Mastella come Salvini: non ha una linea politica
Nell’anno 2019, la Campania aveva 5.802.000 abitanti. Lo stesso anno, la provincia di Benevento ne aveva 277.018. La nostra provincia, quindi, rappresenta il 4,77% della popolazione regionale. I dati del Covid nel Sannio sono, però, molto superiori al 4,77% rispetto al resto della regione, ancora inchiodata nella zona rossa, insieme alla Puglia, alla Val D’Aosta e alla Sardegna che, dopo essere stata l’unica regione ad aver guadagnato, il 27 febbraio scorso, la zona bianca, è precipitata anch’essa nella zona rossa.
Infatti, per quel che riguarda la nostra provincia, i dati più recenti dicono che il 9 aprile abbiamo registrato 209 contagi e 3 decessi, rispetto ai 2.225 contagi e 31 decessi della regione; il 10 aprile abbiamo avuto 145 contagi e 2 decessi, compreso l’ex presidente della Provincia di Benevento, rispetto ai 2069 contagi e ai 13 decessi contati dalla regione; l’11 aprile vi sono stati nel Sannio 131 contagi e 2 decessi, rispetto ai 1.854 contagi e 27 decessi della regione; il 12 aprile vi sono stati 30 contagi e zero decessi nella nostra provincia, rispetto ai 1.386 contagi e ai 43 decessi della regione; il 13 aprile vi sono stati 67 positivi accertati dall’Asl (mancano quelli dell’Azienda “San Pio”) e 1 decesso, rispetto ai 7 decessi e ai 1.627 positivi della regione.
A parte i dati del 12 e, solo per i contagi, quelli del 13 aprile, gli unici soltanto inferiori al rapporto tra la popolazione sannita e quella regionale, solo il numero dei decessi (240, contati da noi uno per uno, giorno per giorno, incluso qualcuno avvenuti in casa, rispetto a 9.796 contagi, guarigioni comprese) avutisi complessivamente nella nostra provincia dall’inizio della pandemia fino al 13 aprile scorso, è inferiore al suddetto rapporto, in quanto in regione, fino alla stessa data, si sono registrati 5.824 decessi. Ma evidentemente fanno la differenza il numero assai esiguo, meno male, dei decessi, appena 17, e il numero dei contagi, 209, decessi compresi, avutisi nel Sannio, l’anno scorso, nella prima fase.
Mastella annuncia lo sciopero della fame per solidarizzare con commercianti e ristoratori
Ora, rispetto ai dati della seconda ondata e a quelli soprattutto dell’8 aprile, quando la nostra provincia ha contato, per la quarta volta, 6 vittime in un solo giorno rispetto ai 50 avutisi in tutta la regione, il sindaco Mastella, lo stesso 8 aprile, ha dichiarato a “Un giorno da pecora” di RaiRadio1 che “il governo deve considerare le province, non i territori”, ai fini della determinazione del colore delle zone.In quella trasmissione della Rai, Mastella ha inoltre dichiarato: “Iniziamo a dare una mano e una speranza alla povera gente che soffre. Di queste persone, ho ricevuto anche una delegazione e vi dico una cosa. Io chiedo che le province siano considerate come tali. Perché, a esempio, fare zona rossa tutta la Campania se Benevento non ha numeri da zona rossa?”. Ma poi dagli stessi microfoni ha avvertito: “se non fanno questo, ho detto a una delegazione che faremo insieme uno sciopero della fame finché il governo non deciderà diversamente. Faremo uno sciopero collettivo. Il governo deve ‘provincializzare’ e dare indicazioni precise”.Abbiamo visto, però, qual è il rapporto dei dati della nostra provincia con quelli di tutta la regione Campania. Un grande vecchio, negli anni 60, con un colorito dialetto beneventano, che traduciamo in lingua italiana, sintetizzava il modo di porsi dei politici rispetto agli elettori, con questa metafora: “Per avere voti, si farebbero anche sodomizzare”.
