Mastella accusa di slealtà il Pd, ma Di Dio lo smentisce, minimizza le opere infrastrutturali volute da Del Basso De Caro, mentre sono in crisi le sue maggioranze alla Provincia e al Comune
Dopo il messaggio augurale del sindaco Mastella, a reti unificate, su emittenti televisive locali, messaggio ripreso il giorno successivo dal Mattino, dandone un ampio resoconto, abbiamo pensato che non vi sarebbe stata la rituale conferenza stampa di fine anno da parte del primo cittadino di Benevento, anche perché il nostro Geppino Presta, benché collaboratore di una emittente televisiva che fa da cassa di risonanza rispetto all’operato, ritenuto lodevole, di Mastella, ha enunciato alcuni problemi che, rimasti insoluti nell’anno che ci siano lasciati alle spalle, bisognerà affrontare invece nel 2020.
Invece, superati i problemi di salute che lo avevano tenuto per due notti e un giorno in ospedale, e dei quali è ancora convalescente, la mattina del 4 gennaio scorso Mastella ha tenuto la sua conferenza stampa, non più nel salone di Palazzo Paolo V, e meno che mai nell’aula consiliare di Palazzo Mosti, sede abituale d’incontro con i giornalisti scelta dai suoi predecessori. Questa volta, ha incontrato i giornalisti nella sala destinata alle sedute di Giunta, divenuta, da quando è sindaco lui, sede di conferenze stampa, creando difficoltà agli operatori dell’informazione nel prendere appunti in un ambiente molto affollato, come si può rilevare dalle foto che pubblichiamo, a causa anche della presenza di consiglieri e assessori che, nonostante siano suoi fedelissimi, Peppino De Lorenzo su la Gazzetta di Benevento annovera anche tra i lillipuziani, ai quali Mastella non sa che dire, abituato ad avere a che fare, nella Prima Repubblica, con i Moro, gli Andreotti, i Cossiga, i Fanfani e anche con i Mattarella, ma solo perché era il luogotenente di Ciriaco De Mita, l’attuale sindaco di Nusco che poi ha paragonato Mastella a Frankenstein, in quanto il suo allievo, cresciuto politicamente, aveva preso le distanze da lui, così come lui, a sua volta, aveva preso le distanze dal suo maestro, Fiorentino Sullo.
Tenere le conferenze stampa in quelle condizioni significa anche creare agli operatori dell’informazione la difficoltà di porgere domande, che invece, in questa occasione, non sono mancate, da parte di giornalisti che si sono dimostrati meno istituzionali di come il Procuratore della Repubblica, Aldo Policastro, li aveva classificati.
Evidentemente, la misura è colma, se anche il presidente dell’Assostampa, con grande disappunto del sindaco, ha dovuto far rilevare il degrado della città, in una domanda, bene articolata, che, per il tempo impiegato, se fosse stata posta da chi scrive, abituato peraltro a porre quesiti scomodi, avrebbe subito una reprimenda da parte dell’addetto stampa del… sindaco.
Nell’esordire, Mastella ha attaccato l’opposizione che il giorno in cui egli era in ospedale, “ha cercato di combinare elementi che sono impropri sul piano umano e sul politico”. Secondo lui, “occorre rispetto per le persone, e rispetto non c’è stato”, nei confronti di “un avversario in difficoltà per ragioni di natura sanitaria”. Lui, al posto del Pd, avrebbe detto: “nonostante voi siete scompaginati, per il rispetto della persona, non del sindaco, noi oggi votiamo rispetto a situazioni che riguardano la città, non una parte politica rispetto ad un’altra”.
