La pandemia diventa sempre più grave e le opposizioni, per trarne consenso, cavalcano la protesta contro le restrizioni
L’ultimo aggiornamento del Covid-19, quello relativo ai dati riscontrati nella sola giornata del 31 ottobre, in salita rispetto al giorno precedente, è il seguente: 31.758 positivi su 215.886 tamponi effettuati, 297 decessi, 97 ricoverati in terapia intensiva, 5.859 guariti. Dei contagiati, si contano 8.919 casi in Lombardia, di cui 3.700 nella sola Milano, mentre in Campania si contano 3.669 casi.
Nel Sannio, invece, sempre il 31 ottobre, vi è stato un calo dei casi positivi riscontrati. Rispetto a 248 tamponi processati dall’azienda ospedaliera “S.Pio”, vi sono stati 49 positivi (73 il giorno precedente). Dei 49, soltanto 26 rappresentano nuovi casi. Di questi ultimi, 23 si riferiscono a persone residenti nel Sannio e 3 a persone di altre province. I rimanenti 23 casi si riferiscono a conferme di positività precedentemente accertate. I ricoverati sono 96, due in più rispetto al giorno precedente, ma solo 51, di cui 3 in terapia intensiva, sono sanniti, mentre gli altri 41 sono di altre province. 13 sono i decessi, compreso quello verificatosi a S.Marco dei Cavoti. Nella prima ondata ve ne erano stati 9, oltre agli 8 avutisi a Villa Margherita, il centro di riabilitazione di Piano Cappelle. Il totale dei contagiati, invece, e di 660, di cui 609 in isolamento domiciliare.
Eppure, di fronte a questa situazione, meno drammatica solo sul piano dei decessi rispetto all’ondata della primavera scorsa, il nostro Paese è al quindicesimo posto rispetto al resto del mondo in fatto di gravità della pandemia. In Europa, il Belgio ha chiuso, la Francia anche, tenendo però aperte le scuole, l’Inghilterra pure, mentre la Germania ha posto in essere le stesse restrizioni contenute nel DPCM del 25 ottobre. Tuttavia, in Italia, una opposizione irresponsabile, cui tirano la volata i quotidiani talk show de La 7 anche nel tentare di far cadere il governo, attacca Giuseppe Conte e i suoi ministri di non aver saputo prevenire la seconda ondata della pandemia, assolvendo quei cittadini che, datisi alla pazza gioia, sono andati a contagiarsi all’estero, in quei paesi dove il Covid-19 aveva ancora una cittadinanza significativa, hanno portato e preso, nella indenne Sardegna, il contagio.
Evidentemente, questi milioni di cittadini, impazienti di andare in vacanza, a dispetto di chi scrive che non è andato a godersi il mare, che non ha mai dismesso la mascherina, che si lava sempre le mani e che mantiene il distanziamento da altre persone, hanno seguito le indicazioni dei riduzionisti, come Salvini, che aveva messo al bando la mascherina, e la Meloni, che il 16 luglio, quindici giorni prima della scadenza dello stato di emergenza, proclamato il 31 gennaio 2020, diceva: “Sarebbe un delirio allungarlo fino al 31 dicembre (venne poi prorogato fino al 15 ottobre – ndr), oltretutto in una Europa in cui nessuno ha prorogato lo stato di emergenza, per cui non ho capito esattamente qual è il messaggio che vogliamo dare, se cioè vogliamo spiegare al resto del mondo che siamo un focolaio di Covid, mentre tutti gli altri cercano di ripartire. E io continuo a non avere elementi per i quali l’Italia, unica nazione in Europa, dovrebbe provocare lo stato di emergenza”. Ma, allora, la Meloni, per dare il buon esempio, diceva anche che lei non aveva scaricato l’app Immuni e consigliava gli italiani a non scaricarla. Poi, sotto la spinta dell’ondata pandemica, il Parlamento, assenti le opposizioni, ha votato la proroga fino al 31 gennaio 2021 dello stato di emergenza.
Però, quella donna che il 22 ottobre ha detto che “il governo non ha fatto niente di serio per fermare la seconda ondata di Covid”, è la stessa Meloni che oggi si trova, senza averne la statura politica secondo chi scrive, a capo di una formazione politica, quotata, in base ai sondaggi, sul 16%, grazie alla migrazione, verso il suo lido, di un 10% di elettori che avrebbero tradito Salvini. Ed è la stessa percentuale di elettori, pressappoco, che in ogni elezione si sposta verso chi la spara più grossa.
Rispetto a questa grossa trovata propagandistica, finalizzata solo a cavalcare il dissenso e la protesta dei titolari di esercizi costretti alla chiusura totale o parziale dei loro locali contro il DPCM del 25 ottobre che dispone delle restrizioni morbide, va ricordato che il governo, dopo il lockdown della primavera scorsa, aveva detto di non abbassare la guardia perché il nemico non era stato ancora sconfitto; e aveva, dopo un primo rinvio al 26 luglio, deciso di convocare, per il 20 e 21 settembre, le elezioni regionali e amministrative, aggiungendo la consultazione referendaria, in una election day, circostanza, questa, che ha consentito la partecipazione ai seggi di quelle persone, non politicizzate, le quali, se non sollecitate, anche in una sorta di voto di scambio, da candidati, ad andare a votare, avrebbero disertato i seggi, impedendo, con il venir meno del loro Sì, che passasse la riduzione dei parlamentari.