Solo Mastella può chiedere la provincializzazione dei colori. Se la chiedono altri, sono sciacalli e assumono comportamenti grotteschi
E’ bene, però, risalire ai fatti di un mese e mezzo fa, per rinfrescare la memoria di Mastella e dei mastelliani. In previsione del fatto che l’8 marzo la Campania si sarebbe “rivestita” di rosso, il 5 di marzo, il consigliere regionale dem, Mino Mortaruolo, diffonde un comunicato secondo cui i dati della Protezione Civile e dell’Istituto Superiore di Sanità ci dicono che il Sannio non ha ragioni di essere inserito in una eventuale zona rossa”. Infatti, tenuto conto che “il rischio del contagio e delle sue varianti è certamente alto” e che “occorre tenere alta la guardia”, assumendo “comportamenti responsabili e di rispetto delle norme di distanziamento”, “le aree interne dimostrano un trend decisamente diverso che non può non essere considerato soprattutto alla luce del nuovo DPCM”. In sostegno di Mortaruolo, interviene il giorno successivo Civico 22, per dire che “la posizione equilibrata e determinata del consigliere regionale Erasmo Mortaruolo andrebbe sostenuta da tutte le forze politiche del Sannio, di tutti gli schieramenti politici, andrebbe sostenuta dal Consiglio comunale di Benevento e dai tanti sindaci che non registrano gli indici RT pericolosi delle aree metropolitane delle Campania”.Però, per le segreterie cittadina e provinciale del partito di Mastella, come ebbero a scrivere subito dopo in una loro nota, quello di civico 22 è “sciacallaggio mediatico”, mentre “l’istanza avanzata da Mortaruolo ha del grottesco”.
Se è così, è demagogico, per usare un eufemismo, lo sciopero della fame annunciato da Mastella e il suo modo di assecondare le attese dei cittadini. Infatti, il 13 novembre 2020, quando era stato annunciato che la Campania il 15 di novembre (domenica) sarebbe diventata zona rossa, postò, sulla sua pagina facebook: “Napoli è al 4° posto in Italia per contagio virale, Benevento al 98° posto. Il governo ci ha messo nella stessa fascia. Una vergogna! Così come è una vergogna vedere le immagini di Napoli e quelle nostre, diametralmente opposte, eppure trattate alla pari. Una vergogna!!!!! Sì, ma se è grottesca l’istanza di Mortaruolo, nel non volere nel mese di marzo la zona rossa per il Sannio, ed è “sciacallaggio mediatico”, la condivisione di questa istanza da parte di Civico 22, come deve essere giudicata la suddetta dichiarazione di Mastella, postata peraltro 6 giorni prima che la provincia di Benevento contasse 6 decessi nello stesso giorno in cui la Campania ne aveva avuti 32, compresi i 6 del Sannio, a conferma che la situazione da noi non era meno grave?Questo significa che Mastella non ha una linea politica, come Salvini. Infatti, il capo della Lega, sempre alla ricerca del consenso, assume posizioni, anche contrarie nei confronti del governo di cui fa parte, a seconda di come si orienta la protesta dei cittadini, senza, meno male, ricavarne vantaggio, poiché la Lega è sempre inchiodata, nei sondaggi, sul 22%. Salvini dice tutto e il contrario di tutto. Verso la fine di febbraio 2020, dopo che erano stati chiusi 10 comuni del Lodigiano e la Lombardia era stata dichiarata zona gialla, dall’aeroporto di Fiumicino, rivolto ai cittadini di altri Paesi, disse pressappoco: venite in Italia, non abbiate paura, l’Italia è un paese sicuro e ospitale. Poi, con l’incalzare dell’epidemia, dopo che il 7 marzo Giuseppe Conte aveva chiuso 20 province tra la Lombardia e l’Emilia Romagna, Salvini, il giorno dopo, consigliò il presidente del Consiglio di chiudere tutta l’Italia. Di qui il DPCM “#iorestoacasa”, meglio conosciuto come lockdown. Ma quando, meno di due mesi dopo, la curva dei contagi e dei decessi era andata decisamente in discesa, Salvini cominciò ad accusare Conte per il fatto che cominciava ad aprire le attività commerciali e produttive col il freno a mano tirato. Oggi, come Mastella, fa la stessa cosa nel chiedere le aperture, quando la situazione ancora non lo consente. E continua a chiedere, Salvini, le dimissioni o la revoca di Roberto Speranza, molto prudente rispetto alle aperture, anche dopo che Mario Draghi ha confermato pubblicamente fiducia e stima verso il ministro della Salute.
Perché tenere chiuse le attività economiche, quando poi non si combattono assembramenti e capannelli?
