L’azienda ospedaliera San Pio cura anche la sclerodermia. Una paziente ha detto di aver trovato una famiglia in reumatologia
Nella ricorrenza, il 29 giugno, della giornata mondiale della sclerodermia, l’Azienda Ospedaliera “San Pio” non poteva non cogliere tale appuntamento per rendere noto il modo come essa si pone rispetto a questa patologia autoimmune.
Lo ha fatto con una conferenza stampa, in cui la dottoressa Maria Grazia Ferrucci, dirigente del Reparto di Reumatologia del “Rummo”, ha introdotto la sintomatologia della sclerodermia, per la cui cura è importante la diagnosi precoce.
“Due nostri pazienti”, ha infatti riferito la dottoressa Ferrucci, “hanno avuto la fortuna di avere una diagnosi precoce in questo ospedale, in cui vengono tenuti quotidianamente sotto controllo”. Sono stati persi invece pazienti che hanno avuto la sfortuna di non avere avuto la diagnosi precoce.
“La sclerodermia è una malattia complessa”, ha spiegato la dottoressa Ferrucci, “che si esprime con l’effetto fibrosante e l’effetto vascolare che provoca ulcere digitali. Dietro questa malattia c’è una patogenesi immunitaria, per cui i pazienti hanno una fibrosi cutanea diffusa, che coinvolge anche la funzione dei polmoni”, i quali subiscono il danno tipico prodotto dal Covid-19.
“La sclerodermia è riconosciuta come malattia rara dal 2017 e conta attualmente in Italia circa 25mila casi, ha riferito la dottoressa Ferrucci, la quale non ha mancato di sottolineare che “la presenza dell’Unità Operativa di Reumatologia, che cura 250 pazienti, è un valore aggiunto per l’Azienda ospedaliera,è un valore aggiunto per il Dipartimento di cui facciamo parte, ma anche per la provincia di Benevento”. Il grave è che ci sono anche bambini affetti da sclerosi sistemica.
“Il dato più interessante”, ha affermato la dottoressa Ferrucci, “ è che il 30% dei nostri pazienti viene da fuori provincia, mentre 25% viene da fuori Regione, Il 45% dei nostri pazienti ha un impegno polmonare, rispetto al restante 55% di pazienti sui quali la malattia si presenta in modo meno aggressivo”. Che l’Azienda sia diventata punto di riferimento per cittadini di fuori provincia e fuori regione, è un merito che ha saputo conseguire il direttore generale Mario Ferrante, sempre attento, come in questa conferenza, rispetto alla necessità della comunicazione, per meglio far conoscere le eccellenze, divenute un vanto per la “San Pio”.
“La nostra fortuna”, ha precisato la dottoressa Ferrucci, “ è che noi abbiamo un ambulatorio, che è seguito da Salvatore Bellissimo, responsabile dell’ambulatorio di Sclerosi sistemica da circa 20 anni. Nell’ambito di questo ambulatorio, noi possiamo fare la diagnosi precoce, possiamo avere un approccio multidisciplinare con i cardiologi e con i pneumologi”. Ha quindi invitato il dott. Bellissimo perché venissero esposte le opportunità terapeutiche che noi abbiamo oggi rispetto al virus.
Al di là delle informazioni di natura tecnica, anche il dottor Bellissimo ha sottolineato l’importanza della diagnosi precoce della malattia, che coinvolge gli organi interni, in particolare il polmone. La malattia ha dei rivolti sul piano sociale e sulla vita quotidiana. L’aspetto psicologico va quindi tenuto sempre presente,date anche le manifestazioni cutanee della malattia. Con l’ausilio di diapositive, il dottor Bellissimo ha posto in evidenza come, rispetto a un soggetto sano, la malattia provochi una danno ai capillari nel soggetto malato.
In video conferenza, vi è stato poi l’intervento di esperti del settore e di persone che, nel campo dell’associazionismo, svolgono un’attività di sensibilizzazione verso i cittadini e verso chi è potenzialmente colpito dalla malattia. Non poteva mancare, nell’ambito di questi interventi, un contributo, dal vivo, dell’architetto Velotti, presidente locale di un’associazione di persone affette da malattie reumatiche, che già in altre due conferenze, condotte dalla dottoressa Ferrucci, quella del 23 luglio e del 17 settembre dell’anno scorso, era intervenuta.
E’ di seguito intervenuto il referente aziendale per le malattie rare, un pediatra preveniente da esperienza maturate presso la Federico II. Questo medico ha riferito di essere molto interessato rispetto a quanto è possibile porre in essere per pervenire ad una diagnosi precoce della malattia, che permetta un approccio terapeutico significativo.
“Insieme alla dottoressa Ferrucci, stiamo programmando l’apertura di un ambulatorio pediatrico, per la reumatologia, proprio per cogliere i primi sintomi della patologia. Quindi sono veramente felice della vostra iniziativa per combattere le malattie rare”, ha concluso il referente della “San Pio”.
Infine, è intervenuta una donna trentanovenne, di cui per rispetto della privacy non facciamo il nome, anche se lei si è presentata. A questa donna l’Azienda Ospedaliera è riuscita a fare la diagnosi precoce della sua malattia. “Nella sfortuna di essermi ammalata”, ha affermato la paziente, “sono stata fortunatissima nell’avere una diagnosi precoce. Nel febbraio 2013, ho notato che le mani divenivano bianche. Contemporaneamente percepivo dolori che non avevo mai avvertito prima, ai polsi, alle ginocchia, e la mattina, quando mi svegliavo, avvertivo tanta stanchezza, Resami conto che qualcosa non andava, ho consultato il medico di famiglia, che non essendo specialista, non è riuscito a dare una risposta al mio malessere. Un giorno che mi sono sentita male, mi sono rivolta al Pronto Soccorso, dove il medico che mi ha visitata mi ha subito indirizzata in reumatologia. Qui, mi hanno fatto la diagnosi precoce di sclerodermia (se abbiamo percepito bene la parola – ndr). Sono stata assistita benissimo. Oltre ai medici e agli infermieri, ho trovato una famiglia”. Poi, la paziente, incoraggiata da un applauso, essendo stata colpita da un emozione, ha proseguito: “Grazie alla diagnosi precoce, che comunque mi fa convivere con la malattia, riesco a condurre una vita quasi normale. Io dico che bisogna sensibilizzare le persone rispetto a questa patologia, perché, all’improvviso, una persone che sta bene, si può ammalare. Io voglio ringraziare, in modo particolare, il direttore, i medici, che ci seguono, gli infermieri. Spero che questa malattia sia diagnostica sempre in modo precoce, come è capitato a me, perché tante persone magari non ce l’hanno fatta”.
Giuseppe Di Gioia