Ma il consigliere dem, Italo Di Dio, che evidentemente aveva seguito la diretta della conferenza attraverso, pare, TV7, rimasto “esterrefatto dalle parole del primo cittadino”, ha precisato, in un circostanziato comunicato diffuso qualche ora dopo la conferenza: “nonostante i noti e seri problemi di tenuta politica della sua maggioranza ha pensato bene di puntare il dito contro l’opposizione per quanto accaduto nell’ultima seduta del Consiglio comunale”. A proposito poi del mancato rispetto, Di Dio precisa di “essere stato il primo in Consiglio comunale a formulare gli auguri di pronta guarigione al sindaco a nome di tutta l’opposizione”, aggiungendo “nessuno di noi era al corrente, fino a quel momento, del suo ricovero ospedaliero, in quanto le notizie che inizialmente circolavano riferivano di una banale influenza”. Sicché, “separando il dato politico da quello personale, la richiesta del numero legale, peraltro già consegnata al presidente del Consiglio comunale nella precedente seduta con il sindaco presente (richiesta poi ritirata dopo averne appurato la tenuta, sufficiente anche se ridotta) non può e non deve essere bollata come un atto di scortesia o vilipendio alla massima carica cittadina”. La verifica del numero legale rientra, infatti, in una prassi “utilizzata più volte in passato dagli attuali consiglieri di maggioranza e da assessori che siedono accanto a Mastella”. Secondo Di Dio, “la verifica politica in quel caso, si rendeva necessaria alla luce dei continui cedimenti di una maggioranza ormai al collasso”. Infatti, “come si fa a negare che la nascita di gruppi consiliari autonomi e indipendenti (tra l’altro, come se non bastasse, ce ne sarebbe ancora uno in via di formazione), la sistemica assenza di alcuni consiglieri di maggioranza, il ritiro di alcuni importanti regolamenti come quello sugli impianti pubblicitari su espressa richiesta di uno dei gruppi consiliari di maggioranza, l’approvazione del bilancio consolidato in commissione finanze solo grazie alla presenza responsabile dell’opposizione, le dimissioni dei presidenti delle Commissioni Cultura e Attività Produttive, attestino di fatto il naufragio del progetto politico messo in piedi da Clemente Mastella?”.
Sottolineato il fatto che il tentativo di “mettere insieme uomini e donne provenienti da culture politiche diverse, da storie, estrazioni e radici divergenti, è miseramente fallito”, Di Dio sostiene che “non vi è alcun tentativo di spallata”, dal momento che “questa maggioranza si sta sciogliendo come neve al sole”. Secondo Di Dio, “la città deve sapere se la maggioranza che è uscita dalle urne esiste ancora”.
Mastella, però, ha detto che se non vede 19 firme contro di lui (per la verità ne bastano 17, la metà più una del consesso, comprese quelle dell’opposizione), egli resterà al suo posto, perché deve rispondere solo ai cittadini dai quali ha ricevuto il mandato, cioè il 62% del 58% degli elettori, quindi una minoranza che si è già pentita di avergli dato fiducia il 19 giugno del 2016, avendo capito che il fine di Mastella di fare il sindaco non era quello di realizzare le promesse elettorali rimaste tali a tutt’oggi, bensì quello di rilanciare la sua immagine, riuscendo finora a far nominare senatrice la moglie da parte di Berlusconi.
Avendo poco da ascrivere alla capacità e alla iniziativa della sua amministrazione, sempre caratterizzata dalla costituzione di clientele (ne è prova il modo come è giunta a nominare il comandante dei Vigili Urbani, una persona che non potendo essere a capo dello specifico settore per ragioni obiettive, deve rispondere del suo operato ad un capo settore, suo superiore, e non direttamente al sindaco), ha spaziato, nel suo dire, su temi di carattere nazionale, sostenendo che la crisi del commercio è un fenomeno che, non limitato alla città di Benevento, riguarda, anche per effetto degli acquisti online, tutto il Paese, dal quale, a causa di una crisi più diffusa, “ogni anno vanno via 70.000 aziende”. Ha rivendicando una legge elettorale, a seguito della riduzione dei deputati e senatori da eleggere, che dia rappresentanza alle province piccole come la nostra.
