Benevento sia approvvigionata tutta dalle acque del Torano-Biferno
“Acqua sicura e trasparente”. Questo messaggio campeggiava fino a qualche settimana fa sui cartelloni pubblicitari di 3 metri per 6, nella città di Benevento. Evidentemente, dopo l’annuncio, il 16 febbraio, della Procura della Repubblica di Benevento relativo alla richiesta di archiviazione del procedimento aperto in merito alla presenza di tetracloroetilene nei pozzi di Campo Mazzone e Pezzapiana, presenza di cui avevano dato notizia organi di stampa cittadini all’inizio del mese di febbraio 2019, l’ente che gestisce il servizio idrico per la città di Benevento e per altri 21 comuni del Sannio (la Ge.Se.Sa), già finito sotto inchiesta della predetta Procura, assieme ad una trentina di persone per l’inquinamento dei fiumi a seguito del mal funzionamento dei 12 depuratori da esso gestiti, si era premurato di tranquillizzare i cittadini.
La Procura, però, accertata la contaminazione da tetracloroetilene dell’acqua, con la quale vengono approvvigionati il rione Libertà, il rione Ferrovia e il centro storico, ma non superiore alla soglia di potabilità, aveva ritenuto di chiedere l’archiviazione del procedimento perché non erano stati individuati i colpevoli.
Il sindaco Mastella non poteva non avvertire soddisfazione rispetto a questo provvedimento. Infatti, in una nota diffusa lo stesso 16 febbraio, diceva: “Ringrazio il Procuratore della Repubblica, Aldo Policastro, con cui ha voluto divulgare l’esito delle indagini svolte sulla qualità delle acque cittadine ed in particolare sulla presenza di tetracloroetilene. L’interesse pubblico richiamato nella nota del Procuratore, giustamente sensibile anche alla valutazione dell’impatto sulla popolazione degli accertamenti realizzati, richiamano ciascun rappresentante istituzionale a grande prudenza in un momento di emergenza sanitaria reale come quello che siamo vivendo”.
Il sindaco si era pure rammaricato, “perché dopo una scientifica campagna stampa durata mesi”, veniva compromessa la “fiducia accordata dai beneventani ad un bene pubblico primario come l’acqua”, quasi che i cittadini fruitori di quell’acqua non desiderassero altro che quell’acqua.
Però, il sindaco, in quella nota, diceva pure: “non è questo il momento di abbassare la guardia”. Infatti, “i rischi connessi al tetracloroetilene vanno puntualmente monitorati”. Allora, perché, aveva dato mandato al proprio avvocato, Domenico Russo, prima ancora che lo nominasse presidente della Gesesa molto frettolosamente il 21 novembre 2020 in violazione di norme da egli stesso volute, di querelare il presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona, allora ancora dipendente comunale, per procurato allarme?
Bastava attendere l’evoluzione dell’agente inquinante. Il 30 marzo 2021, infatti, Altrabenevento ha comunicato che la Gesesa, per decisione evidentemente del Presidente Domenico Russo – del quale il 5 gennaio era stata perfezionata la nomina, contestata dal consigliere di Città Aperta, Italo Di Dio, in mancanza della osservanza delle predette norme – “ha chiuso il pozzo di Campo Mazzoni per la presenza di 47,4 microgrammi/litro di tetracloroetilene, un valore altissimo, pari a 40 volte la soglia di contaminazione (1,1 microgrammi/litro) e quasi cinque volte la soglia di potabilità (10 microgrammi/litro)”.
Altrabenevento, ricordato insieme al Comitato per la qualità dell’acqua, che da novembre 2018 ha chiesto ripetutamente di chiudere i pozzi che forniscono acqua ai predetti rioni per l’accertata presenza del pericoloso inquinante, ha riferito: “Un anno fa una industria del rione ferrovia ha chiuso il pozzo utilizzato per la produzione di alimenti per la presenza di 2,4 microgrammi/litro di tetracloroetilene, ma l’acqua con la stessa concentrazione di inquinante è stata fornita agli abitanti dei rioni medesimi anche per bere, preparare dolci, fare la pasta in casa, lavare gli alimenti e cucinare”.
Dopo la predetta richiesta di archiviazione del procedimento, contro la quale Altrabenevento avrebbe chiesto la prosecuzione delle indagini, la medesima associazione contro il malaffare, il 19 febbraio 2021, aveva inviato al presidente della Gesesa una lettera avente per oggetto: “Ulteriore aumento della concentrazione di tetracloroetilene nei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni. Mancato incarico per accertare la fonte ed effettuare la bonifica”.
