A Palazzo Mosti si scambia l’opposizione incalzante come non accettazione della sconfitta
Gabriele Corona ha ragione quando dice che Mastella per essersi presentato, nelle recenti trasferte romane, come ex parlamentare e come sindaco di Benevento, ha avuto visibilità nel perorare la candidatura di Berlusconi, prima, di Casini, poi, e, infine, di Mattarella, quando forze politiche di rilievo presenti in Parlamento erano già pervenute alla determinazione di riconfermare il Presidente uscente. Infatti, sostiene Corona, se Mastella si fosse presentato come leader di Noi di Centro sarebbe stato ignorato da stampa e televisioni, ad eccezione, forse, aggiungiamo noi, de La 7, presso la quale il sindaco di Benevento, per l’assiduità delle sue presenze, avrà una corsia preferenziale.
In merito alla riflessione di Gabriele Corona, noi, nel nostro precedente “pezzo”, abbiamo rilevato che una visibilità assai minore era stata riservava, da stampa e televisioni, a Giovanni Toti, il presidente della Liguria che ha fondato CAMBIAMO, la formazione politica accreditata sull’1% dai sondaggi, a differenza di NOI DI CENTRO, non ancora presente, e speriamo non lo sia mai, nei sondaggi.
Ha ragione Enrico Borghi, il commissario della federazione del Pd di Benevento quando dice, a proposito della cabina di regia prevista da Mastella sul destino dell’invaso di Campolattaro divenuto invece “oggetto di commissariamento da parte del Governo Nazionale”, che le possibilità che l’uso dell’invaso “si realizzi con le modalità indicate (da Mastella –ndr) sono quasi alla pari della nascita del grande centro”.
Anche L’Espresso ha snobbato il grande Centro
Un Centro che, per nascere, ha bisogno di finanziamenti, sostengono Mastella, Casini, Renzi e Toti, ai quali L’Espresso attualmente in edicola ha dato risalto in un articolo di Antonio Fraschilla. Mastella dice, nel virgolettato riportato dal giornalista: “Oggi possiamo finalmente guardare avanti, a un grande centro moderato e liberale che prenda l’eredità di un’area che non è più occupata da Forza Italia”.
Ma Berlusconi “sembra tornato”, scrive Fraschilla, “il caimano pronto ad azzannare chi lo dà per finito: lui è ancora della partita e con le sue leve finanziarie e imprenditoriali può creare problemi a tutti”. Coloro che avevano finanziato Scelta Civica sono rimasti delusi dopo la scomparsa della formazione creata da Mario Monti, per cui starebbero attenti a mettere un euro su un nuovo partito o movimento, anche se qualcuno di loro, dice un lobbista, ha già investito qualcosa su Calenda. Però, “non è un caso che il primo a dire no a qualsiasi federazione di centro”, scrive sempre Fraschilla, “che non abbia lui medesimo (l’ex ministro dello Sviluppo Economico – ndr) come faro e protagonista, sia stato proprio Calenda”, il quale dice: “La parola centro mi fa schifo”. Però, il solito lobbista, di casa tra Montecitorio e Palazzo Madama, precisa: “Certo, se Renzi, Toti e Mastella vanno avanti davvero, alla fine chi perderà peso, e finanziatori, sarà proprio lui, Calenda”.Ma vi immaginate un Mastella alleato di Calenda, dopo che due avversari di Mastella, il consigliere comunale Vincenzo Sguera, eletto in “Civici e Riformisti”, e Alfredo Nazzaro, hanno occupato, in sede provinciale, le caselle vuote di segretario e presidente di Azione, la formazione di Calenda? Dal momento che i rapporti tra Mastella e Calenda sarebbero tutt’altro che buoni, ci sarebbe da escludere una alleanza tra di loro. Poi, in politica, soprattutto in un’epoca dominata da trasformismi, non bisogna mai dire mai.
La chiusura ingiustificata, per quattro anni e mezzo, del parcheggio di Porta Rufina
Per dare una dimensione del rapporto tra Vincenzo Sguera e il sindaco, bisogna ricordare che l’esponente di “Civici e Riformisti” aveva chiesto l’apertura del parcheggio di Porta Rufina, la struttura che, voluta dall’amministrazione D’Alessandro, della quale facevano parte (lo diremo fino alla noia) l’attuale assessore ai Lavori Pubblici, Mario Pasquariello, e il presidente del Consiglio comunale della precedente consiliatura, Luigi De Minico, non più rieletto ma organico a Mastella, ha portato al fallimento dell’AMTS.