Ma, mentre ha assicurato che la sua carriera politica terminerà con la scadenza del mandato di primo cittadino, ha rivendicato alla sua forza politica, ancora da definirsi, la capacità di essere coinvolta nella competizione regionale della prossima primavera, poiché, con i suoi 50.000 voti, può essere determinante per lo schieramento cui si collegherà, non escludendo la possibilità di scendere lui direttamente in campo, ma non più come candidato alla presidenza della Regione.
A proposito della consistenza del peso elettorale delle liste che allestirà, un suo ex sostenitore, uno che gli è stato molto vicino nella campagna elettorale amministrativa di tre anni e mezzo fa, avendo anche curato per molti anni la sua segreteria, ha diffuso, nel circuito informativo, una nota in cui, oltre a mettere in evidenza tutte le contraddizioni di Mastella e della relativa consorte, pone con altre parole questo quesito: se Molly Chiusolo, una candidata di Forza Italia alle europee sostenuta fortemente da Mastella, ha preso appena 17.300 voti (18.907, ci permettiamo di correggere) in tutta la circoscrizione meridionale, come può pensare il sindaco di Benevento di prendere 50.000 voti in regione?
Ha anche detto, che con la sua elezione a deputato, una carica che i cittadini, anche di fuori regione, gli hanno rinnovato, compresa quella di senatore, per 32 anni, a parte la presenza contestuale e successiva a Strasburgo, la provincia di Benevento ha smesso di essere in una posizione di vassallaggio rispetto a quella di Avellino (“l’ultimo caso clamoroso fu quello dell’autostrada che passò per Avellino”), perché anche Benevento, come il capoluogo dell’Irpinia, grazie a lui, ha il Conservatorio. Il grave è che egli fa di queste affermazioni quando non è ancora scomparsa la generazione che sa come egli sia stato la “creatura” di Ciriaco De Mita in provincia di Benevento, fino a che, come dicevamo, non ne prendesse le distanze.
Sul piano locale, poi, ha fatto un grande sforzo quando ha dovuto riconoscere a Del Basso De Caro, di essersi impegnato, nella veste di sottosegretario alle Infrastrutture nei governi di Renzi e di Gentiloni, per il raddoppio della Telesina, mentre gli “anonimi” parlamentari non hanno fatto nulla, né per il ponte S.Nicola, né per altro.
Ma ha subito aggiunto che il raddoppio, partendo da Benevento, si fermerà a S.Salvatore Telesino, perché non ci sono i soldi per realizzarlo fino a Caianello. Ammesso che sia vera questa sua affermazione, finché non sarà realizzato il primo lotto, fra 2 anni a decorrere da quando saranno cantierati i lavori, poiché nel prossimo mese di marzo ne sarà aggiudicato l’appalto, vi sarà tutto il tempo per procurare i fondi relativi alla realizzazione del secondo lotto, sicché è da scongiurare il pericolo, paventato da lui, secondo cui il completamento del raddoppio resterà incompiuto per 10-15 anni.
Invece, “noi democristiani, per essere chiari, facemmo la Benevento-Caianello a tratto unico”. Niente di più falso. Nell’ultimo “pezzo”, infatti, abbiamo ricordato come Ciriaco De Mita, ritenendo sufficiente la ferrovia, fosse contrario a quella strada, la cui realizzazione, nei primissimo anni ottanta, appartiene alla volontà collegiale del centro sinistra di allora.
Mastella rivendica l’iniziativa collegiale a corrente alternata. Nell’intento di togliere il merito ad un governo di centro sinistra, a guidata Pd, ad un ministro (Delrio) e ad un sottosegretario (Del Basso De Caro) alle Infrastrutture, entrambi del Pd, che hanno accelerato l’iter, e l’appalto dei quattro lotti, relativo all’Alta Capacità ferroviaria NA-BA, ha osato affermare che la realizzazione di questa grande opera appartiene non alla volontà politica di singole persone, ma alle comunità attraversate dalla ferrovia.
