La Politica e i Cattolici oggi
In questo primo ventennio del secolo, l’Occidente ha disperso le ultime risorse e le capacità di progettualità politica, di orientamento culturale e di tenuta etica e civile. Son rimaste senza prospettive interpretative e operative le filosofie e le storiografie che cercano inutilmente di fornire idee e indicare fatti per aprire passaggi possibili e una direzione risolutiva al cammino dell’umanità sempre più difficile, faticoso, confuso. Con il Giubileo del 2000 della Chiesa di Giovanni Paolo II si erano accese speranze ed attese per un compimento imminente della Civiltà dell’Amore con il “trionfo del Cuore Immacolato” di Maria Madre di Gesù e di tutte le creature, annunciato a Fatima. Invece si è incupito l’orizzonte della Terra, si è moltiplicata la sfida tenebrosa del Male, si sono indebolite e decomposte le istituzioni stesse che hanno retto e governato la vicenda dei popoli e avanza furiosa e dissennata la “pandemia dell’Anima”. La Democrazia, nella regolazione della sovranità dei Popoli, è stata svuotata e ridotta a formalismo elettorale senza vigore di partecipazione e di appartenenza. Questo tempo non ha più un filo da tessere. Si è esaurita la sostanza culturale e popolare che si era costituita, tra rotture e trasformazioni, nel corso dei secoli, senza rinunciare all’impianto fondamentale del processo di Civilizzazione eretto su la “dualità” del potere religioso e del potere politico, sulla compresenza di governo degli interessi materiali – la Potestas – e delle energie spirituali – l’Auctoritas.
Dalla Rivoluzione francese del 1789 si è avviato un percorso di allontanamento, poi di conflitto, infine di rottura tra la polarità religiosa e quella politica. La vicenda dell’URSS dal 1917 al 1991 e quella hitleriana dal 1933 al1945 hanno mostrato a quale abisso di disumanizzazione conducano concezioni radicalmente atee dello Stato e come i popoli finiscano tragicamente vittime di oppressione, di violenza, di morte. Il processo di modernizzazione è stato segnato da sfruttamento, da stermini, genocidi, dal terrore di massa, dagli scontri mostruosi degli imperialismi scatenati nella conquista del mondo. Dobbiamo domandarci perché e come, anche nelle compagini delle democrazie occidentali, insorge il virus della rovina politica, il fomite della ideologia totalitaria e si determina il disfacimento della realtà antropologica, etica, politica e religiosa della Società. Il Cristianesimo − il Vangelo nel suo annuncio e nella sua azione salvifica – ha, su la traccia ebraica del Vecchio Testamento, affermato i principi fondativi della Creazione: la presenza generativa e creativa di Dio Amore; la sacralità della vita umana; la santità, la bellezza e l’ordine del Matrimonio indissolubile tra l’uomo e la donna; l’educazione integrale e libera delle nuove generazioni, radicandola nella vitalità della famiglia e nella cultura comunitaria della tradizione; il Bene comune essenziale per la giustizia nei popoli e la pace tra le nazioni. E’ sufficiente uno sguardo retrospettivo al XX secolo per misurare l’eredità consegnata alle generazioni del XXI secolo. E’ stato “il secolo degli estremi”, “il secolo delle idee assassine”, “il secolo delle tenebre”, “il secolo delle ombre dell’Europa”, “il secolo più terribile della storia occidentale” ha scritto Isaiah Berlin. E’ saltato così il paradigma etico, politico e religioso di dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Abbiamo “realizzato l’orgoglio e la presunzione di annullare Dio” e, consegnato tutto a Cesare, “abbiamo inaridito i nostri cuori e non abbiamo più saputo amare”. E “un cuore inaridito produce veleno per l’anima, il corpo e lo spirito”. Nell’esaminare la situazione etico-politica e religiosa del mondo moderno in cui viviamo, Gilbert K. Chesterton ha parlato di “un tracollo mentale molto più consistente del tracollo morale”. Neppure noi cattolici condividiamo il criterio che fonda la vera, la grande politica: è Dio la misura della vita, della storia, del destino umano. Siamo divenuti, anche noi, ostaggio dell’idolatria dell’io, del piacere e del denaro e non riusciamo a liberarcene ed esibiamo con proterva doppiezza la nostra appartenenza cristiana rimanendo praticamente atei. Ripensare la politica – il pensiero, la responsabilità e l’azione – prima che tutto venga travolto, è divenuto necessario ed urgente anche per sottrarci alla paura degli eventi minacciosi della storia e resistere all’apostasia, confermando la fedeltà alle promesse battesimali che ci hanno resi “figli di Dio”, figli dell’Amore. Nel decennio 1968-’78, quando furono prese decisioni legislative funeste che introdussero il divorzio e l’aborto, il progressismo modernistico, che anche molti cattolici assunsero come orientamento della “politica della liberazione esistenziale”, collocò l’Italia nello spazio dell’empietà. Allora non ci fu compassione per la vita, rispetto per la dignità umana e per l’amore. I poteri dello Stato, esaltando la democrazia e la grandezza dell’individuo, da allora imprigionarono, anche con il consenso dei Cattolici, un popolo di altissima tradizione religiosa in una condizione radicale ed estrema di violenza, di terrore e di morte.
E’ necessaria ora una “nuova politica” che riconosca la Famiglia come “cuore di tutto l’ordine sociale”, che riconduca la Dignità della Persona umana al suo essere “figlio di Dio”, che impianti di nuovo l’Educazione nella trascendenza del Logos “che si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” e che edifichi la Pace su la Trinità dell’Amore, della Misericordia e del Perdono.
E’ urgente una “nuova politica” che rifiuti la tenaglia di un laicismo blasfemo ed ipocrita che trascina la coscienza popolare verso le tenebre dell’ateismo di massa, l’animalizzazione della società, la schiavizzazione dei popoli.
La Vita è una lotta dalla quale non possiamo ritirarci e nei luoghi e nei discorsi della politica, con coraggio, con lealtà, con coerenza, dobbiamo lottare con fede, con speranza, con amore. Una voce di profezia, di denuncia-annuncio e di ammonimento divinamente si leva: “… chiedete perdono per aver accusato Dio, rivedete i vostri errori, correggetevi, e riempite le Chiese pregando in ginocchio. Amatevi gli uni gli altri, come Io amo voi, smettetela di giudicare e condannare i Sacerdoti, …”. Viviamo questo tempo, in cui è aperto lo scontro definitivo tra “la Verità tutta intera” e l’insidia tremenda della Menzogna mondiale, con la fede nel Cristo Pantocratore che viene presto con infinita potenza a instaurare il Regno umano-divino della Gioia della Pace dell’Amore con il trionfo, atteso da cent’anni, del Cuore Immacolato di Maria.
Davide Nava
Un tempo si cantava nelle chiese, in un bel latino: <>. Oggi il regno e l’impero sono innominabili. Ed è giusto così. O, meglio, sarebbe giusto così, se l’uno e l’altro fossero cacciati, oltre che dal vocabolario, anche dalla vita reale di questo mondo, dove , invece, ancora regnano ed imperano la politica dominante, l’economia dominante e perfino la cultura dominante. Io non so perché, ma vorrei che fosse dominante anche la speranza in un mondo migliore. E penso che con impagabili voci, come quella di Nava, si può…sperare.