Lo tsunami di Villa Margherita avrebbe prodotto otto decessi
A proposito della proroga all’accensione degli impianti di riscaldamento autorizzata dal sindaco Mastella per 15 giorni, oltre la scadenza del 31 marzo sancita dalla legge, senza tener conto che il meteo prevedeva giornate assolate con temperature superiori ai 20 gradi, a conclusione del “pezzo” pubblicato il 12 aprile, per far capire che tale autorizzazione non era coerente rispetto al rigore imposto dal sindaco per impedire lo sforamento del limite consentito delle polveri sottili, abbiamo scritto che egli aveva imputato alle caldaie una fonte di inquinamento.
Si dà il caso, infatti, che proprio un giornale mastelliano abbia scritto, il 14 aprile, che, in assenza di circolazione di auto, un fattore di inquinamento sia stato “l’utilizzo degli impianti termici che la forzata quarantena (non l’autorizzazione del sindaco – ndr) può aver accentuato”, in aggiunta alla “scarsità di piogge e venti”, molti presenti in inverno quando gli sforamenti richiedono le continue limitazioni di traffico veicolare, che favorirebbero il “ristagno degli inquinanti”.
Senza peraltro fare ammenda rispetto a quella autorizzazione, il sindaco ha avuto l’ardire di intervenire anche lui relativamente a questo sforamento: “Ormai è quasi certo. Secondo studi scientifici le polveri sottili amano rianimare il coronavirus. E noi a Benevento ne siamo pieni”. Poi, a dispetto delle critiche che riceve quando in autunno dispone delle domeniche ecologiche in presenza della “miscela esplosiva” determinata dagli sforamenti, conclude: “Fino a quando farò il sindaco non guarderò a nessun interesse. Le mie misure saranno ancora più stringenti. Debbo difendere la salute anche di quelli che egoisticamente pensano solo a se stessi. Devo difendere la salute dei vostri figli, dei figli di questa città”.
A leggere, però, il comunicato del 14 aprile di Altrabenevento, di cui il nostro giornale ha pubblicato il testo integrale, Mastella dedicherebbe poca attenzione alla salute dei cittadini, in quanto “non interviene sulla carente gestione dei focolai di contagio da parte delle autorità sanitarie”.
Per colpa di questa gestione, scrive ancora l’associazione contro il malaffare, “Benevento è la seconda città capoluogo per numero di contagi in Campania”, con i suoi 30 contagiati. Non più 31, come riportato da noi nella nota del 12 aprile, poiché il 13 aprile “è deceduta, presso l’ospedale “Rummo” un’anziana di Benevento”, scrive Luella De Ciampis sul Mattino del 14 aprile, “trasferita nel nosocomio cittadino da Villa Margherita dove era arrivata per beneficiare di terapie riabilitative, poco prima che, nella struttura esplodesse il focolaio”.
Lo strano è che, con il venir meno di questa concittadina, sarebbero ancora “cinque”, scrive Luella De Ciampis sempre nella nota del 14 aprile, “i decessi tra i 15 pazienti provenienti dal centro riabilitativo di contrada Piano Cappelle”. Evidentemente, la De Ciampis non ha tenuto presente che nella nota del 7 aprile ha scritto: “Rimane fermo a 5 il numero dei pazienti del centro riabilitativo deceduti nella settimana appena trascorsa e a 72 quello dei contagiati. Di questi, 44 risiedono nel Sannio. Le ultime vittime sono un 82enne di Avellino, un 80enne di Benevento, un 79enne della provincia sannita, un 81enne di San Magno sul Calore (Avellino) e una 80enne di Montesarchio”. A questo elenco noi, nella nota del 12 aprile, abbiamo aggiunto il decesso della anziana donna di Frasso Telesino che, dimessa da Villa Margherita il 13-14 marzo, è poi deceduta al “Rummo”perché risultata positiva al Covid19. Un decesso, questo, che, riferito ad una persona di sesso femminile, non può essere ricondotto a “un 79enne della provincia sannita”, contenuto nell’elenco della De Ciampis.
Poi, nell’articolo apparso sul Mattino del 15 aprile, Luella De Ciampis scrive: “Ancora un altro decesso per Civid19 all’ospedale Rummo, collegato a Villa Margherita. Si tratta di una insegnante 68enne di Arpaia, residente a Santa Croce del Sannio, comune in cui il marito in passato aveva ricoperto la carica di segretario comunale. La donna aveva subito una operazione al cuore nella clinica Montevergine di Mercogliano (come quella donna 79enne di Cicciano che, andata, il 24 marzo, a sottoporsi a terapia riabilitativa alla Maugeri di Telese, è poi deceduta al Rummo, dove era stata appena trasportata dal 118 il 27 marzo come caso sospetto Covid19 – ndr) ed era stata accettata da Villa Margherita per la riabilitazione dove, proprio al momento delle dimissioni, aveva manifestato i sintomi del coronavirus, che avevano fatto optare per il trasferimento nel reparto di terapia intensiva del nosocomio cittadino”.