Certo, i ristoratori e i commercianti, che davanti alla Prefettura hanno istituito un presidio permanente perché possano riprendere le loro attività nell’osservanza delle regole, hanno ragioni da vendere in loro favore. Infatti, che senso ha tenere chiusi botteghe, negozi e ristoranti, se poi non si scoraggiano, con sanzioni, assembramenti di giovani e non più giovani davanti a pub e bar, anche dopo la chiusura di questi esercizi, soltanto perché il rispetto delle zone rosse è tutt’altro che rigoroso, non soltanto qui da noi, contrariamente da come avveniva nel duro e severo lockdown di un anno fa? E che senso ha ordinare, con atto del sindaco Mastella, fino al 18 aprile, la chiusura alle 20 della villa comunale per evitare assembramenti, se poi gli assembramenti avvengono indisturbatamente in altre zone della città?Se poi succede, come è capitato a chi scrive e a suoi amici l’anno scorso, appena dopo il lockdown, quando, ancora chiuse le balere, nostro luogo di incontro il sabato sera, di ripiegare in una pizzeria, nella quale ci siamo trovati insaccati come sardine, sarebbe il caso ora che i controlli, con sanzioni durissime, siano assidui.
Mastella sfrutta la visita istituzionale del governatore De Luca
Intanto, una delegazione di cinque persone, in rappresentanza di ambulanti, ristoratori, albergatori, parrucchieri e centri estetici, ricevuta a Palazzo Mosti, il 12 aprile, dal presidente delle Regione, Vincenzo De Luca, venuto a Benevento per inaugurare il nuovo centro vaccinale, istituto e funzionante nella Caserma Pepicelli già da una settimana con dieci postazioni e ampi saloni di attesa, ha sottoposto anch’essa, come se la decisione dipendesse da De Luca, la provincializzazione dei colori. Evidentemente, quelle persone non erano a conoscenza del fatto che il rapporto contagi-decessi della nostra provincia, rispetto alla regione, è molto superiore a quello della popolazione sannita rispetto a tutta la Campania.
De Luca, però, ha detto subito che dal prossimo 19 aprile, la Campania, con ogni probabilità (anche se è in testa a tutte le regioni come incremento di contagi – ndr), dovrebbe passare al colore arancione, per poi avere, nei successivi 15 giorni, il colore giallo. Ovviamente, Mastella , per strumentalizzare e utilizzare ai fini elettorali, la visita istituzionale del governatore, in un comunicato del 9 aprile aveva scritto: “Ho chiesto al presidente De Luca di poter dialogare con la delegazione di commercianti che ho incontrato venerdì scorso. Mi avevano chiesto di farmi tramite per esporre le loro ragionevoli ragioni al governatore campano. Ringrazio il presidente De Luca per la sua disponibilità”.
In questo modo, Mastella pensa di recuperare consenso, quando non tutti sanno che né lui, né De Luca possono cambiare i criteri con cui si attribuiscono, in sede centrale, i colori alle regioni, considerato poi che, proprio il 12 aprile, la Campania, come dicevamo, è risultata essere in testa nell’ordine dei contagiati. Alla data del 14 aprile, dall’inizio della pandemia, i contagi sono 362.265 (più 2.212 in 24h), i deceduti sono 5.851 (più 27 in 24h), i guariti sono 264.906 (più 1.615 in 24h), gli attivi, cioè gli attualmente contagiati, sono 91.508 (più 570 in 24h), i tamponi effettuati sono 3.896.640 (più 24.938 in 24h).
In una nostra precedente nota, dicevamo che era necessario dimissionare Mastella, per evitare che il sindaco carpisse il consenso, con trovate demagogiche, rispetto alla pandemia, dopo che per cinque anni ha pensato solo a rilanciare la sua immagine, trascurando la città.
A dispetto di Mastella, la perizia dei CTU salva i pini di viale degli Atlantici, di via Pacevecchia e di via Fratelli Rosselli
Si era intestardito nel fare tabula rasa degli oltre 300 pini che fiancheggiano viale degli Atlantici, via Pacevecchia e via Fratelli Rosselli. Poi, il prof. Giuseppe Cardiello, un agronomo incaricato da lui per far periziare quelle piante conifere, è pervenuto alla conclusione secondo cui 24 pini erano suscettibili al cedimento nel breve tempo, mentre altri 34 lo sarebbero stati in un momento successivo.Ma la perizia dei tre CTU, nominati dalla Procura della Repubblica per esaminare la stabilità dei pini, depositata nei giorni scorsi, esclude intanto che debbano essere abbattuti i 34 esemplari, mentre degli altri 24, soltanto per 15 di essi vi sarebbe una propensione al cedimento. Però, quel che di più grave emerge dalla perizia è che i 12 pini fatti tagliare nel 2019, secondo il parere di un agrotecnico comunale, non andavano abbattuti.
