La stampella di Mastella: il signore oscuro e la “vecchia via”
Dopo i Santi, tirati in ballo con l’annuncio via social del pellegrinaggio in programma dalle parti di viale San Lorenzo, è il momento dei Fanti.
Vuoi per gli acciacchi politici, vuoi per quelli legati alla non più verde età, a Mastella serve una stampella.
E tra le due, quella offerta da “insospettabili” appartenenti al PD sembrerebbe quella maggiormente concreta.
Nonostante il supporto del divino rimanga, infatti, in termini elettorali, quello che ha largamente più ampie possibilità di irretire l’immaginario collettivo, in termini fattuali l’aperto sostegno di quella parte del consiglio che non ha mai veramente vestito i panni cucitigli addosso dal risultato delle urne sarebbe certamente un puntello più consistente rispetto al sottaciuto “patto di desistenza” – espressione con la quale Italo Di Dio ha definito la sostanziale deferenza della compagine PD in consiglio comunale – posto in essere fino al momento delle (ancora incerte) dimissioni.
Del resto, se per quel che riguarda la divina provvidenza rimane il dato della sua fondamentale imperscrutabilità a ragione della quale non è affatto semplice intuire la portata dell’appoggio alle decisioni politiche delle sue creature, per quel che riguarda la minoranza a palazzo Mosti il campo dell’ultraterreno lascia il posto a quello mondano.
Al campo della storia
Segnatamente, a quello della storia personale.
Premesso che il potere, a Benevento, non è mai veramente uscito dal recinto di una ortodossa consorteria – ragione per la quale termini come destra, sinistra, centro, competizione politica, scontro ideologico, hanno avuto ed hanno senso solo ed esclusivamente nel quadro di una sostanziale rappresentazione gattopardesca – alcuni esponenti del PD beneventano stanno a Mastella allo stesso modo in cui, nel mondo di Harry Potter, i mangiamorte stanno a Lord Voldemort.
Dietro la pubblica abiura, in privato non hanno mai abbandonato “la vecchia via”.
Nascondendo a malapena, sotto la tessera del nuovo partito, il segno dell’appartenenza a “colui-che-ancora-deve-essere-nominato” – meno malvagio del letterario “signore oscuro” ma molto più imprevedibile e astruso.
La lettera con la quale l’attuale capogruppo del PD a palazzo Mosti diede l’addio al padre putativo politico, al partito che lo aveva tenuto a battesimo, è, al riguardo, emblematica – e a suo modo persino commovente.
«…dopo attenta e non poco sofferta riflessione, Ti comunico le mie dimissioni dall’UDEUR e, di conseguenza, dalla carica di capogruppo e di partito in seno all’Assise Civica di Benevento».
Comincia così «l’approdo finale di una prolungata meditazione interiore alla quale non poco ha fatto velo il mio immutato affetto nei confronti della Tua persona, nonché la circostanza che l’UDEUR è stata la formazione nella quale ho iniziato a muovere i passi della mia prima esperienza politica».
È però il lirismo del prosieguo a dare un’idea del tormento interiore del giovane e, al contempo, un’idea di come sia piuttosto un commosso arrivederci dettato dalla necessità che la maturazione di una visione politica incompatibile con il partito d’appartenenza.
«Da questa maturata coscienza trae origine la mia decisione di varcare la “soglia di casa”, come il giovane che esce dalla propria famiglia per costruire la propria autonoma esistenza altrove».
L’altrove, a Benevento, non è mai molto lontano, mai veramente “altro”.
In una città da sempre ostaggio delle peggiori camarille, l’altrove, quantunque apparentemente lontano, è sempre a un passo, sempre vicino di sgabello al bancone del bar, sempre indistricabilmente intrecciato.
Quanto sia distante, secondo i soliti beninformati, Cosimo Lepore dall’attuale primo cittadino è questione ben poco oscura.
Quanto lo siano altri esponenti del PD, questione di altri due conti.
Del resto, ancora una volta (l’ennesima e sicuramente non l’ultima) la misura precisa di quanto a dividere maggioranza e minoranza di questa consiliatura (si spera, alle battute finali) la fornisce Gabriele Corona:
«L’ultima ipotesi prevede un accordo del sindaco con il presidente della Regione, De Luca, che vorrebbe ricandidarsi con l’appoggio del Pd, e di conseguenza almeno tre consiglieri “democratici” dovrebbero aiutare Mastella ad “amministrare” la città per un anno soprattutto grazie ai finanziamenti che la Regione dovrebbe assegnare.
Non è una ipotesi scandalosa o assurda […]. Anzi, Del Basso De Caro e il Pd hanno difeso il Piano Periferie e il progetto di cementificazione del Terminal Bus; non hanno speso una parola contro la costruzione dell’ipermercato al posto dell’ex Inps; non hanno criticato per niente o denunciato la gestione del personale e gli incarichi al Comune di Benevento; hanno difeso la Gesesa e il servizio idrico con l’acqua contaminata da tetracloroetilene; non hanno contrastato la gestione dei tributi affidata alle società di riscossione ed hanno sostenuto il progetto Pics per l’approvazione in Regione nonostante errori e pericolose contraddizioni».
Benevento è una città in ostaggio.
Non basterà una magia a liberarla.
Massimo Iazzetti