Rispetto alla richiesta di Sguera, l’assessore Luigi Ambrosone, un fedelissimo di Mastella, ebbe a dire che tale parcheggio era nelle mani dell’ATI (associazione temporanea di imprese), ancora creditrice del Comune per averlo realizzato con un contratto di appalto, intervenuto, per volontà del sindaco aennino, D’Alessandro, in sostituzione del contratto di project financing. Il 7 febbraio, però, l’avv. Vincenzo Sguera diffonde una nota in cui sottolinea l’inerzia dell’amministrazione rispetto all’apertura del parcheggio in questione. Sguera, infatti, riporta un passaggio della pec inviata al Comune da un legale dell’ATI: “Rammento che fin dal 30 agosto 2017 ho notificato al Comune un atto di significazione e costituzione in mora, rappresentando che il contratto doveva ritenersi risolto a causa del fallimento dell’AMTS. Il “risveglio” dell’amministrazione dopo oltre 4 anni di silenzio non servirà certo ad eludere le sue responsabilità. Preciso che il parcheggio era detenuto dall’AMTS e che le mie clienti non si sono opposte e non si opporranno alla riconsegna, che evidentemente il Comune non ha mai richiesto, e che può essere effettuata solo dalla Curatela”.
Ma, in merito, l’11 febbraio, è intervenuta anche Alternativa per Benevento, con la seguente nota: “Bravo Mastella! Viva Mastella! Il sindaco annuncia che il parcheggio di Porta Rufina torna proprietà Comunale e non possiamo che accogliere con gioia questa notizia. E non pecca di falsa modestia il primo cittadino nel rivendicare un risultato giunto dopo sue “sollecitazioni costanti”. Certo, qualcuno pure potrebbe fargli notare che sono trascorsi ‘appena’ quattro anni da quando i legali dell’Ati Porta Rufina comunicavano a palazzo Mosti di ritenere risolto il contratto. Così come sarebbe superfluo sottolineare la coincidenza temporale che vede l’avvocatura municipale muoversi soltanto il 25 gennaio del 2022 (e non 2021 come ‘distrattamente’ ed erroneamente riportato nella missiva), ovvero subito dopo la sollecitazione – magari non costante ma certo recepita- giunta da qualche consigliere di opposizione (preso pure a ‘male parole’). Ma perché rovinare questo momento di giubilo del sindaco? Per sottolineare che c’è stato bisogno di una sveglia per porre fine a un lungo riposo? Assolutamente no, va bene così. Accontentiamoci di un meglio tardi che mai”.Ritornando al problema del finanziamento del cosiddetto grande Centro, va chiarito che Mastella non vuole un partito che insegua le leggi elettorali. Lui vuole “ben altro”. Ma senza soldi?, domanda il giornalista. Lui, presa in mano la sua rubrica economica, risponde: “Glielo dico con chiarezza, ne ho parlato con Diego Della Valle e suo fratello Andrea e anche con Montezemolo, d’altronde siamo amici da una vita, abbiamo rapporti personali di vecchia data ed è chiaro che con loro ho discusso di questo nostro tentativo di dare stabilità politica e rappresentanza a tanti moderati che non si riconoscono più in Forza Italia, men che meno in una Lega che fa da federatore dei moderati”.Rispetto, poi, al brevissimo intervento di Borghi, che esclude l’esistenza di subcommissari e di cabine di regia, previsti da un sindaco la cui “immaginazione non conosce limiti”, non poteva mancare l’intervento del segretario provinciale di Noi di Centro, Carmine Agostinelli, sul Mattino, il giornale che ha dato ampio spazio a quello che Paolo Bocchino chiama scontro.
