Montesarchio: intreccio malavitoso sugli appalti e sulla gestione dei rifiuti nel Sannio
Nella mattinata odierna, all’esito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Benevento hanno dato esecuzione ad una misura cautelare interdittiva, di sospensione dell’esercizio dell’attività imprenditoriale per la durata di 12 mesi, nei confronti di un 51enne di Montesarchio, gestore di fatto di Società cooperativa sociale Onlus di Cervinara, impegnata nella raccolta e trasporto dei rifiuti, nei cui confronti è stata ritenuta la gravità indiziaria in ordine ai reati di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente (art. 353 bis c.p.) e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (319 c.p.) in concorso.
Il provvedimento è stato adottato al termine di una complessa e articolata attività d’indagine, nata dalla denuncia di un imprenditore di Cusano Mutri, che ha portato all’emersione di plurime condotte ritenute in contrasto con la normativa vigente in materia di appalti e contratti pubblici.
La ricostruzione puntuale delle singole vicende – su indicazioni documentali logicamente corroborate dalle dichiarazioni rese dai testimoni escussi e narrativamente sostenute dalle intercettazioni delle conversazioni intervenute tra l’interdetto ed i diversi soggetti (collaboratori, familiari o altri imprenditori) che con lui colloquiavano per motivi attinenti ai fatti contestati – ha evidenziato la gravità indiziaria in ordine alla natura corruttiva e collusiva dei rapporti tra l’imprenditore con il responsabile pro-tempore dell’Area Tecnica del Comune di Cusano Mutri e del Comune di Durazzano, pur egli indagato.
In particolare, si acquisiva la gravità indiziaria in ordine alle seguenti circostanze:
a far data dal 2013 e fino al 2019, mediante accordi collusivi con il pubblico agente ed in concorso con quest’ultimo, turbava il procedimento amministrativo diretto a stabilire il contenuto degli atti di affidamento diretto e in proroga al fine di condizionare la modalità di scelta del contraente e favorire la Società cooperativa, legalmente rappresentata dalla cognata ma gestita di fatto dall’indagato, per l’affidamento del servizio di raccolta rifiuti differenziati (carta, cartone, vetro e plastica e fitto cassoni a tenuta) del Comune di Durazzano, per l’importo complessivo di Euro 605.617,91, così eludendo il rispetto di una regolare procedura concorrenziale. Le stesse modalità ritenute illecite venivano adoperate per l’affidamento del servizio di “Raccolta (porta a porta), trasporto rifiuti, conferimento (e relativo pagamento) presso impianti autorizzati e gestione isola ecologica nel territorio del Comune di Cusano Mutri”, dal 04.01.2016 al 08.08.2019, per un importo complessivo di Euro 1.210.821,17.
Dal canto suo, il pubblico ufficiale, omettendo di espletare la procedura di evidenza pubblica, frazionava illegittimamente l’appalto relativo ai predetti servizi e lo affidava direttamente e in modo continuativo in favore della Onlus, mediante proroghe mensili motivate apparentemente dall’indispensabilità di garantire l’espletamento del prosieguo dell’attività di raccolta differenziata dei rifiuti.
Inoltre, il pubblico ufficiale, quale Responsabile dell’Area Tecnica dei citati Comuni, per compiere e per aver compiuto atti contrari ai doveri d’ufficio, consistenti nell’adozione delle determine di proroga dell’affidamento dei servizi di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani nonché per l’accelerazione dei pagamenti dovuti per tali servizi, riceveva dal gestore di fatto della società utilità personali.
Il GIP del Tribunale di Benevento ha ritenuto attuale il pericolo di reiterazione del reato per l’imprenditore tenuto conto che si sono acquisiti gravi indizi in ordine alla sua massima disponibilità verso il p.u. e le esigenze da questi prospettate tanto da essersi in ogni occasione dimostrato disponibile ad assecondarne le richieste in quanto foriere di possibile guadagno.
Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.