Videoconferenza CIVES: per stare nel futuro occorre ripensare il modo di raccontare e commercializzare il vino
Con il coordinamento di Ettore Rossi si è svolto un nuovo incontro, in formato “digitale”, di Cives – Laboratorio di formazione al bene comune, nell’ambito del ciclo di iniziative Cives in dialogo, sul tema: “L’economia del vino: prove di futuro per il Sannio” al quale hanno preso parte Pasquale Carlo, giornalista enogastronomico e studioso di ampelografia; Luciano Pignataro, giornalista de “Il Mattino” e scrittore; Libero Rillo, presidente del Consorzio di tutela dei vini del Sannio; Nicola Matarazzo, economista; l’imprenditrice Paola Mustilli e Paolo Rizzi, docente di Politica Economica e Economia Applicata presso l’Università Cattolica di Piacenza nonché Direttore scientifico di Cives.
“L’economia del vino – ha introdotto Rossi coordinatore di Cives – è il più importante asset per la nostra provincia e pensiamo possa fare da traino per il resto del territorio sannita. Questa produzione, inoltre, esprime il valore reputazionale del nostro territorio. Territorio in cui si è molto evidenziato il valore della cooperazione così come il fatto che possiamo considerare tutto il settore del vino come una molla caricata nel tempo che, in questi ultimi anni, sta cercando le condizioni affinché possa scattare. È espressione dell’identità di luogo sannita, cioè di quel patrimonio di saperi, cultura, storia, risorse ambientali, relazioni che fanno della nostra economia del vino una realtà del ben vivere”.
“Il vino è una voce fondamentale dell’economia del Sannio” ha aggiunto Pasquale Carlo. “Per come lo conosciamo oggi rappresenta, con i suoi circa undicimila ettari di vigneto, oltre la metà della produzione regionale che, negli anni, sta facendo sempre più passi da gigante puntando su biodiversità e sostenibilità. Adesso dobbiamo guardare oltre la crisi, cercando di imparare dagli errori del passato. In provincia di Benevento pur avendo grandi risorse, penso ai nostri centri storici bellissimi, non siamo riusciti a costruire il grande attrattore. È importante che i nostri produttori facciano rete con tutto il mondo extra vino”.
Paola Mustilli ha detto: “La paralisi che stiamo vivendo ha portato tutto il mondo a bloccarsi, mettendo in luce alcuni angoli buoi che esistevano già nelle vite di tutti e che siamo stati costretti a guardare. Rispetto alla nostra situazione territoriale credo che questo momento di crisi debba dare a tutti noi la spinta per poterci rilanciare, riflettendo sui punti deboli che abbiamo e sul come poterli rafforzare. Mi riferisco in maniera particolare al nostro territorio che non ha nulla da invidiare a quelli più famosi del nostro paese. C’è però da costruire una rete che ci possa permettere di essere un attrattore di turismo, di cultura, di enogastronomia tramite imprenditori e organizzazioni locali che si concentrino su questo, così da offrire al turista dei percorsi che possano essere in linea con le direttive che il governo sta dando oggi”.
“Purtroppo la nostra fase più dura deve ancora venire – ha concluso Mustilli – perché noi vendiamo per lo più ai ristoranti che purtroppo ancor non aprono e se apriranno lo faranno in maniera ridotta. Questo da un lato mi rende un po’ preoccupata perché penso che non si sia capita la gravità della situazione, d’altro canto penso che non possiamo piangerci addosso, anzi dobbiamo provare ad inventarci attività che possano fare da traino all’economia del Sannio”.
Libero Rillo, intervenendo in seguito, ha affermato: “Come Consorzio di tutela stiamo provando a fare un discorso più allargato anche con gli altri consorzi di tutela, mettendo in campo tutto il possibile. Chiariamo che tutto quello che si metterà in campo non risolverà comunque il problema ma potrà solo alleviarlo. Abbiamo elaborato, in questi giorni, anche una richiesta alla Regione Campania per una manovra specifica sul settore del vino che è quello che dà molto lustro alla regione stessa sui mercati internazionali. Abbiamo fatto proposte anche per incentivare il consumo dei vini campani in Campania, cioè a Km 0, facendo leva sul fatto che noi siamo una regione che consuma più di quello che produce.
Il problema purtroppo c’è poiché ci sono ancora le giacenze della vendemmia precedente e bisognerà fare qualcosa anche per ridurre le quantità della prossima vendemmia, altrimenti il problema resterà lì. Per il futuro stiamo pensando alle attività per il prossimo anno soprattutto per aggredire il mercato internazionale venendo incontro anche alle aziende più piccole. Nessuno ha la bacchetta magica, bisognerà mettere in campo più azioni per provare ad avere risultati più efficienti”.
Nicola Matarazzo ha messo in evidenza gli aspetti culturali legati alla produzione del vino, sottolineando che “se non riusciamo a costruire una forte cultura enogastronomica nella nostra società sarà difficile costruire una ripresa con obiettivi a lungo termine. Non credo che noi possiamo affidarci al solo concetto della delega alla tecnica e alla scienza. Abbiamo bisogno di far uscire fuori anche l’aspetto umanistico della nostra competenza. Il vino è un po’ l’essenza della nostra civiltà mediterranea che crea comunità, convivenza e il mondo della viticultura non serve solo a produrre cibo ma rappresenta anche un servizio al nostro ecosistema.”.
Luciano Pignataro ha evidenziato che si tratta di “una crisi che non riporterà le lancette dell’orologio indietro. Dobbiamo tornare a sporcarci le scarpe nelle vigne. Occorre anche ripensare il modo di raccontare il vino. Dal canto loro i produttori devono immaginare un nuovo modo di vendere il vino. La crisi, infatti, ha insegnato che possiamo perdere tutto anche a causa di evenienze di cui non abbiamo colpa. Bisogna ripensare ai metodi nella vendita del vino, penso all’e-commerce così come alla grande distribuzione organizzata. Occupiamoci, quindi, di tutti le vigne anche di quelle il cui prodotto arriva nei supermercati”.
“Ci sarà una lezione di umiltà da parte di tutti – ha concluso Pignataro – e dovremo adattarci alle nuove condizioni: nei prossimi due anni succederà che i consumi saranno ridotti, tanti ristoranti avranno ingressi ridotti con una conseguente ridefinizione dei propri business. Sopravvive chi ha più intelligenza e capacità di adattamento e chi avrà più capacità di cogliere le opportunità che ha di fronte. Il Sannio ha le caratteristiche produttive per poter affrontare questa crisi molto meglio di tante realtà meridionali sperando che le forme associative e istituzionali funzionino, guardando con molta elasticità alle forme di intervento”.
Paolo Rizzi, in conclusione, ha riflettuto su alcuni dati elaborati da una ricerca realizzata da Cives sull’identità territoriale in cui emerse che tra i prodotti più rappresentativi del territorio sannita, i giovani riconoscevano più il liquore Strega che il vino. “Questo vuol dire – ha commentato Rizzi – che ancora non c’è un riconoscimento forte del valore dell’agricoltura e del vino in particolare. Così come emerge che la forza del distretto vitivinicolo del Sannio è conosciuto soprattutto ad alti livelli, come elemento di qualità, ma non ancora adeguatamente a livello di base. Va molto approfondita anche la questione dell’enoturismo che continua a crescere, occupando una quota rilevante del turismo italiano guardando soprattutto ai trend di medio periodo. Le possibilità ci sono e sono ancora inesplorate, vanno implementate le risorse che già esistono per renderle più efficienti. Così come va valorizzato il rapporto tra produzione vitivinicola di qualità e benessere percepito dalle persone”.