Ma la comunità scientifica, al fine di prevenire o attenuare la seconda ondata della pandemia, prevista dall’OMS, aveva, il 6 aprile, messo a punto un piano con il ministro Speranza – ha dichiarato il prof. Walter Ricciardi il 26 ottobre a “Otto e mezzo” de La7 – articolato in 5 punti, piano che le Regioni, soprattutto di destra, avvalendosi dell’autonomia, loro concessa, in materia sanitaria dal Titolo V della Costituzione, hanno eluso. In quella occasione, il prof. Ricciardi ha anche detto, in sostegno delle restrizioni previste dal DPCM del 25 ottobre: “Nessun ambiente coperto, che prevede la partecipazione di più persone, preserva dal contagio”. Ovviamente, si riferiva alla chiusura di sale cinematografiche, teatri, discoteche, balere, palestre e, oltre un certo orario, di bar, pub, pizzerie e ristoranti.
L’assurdo è che il governo, dopo essere stato attaccato per aver, con il lockdown, messo in ginocchio il turismo, è stato criticato per aver elargito un bonus per incentivare proprio il turismo. Un giornalista leghista, uno di quelli posti a dirigere i tre giornali milanesi (Il giornale, Libero e La Verità), sempre presenti a rotazione nei Talk show quotidiani de La7, ha detto a “Otto e mezzo”, appena dopo il lockdown, che il governo aveva privato della libertà gli italiani, impedendo loro di allontanarsi oltre i 200 metri dalla propria abitazione nel praticare l’attività motoria. Ma nella stessa trasmissione, subito dopo, lo stesso giornalista,nel commentare la lamentazione del sindaco di Milano, secondo cui vi erano troppi assembramenti nella zona dei Navigli, disse: “Bastava mandare lì un paio di vigili urbani”. E’ il caso di domandarsi che concetto ha della libertà questo signore, soprattutto quando è in contraddizione con se stesso.
Si manca di onestà intellettuale, quindi, nella misura in cui si afferma che il governo non ha fatto nulla di serio per fermare la seconda ondata di Covid. E si è dei ciarlatani, quando si fanno tali affermazioni, senza avere, come giustamente ha osservato, il 27 ottobre pure a “Otto e mezzo”, Massimo Giannini, il direttore de La Stampa, colpito severamente dal Covid, “la capacità di fare, sul piano etico, morale e politico, proposte alternative rispetto a quelle contenute nel DPCM del 25 ottobre”.
Se, di fronte all’incalzare della pandemia nel nostro Continente, sarà l’Europa ad imporre il lockdown a tutti i paesi aderenti alla Comunità, forse i Salvini e le Meloni dovranno smettere di prendersela con Conte, ma dovranno indirizzare i loro attacchi verso Bruxelles, che ora punta ad un lockdown generalizzato in tutta Europa e nello stesso periodo, anche perché più di un paese, a cominciare dall’Irlanda, ha cominciato a percorrere questa strada.
Sul piano locale, relativamente all’andamento della pandemia, chi scrive si informa nel leggere i quotidiani aggiornamenti del Mattino, in cui Luella De Ciampis, riporta lo stato del giorno precedente, per quanto riguarda il numero delle persone che sono risultate contagiate, il numero delle persone guarite, il numero dei tamponi processati, distinguendo, tra i positivi, i nuovi contagiati da quelli per i quali il tampone costituisce una conferma della positività. Ma riporta anche il numero dei decessi verificatisi il giorno precedente e quello complessivo registratosi dall’inizio della seconda ondata pandemica, distinguendo i sanniti da quelli di fuori provincia, una distinzione che la De Ciampis fa anche tra casi di ogni tipo, tra città capoluogo e resto della provincia.
Indubbiamente, Il Mattino fa un ottimo servizio, non soltanto nel campo del Covid-19. Non rende, però, una buona informazione quando si riduce a cassa di risonanza di Mastella, arrivando a confondere il trasformismo del sindaco di Benevento per oculate e accorte scelte politiche. Se proprio il giornale vuole fare opinione, nel parlare del sindaco di Benevento, potrebbe dire che quando una persona, sia pure del livello di Mastella, viene a trovarsi in minoranza in una formazione politica rispetto ad una sua proposta, come quella di chiedere le primarie per l’individuazione, nel centro destra, del candidato presidente della regione, deve sottostare alla volontà della maggioranza, invece di cambiare…strada, soprattutto se a tale formazione politica deve la nomina della moglie a senatrice.