Chi deve ora risarcire i cittadini di quella molto imprudente decisione? Il sindaco o il dipendente comunale, che evidentemente conosceva l’orientamento del sindaco?
I dirigenti del partito di Mastella schizzano fango
Anche su questo va giudicato Mastella. Intanto, le sue segreterie cittadina e provinciale continuano a gettare fango sugli avversari, nella speranza di fare acquisire al sindaco punti di vantaggio. Il pomeriggio del 14 aprile, infatti, hanno diffuso un comunicato, in cui accusano Fausto Pepe di essere stato “il sindaco dei debiti”. Sì, ha fatto debiti per pagare i debiti lasciati dalle precedenti amministrazioni e soprattutto per pagare quelli lasciati dagli amici di partito e di corrente di Mastella, il quale, l’11 gennaio 2017 decretò il dissesto del Comune, che l’organo straordinario di liquidazione riterrà poi inopportuno. Addirittura hanno ancora avuto la sfrontatezza di accusare Fausto Pepe, per aver “permesso a un privato di realizzare il Malies con garanzie bancarie del Comune”. Ma sanno molto bene che il Malies è stato voluto con una operazione di project financing dall’amministrazione di centro destra, guidata da D’Alessandro, una operazione che impegnava il Comune a fare da garante qualora la ditta costruttrice avesse avuto bisogno di liquidità, un incombenza che si è trovato a dover affrontare Fausto Pepe, appena subentrato a D’Alessandro. E sanno altrettanto bene che dell’amministrazione D’Alessandro facevano parte, come assessori, l’attuale assessore ai Lavori Pubblici, Mario Pasquariello, e l’attuale presidente del Consiglio comunale, Luigi De Minico. Sulla Spina Verde, poi, devono soltanto tacere, perché è stata trascurata dal loro capo.
Mastella sconfitto da Altrabenevento
Mastella, nel portare avanti la sua politica clientelare, aveva avviato, scrive Altrabenevento nella nota del 13 aprile, “l’iter per una variante al Piano Urbanistico Comunale”, finalizzata a “realizzare un parcheggio su un’area di 13.475 metri quadrati vicino al torrente San Vito, a servizio del Centro Commerciale Buonvento. Il progettista incaricato dalla società Moccia Irme spa, ing. Alessandro Rainone, nel rapporto ambientale preliminare”, aveva dichiarato che “”l’area dell’intervento non è interessata ad alcun tipo di vincolo ambientale e non è individuata in alcun modo come area di pregio”. Il progettista, prosegue la nota di Altrabenevento, “ha sottolineato che la “brillante attività commerciale posta in essere dal centro commerciale, determina la opportunità/necessità di dotarsi di nuovi spazi da destinarsi a parcheggio” e sorprendentemente ha affermato che “il territorio di interesse non è attraversato da traffico veicolare intenso””.Altrabenevento aveva invece “segnalato al Comune di Benevento, alla Regione Campania, alla Sovrintendenza e all’Autorità di Bacino che le sponde del torrente sono sottoposte a tutela e che la via Appia proprio in prossimità della rotonda che porta al Buonvento, è già particolarmente trafficata con conseguente grave inquinamento”.
“La Regione Campania – STAFF Tecnico Amministrativo Valutazioni Ambientali – il 7 aprile”, scrive sempre l’associazione contro il malaffare, “ha inviato al Comune di Benevento e per conoscenza ad Altrabenevento il parere negativo al progetto. I funzionari regionali in particolare comunicano che “Non si ritengono condivisibili le conclusioni a cui giunge il Rapporto Ambientale Preliminare. Si ritiene, invece, che la variante possa produrre impatti significativi sull’ambiente in quanto determina la sottrazione di 13.000 metri quadrati di superficie agricola nel Comune di Benevento, modificandone permanentemente la capacità di fornire servizi eco sistemici, tra i quali, si ricorda, vi è la regolazione del regime idrologico (infiltrazioni, deflussi, ricarica delle falde) che è direttamente correlata alla mitigazione del rischio alluvioni””.Perciò, lo schieramento di centro sinistra deve ricercare bene i motivi dello stare insieme, dal momento che le tre forze di centro destra, per quel che riescono a rappresentare, sono ancora ben lontane dal fare coalizione. Un giornale online ha scritto che, dopo l’abbandono, la sera del 12 aprile, presso l’Hotel Traiano, del tavolo del centro destra da parte di “Benevento Libera”, l’associazione fondata da Luigi Bocchino e da Alberto Mignone, Mastella avrebbe buoni motivi per gongolare.
