Le indagini sulla Provincia: i due pesi e le due misure della giustizia penale
8 GIORNI PRIMA DELLE ELEZIONI COMUNALI DI BENEVENTO VENGONO ESEGUITI NEI CONFRONTI DI VALENTINO GLI ARRESTI AI DOMICILIARI RICHIESTI DALLA PROCURA 10 MESI PRIMA; 50 GIORNI DOPO LE STESSE ELEZIONI VENGONO ESEGUITI GLI ARRESTI AI DOMICILIARI DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA, ANTONIO DI MARIA, E DI ALTRE 7 PERSONE, RISPETTO AD UNA INCHIESTA CHE SI SAREBBE CONCLUSA NEL FEBBRAIO 2021
La mattina del 24 novembre, in esecuzione di una ordinanza del Gip, Loredana Camerlengo, sono stati eseguiti 8 arresti ai domiciliari a carico del Presidente della Provincia Antonio Di Maria; del dirigente dell’ufficio tecnico dell’ente, nonché sindaco di Buonalbergo, Michelantonio Panarese; di Angelo Carmine Giordano, di Solopaca, altro dirigente dell’ufficio tecnico; di Mario Del Mese, di Salerno; di Giuseppe Della Pietra, di Nola; di Nicola Laudato, di Campolattaro; di Raffaele Pezzella, di Casal di Principe; di Antonello Scocca, di Benevento. Sono stati invece raggiunti da misure interdittive finalizzate al divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione: Pietro Antonio Barone, di Circello; Carlo Camilleri, di Benevento; Nicola Camilleri, di Benevento; Gaetano Ciccarelli, di Napoli; Franco Coluccio, di Buonalbergo; Antonio Fiengo, di Ercolano; Antonino Iannotti, di S. Lorenzo Maggiore; Sabino Petrella, di Sant’Angelo a Cupolo; Gianvincenzo Petriella, di Circello; Antonio Sateriale, di S. Giorgio del Sannio.
Subito dopo, alle ore 11, presso il Comando dei Carabinieri, Il Procuratore della Repubblica, Aldo Policastro, il Comandante dei Carabinieri, Germano Passafiume, e il tenente colonnello, Alfredo Zerella, comandante del nucleo investigativo, hanno tenuto una conferenza stampa.
Il Procuratore Policastro ha esordito: “Per quanto ci riguarda, nel procedimento e nelle indagini, la parte politica a cui noi facciamo riferimento è quella della Provincia, non ci sono altri, e il sindaco di Buonalbergo, ma il sindaco di Buonalbergo partecipa con doppio ruolo. Per noi, dal punto di vista investigativo , il sindaco di Buonalbergo è essenzialmente un autorevole e forte tecnico, e qui (nella vicenda – ndr) i tecnici svolgono un ruolo fondamentale”.
“Per un lungo periodo, nella Provincia gli appalti venivano turbati e vi era una corruzione, ma comunque gli appalti erano di pertinenza della parte tecnica. La politica se ne stava fuori. Noi abbiamo fotografato il momento in cui la parte politica richiede di partecipare, per cui c’è un conflitto, abbastanza acceso tra queste due categorie. Volevo aggiungere un’altra cosa: mi sembra che vada sottolineato un altro aspetto, perché mi sembra necessario fare chiarezza, su un altro punto”.
“Noi abbiamo potuto registrare ed accertare che non sempre sostanzialmente l’impresa che effettivamente vinceva era quella originariamente indicata, ma sostanzialmente si chiedeva talora ad un’altra impresa di presentarsi”.
“La ricostruzione è stata complessa proprio perché c’erano una serie di operazioni astute e particolarmente scaltre, onde evitare collegamenti, onde poter evitare di ricondurre quell’impresa a Caio, a Tizio e a Sempronio”.
“Poi è evidente che ci sono una serie di aspetti all’interno dell’indagine, che non sono tradotti in imputazione e che non potevano addursi a capi d’imputazione, ma che fanno capire che quello che era il sistema. Quando un tecnico dice che un’impresa è la cassaforte di un politico, per noi è un dato che significa dare una continuità al rapporto insano tra imprese e rappresentante amministrativo o politico dell’ Ente locale”.