“A seguito delle ripetute segnalazioni di Altrabenevento e del Comitato per la qualità dell’acqua”, è scritto nella lettera, inviata anche, per conoscenza, al Prefetto e al Procuratore della Repubblica, “il Comune di Benevento e la Gesesa avevano garantito controlli costanti sulla presenza di tetracloroetilene nei pozzi di Pezzapiana e Campo Mazzoni. Prima l’Arpac nel 2019 e poi la società Artea incaricata dal Comune hanno accertato che il pericoloso inquinante ha superato la soglia di contaminazione (non della potabilità – ndr) prevista dal D.Legs 152 del 2006 nei suddetti pozzi e quelli piezometrici appositamente scavati per il controlli”.
“Negli ultimi 25 anni”, afferma Giuseppe Mazza, titolare della predetta società Artea, in una dichiarazione pubblicata dal Mattino del primo aprile scorso, “non è mai stata superata la soglia del 10 microgrammi. Apprendere che il 9 marzo il valore si attestava a 47,6 (un dato superiore addirittura di due decimi rispetto a quello fornito da Altrabenevento – ndr) e che un altro prelievo segnava 28, significa che siamo al cospetto di qualcosa di clamoroso. Valori elevatissimi, che non si giustificano in alcun modo. Benevento non è Solofra (…). Lì sgrassavano le pelli ( con il tetracloroetilene – ndr), bastava che ci fosse qualche conciaio poco serio” perché l’inquinamento schizzasse, “a livelli inimmaginabili”. Secondo Mazza, nel caso dell’inquinamento così alto del pozzo di Campo Mazzoni, “siamo in presenza di qualche attività illecita”. Sempre secondo Mazza, i prelievi effettuati prima e dopo il 9 marzo avrebbero rivelato un inquinamento non superiore a 3-4 microgrammi.
Lo stesso presidente, Domenico Russo, in audizione insieme all’amministratore delegato Cuciniello presso la commissione consiliare Ambiente,leggiamo sempre dal Mattino dello stesso giorno, avrebbe ricordato che dalle analisi effettuate in precedenza sulla rete nell’area fornita dal pozzo di Campo Mazzoni si ottenevano valori oscillanti tra i diversi periodi dell’anno e tra una zona e l’altra (valori sempre rientranti nei limiti della soglia di potabilità, come attestato dall’Asl) in merito alla presenta di tetracloroetilene, per cui sono state intensificate le verifiche, effettuate anche alla fonte: da tali verifiche, lunedì (tale giorno della settimana più vicino rispetto alla dichiarazione di Russo è quello del 29 marzo, deduciamo noi) i valori di tetracloroetilene sono risultati al di sopra della soglia di potabilità per cui è stato deciso di chiudere il pozzo, di fatto già chiuso il 25 febbraio. Ma se il 29 di marzo l’inquinamento era al di sopra della soglia di potabilità, significa che nei 20 giorni successivi al 9 marzo l’inquinamento non era di 3-4 microgrammi, a meno che, per effetto di un refuso, manchi il numero 2 davanti al numero 9. E, inoltre, viene da domandarsi: se il pozzo di Campo Mazzoni era stato già chiuso il 25 febbraio, su quali campioni di acqua sono state effettuate le verifiche di cui alla dichiarazione di Russo?
Le analisi incriminate che come dicevamo hanno fatto insospettire Giuseppe Mazza, hanno dato la stura all’avvio di indagini, da parte della Polizia Municipale, per risalire alle cause di quel, secondo Comune e Gesesa, immotivato inquinamento, per dare, cioè, la caccia, in altre parole, all’avvelenatore del pozzo di Campo Mazzoni. Finora, non è stato scoperto l’inquinatore. Intanto, anche la Provincia ha vietato l’emungimento delle acque dei pozzi pubblici e privati ricadenti nell’area di Campo Mazzoni e di Pezzapiana.
Il pozzo di Campo Mazzoni si trova in via Grimoaldo Re, mentre quello di Pezzapiana, si trova in via Mura della Caccia, ma entrambi, distanti tra di loro, in linea d’aria, non più di 500 metri, sono alimentati da una solo falda, inquinata da tetracloroetilene per il fatto che, nello spazio che li distanzia, vi è la stazione ferroviaria, dove il lavaggio delle carrozze e del materiale ferroviario, ha più volte denunciato Altrabenevento, avverrebbe con l’uso di tetracloroetilene.