Poi, a proposito della Telesina, Mastella ha minimizzato la portata dell’opera, che giunge a realizzazione, lo ricordiamo ancora una volta, dopo 18 anni dalla legge obiettivo. Infatti, secondo lui sono ben poca cosa i 350 milioni (460, gli farà rilevare Antonio Tretola de “Il Sannio”), stanziati per il primo lotto, quando solo per Benevento saranno spesi 150 milioni: 50 milioni destinati alla ex scuola dei Carabinieri dove saranno trasferiti tutti gli uffici pubblici, 32 per la realizzazione del depuratore, 7-8 milioni per il piano periferie, 16 milioni per i progetti Pics. Inoltre, vanno aggiunti i lavori relativi all’intesa, che tra pochi giorni sarà sottoscritta con Rfi per l’ammodernamento e l’adeguamento all’Alta Capacità della stazione ferroviaria, un’opera, quest’ultima, che richiederà un investimento di appena 5 milioni, e non più di 50, non essendo riuscito il sindaco a far costruire, ex novo, la stazione, imponendo alla sovrintendenza di non ritenere antico l’attuale immobile soltanto perché ha 75 anni di vita.
Sempre sul piano locale, il sindaco ha eluso tutte le domande. A proposito dello stato di degrado in cui versa la città, ha inteso dire che, come in una abitazione, mentre si presta attenzione al salotto, luogo di visite, si trascurano, magari, le altre stanze meno frequentate. Ma a Benevento, sindaco, il salotto, cioè il centro cittadino, ammesso che sia curato, il che non è vero, come abbiamo dimostrato più volte, è meno abitato della periferia!
A noi, che in tema di degrado gli abbiamo chiesto qual è il futuro della spina verde, spesso vandalizzata, e a che punto è la messa a dimora dei 300.000 alberi annunciata due anni fa, ha risposto che i pini del viale degli Atlantici vanno abbattuti perché, arrivati a fine vita (80 anni), sono pericolosi. A parte la risposta, non pertinente, evidentemente non sa che la vita dei pini è secolare.
Non ha potuto poi non parlare dello stato conclamato di crisi alla Provincia, dove quattro consiglieri (Lucio Mucciacciaro, Claudio Cataudo, Domenico Parisi e Luca Paglia) dei sette eletti nelle liste mastelliane, nella seduta del Consiglio provinciale del 31 dicembre scorso, si sono defilati dalla maggioranza scaturita dalle elezioni del 10 marzo 2019 in sostegno del presidente Antonio Di Maria. Uno stato, quello della Provincia, dove l’ultima operazione clientelare posta in essere è quella relativa alla nomina di Nicola Boccalone a direttore generale dell’Ente, che fa il paio con quello determinatosi al Comune di Benevento, denunciato da Di Dio e ammesso da Mastella.
Non v’è dubbio che le maggioranze mastelliane, nei due maggiori enti, si stiano sfaldando, anche se, sia i lillipuziani a Comune che i dissidenti alla Provincia, i quali ultimi sotto la guida del leghista Mucciacciaro hanno costituito il Gruppo Autonomo Sannita, difficilmente provocheranno il ritorno alle urne, non essendo certi della loro rielezione.
I quattro consiglieri provinciali lamentano il mancato coinvolgimento nelle scelte della Provincia, circostanza non da escludere considerato il modo di operare di Mastella, che anche della Provincia ha sostanzialmente la guida, come lui stesso ha fatto capire in conferenza stampa, poiché, per esprimere una maggioranza in sostegno di Di Maria, sono stati molto determinanti i voti ponderati dei consiglieri comunali che costituiscono la maggioranza a Palazzo Mosti.
Per responsabilità di questi consiglieri e di quelli del Pd, ha osato denunciare Mastella in conferenza stampa, non sono stati approvati gli interventi per contrada Pantano al fine di prevenire le alluvioni e non è stato approvato il completamento della Fondo Valle Isclero, che, congiungendosi all’Appia, accorcia di molto la distanza da Benevento dell’ospedale di Sant’Agata dei Goti.
