Mastella, il voltagabbana per convenienza, non trova il tempo per occuparsi dei problemi della città di cui è sindaco

“Il funambolismo mastelliano sta raggiungendo vette impensabili. La  filosofia del viandante si materializza nei più arditi e repentini zig-zag, capovolgimenti di fronte, spostamenti da sinistra a destra con biglietto di solo andata, o anche -non si sa mai- di andata e ritorno. E così, mentre in Regione Campania l’immarcescibile Mastella continua a godere dei benefici e dei favori del Presidente De Luca, ecco che per il Quirinale diventa uno dei corifei della candidatura Berlusconi, e alle provinciali di Napoli si appresta, secondo anticipazioni giornalistiche fresche di giornata, addirittura a sostenere Catello Maresca, già candidato sindaco delle destre contro Gaetano Manfredi. Siamo dunque alla esaltazione del “centrismo” come lasciapassare per voltare la gabbana secondo convenienza. Chissà che ne pensano quegli ostinati e sprovveduti ex dirigenti del Pd sannita i quali, innalzando il vessillo della “lotta alle destre”, hanno fatto da cornice alle ultime performance elettorali del Nostro. E chissà se fra quirinalizie e provinciali, organizzazione dell’ennesimo partitino e comparsate televisive, il Sindaco troverà il tempo di occuparsi dei problemi della Città”.
L’ufficio di presidenza di Città Aperta, alias Luigi Diego Perifano, portavoce di Alternativa per Benevento in Consiglio comunale, ha diffuso questa nota per dare un’altra rappresentazione, semmai ce ne fosse ancora bisogno, di come Mastella utilizzi la carica di sindaco per fondare un partito all’anno, per continuare, più freneticamente, a ricorrere il potere, con operazioni che lo caratterizzano come uno dei politici più trasformisti della storia repubblicana. Un comportamento, questo, che lo continua a distrarre rispetto alla necessità di occuparsi dei problemi della città.
Per l’individuazione di opere finanziabili dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ha costituito una Cabina di Regia, composta da tecnici. Il ricorso a questo ingegno di abilità politica, finalizzato ad avere un apporto collegiale di idee, lo mette anche nella condizione di non doversi spremere le meningi più di tanto per trovare lui delle soluzioni da proporre alla discussione del Consiglio comunale. 

