Solopacadelle vene a differenza di Avellino, che è il primo bacino idrografico d’Europa e che, pertanto, cede l’acqua alla Puglia e alla città di Napoli, mentre noi non abbiamo acqua. Quindi, su questo credo che dobbiamo assumere una iniziativa politica positiva e propositiva, perché le cabine di regia, i sub commissari, per dire “noi ci siamo”, non ci interessano. Noi vogliamo solo che l’opera si faccia e che sia utile al territorio. A me non interessa chila deve fare, interessa che la si faccia e che abbia una grande utilità per il territorio, perché mezzo miliardo di euro è una cifra enorme, come enormi sono le cifre destinate per il raddoppio della Telesina, per il completamento della Fortorina, per la grande capacità ferroviaria NA-BA. Il nostro territorio è una provincia che è al di sotto dei 266 mila abitanti, un territorio di poco più di 2000 km quadrati, quindi ampio, che però è crocevia di questi importantissimi finanziamenti, che noi dobbiamo non solo seguire nella realizzazione delle opere, ma auspicare che diano delle utilità per il territorio. Per fare questo, occorre uno sforzo corale. Una attribuzione unilaterale non serve a niente, serve realizzare le opere. La nostra è una provincia a prevalente vocazione agricola, e quindi bisogna capire qual è il beneficio che verrà all’agricoltura. Non è un aspetto secondario, questo, perché dobbiamo accontentare l’agricoltura, che è l’attività prevalente nella nostra provincia, e gli agricoltori. Passo la parola al segretario provinciale del Partito, che ha da fare, anche lui, più di una comunicazione”.
L’intervento di Giovanni Cacciano:
“Volevo puntualizzare un paio di cose”, ha esordito Giovanni Cacciano. “Il progetto l’avete letto tutti, così come è stato sintetizzato. Come sapete, il progetto finanziava solo la parte potabile. Poi, grazie all’intervento delle associazioni agricole, la Regione ha postato risorse per la componente irrigua di circa 60 milioni di euro. C’è da dire che la componente irrigua, in coerenza con i primi studi della storia della diga di Campolattaro, riguarda il Sannio alifano. E’ prevista una galleria, tecnicamente si chiama un’adduttrice irrigua primaria di 21,5 km che serve il Sannio alifano, costituito da un consorzio di bonifica il quale irriga circa 19mila ettari. Di questi, quattromila sono in provincia di Benevento”.
“Quindi, coerentemente con la storia della diga di Campolattaro, il primo studio è del 1959. La parte irrigua, inizialmente espunta dal progetto, perché dedicato alla sola potabilizzazione, va a irrigare i 19 mila ettari oggi serviti dal consorzio di bonifica Sannio alifano. Il vantaggio del consorzio è che, mentre oggi deve pompare l’acqua per sollevarla, quella della diga di Campolattaroarriverebbe per caduta nei campi, comportando un risparmio di circa 800 mila euro annui”.
“E’ stata fatta una ipotesi di studio sulla possibilità di irrigare altre aree della provincia con le acque della diga. Si tratta di circa 11mila ettari, ma siamo allo stadio di idee, perché questi 11mila ettari sono totalmente privi di infrastrutture e, ad oggi, non vi è alcuna proposta progettuale per infrastrutturare il bacino di 11 mila ettari che sarebbe servibile dalla diga: è la parte di Benevento fino a sotto Paduli che necessita di infrastrutturazione. Il costo stimato per ettaro è di 30.000 euro”.
“Laddove si partisse oggi, per infrastrutturare con i canali, al di sotto dei 250 metri sul livello del mare, sarebbero necessari più di 10 anni, alcuni dicono 15 anni. E questo si sposa con il fatto che,nella fase iniziale, si è immaginato solo la funzione potabile e non si è prestato attenzione alla parte irrigua. Sapete anche che sono previste due mini turbine idroelettriche, una sull’adduttrice irrigua, l’altra sull’adduttrice potabile, la cui funzione è destinata a coprire il fabbisogno del potabilizzatore e delle pompe di sollevamento. Sono circa 10 milioni gli euro appostati sul progetto relativo all’uso idroelettrico. Quindi è bene altra cosa, come diceva Umberto, la centrale idroelettrica che produrrebbe circa 400 megawatt”.