“L’altro aspetto che volevo segnalare è dato dal forte ruolo dei tecnici e dei professionisti. Noi abbiamo sempre i professionisti in prima fila nel tessere le tele. Erano i tecnici che tiravano le file di tutto questo, tanto che da parte del funzionario tecnico, il sindaco di Buonalbergo, c’è la scelta di dar vita ad una vera e propria società per poter accedere, per svolgere l’attività, con tecnici professionali, alcuni professionisti esterni”.
“Undici appalti sono quelli che ci hanno ricondotto o alla corruzione o alla turbativa d’asta. Le somme oggetto di misura cautelare reali, quelle cioè che noi pensiamo siano state accertate e realmente pagate arriviamo sui 100.000 euro, quelle pagate, non quelle promesse”.
L’intervento del comandante Germano Passafiume
Successivamente, è intervenuto il comandante, Germano Passafiume: “Si conclude oggi un’attività complessa e articolata, attesa la delicatezza del settore, un’attività supportata da indagini di natura tecnica, che ci ha consentito di svelare un articolato, complesso e collaudato sistema corruttivo, che ha avuto, come protagonisti, alti funzionari, esponenti delle amministrazioni locali, tecnici ed imprenditori della provincia di Benevento e della provincia di Caserta. I protagonisti di questo sistema ricorrevano ad accordi finalizzati alla spartizione di appalti pubblici con imprese compiacenti. Da sottolineare poi alcune circostanze che configurano il modo come ci sia stata una vera pressione della parte politica, nel voler imporre queste dinamiche ormai collaudate del sistema. Voglio, qui, ringraziare i due funzionari della Provincia che, con coraggio, hanno denunciato questi tentativi di corruzione, e questo a dimostrazione che presso i nostri enti pubblici, per fortuna, esistono ancora persone che hanno a cuore la gestione della cosa pubblica in favore dei cittadini. Per noi, questi sono soggetti necessari per disvelare queste dinamiche illecite che altrimenti non sarebbero rintracciabili. Ho concluso. Lascio la parola al tenente Zerella”.
L’intervento del tenente Alfredo Zerella
Il mio intervento“, ha affermato Zerella, “riguarda tutta la complessa attività di indagine, che è stata svolta nell’ambito di questo procedimento penale . E’ chiaro che un mio ringraziamento va già al personale investigativo, il quale si è impegnato veramente tantissimo in quest’attività, attività che è durata tantissimo e che è partita nel febbraio del 2019, a seguito della denuncia di una funzionaria della Provincia di Benevento, che, sostanzialmente, presentandosi in caserma, qui da noi, denunciava di essere rimasta vittima di un tentativo di corruzione: all’ interno di una cartellina che gli era stata passata dal suo superiore, responsabile di una commissione, aveva rinvenuto la somma di 1.000 euro. La signora viene in caserma e denuncia il tentativo di corruzione posto in essere nei suoi confronti. Da lì parte l’indagine, indagine che è durata veramente tanto. Basti pensare che abbiamo registrato qualcosa come 408.000 eventi tra registrazioni telefoniche, ambientali, servizi di osservazione, che sono stati condotti anche al di fuori della provincia. Ma soprattutto abbiano svolto le verifiche bancarie, che ci hanno permesso di accertare questo pagamento delle tangenti, attraverso sistemi che adesso vi descriverò”.
“L‘indagine è risultata, fin da subito, molto complessa, complessa perché era necessario per gli operatori capire i meccanismi che erano alla base degli affidamenti degli incarichi, delle procedure di gare, meccanismi, questi, collaudati per gli indagati, ma molto tecnici per chi mastica qualcosa in fatto di polizia giudiziaria tutti i giorni. Quindi, ci siamo dovuti calare in questo ruolo del tecnico, per capire qual erano le falle del sistema. Ma la cosa più significativa, man mano che noi individuavamo i vari soggetti coinvolti nella vicenda, nell’intero procedimento penale, è che si moltiplicavano anche gli schemi formali che nascondevano il pagamento delle tangenti, nel senso che il pagamento della corruzione avveniva o attraverso il pagamento di denaro contante, o, in altri casi, attraverso il pagamento di fatture per operazioni inesistenti, o attraverso l‘affidamento dei lavori all’impresa che era stata individuata, o attraverso le promesse di denaro”.