La nota del capogruppo del Pd, Floriana Fioretti
Non a caso, la capogruppo del Pd, Floriana Fioretti, convinta che la individuazione delle opere finanziabili dal PNRR rientri anche in precise scelte politiche, ha sollecitato, in una nota di cui di seguito pubblichiamo il testo integrale, la necessità di pervenire  “subito a un confronto in aula”, poiché  “non si può delegare tutto ai tecnici”.
“Già all’indomani dell’istituzione della Cabina di Regia, si ricorderà”, afferma Fioretti, “pur plaudendo all’iniziativa, ricordavamo all’amministrazione che spetta alla politica il compito di definire la strategia di intervento per il Pnrr. Trascorsi quasi due mesi, però, si rafforza il timore che si voglia delegare tutto alle strutture tecniche, svilendo ruolo e funzione dell’istituzione democraticamente eletta dai cittadini.    Occorre alimentare occasioni di confronto in Consiglio Comunale, per contribuire – in termini di idee e proposte – ai processi decisionali dinanzi al più importante piano di investimenti degli ultimi cinquant’anni”.“Il Pnrr”, – sottolinea Floriana Fioretti, “non è un’occasione come le altre, è la nostra ultima opportunità per dare vita a un progetto concreto di crescita e sviluppo del territorio, in termini economici, occupazionali ed infrastrutturali. Occorre una risposta all’altezza della sfida. Per questo rilanciamo l’invito a riconoscere al Consiglio Comunale quella centralità politica e amministrativa già sancita dalla legge e a coinvolgere,  oltre che l’Università,  anche le forze imprenditoriali e sindacali, così come gli ordini professionali e le associazioni di categoria nel percorso di elaborazione di un masterplan, quale documento strategico utile a restituire un’idea di futuro per la Città”.Le inadempienze di Mastella hanno richiamato l’attenzione anche del dem Raffaele De Longis, consigliere comunale e provinciale di Benevento, a proposito del riscontro, da parte dell’ARPAC,  di agenti inquinanti (azoto ammoniacale, tensioattivi,  escherichia coli, condizione  ecotossicologica, tasso di ossigeno, solidi sospesi), presenti nei fiumi Calore e  Sabato, ma anche in altri corsi d’acqua, alcuni dei quali si riversano nell’invaso di Campolattaro, destinato a soddisfare le esigenze idro-potabili dei cittadini a valle dell’invaso medesimo, quindi anche e soprattutto dei cittadini di  Benevento. L’inquinamento è determinato dal cattivo funzionamento, in provincia di Benevento, di 11 depuratori su 19, gestiti dalla Gesesa, la SpA di cui è azionista di maggioranza il gruppo Acea di Roma.E’ risultato inquinante anche il depuratore rionale di Ponte delle Tavole, dalle analisi che, effettuate dall’ARPAC il 18 maggio 2021 (prima delle elezioni) sui predetti corsi d’acqua, sono state rese note nei giorni scorsi dall’agenzia regionale per la protezione ambientale. Ma, già nel maggio 2020, la Procura della Repubblica di Benevento aveva posto sotto sequestro 12 depuratori, facendo pervenire l’avviso di garanzia a 33 persone tra politici, titolari di laboratori di analisi e dirigenti sia della Gesesa che dell’Acea. Il numero di indagati si è poi ridotto a 24 quando la predetta Procura, il 29 novembre 2021, ha posto sotto sequestro 78 milioni di euro della Gesesa, dissequestrati poi dal Riesame.All’atto del sequestro dei 12 impianti di depurazione, il Procuratore Aldo Policastro ebbe a dichiarare che l’inquinamento era stato determinato da una condotta finalizzata soltanto a tutelare “gli interessi privatistici di carattere economico dell’azienda e discapito del bene comune rappresentato dalla necessità di evitare che reflui inquinanti non conformi a leggi finissero nei corsi idrici, risorse vitali per il nostro paese  e oggetto dell’affidamento a GeSeSa da parte dei comuni per la depurazione delle acque”.All’epoca fu chiesto al sindaco di dimissionare l’assessore, di fresca nomina, Maria Carmela Mignone,  poiché moglie di Piero Porcaro, uno degli indagati, titolare del laboratorio Tecnobios. Mastella respinse la richiesta, sostenendo che la signora Mignone, esclusa dalle indagini, non andava dimissionata. I fatti poi si sono incaricati di dimostrare che l’assessore in questione, eletta in seconda battuta, al Consiglio comunale di Benevento nelle elezione del 3 e 4 ottobre scorso, è socia con il marito in diverse società. E, come premio, non potendo avere una carica assessoriale poiché è subentrata ad Ambrosone, un fedelissimo di Mastella rinominato assessore alle Attività Produttive, ha avuto, dal sindaco, la delega ai rapporti con Invitalia.

La denuncia di Raffaele De Longis, consigliere comunale e provinciale del Pd
Più che mai opportuna è stata, quindi, la denuncia di Raffaele De Longis diffusa attraverso una nota di cui pubblichiamo il testo integrale.
“Negli ultimi giorni gli organi di stampa”, afferma De Longis, “hanno dato ampio risalto al report annuale dell’Arpac sulla depurazione delle acque nel Sannio. Dall’indagine emerge che oltre la metà degli impianti di depurazione presenti in provincia di Benevento non è in regola con i parametri del decreto 152/2006 (testo unico sull’ambiente). Insomma, negli ultimi anni nulla è cambiato. E ciò al netto delle tante iniziative condotte dalla magistratura e nonostante la crescente attenzione dell’opinione pubblica sulle vicende ambientali”.
“Venendo al merito del report, da sottolineare il fatto che i campioni d’acqua prelevati a valle del depuratore situato nel territorio del Comune di Benevento (località Ponte delle Tavole), dal torrente San Nicola che è affluente del Calore, sono risultati in data 18/5/2021 gravemente inquinanti: è infatti emersa una concentrazione abnorme di tensioattivi (sostanze impiegate nei detersivi-detergenti), un dato decisamente superiore a quello consentito dalla legge”.
“Considerando anche il concorso di altri sversamenti irregolari, il livello di inquinamento si ripercuote ovviamente sulla condizione dell’intero fiume Calore. E ciò appare tanto più grave tenuto conto che da oltre un anno gli impianti di depurazione in precedenza gestiti dalla Gesesa sono affidati a commissari ad acta designati dalla magistratura nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’emissione di misure a carico di ex amministratori e tecnici dell’azienda”.
“Non può non preoccupare, dunque, il quadro descritto dalla relazione Arpac. Ne consegue una considerazione ovvia: la realtà stride con la propaganda. Vale la pena ricordare, in tal senso, che nel corso degli ultimi sei anni più e più volte il sindaco Mastella ha annunciato svolte imminenti arrivando persino – in campagna elettorale – a rivendicare l’avvenuta risoluzione del problema. Con tutta evidenza così non è stato”.