“La seconda cosa, come voi sapete, è che, con la chiusura della Cassa per il Mezzogiorno, la diga finisce nella competenza della provincia di Benevento, la quale, nella seconda metà degli anni 90, si assume l’onore di completare i lavori. L’impianto era completato, ma non poteva iniziare l’opera di invasamento perché il lato sinistro aveva un movimento franoso consistente. C’era, in proposito, uno studio della Ferrocementi, l’impresa costruttrice della diga per un costo di 100 miliardi di vecchie lire”.
“All’epoca, la Provincia, acquisita la competenza dell’opera, si assunse la responsabilità della messa in sicurezza del costone, che costò circa 20 miliardi delle vecchie lire. La Provincia succede alla Casmez anche per la concessione irrigua, e in virtù di quella concessione, l’Ente locale assume tutti gli obblighi nei confronti dell’ufficio nazionale e dell’ufficio regionale dighe per la gestionee la manutenzione ordinaria della diga, nel portarla all’imminente collaudo funzionale, che è quell’attestato che avviene alla fine del processo ultradecennale di invasamento e svasamento della diga”.
“E’ di queste settimane l’autorizzazione per raggiungere la quota massima di 377,25 metri sul livello del mare, quota che consente all’invaso di contenere 113 milioni di metri cubi di acqua. Di questi, 88 sono utilizzabili, in linea teorica, per la potabilizzazione e per l’uso irriguo. Di questi 88 metri cubi, 42 sono destinati allapotabilizzazione, nel periodo giugno–settembre in modo prevalente, mentre è di 46 il potenziale utilizzabile nel periodoirriguo compreso tra maggio e settembre. Questo vuol dire che la diga avrebbe una capacità di rigenerazione di circa 150 milioni di metri cubi: 88 distribuiti all’irriguo e al potabile, più la parte destinata al flusso minimo vitale, che viene immesso a valle nel fiume Tammaro ogni giorno”.
“Il problema politico, che si porrà dopo 20 anni, completate le opere di derivazione, è che ci potrebbe essere il rischio che il territorio, che avuto i costi ambientali relativi all’insediamento dell’opera, per il tramite del maggiore ente, cioè la provincia di Benevento che ha sostenuto i costi economici , di gestione efunzionali, e il collaudo, possa restare estromesso nella cura e nella gestione, nella forma più varia, della diga. Però, il rischio è questo, perché, a maggio scorso, è iniziata la procedura di concessione in sanatoria dell’uso plurimo delle acque della diga di Campolattaro (irriguo, potabile, idroelettrico e industriale), in cui la Regione, che è l’ente concedente la concessione, sta avviando il processo per attribuire a sé medesima le quattro concessioni di cui parlavo”.
“Immagino che a valle di questa procedura, la Regione deciderà quale debba essere l’ente che dovrà gestire la diga. E non è detto debba essere anche il gestore unico del sistema idrico. Sono 2 entità distinte, nel senso che chi vende l’acqua e chi gestisce gli acquedotti possono essere due enti diversi. Le classi dirigenti di questo territorio dovrebbero fare squadra, affinché, dopo 20 anni di costi ambientali e di costi economici per condurre in porto il completamento della diga di Campolattaro, questo territorio non rimanga fuori dalla gestione di questa grande opera, perché è una grande opera ( non a caso sta nell’elenco nazionale delle opere prioritarie del PNRR), nel momento il cui si avvia nel ciclo produttivo e redditivo”.
Tra gli interventi dei partecipanti alla conferenza, è certamente da segnalare quello di Masiello, secondo cui è mancato un apprendimento del problema. A suo dire c’è stata discordanza tra propaganda e situazione reale. Infatti, l’adduttore, per uso irriguo delle acque dell’invaso, che costa 60 milioni, non previsto dal piano, è stato incluso dopo la protesta della Coldiretti. Rispetto poi alla possibilità di irrigare 11 mila ettari, secondo lo studio di fattibilità della Federico II, studio che comprenderebbe anche Bonito in provincia di Avellino, egli si accontenterebbe che fosse irrigabile almeno la metà.
Giuseppe Di Gioia