Alla data del 16 aprile, i contagiati, tra ricoverati e assistiti nel proprio domicilio, sono 140, compreso il quarto positivo di Sant’Agata dei Goti, accertato la sera del 15 aprile. Evidentemente, il numero, tuttavia non esatto come si può constatare, è epurato dai decessi (13) e dai guariti (6, compreso il giovane militare di Guardia Sanframondi e la ragazza di S.Salvatore Telesino), poiché la Regione attribuisce, alla stessa data del 16 aprile, 157 contagiati alla provincia di Benevento. Altri decessi, pare 6, non sarebbero riconducibili alla provincia di Benevento.
Se si escludono i circa 80 contagi verificatisi finora a Villa Margherita, decessi compresi, e i circa 20 contati a Paolisi, i due focolai della provincia di Benevento, i casi attribuibili al Sannio sarebbero una cinquantina, un numero che, a ragione, ci avrebbe fatto conservare la maglia bianca, quella maglia che il 24 marzo avevamo ancora, secondo Mastella. In una dichiarazione rilasciata quel giorno, il sindaco, infatti, non prevedendo che il primo caso di sospetto Covid19 manifestatosi il 23 marzo a Villa Margherita, avrebbe innescato un effetto domino, riconduceva al “solito sciacallaggio” un audio che, denunciato il predetto caso sospetto, paventava la chiusura del centro riabilitativo di Piano Cappelle.
Mentre il sindaco di Telese Terme subisce strumentali accuse dalla opposizioni, quello di Benevento sconfina dai suoi poteri
E’ da escludere che la pensi allo stesso modo, alla luce di quel che è successo poi a Villa Margherita, dove, tra i contagiati si contano 8 decessi, inclusa la donna di Frasso Telesino, e soprattutto alla luce del fatto che, tra i contagiati, vi sono purtroppo 7 cittadini della sua Ceppaloni, molti dei quali, se non tutti, erano dipendenti di quella struttura.Al centro riabilitativo della Maugeri di Telese Terme, non si conterebbe alcun contagiato, dopo che vi era transitata la donna di Cicciano, ma anche nella clinica Gepos del centro termale, dove, in base ad un accordo Asl-Regione sono stati ricoverati in condizione di sicurezza dei convalescenti da Covid19, tutti i tamponi laringofaringei effettuati al personale della struttura hanno dato esito negativo.
Eppure, proprio per quanto riguarda il ricovero di detti convalescenti alla Gepos, il sindaco Pasquale Carofano, anche dopo aver fatto sanificare l’area antistante la clinica, ha subito accuse strumentali con richiesta di dimissioni, dalle opposizioni, per non essersi fatto valere rispetto ad una situazione in cui comunque non avrebbe avuto diritto di veto. Che a ciò si sia prestata Angela Abbamondi, l’esponente di “Telese riparte”, che aspettava le elezioni di maggio per risollevare il fiorente, a nostro avvisto, centro termale “dalle macerie”, ci può anche stare, trattandosi di una persona che non ha alcuna affinità politica con il partito del sindaco; ma che si sia prestato anche Gianluca Aceto, esponente di una forza politica, Articolo 1, contigua a quella del sindaco, è grave.
Ma i casi di Telese non sono attenzionati dalla Magistratura. Il pool di masgistrati, costituito dal Procuratore, Aldo Policastro, sta indagando su ciò cha ha fatto diventare zona rossa quella di Ariano Irpino e su Villa Margherita, dove molti pazienti sono stati invece contagiati da Covid19, unitamente a buona parte del personale. Sui deceduti, poi, la Magistratura dovrà dare una risposta alle rispettive famiglie, poiché è assurdo che una persona entri in una struttura sanitaria, soltanto per sottoporsi a terapia riabilitativa, e ne esca con i piedi davanti.
In una precedente nota abbiamo scritto che non di rado i contagi avvengono nelle strutture sanitarie. Ma rispettare le prescrizioni dei decreti ministeriali e le ordinanze regionali, è necessario, per quanto riguarda il non uscire di casa, se non per ragioni di lavoro, per fare la spesa, per acquistare il giornale e per andare in farmacia.
