Una nota di Gianluca Martone: il Coronavirus castigo di Dio
Caro Direttore,
vorrei tornare nuovamente sulla drammatica situazione legata all’emergenza sanitaria legata al Coronavirus, in particolare sotto il profilo spirituale, ponendo e cercando di rispondere ad una importante domanda: Si può pensare che l’epidemia del Coronavirus, che ha sconvolto il mondo intero, sia un castigo di Dio per i nostri peccati?
Nel rispondere con attenzione a questo delicato quesito, bisogna innanzitutto sottolineare il contesto drammatico di crisi spirituale, morale e umana che stiamo vivendo da anni, soprattutto della Chiesa Cattolica, ormai sottomessa e prostrata al mondo moderno, in particolare dal post Concilio, periodo dal quale si sono completamente smarrite le nozioni di peccato, castigo, riparazione, penitenza e anche il riferimento ai Novissimi, ossia giudizio, morte, Inferno, Purgatorio e Paradiso, come si sta tragicamente riscontrando in queste settimane. Moltissimi aborti, omosessualità di massa, eutanasia, utero in affitto, gender, pedofilia, divorzi e peccati contro la vita, la famiglia e la fede hanno dato vita ad una società scristianizzata, atea, pagana, massonica, nella quale domina solo l’individuo con la sua insaziabile sete di desideri mai appagati, che sono diventati diritti disumani contro i Diritti Santi di Dio e i suoi Comandamenti.
Tutto cio’ fu profetizzato dalla Madonna a Fatima, con le significative parole pronunciate da Suor Lucia a Padre Agustin Fuentes, il quale fu anche il postulatore della causa di beatificazione di Francesco e Giacinta di Fatima: ”Padre, la Madonna è molto scontenta perché non si è fatto caso al Suo Messaggio del 1917. Né i buoni né i cattivi, vi hanno fatto caso. I buoni vanno per la loro strada senza preoccuparsi, e non seguono le Norme Celestiali; i cattivi, nella via larga della perdizione, non tenendo in alcun conto i castighi minacciati. Creda, Padre, il Signore Iddio molto presto castigherà il mondo. Il castigo sarà materiale, e s’immagini, Padre, quante anime cadranno nell’inferno, se non si prega e non si fa penitenza. Questa è la causa della tristezza della Madonna. Padre, lo dica a tutti, che la Madonna tante volte mi ha detto: ‘Che molte Nazioni spariranno dalla faccia della terra. Nazioni senza Dio saranno il flagello scelto da Dio stesso per castigare l’umanità, se noi, per mezzo dell’Orazione e dei SS. Sacramenti, non otterremo la grazia della loro conversione’. Lo dica, Padre, che il demonio sta attaccando la battaglia decisiva contro la Madonna, perché ciò che affligge il Cuore Immacolato di Maria e di Gesù, è la caduta delle anime Religiose e Sacerdotali. Il demonio sa che i Religiosi e i Sacerdoti, trascurando la loro eccelsa Vocazione, trascinano molte anime all’inferno. Siamo appena in tempo per trattenere il castigo del Cielo. Abbiamo a nostra disposizione due mezzi efficacissimi: l’Orazione e il Sacrificio. Il demonio fa di tutto per distrarci e toglierci il gusto della Preghiera. Ci salveremo, oppure ci danneremo. Però Padre, bisogna dire alle persone: che non devono stare a sperare in un richiamo alla Preghiera ed alla Penitenza, né dal Sommo Pontefice, né dai Vescovi, né dai Parroci, né dai Superiori Generali. È già tempo che ognuno, di sua iniziativa, compia Opere Sante, e riformi la sua vita secondo i richiami della Madonna Santissima. Il demonio vuole impadronirsi delle Anime Consacrate, lavora per corromperle, per indurre gli altri alla finale impenitenza; usa tutte le astuzie, suggerendo perfino di aggiornare la vita religiosa! Ne proviene sterilità alla vita interiore e freddezza nei secolari circa la rinuncia dei piaceri, e la totale immolazione a Dio. Lo ricordi, Padre, che due fatti concorsero a santificare Giacinta e Francesco: l’afflizione della Madonna, e la visione dell’inferno. La Madonna si trova come fra due spade; da una parte vede l’umanità ostinata e indifferente ai castighi minacciati; dall’altra, vede noi che calpestiamo i Santi Sacramenti e disprezziamo il castigo che si avvicina, restando increduli, sensuali e materialisti. La Madonna ha detto espressamente: “Ci avviciniamo agli ultimi giorni”, e me lo ha ripetuto tre volte. Affermò prima, che il demonio ha ingaggiato la lotta decisiva, cioè finale, dalla quale usciremo vittoriosi o sconfitti: o siamo con Dio, o siamo col demonio. La seconda volta mi ha ripetuto che i rimedi ultimi dati al mondo, sono: il Santo Rosario e la devozione al Cuore Immacolato di Maria. La terza volta, mi disse: “che, esauriti gli altri mezzi disprezzati dagli uomini, ci offre con tremore l’ultima ancora di salvezza: La SS. Vergine in persona, Sue numerose apparizioni, Sue Lacrime, Messaggi di veggenti sparsi in tutte le parti del mondo”; e la Madonna disse ancora “che, se non l’ascoltiamo e continuiamo l’offesa, non saremo più perdonati”. È urgente, Padre, che ci si renda conto della terribile realtà. Non si vuole riempire le anime di paura, ma è solo urgente richiamo, perché da quando la Vergine Santissima ha dato grande efficacia al Santo Rosario, non c’è problema né materiale, né spirituale, nazionale od internazionale, che non si possa risolvere col Santo Rosario e coi nostri sacrifici. Recitato con amore e devozione, consolerà Maria, tergendo tante lacrime dal Suo Cuore Immacolato”.