“Lascia perplessi, soprattutto gli operatori che hanno svolto queste indagini, me e soprattutto il dott. Saturnino”, ha proseguito il tenente Zerella, “il fatto che spesso i privati corruttori erano assolutamente consapevoli delle regole, tra virgolette, del gioco. Sono significative, infatti, le intercettazioni in cui un privato corruttore, ossia l ‘imprenditore o professionista che ha ricevuto l’incarico di progettazione che dice “bhe il 10% non si nega a nessuno ma 20% è esagerato. Cosi non riusciamo più ad andare avanti“. Queste erano le parole che venivano utilizzate nelle conversazioni, alle quali seguiva la preparazione del plico contenente i soldi che dovevano essere consegnati. Questo è il sistema che veniva utilizzato, sistema che in un caso abbiamo accertato: il 10% in contanti, rispetto al valore dell’appalto, e l’altro 10% attraverso il pagamento di fatture a imprese compiacenti per operazioni inesistenti”. “Quindi, sostanzialmente, si creava uno schema che era questo: pubblico ufficiale, intermediario e privato corruttore. Molto spesso, il rapporto era tra l’intermediario e il privato corruttore. Nel caso della corruzione riguardante la quota relativa alle fatture delle operazioni inesistenti, loro utilizzavano delle società che io definisco di schermatura, che in qualche modo non potevano fare collegare gli indagati agli intermediari. Quindi, si trattava di un meccanismo studiato spesso a tavolino. Ma un altro aspetto importante del sistema era rappresentato dal fatto che spesso i ruoli attivi all’interno della dinamica delittuosa cambiavano: se nell’appalto di Caserta, quello relativo alla progettazione dei monti del Matese, noi abbiamo la figura dell’intermediario e del privato corruttore, che sono i progettisti beneventani, nella parte opposta, e quindi nell’affidamento dei lavori, nel caso del Comune di Buonalbergo, quello che era prima intermediario diventava privato corruttore, cioè c’era anche questo scambio di favori alle imprese”.
“Quello che accade soprattutto in questo appalto, tramite questi personaggi, è che uno della provincia di Caserta riesce a fare affidare ai tecnici beneventani questa progettazione dei monti del Matese. In seguito, per quanto riguarda l’appalto gestito dal Comune di Buonalbergo, il sindaco, che è anche funzionario dell’ente Provincia di Benevento, aggiudicherà un appalto, relativo alla struttura di via Cappella, per un importo di 2 milioni e 52 mila euro ad un impresa collegata all’intermediario coinvolto nell’altro appalto. Ma la cosa più particolare, che è sintomo di uno scenario inquietante, è che molto spesso, nel tavolo della trattativa, si sedevano pubblico ufficiale, intermediario e l’impresa che era stata già individuata quale vincitrice, ancor prima della pubblicazione della gara di appalto. E’ chiaro che questo avveniva in alcuni studi tecnici che abbiamo individuato nel tempo. Qui, gli indagati adottavano molte cautele, nel senso che, quando si incontravano, poi decidevano di uscire uno alla volta. In una circostanza verifichiamo addirittura che in un appalto, quello relativo alla discarica di Cerreto nel Comune di Buonalbergo, dell’importo di un milione e100mila euro, viene chiesta la corresponsione di 20.000 euro all’imprenditore beneventano, sei mesi prima della pubblicazione della gara. L’imprenditore beneventano capisce e ovviamente rimane perplesso ma poi praticamente fa capire che ne dovrà parlare con i soci, ovvero con i fratelli. Ma è una situazione in cui è necessario investire prima. Queste sono le parole utilizzate. Noi intercettiamo i momenti in cui avvengono le consegne, nel senso che vengono portati questi plichi all’interno dello studio, plichi che poi passano di mano”.