Il segretario di Noi di Centro, Carmine Agostinelli, pretende di bacchettare Enrico Borghi
Il sindaco di S.Bartolomeo in Galdo, Agostinelli appunto, a proposito del modo, ricordato da Borghi, come Mastella abbia tentato, senza successo, di “promuovere il governo Conte ter, di eleggere Berlusconi e Casini al Quirinale”, ha osservato, con una ironia del tutto fuori luogo, propria però di chi ostenta il peso di una investitura, che anche il Pd nazionale ha sostenuto il Conte ter. Ma il Pd, attore importante del Parlamento, partiva da premesse diverse da quelle che azionavano l’attivismo di Mastella, interessato, a nostro avviso, ad impedire lo scioglimento delle Camere, per consentire alla moglie di conservare la poltrona di senatrice fino al termine della Legislatura.Secondo Agostinelli, il Pd locale, che avrebbe influenzato Borghi nell’esprimere certi giudizi, si deve misurare quando parla del nuovo partito di Mastella. Infatti, nello sfidare Borghi “nel maggioritario a Benevento”, Agostinelli sostiene, ripetendo la tiritera di Mastella, che “il Pd non vincerà mai senza i voti del centro”. A parte il fatto che, celebrato il congresso provinciale del Pd in questo mese di febbraio, Borghi tornerà ad occuparsi soltanto della branca di lavoro affidatagli da Enrico Letta nella Direzione centrale del Partito e dei problemi della sua Valle dell’Ossola, non è dato sapere a quale maggioritario si riferisce Agostinelli. Se si riferisce alla elezione del presidente della Provincia, dopo l’allontanamento di Di Maria, un uomo di Mastella, da tale carica per decisione della Magistratura, quella è una competizione equivalente alla scelta di testa o croce, in un territorio, quello Sannita, dove è presente il fenomeno del mastellismo, fenomeno sconosciuto, per fortuna, nel resto del Paese, e dove la partita è ancora tutta da giocare. Se, poi, si riferisce al rinnovo delle amministrazioni in un certo numero di comuni della provincia, Agostinelli saprà benissimo che, in questo tipo di elezioni, la disputa è affidata a liste civiche locali, che comprendono di tutto e di più. Non può riferirsi alle elezioni politiche, di qui a un anno, poiché Mastella, in tale occasione, se non si sarà costituito il grande Centro, che peraltro unisce quelle debolezze elettorali, avrà il problema di individuare la forza politica cui “vendere” i propri voti per garantire la presenza, in una delle due Camere, di un esponente della sua famiglia, anche perché non si sa ancora se si voterà con il Rosatellum o con un sistema tutto proporzionale.
Mastella, nei sondaggi, conta meno di Gianluigi Paragone
In quella circostanza, bisognerà poi vedere in che considerazione sarà tenuto NOI DI CENTRO, dal momento che, mentre il partito di Mastella non è presente noi sondaggi, è attenzionato invece da un 2% di cittadini, stante i sondaggi, Italexit per l’Italia, la formazione fondata dal senatore Gianluigi Paragone, nel tentativo, riuscito in piccola parte, di raccogliere un certo scontento dei cittadini verso L’Europa e verso l’euro, uno scontento che non considera i vantaggi scaturenti dall’essere europei, non ultimo il vantaggio di che ha messo il governo nella condizione di predisporre il PNRR, uno scontento soggetto anche a strumentalizzazione da parte di politici in cerca di visibilità, come Francesco Formato, la fondatrice di Eurexit, che, nel sostenere l’uscita dell’Italia dall’Europa, attraverso le sue asfissianti presenze in tutti i canali televisivi nazionali, è stata eletta europarlamentare nelle liste de La lega. Tuttavia, il fuoriuscito dal M5S, pur contando di un certo seguito captato dai sondaggisti, a differenza di Mastella, è stato ignorato da stampa e televisioni, nei giorni in cui il Parlamento ha votato per eleggere il Presidente della Repubblica.Ma Agostinelli, che come dicevano ostenta il peso di una certa carica, assegnatagli da Mastella e non da un congresso, nelle settimane scorse ha ripreso un argomento, abbandonato da Mastella and company un mese dopo il ballottaggio, quello secondo cui le opposizioni, nella misura in cui incalzano la maggioranza su varie questioni, non avrebbero smaltito ancora la sconfitta elettorale. “E nun se vonn sta”, scrive infatti Agostinelli nel rendere l’idea di quella che, secondo lui, sarebbe una non rassegnazione delle opposizioni.Egregio signor Agostinelli, le opposizioni hanno capito che, nel ballottaggio, Mastella ha superato di 787 voti il 50% dei suoi consensi, molto poco rispetto a ciò che lui ha posto in essere nei lunghi mesi di campagna elettorale.