L’unica nota critica, se tale vogliamo giudicarla, nei confronti di Mastella, è stata quella di aver paragonato, il 25 ottobre scorso, Palazzo Mosti ad un Grand Hotel, dotato di porte girevoli, poiché, con il chiamare nelle Giunta municipale Alfredo Martignetti, presidente cittadino di Noi Campani, cui sono state affidate le deleghe detenute dal dimissionario Oberdan Picucci, Mastella ha nominato il diciottesimo assessore, superando, di gran lunga, il suo predecessore Fausto Pepe. Ma il giornale si è guardato bene dal dire che il dispotismo di Mastella ha costretto, in 4 anni, alle dimissioni ben 8 assessori. Se avesse potuto fare la stessa cosa nei confronti dei consiglieri della sua maggioranza, in cui si è registrata una continua irrequietezza, forse avremmo visto arrivare in Consiglio comunale anche il meno votato delle liste mastelliane.
Tuttavia, il giornale ostenta imparzialità. Ma se vuole essere un organo imparziale di informazione dovrebbe dare spazio anche a chi muove nei confronti del sindaco di Benevento dure contestazioni. Invece, non viene data a chi fa tali quotidiane contestazioni neanche la possibilità di veder pubblicata la propria risposta al dirigente comunale che, senza farne il nome, lo ha insultato attraverso le colonne del giornale in questione.
Certo, un giornale che dà spazio a scontri personali si riduce ad essere un pollaio, ma non dovrebbe neanche dare spazio agli insulti. Per contro, invece, per dirla con il Procuratore Policastro, vuole apparire un giornale istituzionale, nel senso che asseconda le Istituzioni, guardandosi bene dal muovere critiche nei loro confronti.
L’Asl, contestata da Luigi Abbate e da cittadini, riceve invece solidarietà da tre sindaci della Valle Telesina
Infatti, gli aggiornamenti di Luella De Ciampis prefigurano, nella gestione del Covid-19, tra Asl e azienda ospedaliera “S.Pio”, una situazione che funziona senza alcun inghippo, senza alcun disordine, salvo a dover riconoscere, nella nota del 29 ottobre, una discordanza, non irrilevante, tra i casi positivi denunciati dall’Asl comune per comune e quelli invece rilevati da non pochi sindaci.Il sindaco di Puglianello, Francesco Rubano, assecondato dai colleghi di S.Salvatore Telesino e di Telese Terme, plaude, invece, all’Asl di Benevento. Dice, infatti: “Per quel che riguarda la gestione dell’emergenza sanitaria sul piano locale da parte dell’Asl di Benevento, mi preme riconoscere le poche risorse a disposizione, sia umane che economiche. La collaborazione che si è aperta con le amministrazioni comunali è intensa e proficua, così come l’organizzazione degli esami. La nostra esperienza, così come quella di tanti amici amministratori, è più che proficua e trovo ingiustificati gli attacchi che sono stati rivolti all’Asl di Benevento negli ultimi giorni”, al netto di “qualche fisiologico disguido che ogni tanto può capitare”.Ma Luigi Abbate, il neo consigliere regionale mastelliano, che non avrebbe motivi strumentali per sollevare critiche ad una struttura sanitaria della Regione, essendo organico alla maggioranza deluchiana, non è dello stesso avviso dei 3 sindaci della Valle Telesina. Secondo lui, “è impensabile l’attesa dell’esito dei tamponi, eccessivamente lunga a fronte delle esigenze dei cittadini”.Essendo, spesso, “anche di 15 giorni” tale attesa, “un cittadino che deve tornare a lavoro non può attendere tanto tempo prima di conoscere il risultato del secondo tampone”.Anche un amico di chi scrive ha avuto a lamentarsi del modo come l’Asl di Benevento segue il decorso della malattia di coloro che sono risultati positivi al Covid. Egli, sottoposto a tampone laringofaringeo, quando si è recato al nosocomio “Rummo” per fare una donazione di sangue, è risultato positivo al Covid-19, pur non avendo avvertito alcun sintomo della malattia. Costretto così ad isolamento domiciliare, senza contagiare moglie e figli, viene dall’Asl segnalato ai Vigili Urbani, al medico di famiglia e all’Asia, l’azienda sociale di igiene ambientale che non invia nessuno dei suoi operatori presso la sua abitazione a raccogliere, per tutta la durata ( due settimane) dell’isolamento domiciliare, i rifiuti, separatamente da quelli che vengono raccolti presso altri cittadini. A tutti i telefoni dell’Asl, cui si rivolgeva per chiedere informazioni sul decorso del suo isolamento domiciliare, non rispondeva mai nessuno, neanche dal centralino. Non è vero, ha anche denunciato questa persona, che i positivi vengono monitorati, sicché, se uscissero di casa, se violassero cioè l’isolamento domiciliare, nessuno se ne accorgerebbe. Quando poi è risultato negativo al secondo tampone, ha dovuto lui recarsi al comando di Polizia Municipale per ritirare l’attestazione di essere un cittadino sano, idoneo a riprendere la sua attività lavorativa, dal momento che, dopo 2 giorni dalla rilevazione della negatività, nessun vigile si era recato da lui per consegnargli l’attestato.
Giuseppe Di Gioia