Maledetta rivoluzione di Mani Pulite
A 30 anni dall’inizio di quella gigantesca offensiva giudiziaria denominata “Mani Pulite” non possiamo non registrare il fallimento di quella che, dietro il paravento della lotta alla corruzione, non è stata altro che una “straordinaria” operazione politica (per dirla con l’on. Paolo Cirino Pomicino) rivolta ad eliminare i partiti di governo della Prima Repubblica e le sue leadership, scegliendo con precisione quasi chirurgica chi doveva essere immolato sull’altare della corruzione e chi, invece, doveva essere salvato perché i loro capi “potevano non sapere”. L’Italia è ancora più corrotta ( vedi le ripetute denunce della Corte dei Conti) ed è, sicuramente, più piccola dal punto di vista politico, economico, sociale ed istituzionale. Dal punto di vista finanziario il debito pubblico del nostro Paese ha raggiunto livelli inimmaginabili (qualcuno dice insostenibile) e dalla cosiddetta tripla AAA (massima affidabilità finanziaria) che le maggiori società di “rating” internazionale attribuirono al nostro paese quando al governo c’era il presidente Bettino Craxi siamo scivolati in serie BBB: una valutazione che riflette il livello estremamente alto del debito pubblico, l’incertezza della politica economica e i rischi associati alle proiezioni sul debito.
Solamente chi si è messo qualche fetta di prosciutto davanti agli occhi può far finta di non vederlo. Ormai, l’Italia è un paese che sta morendo (sicuramente non a causa del Covid-19). C’è sfiducia nel futuro, i cittadini non vanno più a votare (le ultime elezioni suppletive svoltesi a Roma hanno visto la partecipazione solamente del 12% degli aventi diritto al voto) e non esitano ad espatriare in Paesi lontani. A distanza di 30 anni possiamo dire con certezza che si è trattato di una “falsa rivoluzione” che non ci ha dato né giustizia né verità. Principale bersaglio è stato il Partito Socialista, la sua cultura riformista e, soprattutto, il suo leader Bettino Craxi che si dichiarò indisponibile a sottoporre la Politica alle lobby finanziarie e, forse, per questo motivo ha pagato il prezzo più alto.
Le sue riflessioni sul cattivo europeismo, sui problemi legati alla nascita della moneta unica, sui vincoli di bilancio del trattato di Maastricht, sulla stabilità del Nord Africa, sulla necessità di favorire lo sviluppo dei Paesi più poveri per evitare l’esplodere di tensioni geo-politiche a livello planetario hanno trovato drammatiche conferme nel corso degli anni successivi alla sua scomparsa.
Bettino Craxi credeva molto nella piccola-grande Italia e voleva un’Italia protagonista sulla scena internazionale.
Indimenticabile la determinazione con la quale “costrinse” i grandi della Terra a riammettere il nostro Paese nell’ambito del G7.
Craxi era legato all’Alleanza Atlantica, ma credeva fortemente in un ruolo diretto dell’Italia anche nel dialogo Est-Ovest.
Craxi intuì prima di tanti altri anche la necessità di uno stretto rapporto con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo, e in nome di questa convinzione si oppose agli attacchi americani alla Libia.
Non aveva torto, e gli accadimenti di questi ultimi anni lo hanno dimostrato. Il tempo gli ha dato ragione!
E non posso nascondere che nel scrivere queste righe mi sono passati davanti agli occhi tutte le angherie inflitte a tanti innocenti finiti nel tritacarne di “Mani Pulite”. Alcuni nomi, che coincidono con altrettanti processi, trascinatisi per anni e a carico di personaggi accusati di reati infamanti dai quali sono stati assolti, dovrebbero essere noti a tutti. Vale la pena ricordare quelli di Andreotti, Mannino, Musetto, Tabacci, gli ex ministri Darida, Andò, Mancini, Gaspari, Pomicino, Carmelo Conte, Scotti, il sindaco Tognoli, il sindaco Nello Polese, i deputati Turi Lombardo, Sisinio Zito, Francesco Colucci, Darida, Lega, Matarrese, Mastella; Baruffi, Pujia, Sanza, Ravaglioli, Gamberale, Nobili, e tanti, tantissimi altri. Senza dimenticare il sindaco di Benevento Antonio Pietrantonio, l’ on. Clino Bocchino, vice presidente della Giunta Regionale della Campania e il giovane assessore napoletano Gennaro Salvatore.
Non tutti possono raccontare il calvario patito. Per i deputati Moroni e Mensorio, Binetti, Leccisi, Nicolosi, Sbardella, per il ministro Goria, per il presidente dell’Eni Gabriele Cagliari, per Amoroso, per Franchi, per decine di suicidi il “processo come pena” del quale parlava Carnelutti, è stato troppo lungo.
Il ricordo di tante vittime e di tanto sangue innocente versato sull’altare di quella rivoluzione “del calzino rivoltato” mi ha provocato un vero senso di nausea e viene voglia di gridare: “Maledetta rivoluzione di Mani Pulite”, per dirla con il Presidente Bettino Craxi
Amedeo Ceniccola
Presidente Circolo “B. Craxi” – Benevento