Queste frasi durissime e attualissime trovano riscontro anche nella liturgia antica, completamente abbandonata dopo il Concilio Vaticano II. Infatti, in tempi di epidemia come quello che stiamo purtroppo vivendo, venivano celebrate “le missae pro vitanda mortalitate in tempore pestilentiae”, al fine di impetrare al Signore la cessazione di questi flagelli. Infatti, nell’epistola tratta dal Secondo Libro dei Re, si leggeva: “In quei giorni, il Signore mandò la peste in Israele da quella mattina fino al tempo stabilito; e morirono del popolo da Dan fino a Bersabea, settanta mila persone. E mentre l’Angelo del Signore stendeva la sua mano sopra Gerusalemme per desolarla, il Signore ebbe pietà di tanta sciagura, e disse all’Angelo sterminatore del popolo: Basta: ritieni adesso la tua mano. Or l’Angelo del Signore stava presso l’aia di Areuna Jebuseo. E Davide, quando ebbe veduto l’Angelo, che percuoteva il popolo, disse al Signore: Io son quegli, che ho peccato, io che ho operato iniquamente: che han fatto costoro, che son le pecore? Contro di me, ti prego, rivolgasi la tua mano, e contro la casa del padre mio. E Gad andò quel giorno a trovare Davide, e gli disse: Va’, ed ergi un altare al Signore nell’aia di Areuna Jebuseo. E andò Davide secondo la parola dettagli da Gad per ordine del Signore. E Davide eresse in quel luogo un altare al Signore, e offerse olocausti, e ostie pacifiche: e il Signore si placò verso il paese, e fu posto fine alla mortalità, che straziava Israele”.
Quindi, si invitano i sacerdoti a rispolverare i vecchi messali e a celebrare queste importantissime messe per la cessazione di questa epidemia, flagello meritato per i nostri peccati, come siamo soliti recitare nell’atto di dolore: “Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i vostri castighi…”. Oltre a cio’, noi fedeli siamo invitati a seguire l’esempio coraggioso degli abitanti di Ninive, i quali si convertirono dalla loro turpe condotta, evitando cosi la distruzione della loro città, come si narra nel libro del Profeta Giona: “Fu rivolta a Giona una seconda volta questa parola del Signore: «Alzati, va’ a Ninive, la grande città, e annuncia loro quanto ti dico». Giona si alzò e andò a Ninive secondo la parola del Signore. Ninive era una città molto grande, larga tre giornate di cammino. Giona cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta». I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Per ordine del re e dei suoi grandi fu poi proclamato a Ninive questo decreto: «Uomini e animali, armenti e greggi non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua. Uomini e animali si coprano di sacco, e Dio sia invocato con tutte le forze; ognuno si converta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza che è nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si ravveda, deponga il suo ardente sdegno e noi non abbiamo a perire!». Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si ravvide riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece”.
Quanto vorremmo sentire dai nostri Pastori italiani, chiusi in un agghiacciante silenzio, a testimonianza di una Chiesa ridotta ad una Ong pietosa, che non sa piu ’ dire nulla al mondo moderno, essendosi piegata completamente alle sue abominevoli esigenze, queste meravigliose parole di San Pio, tratte dal suo Epistolario: Innanzitutto tutte le nostre preghiere siano rivolte a disarmare la collera divina verso la nostra patria. Anch’essa ha molti conti da saldare con Dio. Impari almeno dalle sventure altrui, massime da quelle della sua consorella la Francia, quanto dannoso sia per la nazione l’allontanarsi da Dio ed intoni a suo tempo il ‘miserere’
Con stima.
Gianluca Martone