L’Anac fa decadere Nicola Boccalone dalle funzioni assunte alla Provincia, su nomina del presidente Di Maria. La denuncia del gruppo consiliare del Pd e di Altrabenevento
Ma, altro che gongolare, per Mastella, che controlla politicamente la Provincia, la situazione si fa più difficile, dopo che l’Anac (l’Autorità Nazionale Anti Corruzione) ha chiesto ai vertici della Rocca dei Rettori di rimuovere da Direttore Generale dell’Ente Nicola Boccalone. Una nomina, quella di Boccalone, che rientra nella suddetta politica clientelare innescata da Mastella da quando si è insediato a Palazzo Mosti.
Il gruppo consiliare del Pd, presso la Provincia di Benevento, costituito da Giuseppe Antonio Ruggiero, Luca Paglia e Giuseppe Di Cerbo, in un comunicato del 14 aprile, scrive: “Come il direttore d’orchestra del Titanic, il Presidente della provincia continua ad emanare “atti nulli e illegittimi” dopo essere stato sospeso dall’Anac. La Delibera dell’Anac n. 269 del 23/3/2021 certifica, ribadendola, la gestione incompetente ed illegittima del Presidente della Provincia di Benevento, Antonio Di Maria. L’Anac ha dichiarato “illegittimi e nulli” gli atti di nomina sottoscritti da Di Maria in favore dell’avv. Nicola Boccalone perché emessi in violazione delle norme anticorruzione. Uno schiaffo netto da parte dell’Arpac che ha attestato quanto da noi consiglieri del Partito Democratico abbiamo sostenuto e ripetuto da tempo: l’avv. Nicola Boccalone non poteva ricevere quelle nomine (sono ben due) perché letteralmente incompatibile. Questo Di Maria probabilmente non sapeva! Per di più, presumibilmente, non lo sapeva nemmeno la dottoressa Dovetto che, nelle funzioni di Resp. Anticorruzione, avrebbe dovuto segnalare l’illegittimità della nomina del Presidente”. Il comunicato poi prosegue: “Ancor più grave e irresponsabile è quanto accaduto nelle ore immediatamente successive alla notifica dell’Anac: il Presidente, non pago degli strafalcioni commessi, ha nominato la dottoressa Dovetto nelle funzioni lasciate dall’avv. Boccalone perché decaduto dalle medesime!
Peccato che lo sbadato Di Maria non si sia accorto che anche la predetta nomina è illegittima e nulla! La norma, infatti, prevede e dispone che, a seguito di una nomina nulla, come stabilito dall’Anac, chi ha prodotto tale nomina “non possa effettuarne altre per i successivi tre mesi”, come si può facilmente leggere nella citata delibera dell’Anac”.Pertanto, delle due l’una: “o Di Maria e la Dovetto non conoscono le norme, oppure, in mala fede, perseverano in una gestione illegittima della Provincia di Benevento, in spregio alla legislazione anticorruzione. In entrambi i casi, la situazione istituzionale è imbarazzante”.E, come se ciò non bastasse, da tale situazione discende anche che tutto l’odg dell’odierno Consiglio Provinciale (convocato per le 15,30 del 14/4/21) non potrà celebrarsi (invece sarebbe stato celebrato –ndr) perché tutti gli atti in discussione recano il parere contabile dell’avv. Boccalone dichiarato decaduto dall’Anac. Insomma – conclude il comunicato – la Provincia di Benevento è in stallo a causa della gestione dilettantesca di Di Maria. Di fronte ad un quadro del genere, l’unico atto legittimo e dignitoso da parte del Presidente Di Maria può essere solo quello delle dimissioni”.Alla durezza di questa nota fa riscontro quella di Altrabenevento, diffusa nel pomeriggio del 14 aprile, della quale il nostro giornale ha pubblicato il testo integrale.
Giuseppe Di Gioia