La replica del Mastella
Il sindaco sarebbe rimasto  esterrefatto da questa denuncia. Sostiene, infatti, che egli  sta ponendo rimedio rispetto all’inerzia di precedenti amministratori. Ma chi è disposto ad ammettere che, se la città non fosse stata amministrata da lui negli ultimi 6 anni, un altro sindaco non avrebbe realizzato il depuratore, dal momento che, fatto il lavoro preliminare, bisognava solo costruire l’impianto? Mastella, sul Mattino del 18 gennaio, ha ancora evocato il recupero, con una sua telefonata in avvio del suo primo mandato, di “un finanziamento di 9 milioni  che era stato perso” dal suo predecessore, una circostanza, quella del recupero, che Fausto Pepe ha sempre smentito, aggiungendo che Mastella, avendo dichiarato il dissesto, non avrebbe potuto integrare quel finanziamento.Ma Pepe ha detto anche che Mastella, avendo accumulato ritardi sulla realizzazione del depuratore, si è fatta commissariare la procedura. Mastella, invece, avoca a sé il merito  di aver ottenuto  dal ministro  Costa, il finanziamento di 20 milioni, in aggiunta ai 9 di cui già dispone. Ma chi può smentire, anche a questo proposito, che un altro sindaco, al posto suo, non avrebbe avuto lo stesso finanziamento dal ministro dell’Ambiente, in tempi magari più celeri, ed avrebbe già realizzato il depuratore, dal momento che, non interessato a rilanciare la propria persona sul piano politico, si sarebbe dedicato a tempo pieno rispetto alla soluzione dei problemi della città?Sta di fatto che Mastella ha promesso la messa in funzione del depuratore di 18 mesi in 18 mesi. Sono passati già 4 mesi esatti dall’ultima promessa. Resta poco più di un anno per vedere in attività il depuratore nei pressi dell’ex stazione di Vitulano. Intanto, la Gesesa carica, nelle salate fatture destinate agli utenti, anche i costi per la depurazione delle acque reflue, sotto la voce “fognatura”.  

La controreplica di Raffaele De Longis
Non si discosta di molto dalla nostra riflessione la nota con cui Raffaele De Longis ha inteso rispondere  alla replica del sindaco, nota della quale pubblichiamo il testo integrale.
“In risposta alla replica del Sindaco Mastella alla nota riguardante la totale inefficienza delle procedure di depurazione delle acque messa in evidenza dai controlli eseguiti dall’ARPAC nel 2021”, afferma De Longis, “non possiamo esimerci dal far presente che, se lui si dice esterrefatto per le nostre affermazioni, noi non possiamo che dirci divertiti ed addirittura ammaliati dalla sua dialettica”.“Infatti lo schema narrativo adoperato dal Sindaco quando deve occuparsi di problemi controversi è sempre il medesimo: innanzitutto fa presente che le inadempienze e responsabilità relative al problema su cui si sta dibattendo sono addirittura  “ataviche” (dal dizionario Treccani: che risalgono agli avi, ai progenitori), poi ci informa di aver ottenuto per risolvere il problema, strappandoli ad enti governativi per definizione ostili, fondi copiosissimi (sempre plurimilionari, in questo caso addirittura decine e decine  di milioni, “superiori a 30”).  Infine il Sindaco ci informa che ha già provveduto ad avviare a soluzione la problematica in questione, in questo caso “siamo in fase di progettazione esecutiva””.“Come dicevamo la favola che ci viene ogni volta raccontata ricalca uno schema fisso. Le responsabilità sono di altri, per lo più di chi lo ha preceduto. Dimentica che quella attuale è la sua seconda consiliatura: non sono evidentemente bastati 5 anni per venire a capo di così spinosa questione che, con tutta probabilità, sarà lasciata in eredità ai nostri figli e nipoti. Ha già avviato a soluzione qualunque problema se addirittura non lo ha già in larga parte risolto anche se forze ostili si intestardiscono a non riconoscergli i suoi straordinari meriti”.“Evidentemente ritiene che la cittadinanza tutta sia composta di bambini creduloni ed ingenui cui poter propinare sempre la stessa narrazione fiabesca con solo le poche varianti del caso. Ha ragione lui: c’è da rimanere esterrefatti”.  