E’ stata prevista anche l’attività motoria, nel raggio di 200 metri dalla propria abitazione, un limite che ha abolito, estendendolo non certo a chilometri, addirittura il governatore del Veneto, una delle regioni maggiormente colpita dall’epidemia dopo la Lombardia.
Lo stesso Sabino Cassese, giudice emerito della Consulta, la sera del 16 aprile, a Piazza Pulita de La 7, ha detto che, in caso di epidemie, la competenza rientra nei poteri del Ministero della Salute, per cui le disposizioni debbono essere uguali per tutte le Regioni
A Benevento, invece, senza che la Regione abbia posto veti all’attività motoria, subisce la sanzione da 400 euro chi viene sorpreso a passeggiare. Chi scrive, affetto da ipertensione, quindi abbisognevole di attività motoria, è stato fermato dalla Polizia di Stato, senza essere sanzionato, due volte su tre, mentre passeggiava in prossimità della sua abitazione. Se fosse stato fermato dalla Polizia Municipale sarebbe stato sanzionato, salvo poi a ricorrere al giudice di pace, come certamente faranno molti di coloro cui è stata irrogata una multa da 400 euro. Questo perché il sindaco, mentre ha tacciato di sciacallaggio l’autore di quell’audio, rivelatosi errato per difetto, ha imposto alla Polizia Municipale misure severe da porre in essere, anche nei confronti di chi va a comprare il vino o il latte, poiché secondo lui, che sconfina dai suoi poteri, la spesa va fatta una volta alla settimana, un limite che non figura in nessun DPCM e in nessuna ordinanza regionale.
Ora assistiamo al modo come assessori e dirigenti comunali facciano mostra di sé nel testimoniare gratitudine alle pattuglie di Vigili Urbani che presidiano le strade cittadine per sanzionare chi fa un spesa modesta e chi, avvalendosi della prevista attività motoria, viene sorpreso a passeggiare. E capita anche che chi va a rendere tale gratitudine si faccia fotografare, come è capitato il giorno di Pasqua, quando due assessori, di nuova nomina, sempre per darsi visibilità a nostro avviso, siano stati accompagnati in visita ad una pattuglia che presidiava piazza Risorgimento, dal comandante, Fioravante Bosco, e dal rispettivo superiore, Gennaro Santamaria, l’uomo che indossa il piumino. E non c’è da meravigliarsi se, nella foto, vi sia soltanto un vigile (il primo a sinistra), perché l’altro, si deve ritenere, sta riprendendo i visitatori.
Necessarie le restrizioni, come il distanziamento sociale, l’uso della mascherina, la cui distribuzione, delle ventimila messe a disposizione dal Comune, affidata ad associazioni del volontariato e a comitati di quartiere, non ha raggiunto tutte le famiglie, restrizioni, queste, dovute tutte all’adozione di misure di sicurezza; ma “la libertà personale è inviolabile”.
Dopo tutto, i cittadini stanno subendo restrizioni d’ogni genere, compresa la privazione del piacere sessuale, se è vero che coppie di medici dormono in letti separati, per evitare che il marito, se contagiato da un paziente, possa trasmettere il Covid19 alla moglie e viceversa. Eppure, i cittadini non hanno nessuna colpa. Questa pandemia, infatti, è dovuta alla globalizzazione, voluta dal neoliberismo, che, oltre ad accentuare le distanze economiche e sociali tra gli abitanti del Pianeta, ha consentito la delocalizzazione delle imprese e la movimentazione intorno ad esse di persone e capitali. La conferma sta nel fatto che sono stati colpiti i paesi industrializzati, mentre quelli poveri o poco industrializzati sono stati appena lambiti. In questo quadro, non è un caso che in Italia il Covid19 abbia molto di più riguardato, mietendo l’80% delle vittime, le regioni del Nord, quelle a maggiore vocazione industriale.
Nel Sud dell’Italia, il contagio è stato importato, in buona parte, soprattutto in Puglia, dal rientro dalla Lombardia, il giorno prima che questa regione venisse cinturata, ma anche da altre regioni, da figli di papà ivi inviati per conseguire la laurea in Università ritenute blasonate, come se gli Atenei del Sud fossero di serie B, e da lavoratori che prestavano la loro opera al Nord.
Altre epidemie, manifestatesi prima della globalizzazione, pur in presenza di una medicina non evoluta come quella di oggi, non hanno mai assunto le proporzioni del Covid19. Questa è una sconfitta del capitalismo. Staremo a vedere quel che succederà dopo.
Giuseppe Di Gioia