Liguri Apuani nel Sannio, ieri ed oggi
Anche in questi tempi difficili di emergenza non solo sanitaria, possono realizzarsi momenti di riattivazione di relazioni profonde tra comunità distanti centinaia di chilometri, legate, però, da tradizioni e storie millenarie e attraversate da dinamiche culturali condivise.
Sabato, 25 settembre, dopo 800 Km. percorsi in bicicletta, un ligure apuano, della Lunigiana, solido e coraggioso, Marco Leoncini, raggiunge Sepino (Altilia), atteso da circa trenta ciclisti, scortato fino a “Macchia dei Liguri Apuani” nel territorio di Circello, accolto tra gioiosi applausi. Ed è Festa! Della memoria, dell’amicizia e della convivialità, per celebrare l’antica vicenda drammatica e dolorosissima della “Deportazione” dei 47.000 Liguri apuani condotti nel 181-180 a. C. nel Sannio ed anche per ricordare l’incontro del 1980-81, quando vengono finalmente risvegliati nella coscienza popolare e nella cultura storiografica i segni e i significati di quello straordinario “evento fondatore” di Civiltà nei territori dell’Alto Tammaro e del Fortore, fino a Pietraroia e a Cusano Mutri da una parte e fino a Pesco Sannita dall’altra.
Nella interazione passato-presente-futuro delle Comunità coinvolte, si ricompone un percorso che, dall’iniziale narrazione di Tito Livio, in epoca augustea, ci raggiunge attraverso la ricerca di John Patterson, giovanissimo ricercatore dell’Università di Cambridge, pubblicata in italiano e inglese dall’Amministrazione comunale di Circello nel 1988 per la Festa degli Emigrati. In quel periodo si attiva, ad opera del Sovrintendente W. Johannowsky, la ricerca archeologica a Macchia, sede di servizio e di coordinamento dei Liguri e centro istituzionale e religioso, probabilmente, sia dei Liguri Bebiani che dei Corneliani, fino a metà del secolo IX, quando l’irruzione saracena ne devasta la consistenza urbana e ne riduce per sempre il ruolo che aveva svolto dal secondo secolo prima di Cristo.
Un potente sentimento di cittadinanza condivisa – due destini in parallelo − e di reciproca appartenenza spirituale (e perfino genetica) sembra muovere, quaranta anni fa, l’animo dei promotori dell’ “impresa di gemellaggio”, tra questi: Augusto Cesare Ambrosi e Bruno Antonucci in Versilia e Carlo Tartaglia Polcini e Mario De Agostini nel Sannio. A questi il prof. Lorenzo Marcuccetti dedica l’ultima sua opera “Liguri Apuani nel Sannio”, sintesi essenziale delle fonti storiografiche e delle questioni ancora aperte nella complessità dello studio. Marcuccetti, che a quattordici anni si accompagnò alla prestigiosa Delegazione della Versilia nel 1981, è il volto e l’anima di questa esperienza cognitiva, affettiva e relazionale tra le due polarità territoriali, storiche ed umane che, pur distanti, si attraggono per una sorta di passione viscerale che le ricompone in una osmosi continua di ricerca e di dialogo. Affidata all’umiltà e, credo, all’esclusività della ricerca, il suo impegno di studioso è divenuto testimonianza militante di animazione civile e di rinvigorimento del tessuto vivo di memoria e di intelligenza da proporre nelle scuole alle nuove generazioni.
Marcuccetti, nella premessa al suo lavoro, pone come finalità della conoscenza del passato la “Catarsi”, la “consapevolezza degli strati più profondi del sé”, “come se occorresse una qualche forma di contatto con gli spiriti degli antenati”.
Certamente nella nostra genealogia c’è la presenza di tutte le generazioni; nel nostro DNA genetico, biologico e spirituale, vive l’intera “Famiglia umana” con tutta la storia dell’amore e del dolore, del compiersi del bene e del male, del rivelarsi del vero e della menzogna, della luce e delle tenebre.
Ma la “Catarsi” si avvera se “il percorso del ricordo”, l’anamnesi, porta alla luce quanto ci precede nella nostra vita e in quella degli altri ed è testimonianza di verità, riscoperta di sé, immedesimazione, approfondimento e purificazione della relazione nostra, profonda con la sofferenza, la fatica, la gioia, le speranze e le attese dei nostri antenati.