Agostinelli, segretario provinciale di Noi di Centro, tenta di bacchettare Luigi Diego Perifano

Chi invece si è premurato di rispondere alla  nota di Luigi Diego Perifano è stato il sindaco di S.Bartolomeo in Galdo, Carmine Agostinelli,   novello segretario provinciale di Noi di Centro, il nuovo partito di Mastella, fondato nel Teatro Brancaccio di Roma.Agostinelli, vestendo anche lui la bisaccia di Edipo, dice che “se Perifano avesse avuto un minimo di fiuto politico avrebbe quantomeno calcato la scena politica regionale  e non sarebbe andato incontro alla seconda sconfitta da candidato sindaco”; ma, a parte il fatto che Perifano, a differenza del sindaco di Benevento, non è un trasformista che fa scelta per convenienza personale, Agostinelli non dice che il suo capo politico, ampollosamente ertosi a segretario nazione di Noi di Centro, nel 1996, quando vigeva il Mattarellum, nel collegio uninominale di Sant’Agata dei Goti, venne sconfitto dal magistrato Michele Abbate, candidato nella coalizione dell’Ulivo in quota al Partito Popolare Italiano, una sconfitta che, sempre il suo capo, subì anche nel 2001, nello stesso collegio, quale candidato, questa volta, della coalizione dell’Ulivo,  ad opera di Antonio Barbieri, candidato della Casa delle Libertà.Agostinelli, poi, pensando di parlare a degli stolti, dice anche che quella di Noi di Centro “è una linea politica certa, seria, responsabile”. Infatti, come giustamente osserva Perifano nella nota con cui abbiamo aperto questo “pezzo”,  Mastella, presentata la formazione di Noi Campani, ormai soppiantata da Noi di Centro, in sostegno della ricandidatura di Vincenzo De Luca alla guida della Regione Campania, continua ad avere favori dal rieletto De Luca, mentre, per le provinciali di Napoli, si appresta a sostenere  Catello Maresca, già candidato delle destre contro Gaetano Manfredi, eletto sindaco di Napoli nelle elezioni del 3 e 4 ottobre scorso, con il sostegno anche di una lista civica nella quale è stato eletto qualche mastelliano al Consiglio comunale.Rispetto al modo come Mastella volta la gabbana per convenienza, Perifano  avrebbe potuto evitare  di dire: “Chissà che ne pensano quegli ostinati e sprovveduti ex dirigenti del Pd sannita i quali, innalzando il vessillo della “lotta alle destre”, hanno fatto da cornice alle ultime performance elettorali del Nostro”. A nostro avviso, infatti, costoro, prima zingarettiani, si sono proclamati deluchiani, in applicazione di quel famoso modello De Luca che non ha trovato riscontro in nessuno dei quattro capoluoghi campani chiamati al voto, soltanto perché essi avevano bisogno di trovare una copertura politica per perseguire posizionamenti personali nel sostenere la rielezione di  Mastella. 

Urge una presa di posizione da parte di coloro che, in sede regionale, hanno sostenuto, nel Pd, la rielezione di Mastella a sindaco
Semmai, dovrebbero dire qualcosa i mastelliani che, a Napoli, dirigono e rappresentano il Partito Democratico nella regione, i quali hanno dato una copertura politica agli “sprovveduti ex dirigenti del Pd”. E’ necessario che i predetti mastelliani di Napoli prendano posizione, anche rispetto al modo come Mastella a “L’aria che tira” del 14 gennaio ha perorato la elezione di Berlusconi a Capo dello Stato, quello Stato che si è costituito parte civile contro di lui nel processo in corso sulla vicenda delle olgettine. Ma anche se  quell’intervento di Mastella appartiene ormai alla storia, dal momento che, mentre  scriviamo, Berlusconi è stato già scaricato da Salvini, il fine del sindaco di Benevento, a nostro avviso,  era quello di tentare un avvicinamento al capo di Forza Italia, in quanto appare assai improbabile che la moglie di Mastella, la signora Sandra,  se non deciderà di riprendere a produrre panettoni con le sue mani, possa essere rieletta senatrice o deputata nelle liste di Noi di Centro.Riteniamo, però, che i colonnelli di Berlusconi (De Girolamo docet) non debbano essere disposti, sull’altare dell’avvicinamento tentato da Mastella verso il capo di Forza Italia, a minimizzare il tradimento posto in essere dal sindaco di Benevento e dalla moglie, nominata senatrice nel 2018 da Berlusconi,  quando nelle regionali 2020 decisero di schierarsi con De Luca.