Ma il pozzo di Pezzapiana non è stato chiuso. Anzi con le sue acque verrebbero miscelati i 50 litri al secondo del Torano-Biferno, forniti in più dalla Regione Campania per compensare quelle non erogate di Campo Mazzoni. Altrabenevento però chiede che quei pozzi siano definitivamente chiusi e che la città di Benevento sia approvvigionata tutta dalle acque del Torano-Biferno. E chiede anche all’assessore all’Ambiente, Gerardo Giorgione: “Perché non si è occupato della qualità della falda dalla quale si preleva l’acqua per il “suo” rione Libertà?”. In particolare, gli chiede “di spiegare perché non è stata ancora incaricata la ditta che avrebbe dovuto effettuare costanti controlli sulla presenza di tetracloroetilene nei pozzi di Campo Mazzoni e Pezzapiana”.
La società Artea, a seguito di controlli durati alcuni mesi in diverse aree del rione Ferrovia attraverso la realizzazione di pozzi piezometrici, il 27 giugno 2020 “ha confermato che le predette aree risultano essere contaminate”, scrive Altrabenevento, il 2 aprile scorso, nella nota indirizzata all’assessore Giorgione e, per conoscenza al Prefetto, al Procuratore della Repubblica e al presidente della Gesesa. Solo quest’ultimo, come abbiamo appreso dalla sua audizione presso la commissione Ambiente, avrebbe fatto analizzare le acque anche alla fonte, poiché, come denuncia la predetta associazione nella nota medesima, “da luglio 2020 a marzo 2021 il Comune di Benevento e la Gesesa non hanno effettuato controlli sulla presenza di tetracloroetilene nelle acque profonde dei pozzi”.
L’assessore Giorgione sappia che la stabilità dei pini è molto più sicura della sua elezione al Consiglio comunale, se sarà candidato
Ma incaricare una ditta per effettuare controlli costanti sui pozzi non avrebbe dato a Gerardo Giorgione quella visibilità che invece egli starebbe avendo sul fronte del taglio dei pini di viale degli Atlantici, quelle piante conifere che lui vorrebbe abbattere subito nel numero di 24 esemplari, prima ancora che i CTU nominati dalla Procura della Repubblica riscontrino l’attendibilità della perizia effettuata dall’agronomo Giuseppe Cardiello, incaricato dal Comune di Benevento di controllare la stabilità degli oltre 300 pini che, ritenuti di alto pregio paesaggistico dal sovrintendente alle Belle Arti di Caserta e Benevento, fiancheggiano viale degli Atlantici, via Pacevecchia e via Fratelli Rosselli. Addirittura, secondo Giorgione, l’abbattimento dei 24 esemplari, prima ancora che si pronuncino i CTU, sarebbe giustificato dal fatto che Procura medesima non ha posto sotto sequestro quelle piante.A giudizio del prof. Cardiello, però, oltre ai 24 pini ritenuti di estremo pericolo, ve ne sarebbero altri 34, secondo un criterio codificato da lui, da abbattere in un momento successivo. Ora, se si pensa che viale degli Atlantici è fiancheggiato da 123 pini, con il taglio di 68 esemplari, oltre ai 12 tagliati nel 2019, sui quali anche i CTU sono stati chiamati ad indagare, quell’arteria, meta di passeggiate estive, verrebbe privata della sua bellezza storica.
Noi, in linea di principio, pensiamo che, se un CTU difficilmente fa una perizia contraria rispetto a chi ha intentato un’azione civile, a maggior ragione un perito di parte non fa una perizia sfavorevole rispetto a chi gli ha commissionato l’incarico.Infatti, l’architetto Maurizio Salomone Megna, sempre contrario al taglio dei pini nella commissione comunale che si è occupata delle oltre 300 piante conifere, è intervenuto su La Gazzetta di Benevento dell’8 febbraio scorso per denunciare la testardaggine dell’amministrazione comunale nel voler privare “l’intera comunità sannita di un patrimonio storico ambientale” costituito “dagli alberi del viale degli Atlantici, alberi che sono da tutelare uno per uno”. Secondo Megna, i diversi agronomi”, cui è stata affidata la consulenza, “influenzati inevitabilmente dal committente, hanno scritto di tutto, tranne una cosa: la vita di questi alberi è espressione di un equilibrio dinamico, che compensa continuamente gli stress negativi e fa questi pini sempre più forti, adattandoli ai luoghi”.Intanto, Giorgione, per impiegare la spesa rispetto al budget assegnato al suo assessorato, ha fatto capitozzare i platani, salvando, per il momento, quelli di via Avellino, ed ha fatto tagliare gli alberi sulla scarpata a ridosso di via Paolella, creando le premesse di possibili smottamenti. Speriamo che si fermi.Insomma, Giorgione, più realista del re, lo ripetiamo ancora una volta, sta andando anche oltre la volontà del sindaco rispetto al piano di sacrificare il verde in città, da quando è stato nominato, il primo agosto 2020, assessore all’Ambiente. Evidentemente, tale nomina ha suggellato la pace tra lui e il sindaco, dopo che era stato costretto nell’agosto del 2016 dal primo cittadino a dimettersi da assessore all’Urbanistica in quota Forza Italia, per il fatto che erano stati postati sulla sua pagina facebook foto razziste e giudizi poco riguardosi verso l’allora presidente del Consiglio, Renzi, e la rispettiva consorte.