“Ci sono altre figure importanti. Una di queste è quella di Mario Del Mese. Durante le attività, emerge come figura che, sfruttando le conoscenze nell’ambito dell’ente Regione Campania, riesce a far pervenire, sia alla Provincia di Benevento che al Comune di Buonalbergo, dei finanziamenti pubblici. Uno riguarda i lavori di miglioramento della SP 45, per un importo di 3 milioni di euro, dove il Comune di Buonalbergo è indicato dalla Provincia come Comune capofila, e quindi il finanziamento viene gestito dal Comune di Buonalbergo. L’altro finanziamento riguarda il secondo lotto della SP 45, che invece viene gestito direttamente dalla Provincia. In questo caso, per quanto riguarda l’affidamento che viene fatto dal Comune di Buonalbergo, subentra un ulteriore passaggio: Il comune di Buonalbergo, come molti comuni italiani si affida, come centrale di committenza, all’Asmel, una società in house che gestisce un po’ gli appalti di molti comuni italiani. Quindi, questo affidamento è chiaro che avviene attraverso funzionari dell’Asmel. Noi non abbiamo intercettato, ad onore del vero, i contatti con cui l’amministratore riusciva a incidere sui membri della commissione dell’Asmel. Certo è che quello che veniva pianificato, poi veniva realizzato. Nel caso di Del Mese, in alternativa alla riscossione di una percentuale, si decide che questo appalto di 3 milioni di euro, riguardante i lavori di miglioramenti della SP 45, venga assegnato a una impresa napoletana. Quindi, in questo famoso tavolo delle trattative, ancora prima dell’aggiudicazione, si decide addirittura chi deve essere la ditta subappaltatrice e addirittura dove dovranno essere prelevati i materiali edili”.
“L’altro capitolo importante è quello che riguarda il presidente della Provincia. Noi abbiamo monitorato complessivamente qualcosa come 23 appalti, di cui 9 in particolare sono quelli gestiti dalla Provincia che riguardano gli istituti scolastici, una delle tematiche delle quali la Provincia ha possibilità di gestione. Bene, è stata raggiunta una gravità indiziaria per uno di questi (appalti – ndr), e riguarda l’istituto “Livatino” di Circello, dell’ importo di 998.000 euro. L’attività nasce in questo modo: questo funzionario della Provincia, nonché sindaco di Buonalbergo, viene sostanzialmente chiamato dal presidente della Provincia. Nel corso dell’incontro, il presidente della Provincia fornisce indicazioni su quale deve essere la ditta che fornirà il nome della ditta che deve vincere. uindi, c’è un passaggio molto complesso, per cui è un’indagine molto particolare. Il funzionario della Provincia, nonché sindaco, si presenta dal presidente Di Maria, dopo di che ne parla con il gruppo di tecnici che erano inseriti in questo contesto, facendo chiaramente percepire che egli deve dare un’adeguata copertura tecnica a questi propositi del presidente. E in questo modo si attivano”.
“Effettivamente”, ha chiarito il tenente Zerella, “poi l’appalto verrà aggiudicato, come accertato attraverso le intercettazioni ambientali, alla ditta che era stata individuata da una società di Circello. Quindi, viene fatto questo affidamento. C’è un passaggio molto importante, c’è uno spartiacque cronologico molto importante: a un certo punto dell’indagine, si capisce chiaramente il disappunto del presidente della Provincia nell’aver appreso che su 9 procedure di gara riguardanti le scuole, 7 erano appannaggio della parte tecnica e 2 solo erano appannaggio della politica. Quindi, lui è al punto di minacciare di bloccare tutte le procedure, al fine di cercare il giusto punto di equilibrio, nella gestione illecita di queste procedure”.
“Ma non è solo questo”, ha proseguito Zerella. “Noi abbiamo ulteriori elementi che riguardano la gestione dell’assegnazione di due gare, inerenti ai torrenti Capuano e Rapello di Guardia Sanframondi. Sostanzialmente, in questo episodio, viene fornito al presidente Di Maria un foglietto, contenente l’indicazione dei nomi dei membri della commissione. E questi membri della commissione dovranno poi nominare i due tecnici per questa gara, cosa che accadrà regolarmente”.
