Dalla memoria all’impegno: è il momento di una Fase 2 anche per l’ex cementificio Ciotta
La giornata di ieri, 23 maggio, anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, è stata contraddistinta, come spesso avviene nelle attività poste in essere da Libera, dalla memoria e dall’impegno.
Il primo aspetto è stato celebrato con la deposizione di un mazzo di fiori presso il Tribunale e presso la Questura di Benevento con la presenza di Aldo Policastro, Procuratore della Repubblica di Benevento; Ennio Ricci, Vicario del Presidente del Tribunale; Luigi Bonagura, Questore di Benevento e Assunta Tillo, magistrato presso la Procura di Benevento e Presidente dell’ANM sezione di Benevento. Allo stesso modo nel pomeriggio il coordinamento provinciale ha organizzato una diretta Facebook sul tema “Capaci di costruire una nuova normalità” insieme a Francesco Visalli di Libera Benevento; Luciano Valle, segretario provinciale della CGIL di Benevento e Giovanni Conzo, Procuratore aggiunto della Repubblica di Benevento.
L’impegno a costruire un contesto sociale che trasformi quel fare memoria in un costante richiamo al proprio meglio è, invece, stato sottolineato attraverso un simbolico gesto svoltosi presso l’ex cementificio di contrada Olivola, bene confiscato a Giuseppe Ciotta. Davanti al cancello dell’immobile è stata posta una bandiera italiana che recava la scritta “Capaci di riutilizzare il bene”.
Tale piccolo gesto intende sottolineare la necessità, non più rimandabile, di innescare una fase 2 anche rispetto alla gestione di tale bene che, dopo alcuni anni, resta ancora abbandonato al suo destino: infatti l’ex cementificio dopo il provvedimento di confisca, è passato nel 2016 nelle mani dell’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati e Sequestrati che, già dall’anno seguente, ha chiesto al Comune di Benevento di far pervenire una manifestazione d’interesse per l’assegnazione del bene. Da qual momento si sono alternate accelerazione e marce indietro continue che non hanno permesso di realizzare la piena applicazione della legge n. 109/96 che prescrive il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alle mafie.