Una protesta di commercianti degenerata in offese
Durante quei quattro anni, si deve ritenere, Giorgione non avrà avuto un buon rapporto con il sindaco, Infatti, non molti cittadini sanno che, l’anno scorso, l’avv. Giorgione ha assunto la difesa della signora Veronica Sanginario, la quale, nel mese di marzo, in pieno lockdown, aveva postato sulla sua pagina facebook diversi video, in cui con toni minacciosi chiedeva al sindaco di aprire le attività commerciali, un comportamento, questo, che avrebbe determinato, in seguito ad una denuncia di Mastella alla Procura della Repubblica, il sequestro del suo telefonino e del suo computer da parte della Polizia Postale.Ed è la stessa donna che il primo aprile scorso ha partecipato, con dei commercianti come lei, al flash mob, una manifestazione che ha suscitato la solidarietà di politici nel chiedere, davanti alla Prefettura, la ripresa delle attività commerciali, ma che ha comportato, poi, una presa di distanza da parte della consigliera comunale Delia Delli Carri e del segretario cittadino del Pd, Giovanni De Lorenzo, in seguito a taluni comportamenti disdicevoli. Delia Delli Carri ha infatti scritto in una sua nota: “Mi dispiace che il dibattito di piazza si sia trasformato sui social e che sia trasceso nell’offesa”.
L’esposizione mediatica di Mastella
Rispetto a questa protesta, che ha avuto anche momenti di occupazione della sala consiliare, Mastella avrebbe precisato che le chiusure rientrano nelle restrizioni previste dalla zona rossa assegnata alla Regione Campania. Ma queste sono grane dalle quali Mastella rifugge sempre. Egli invece è sempre alla ricerca della esposizione mediatica della sua persona. L’occasione gli è stata data dalla scelta della nostra città per la proclamazione, il 10 giugno prossimo, nel Teatro Romano, della cinquina finalista del Premio Strega 2021. Come se non bastasse il comunicato del primo aprile, nel quale, con grande enfasi, annunciava che, dopo 75 anni, Benevento ospita questo importante evento, si è consentita anche la possibilità di dare l’annuncio ai cittadini attraverso la tribuna di TV7.
Certo, c’è sempre una prima volta per ogni evento. Nel 2008, è stata anche la prima volta che Benevento abbia ospitato la presentazione del 12 autori dei libri selezionati per il Premio Strega. A causa del Covid, è saltato l’appuntamento del 2020, recuperato con la presentazione della sestina (non della cinquina in quella occasione), così come è saltato quello di quest’anno, cui evidentemente si è posto rimedio con la proclamazione della cinquina.Ma quando non è lui a cercare l’esposizione mediatica, ci pensa lo staff di Noi Campani. Come se non si sapesse che è stata la Regione a scegliere Benevento quale sede del Concerto di Pasqua, svoltosi il 25 marzo nell’Auditorium di Sant’Agostino e trasmesso in differita alle 8,45 del 5 aprile su Rai2, i segretari di Noi Campani, sul Mattino del 6 aprile hanno inteso tributare “un grazie al primo cittadino Clemente Mastella per essere riuscito a portare il Concerto di Pasqua a Benevento”, un evento che ha consentito a Mastella di apparire su di una rete televisiva nazionale. Quel concerto, che non ha soddisfatto più di tanto chi lo ha visto in TV (speriamo che le prossime edizioni saranno di migliore fattura, dal momento che Benevento è diventata sede fissa per il Concerto di Pasqua), è stato però duramente contestato dal presidente del Conservatorio “Nicola Sala”, Antonio Verga, in quanto si sarebbe mancato di rispetto verso gli oltre cinquemila morti che si sono avuti in Campania e si sarebbe svolto in violazione dei limiti posti dalla zona rossa. Succede, poi, che nelle sue sortite Mastella non si rapporti con la moglie, la senatrice Alessandrina Lonardo. Infatti, il sindaco Mastella ha chiesto all’Anci nazionale, il 6 aprile, e al presidente De Caro, di intervenire immediatamente nei confronti del Ministero della Salute per bloccare, in attesa delle decisioni delle autorità competenti, la somministrazione del vaccino AstraZeneca. “E’ necessario verificare ad horas l’affidabilità del vaccino AstraZeneca”, ha dichiarato, “attese le enormi perplessità e le diffidenze che sta registrando nelle nostre comunità. Purtroppo resistenze e panico sono anche legate alla dilettantesca comunicazione di questi giorni, a partire da quella del sottosegretario Sileri che per ragioni scenico-televisive dimentica il dramma che vivono i nostri concittadini”.