Come e perché Mastella è stato rieletto sindaco
Tra l’apertura di cantieri elettorali; inaugurazioni di opere non progettate dalla sua amministrazione; infinite strette di mano nei rioni delle città; concessione gratuita di superfici, durante la pandemia, a gestori di ristoranti, pizzerie, bar e pub, arrivando a sacrificare, in qualche caso, la circolazione veicolare e il transito pedonale, nonché il parcheggio di auto in una città dove sono molti insufficienti gli spazi di sosta, e dove, per tale insufficienza, i Vigili Urbani avrebbero raggiunto il record di sanzioni, guardandosi però bene, per non danneggiare la popolarità del sindaco, dal sanzionare coloro che, privi di mascherina, danno vita ad assembramenti davanti a qualche esercizio, il cui gestore ha ritenuto definitiva la concessione di suolo, stante il modo come egli ha attrezzato lo spazio assegnatogli; il favorire le assunzioni di personale negli esercizi che si sono aperti durante il primo mandato del sindaco; il dire, nei pubblici comizi, che il Papa combatte la massoneria, dal momento che Luigi Diego Perifano, competitore del sindaco, sarebbe (stato) iscritto ad una Loggia massonica, senza però dire che un componente la sua precedente amministrazione sarebbe iscritto alla stessa loggia, stante una denuncia di Gabriele Corona in campagna elettorale, e senza dire che il Papa combatte, in eguale misura, la camorra, considerato che l’ex partito di Mastella, l’Udeur, ha eletto, nel 2005, nel Consiglio regionale, il casalese Nicola Ferraro, condannato poi per concorso esterno in associazione camorristica; la militarizzazione di tutti i centri di potere controllati da Mastella; l’appoggio di chi a Napoli dirige il Pd in Campania e di chi, in nome del Pd, governa la Regione; la scelta, determinante per la rielezione di Mastella, fatta da Giuseppe Conte nel non far presentare la lista del M5S, già schierato con la coalizione di Perifano; e altre iniziative che ci sfuggono, Mastella ha avuto un notevole apporto, non previsto da lui, almeno si pensa, ma più determinante rispetto a tutti gli altri apporti, quello, non programmato, della Giustizia, che ha notificato a Carmine Valentino, il segretario provinciale del Pd, 8 giorni prima delle elezioni del 3 e 4 ottobre 2021, restrizioni cautelari presso il proprio domicilio, durate una diecina di giorni, per un tentata concussione, tutta da dimostrare e senza dazione di denaro, rispetto ad una richiesta della Procura, relativa a tali restrizioni, risalente al 20 novembre 2020; mentre, per lo scandalo delle mazzette alla Provincia sono stati invece notificati, 51 giorni dopo le elezioni, 8 misure restrittive della libertà, rispetto ad una chiusura delle indagini risalente al mese di febbraio 2021. Se la notifica di tali misure fosse avvenuta prima delle elezioni, l’ex presidente Di Maria, destinatario anche lui di una misura restrittiva della libertà, non avrebbe potuto presentare la lista in sostegno di Mastella, lista che ha conseguito 1.682 voti, a parte poi i riflessi negativi che tale scandalo avrebbe determinato sulla candidatura di Mastella.Evidentemente, il signor Agostinelli avrebbe voluto che i gruppi di minoranza , per dimostrare il contrario di “e nun se vonn sta”, avessero dato vita a una opposizione del tipo di quella svolta, in nome del Pd, nella precedente consiliatura, da Raffaele Del Vecchio, Cosimo Lepore e Francesco De Pierro, attuale vice sindaco di Mastella, del quale è divenuto un mastino, stanti le sue dichiarazioni al vetriolo nei confronti delle opposizioni e, quindi, anche del suo ex partito, nell’impedire che sia delegata al Consiglio comunale la individuazione dei piani finanziabili dal PNRR.