Mastella, a L’aria che tira, ha perorato la candidatura di Berlusconi a Capo dello Stato
Ma sentiamo cosa ha detto Mastella, in quella trasmissione de La7, in polemica con Stefano Bonaccini, il presidente della Regione Emilia Romagna.
Mastella, espresso il cordoglio per la morte di David Sassoli, ha esordito: “Qua è cambiato tutto, non mi  meraviglio più di nulla. Poi, Berlusconi ha meravigliato se stesso e anche gli altri, per le cose che ha fatto. Io guardo  le cose con molto distacco. Dico che tutti gli ultimi presidenti, tranne Cossiga e Ciampi, sono stati eletti in un momento divisivo. C’è stata la elezione di un presidente che era un leader di partito. Quindi, non è vero che i leader di partiti non vengono eletti. Fu  Saragat che, alla ventunesima votazione,  venne  eletto ed era segretario dei socialdemocratici, un partito anche piccolo  e modesto a differenza di altri. Ed è anche vero che, nella storia democristiana, i  cavalli di razza, come Fanfani e Moro, non sono mai diventati presidenti della Repubblica, ma questo ci sta.  Nessuno immaginava che arrivasse  Mattarella, che è stato uno splendido Presidente, ma eletto nel momento divisivo, quando la sinistra  aveva la maggioranza assoluta. Stavolta si parte da un dato, quello secondo cui la sinistra non ha, tra i grandi elettori,  la maggioranza assoluta, ed è questo il motivo per cui non propone un candidato.
Merlino, la conduttrice della trasmissione: “la novità è quella, sono d’accordo con lei”.
Mastella: “Questo è il ragionamento, dopo di che nessuno può negare a Berlusconi di tentare di provare, con la sua maggioranza e con quelli che eventualmente potrebbero, secondo lui, votarlo”. 
Merlino a Mastella:  “Ma è compatta la maggioranza? sono tutti dalla stessa parte davvero? o ci sono molti giochi sotto traccia?”.
Mastella: “Stavolta non ci sono solo i franchi tiratori. Nessun partito controlla la maggioranza dei suoi politici. Poi, sulla scena c’è un gruppone, non costituito più da franchi tiratori, ma da liberi tiratori, usciti dai rispettivi partiti. Quindi non più influenzabili. E per quale motivo non dovrebbero votare chi vogliono?”. Bonaccini, rispondendo a una domanda di Merlino, secondo cui Enrico Letta non riuscirebbe a governare tutti i parlamentari del Pd, ha affermato: “Non lo so. Sinceramente, mi sto occupando di altro, e mi  pare non si stia dando un grande spettacolo al Paese. Io non ho nulla contro Berlusconi, ma dico solo che chiunque sa che è un candidato divisivo, il  che non toglie nulla ad altri ragionamenti che io non mi permetto di fare. Dico solo  che quella di Berlusconi è una candidatura molto divisiva nel Paese. E, siccome abbiamo detto che stiamo in un momento storico particolare per l’Italia,  questo è un momento nel quale servirebbe, dopo un settennato, direi eccellente, di Mattarella, servirebbe una figura non divisiva, proprio per quello che l’Italia si appresta ad affrontare: la pandemia e la ripresa economica”.
Merlino: “Quindi, lei auspica un Mattarella bis? Sarebbe il massimo”.

Stefano Bonaccini

Bonaccini “Ma guardi, siccome io l’altra volta, appena diventato presidente,  mi trovai a votarlo, e  l’ho votato convintamente, posso dire, a proposito di patrioti: se non è stato patriota lui, non so chi lo potrebbe essere nella maniera migliore. Dopo di che, io sto alle parole di Mattarella. Se non è Mattarella, io sono tra quelli che, egoisticamente, da presidente di Regione, auspicherebbe un Draghi presidente del Consiglio,  per i tanti impegni che l‘Italia deve affrontare, dalla pandemia  alla ripresa economica. Ma le dico anche che, se ci fosse una grande convergenza su Draghi, per la sua autorevolezza, sarebbe un ottimo Presidente della Repubblica”.
Merlino. “Benissimo ha espresso la sua opinione in maniera chiara”. 
Mastella, in risposta a Bonaccini, ha detto: “La cosa vera qual è? Lo dice uno che ha votato 5 presidenti della Repubblica. La sinistra (quella categoria politica cui Mastella è alleato nel governo della Campania – ndr) adesso è in minoranza. Mattarella ha detto di no. Volete una mia provocazione? Allora, scegliete Letta Gianni (che per molti anni è stato uno stretto collaboratore di Berlusconi –ndr), e si chiude la partita. Ma se invece volete il vostro, questa volta  non c’è uno della sinistra, questa volta non c’è, e te lo dice uno che ha votato Napolitano, che era divisivo”.
Bonaccini: “Non ho detto che ci vuole  un nome del Pd, ho detto che ci vuole una figura non divisiva, e Berlusconi è una figura talmente divisiva anche nel centro destra”.
Mastella: “Quello ci prova”. 
Giuseppe Di Gioia

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