Solo “l’anamnesi catartica” ci sottrae all’assoluta indifferenza verso la verità e all’assoluta sfrenatezza del costume di vita e ci dona la capacità e la fortezza per resistere all’insidia del nichilismo e alle torbide conseguenze totalitarie. Nel “festoso atto della memoria”, che si è compiuto a Macchia di Circello nell’accogliere il ciclista apuano, e nell’Aula consiliare di Colle Sannita, in ascolto di Lorenzo Marcuccetti, splendido narratore della nostra storia, si sono manifestati i segni di una prospettiva divenuta necessaria ed urgente: dare continuità alla comunicazione storiografica e, nel contempo, alla pratica dell’accoglienza tra i due popoli, valorizzando le disponibilità delle istituzioni politiche, culturali, educative…
La partecipazione del Vicesindaco Simone Regoli di Vezzano Ligure e del Preside di Forte dei Marmi Silvia Gori e del Preside dell’Istituto comprensivo di Colle Sannita Edoardo Citarelli richiama tutti a un impegno più generoso e continuo e a un programma più ampio e creativo. Non possiamo abbandonare all’oblio “la colossale operazione militare dei consoli Marco Bebio e Cneo Cornelio, che il nostro storico ligure-apuano, confermato tale anche dalla ricerca genetica, definisce “la più grandiosa e complessa che Roma abbia mai organizzato nella sua millenaria storia”. Certamente la “Deportazione” ebbe un costo enorme: il peso immenso di pene e di dolori, di sacrifici e di pianti e di morti accompagnò il cammino lungo il faticoso e travagliato percorso appenninico dei 40.000, provati, umiliati ed offesi. Perché?
Roma nel 180 a.C. aveva oltrepassato il pericolo immenso dell’attacco di Annibale il Cartaginese e nel 202 Scipione l’Africano aveva riportato a Zama, in territorio africano, una vittoria che concludeva la seconda guerra punica. “L’esperienza politica e militare, dopo Canne e dopo Saltus Marcius nel 208 (dove gli Apuani avevano fatto strage di un esercito consolare) aveva insegnato a praticare con prudenza, e non con la vendetta, il potere di ricomposizione dell’equilibrio e della pacificazione della penisola italica, rinunciando alla tragica disumanità della violenza e della strage. E’ l’umano universale il germe della comunanza dell’essere uomini e a dare valore poi, non solo giuridico, all’essere “Cittadino Romano”. La decisione del Senato di Roma di trasferire i Liguri Apuani nel lontano Sannio non fu un “puro atto di volontà di potenza”. Noi tutti, eredi di Liguri, di Sanniti, di Romani, di Ebrei e di Greci (ed anche di Goti, di Longobardi, di Normanni) sentiamo il bisogno di riconoscerci e di riconciliarci anche nella coscienza profonda della storia. Gratitudine, infine, a Silvano Zaccone di Pignone (La Spezia), Presidente del Consorzio “Il Cigno” e ad Alfonso Tatavitto, Presidente dell’Associazione “Cercellus”, che in questi anni hanno tenuto in vita, con Lorenzo Marcuccetti, la Comunicazione storica e civile di gioia, di pace, di amore tra Liguri e Sanniti.
Noi apparteniamo all’Ethos della Verità, della Libertà, dell’Amore!
Davide Nava
Articolo assai interessante. Splendida poi l’iniziativa di far rivivere i collegamenti etnici, antropologici e culturali della fusione di due popoli.
Merita un grande plauso.
Alle generazioni future dobbiamo tramandare il nostro passato, le culture da cui siamo nati, le tradizioni che hanno determinato quello che siamo oggi: questo è un dovere morale e umano. Grazie per queste parole e grazie a chi porta avanti queste iniziative
Che bello, io vivo a Carrara e la storia dei Liguri Apuani da sempre la sento nel cuore. Prima o poi scenderò a visitare quei luoghi.
Buona giornata.
Sandra Menconi
Fuga di tempi e barbari silenzi
Vince e dal flutto delle cose emerge
Sola, di luce ai secoli affluenti
Faro, l’idea. Carducci
Quale idea? Quella che illumina tutti i tuoi scritti, l’idea della social catena
Dico bene?