Dà fastidio al responsabile provinciale di Fratelli d’Italia il modo come Rosetta De Stasio incalza la maggioranza mastelliana
Che Mastella abbia vinto, signor Agostinelli, non significa che le opposizioni non debbano svolgere il loro ruolo nel modo come lo stanno ponendo in essere. In tal senso, desta qualche sospetto il modo come Domenico Matera, sindaco di Bucciano e coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia, abbia accusato Rosetta De Stasio di essersi accodata alla sinistra nel portare avanti l’opposizione quale consigliera del centro destra. Niente di più falso. L’avv. Rosetta De Stasio ha fatto causa comune col resto dell’opposizione quando si è trattato di accusare il sindaco di aver confezionato, con il concorso dei dirigenti dell’ACER (ex IACP), il 28 settembre, 5 giorni prima delle elezioni, una transazione preliminare all’acquisto degli alloggi, già pagati, da parte dei cittadini di via Saragat, una transazione rivelatasi poi quello che noi abbiamo definito il pacco di Forcella, venduto da Mastella a quei cittadini per carpirne il voto. E sta facendo, sempre Rosetta De Stasio, causa comune con le opposizioni nel richiedere che sia delegato il Consiglio a valutare i piani finanziabili dal PNRR. Per il resto, a noi risulta che sta portando avanti iniziative separate, anche se, in qualche caso, convergenti con quelle degli altri gruppi di opposizione.Ma Rosetta De Stasio, che non ha bisogno della nostra difesa, nel replicare a Matera che non si sentirebbe rappresentato da lei, ha detto: “A me interessa rappresentare i cittadini che mi hanno votato. Sono stata eletta in quota alla lista civica “Prima Benevento” e non a FdI. Non credo di avere bisogno di costruirmi una identità politica, considerato che parla la mia storia”, quale militante dell’ex MSI. “La rappresentatività” ha dichiarato ancora De Stasio, “è frutto della fiducia della gente e non può essere sconfessata da alcuno. Soprattutto da chi (Matera – ndr) probabilmente avrebbe dovuto dimettersi da responsabile provinciale, considerato che, dopo anni di ‘latitanza’, è riuscito a raggiungere il minimo storico alle comunali con una lista da 22 candidati”.
Escludiamo che Matera sia stato la longa manus di Mastella nell’attaccare la De Stasio, ma che dirigenti di settore, fedeli del sindaco, si lascino andare in giudizi politici nello scrivere, per conto di assessori, risposte a interrogazioni di consiglieri, sembrerebbe un dato di fatto, se è vero che Angelo Moretti, capogruppo di Civico 22, ha dovuto lamentarsi nei confronti del dirigente che avrebbe scritto la nota, peraltro sbagliata, con cui l’assessore Coppola ha risposto alla interrogazione del predetto consigliere, relativa alla condizione in cui vivono la famiglie da oltre 10 anni nella scuola Ponticelli.
Gabriele Corona sfida il neo segretario comunale di Benevento
Infatti, il neo segretario comunale, subentrato a Maria Carmela Cotugno, ritenuta non affidabile da Mastella, rendendosi funzionale al sindaco, ha presentato in Procura un esposto nei confronti di dipendenti dell’ente, considerati responsabili di aver veicolato all’esterno documenti riservati. Sarebbe stata diffusa la richiesta della necessaria documentazione, fatta dalle ispettrici ministeriali al Comune, per svolgere il loro lavoro sulla gestione finanziaria dell’amministrazione Mastella.
Noi, che abbiamo pubblicato integralmente quella richiesta, riteniamo che i cittadini abbiano il diritto di conoscere su che cosa verte effettivamente l’ispezione, rispetto alla dichiarazioni rassicuranti dell’assessore alle Finanze, Maria Carmela Serluca, e dell’amministrazione tutta.Anche Gabriele Corona la pensa come noi, quando scrive: “Il segretario generale del Comune di Benevento, Ente Pubblico, invece di dedicarsi alla caccia alle streghe per tentare di capire chi tra i 37 soggetti che conoscevano la richiesta delle due ispettrici ha passato il documento ad Altra Benevento, potrebbe fornire alla Procura della Repubblica ben altre delicate notizie. Ad esempio, potrebbe consegnare i documenti relativi all’uso dell’auto del Comune. Potrebbe spiegare come mai per andare a pranzo in una località turistica l’auto di rappresentanza ha percorso il doppio dei chilometri necessari per andata e ritorno”.
Gabriele Corona, secondo cui la richiesta delle ispettrici “non contiene affatto notizia riservate o coperte da segreto”, da quando è in pensione può solo subire querele rispetto alle sue denunce, ma non più provvedimenti disciplinari, di quelli posti in essere, nei suoi confronti, da dirigenti della macchina comunale al fine di intimidirlo. Gabriele Corona ha impugnato tali provvedimenti, a giudicare da una sentenza che ha ritenuto arbitrario il primo di essi. Ed ha chiesto anche che debbono rispondere i predetti dirigenti, e non le casse comunali, nel pagare spese e risarcimenti. Noi siamo d’accordo con lui.
Giuseppe Di Gioia