Una grande donna del novecento italiano: Armida Barelli verso la beatificazione. La sua presenza in Benevento
Il Papa ha autorizzato il decreto riguardante il miracolo che a breve farà proclamare Beata Armida Barelli che, con il suo apostolato, ha contribuito alla fondazione dell’Azione Cattolica Italiana, dell’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo e dell’Università Cattolica. Una vita interamente spesa al servizio della Chiesa e della società. Il miracolo attribuito all’intercessione di Armida Barelli è avvenuto a Prato, ad Alice Maggini di 65 anni, investita da un camion mentre viaggiava in bicicletta, ha riportato una forte commozione cerebrale. Contro ogni previsione scientifica, Alice si è ripresa completamente perché i familiari hanno invocato l’intercessione della Serva di Dio. Armida rappresenta una miscela esplosiva di intelligenza e spiritualità, a partire da una incrollabile fede nel Sacro Cuore ed una generosa consacrazione nel mondo e nell’attività culturale, aprendo strade nuove al ruolo della donna nella vita della Chiesa e della società. Ha affrontato con indomito coraggio sfide nuove e sostenuto opere profetiche di intensa carità culturale. Nasce a Milano il 10 dicembre 1882. Brilla per bellezza singolare. Studia in un collegio svizzero. Incontra la fede e gusta le “segrete dolcezze” della vita spirituale. La famiglia la vorrebbe sposa e madre, ma Dio ha su di lei altri progetti. Una vocazione travagliata.
Nel 1909 scrive: “dopo tre anni di alti e bassi, fervore e resistenza alla Grazia, misericordia di Dio e miseria mia, quando stavo per disperare di me la Grazia mi investì. Ora mi canta nell’anima l’amore del Signore!”. Non entra in convento, rimane nel mondo e a 27 anni si consacra interamente al Signore: “verginità e apostolato nel mondo”. Insieme a Padre Agostino Gemelli, Ludovico Necchi e mons. Francesco Olgiati, nel 1921 Fonda a Milano l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Papa Benedetto XV Affida a lei la diffusione della gioventù femminile di Azione Cattolica. Fonda l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di ispirazione francescana e poco dopo nel 1929 l’Opera della Regalità, che anticipa la riforma liturgica e avvicina alla liturgia tutti i fedeli. Nel 1946 lotta con fermezza per il diritto di voto alle donne. Molto attiva in politica, prende parte alla campagna elettorale della Dc. Alle consorelle ama ripetere: “breve è la vita, spendetela bene per colui che solo ne è degno “. Viaggi, conferenze, articoli, interventi, una vita dinamicissima, interamente spesa nell’azione sociale e politica. Una giaculatoria viene da lei definita “il mio talismano della felicità”. “Sacro Cuore di Gesù, io mi affido a Te, io confido in Te, io mi fido di Te”.
Nel 1949 viene colpita da una paralisi bulbare e perde l’uso della parola. Il silenzio si fa adorazione. Scrive: “accetto la morte che il Signore vorrà, in piena adesione al volere divino, come ultima prova d’amore al Sacro Cuore”. Nella solennità dell’Assunta del 1952, a 70 anni, ritorna alla casa del Padre. Una delle donne più significative del Novecento italiano. Un’esperienza laicale segnata da una mirabile sintesi tra vita attiva e vita contemplativa. Una testimonianza attualissima che parla alle donne e agli uomini del nostro tempo.
Con lei comprendiamo come il battesimo trasforma il laico che vive nel mondo in fermento di luce, bellezza, verità e amore. Padre Marciano Ciccarelli, personalità poliedrica dei Frati Minori Francescani, fu assistente spirituale per molti anni dell’Università Cattolica di Milano, dove conobbe Agostino Gemelli e Aramida Barelli. Fu anche ministro Provinciale della Provincia Francescana Sannito-Irpina, un vulcano di idee e di iniziative, pioniere del Movimento liturgico Popolare insieme ad un drappello di intelligenti e generosi confratelli.
Tramite Padre Ciccarelli, la futura Beata, venne almeno tre volte a Benevento per fondare e animare la Gioventù Femminile di Azione Cattolica e costituire il primo nucleo di Missionarie della Regalità: Olga De Rienzo, Gaetana Intorcia, Anna e Vittoria Donatiello, Geda Salvatore ed altre. Armida fu ospite dell’Ing. Pietro Florio, padre di Irene, generosamente impegnata in Azione Cattolica. A Benevento poi vive, presso la Basilica della Madonna delle Grazie, il mio veneratissimo docente di psicologia, padre Lino Barelli, nato il I febbraio 1934, pronipote della Beata Armida. Sua madre, Roggero Ida, era figlia di Mary Barelli, sorella di Armida. Anche il papà di Padre Lino, si chiama Giuseppe Barelli, ma è di origine toscana e non è parente di Armida. Giuseppe Barelli è stato commerciante di olio ed ha lavorato con le grandi ditte del settore in tutta l’Italia meridionale.
A San Giovanni Rotondo ha conosciuto Padre Pio da Pietrelcina, diventandone figlio spirituale. Il figlio Eugenio si è fatto frate ed è stato anche guardiano dell’Averna. Padre Lino, al secolo Giorgio, gemello di Eugenio, proprio all’Averna, durante gli esercizi spirituali predicati da Padre Marciano Ciccarelli, si confessa con lui e a 15 anni decide di seguirlo a Benevento. Frequenta il noviziato a Vitulano e dopo gli studi viene ordinato sacerdote alla Madonna delle Grazie da Monsignor Pasquale Venezia il 25 marzo 1958, quando l’arcivescovo Agostino Mancinelli si era gravemente ammalato. All’università di Lovanio, in Belgio, si laurea in pedagogia sperimentale, viene chiamato dal Generale dell’Ordine a Roma come responsabile della Basilica e delle opere dell’Antonianum, insegna al Seminario di Benevento, guida il Noviziato Interprovinciale di Piedimonte Matese, lavora in diversi conventi della provincia religiosa ed ora, a 87 anni di età, è confessore presso il santuario della Madonna delle Grazie.
Don Pasquale Maria Mainolfi