“A Di Maria viene poi contestata una tentata induzione indebita nei confronti dell’ex segretario generale della Provincia (Franco Nardone – ndr), il quale si presenta in Procura e denuncia di aver ricevuto delle pressioni da parte del presidente per avviare una procedura di gara comparativa per l’incarico di dirigente tecnico della Provincia, cosa che poi avverrà con la nomina dell’ingegnere Giordano. Sostanzialmente, viene indicata una rosa di 5 nominativi, senza pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. E’ una procedura che il segretario non accetta, per cui verrà esautorato, come ben sapete, su questa vicenda. L’episodio che invece è contestato al dirigente Giordano riguarda un tentativo di concussione in ordine a due diverse gare di appalto: una della SP 45, che è la Montefalcone- Valfortore, dove sostanzialmente bisognava nominare il direttore tecnico, una figura presente all’interno della Provincia e quindi in grado di poter accettare questo incarico. Infatti, tale figura, presente all’interno dell’Ente, aveva regolarmente dichiarato di accettare l’incarico”.
“In qualche modo, Giordano fa pressioni affinché questo incarico della direzione dei lavori venga affidato esternamente, per fare un favore a qualcun altro. L’altro episodio, riconducibile sempre al dirigente del settore tecnico, riguarda la frana dell’ex complesso alberghiero “la Roccia delle Rose”, finanziato nella misura di 365.000 euro. Il dirigente segnalava, con un foglietto manoscritto, a un dipendente dell’ente preposto alla gara, la lista delle 5 ditte che dovevano essere indicate, ditte che erano state ovviamente da lui prescelte. Sostanzialmente, il dirigente minacciava questo funzionario, dicendo che avrebbe, in qualche modo, informato la Corte dei Conti, se questa procedura non fosse stata avviata in tempi estremamente rapidi”.
“Volevo aggiungere”, ha concluso Zerella, “che tutto ciò è stato possibile grazie al coraggio con cui quella funzionaria della Provincia ha denunciato quanto avveniva nell’Ente”.
A margine di questa vicenda, una riflessione si impone. Come mai gli arresti ai domiciliari dell’ex sindaco di Sant’Agata dei Goti, Carmine Valentino (rimesso in libertà dal Riesame già da diverse settimane), richiesti dalla Procura il 20 novembre 2020, sono stati disposti il 25 settembre 2021, otto giorni prima delle elezioni comunali di Benevento, mentre gli arresti ai domiciliari del Presidente della Provincia, Antonio Di Maria, e di altre 7 persone sono stati eseguiti il 24 novembre scorso, 50 giorni dopo le predette elezioni, rispetto ad una inchiesta che, iniziata nel febbraio 2019, sarebbe stata conclusa nel febbraio 2021? Di fronte a questo interrogativo, non si può sostenere che non si possono osservare i tempi delle elezioni, perché le elezioni, nelle sue diverse espressioni, al massimo ricorrono una volta all’anno
Siamo certi che se questi 8 arresti fossero stati eseguiti prima delle predette elezioni, Mastella non avrebbe avuto quei 787 voti che lo hanno collocato al di sopra del 50%, nonostante in suo sostegno ci siano stati Forza Italia e dei rinnegati, e nonostante Giuseppe Conte non abbia fatto presentare la lista del M5S, già schierato con Alternativa per Benevento, guidata da Luigi Diego Perifano. Ma, soprattutto, Di Maria non avrebbe presentato, schierata con Mastella, la lista “Insieme per Benevento”, che, capeggiata da Renato Parente, un figlioccio di Mastella, ha raccolto 1.682 voti, pari al 4,88%, esprimendo, con il beneficio del premio di maggioranza, due seggi.
Rispetto a questa vicenda, vi è stata una nota di Mastella, che “prova a buttare in caciara” la questione degli arresti, come ha giustamente rilevato il gruppo del Partito Democratico alla Provincia, in una pronta nota di risposta, della quale, insieme a quella di Mastella, e a quella di Noi Campani, che invoca garantismo, parleremo in altro “pezzo”.
Giuseppe Di Gioia