Ma il giorno precedente, la senatrice aveva dichiarato: “Premesso che Astrazeneca sta funzionando bene e, per ora, nessun nesso pare corrispondere a decessi conseguenti, appaiono inopportune e senza capo né coda le dichiarazioni del sottosegretario Sileri. Dopo le sospensioni effettuate in alcuni Paesi e la preoccupazione legittima di quanti in Italia diffidano di Astrazeneca, lui ha dichiarato: “Per intanto, si va avanti a somministrare astrazeneca e, poi, se Ema tra una settimana dovesse decidere diversamente, provvederemo””. L’EMA, infatti, si è pronunciata il 7 aprile, ritenendo plausibili, anche se non documentati, casi rarissimi di trombosi verificatisi in persone cui è stato inoculato tale vaccino.L’unica cosa che pare coincidere tra queste due dichiarazioni è che sia Mastella che la moglie non tollerano l’esibizionismo televisivo del sottosegretario Sileri. Sarà forse una questione di invidia, dal momento che, almeno a noi, non capita di vedere da un po’ di tempo il sindaco di Benevento nei talk show de La7? Certo, una occasione come quella in cui egli saltava da una emittente all’altra alla ricerca dei “responsabili”, per salvare…il governo Conte, si presenterà, con ogni probabilità, durante la campagna elettorale. Ma non potrà più dire che 15.000 cittadini delle nostre contrade non sono fornite dall’acquedotto cittadino, perché se non sono state approvvigionate quelle 4-5 contrade lungo la strada per Pietrelcina, non abitate certamente da 15.000 cittadini, la responsabilità è soltanto sua, come è sua la responsabilità di aver erogato, nei tre rioni cittadini, acqua contaminata da tetracloroetilene, una sostanza cancerogena che il 29 di marzo ha superato di quasi 5 volte la soglia di potabilità.
Perifano accetti la candidatura a sindaco
Speriamo che l’ampio schieramento di centro sinistra trovi la sintesi e le motivazione dei suoi componenti dello stare insieme. Il tempo non manca perché si smussino gli angoli. Non a caso, l’avv. Luigi Perifano, sponsorizzato come candidato sindaco dalle forze maggiori e più rappresentative dello schieramento, chiedeva il 30 marzo, attraverso LABTV, “chiarezza e comunanza di intenti per scendere in campo”. E’ bastato poi che qualcuno continuasse a chiedere discontinuità perché egli dichiarasse al Mattino il giorno dopo di non essere tra i candidati.
“Discontinuità da cosa?”, si domanda giustamente Perifano. Egli infatti non è più consigliere comunale dal 2001. Venti anni potrebbero essere più che sufficienti per essere discontinui con il passato, se è questo che chiedono altri. Ovviamente la discontinuità si deve sposare anche con la competenza. E Perifano ne ha da vendere rispetto a chi non ha mai fatto parte di un Consesso elettivo, perché egli è stato consigliere comunale in diverse consiliature, prima del 2001.Ma, in quelle dichiarazioni rese al Mattino, come giustamente ha osservato il vice segretario vicario del Pd, non emerge una chiusura netta di Perifano rispetto alla sua candidatura a sindaco. E’ necessario soltanto che lo schieramento trovi i motivi della coesione, negli incontri dei tavoli tematici. Noi siamo fiduciosi.
Giuseppe Di Gioia