Poiché il completamento di quella strada, finanziato con 9,8 milioni dal governo Gentiloni, costituiscono un altro fiore all’occhiello per Del Basso De Caro, ci è parso strano che i consiglieri del Pd non l’abbiano votato. Un dirigente del Pd, poi, ci ha detto che il completamento di quella strada era inserito in un punto dell’ordine del giorno che comprendeva molte altre opere, alcune delle quali non avrebbero trovato il consenso del Pd.
Rispetto a quanto accaduto alla Rocca dei Rettori, Di Maria ha provveduto subito a revocare le deleghe ai quattro consiglieri, sostenendo che egli sarebbe rimasto al suo posto. Poi, però, ripresosi da questa sortita, ha provveduto a convocare tutti i consiglieri provinciali per il 9 gennaio prossimo, al fine di trovare il modo come definire le questioni rimaste in sospeso il 31 dicembre, e, evidentemente, anche di trovare punti di incontro con i dissidenti. Una riunione, quella del 9 gennaio, cui dovrebbero partecipare anche i tecnici, compreso Nicola Boccalone, già city manager al Comune di Benevento, ad un milione di lire al giorno, nell’amministrazione di centro destra, dal 2001 al 2006, già direttore generale dell’azienda ospedaliera “Rummo” di Benevento, prima che venisse costituita l’azienda “S.Pio”, che ora comprende l’ospedale “Rummo” e quello di Sant’Agata dei Goti, già amministratore, ultima carica ricoperta, di Irpinia Ambiente, costituita per gestire il ciclo dei rifiuti, in seguito alla fine dell’emergenza rifiuti in Campania, decretata il 31 dicembre 2009, dall’allora presidente del Consiglio, Berlusconi. In seguito a tale decretazione, e non per volontà del Pd, vorremmo dire a qualche dirigente provinciale della Lega, che parla a vanvera, venne costituita dalla Provincia di Benevento, guidata allora da una maggioranza di centro sinistra, la Samte (Sannio Ambiente e Territorio), costretta adesso al fallimento, sotto il peso di 4,5 milioni di debiti, causato dal non versamento delle quote da parte di molti sindaci, Mastella compreso.
Più che di questa riunione, secondo il segretario provinciale del Pd, Carmine Valentino “sarebbe invece necessario un confronto politico serio che, riconoscendo e rispettando le diversità di vedute e opinioni, si cimenti in un lavoro di sintesi e condivisione dei temi e delle urgenze indifferibili per il Sannio e i Sanniti”.
Della necessità di un incontro politico, è convinto anche Mucciacciaro, ma questo deve avvenire all’interno dello schieramento di maggioranza, del quale il gruppo ritiene di far ancora parte, a meno che Di Maria non lo consideri fuori. Il presidente, a dire di Mucciacciaro, “deve capire che la musica è cambiata”, nel senso che le scelte debbono essere mediate anche con il Gas, “se poi vuole fare un’alleanza con il Pd, non ha che dirlo”.
Intanto, in seno alla maggioranza che sostiene Lucio Mucciacciaro alla guida del Comune di Fragneto l’Abbate, si è creata una defezione di segno opposto: quattro consiglieri (il vice sindaco Nicola Morone, la presidente del Consiglio Francesca Rispoli, Selene Nazzaro e Andrea Cocchiarella) hanno costituito il gruppo “Noi per il territorio”, un gruppo che si prefigge di avere come interlocutore privilegiato la Provincia e, in primis, il presidente Di Maria.
Nel frattempo, ha assunto la guida del gruppo Luca Paglia, il quale, dichiaratosi favorevole alla realizzazione delle opere non approvate il 31 dicembre, ha chiesto, per recuperare risorse, la soppressione dell’ufficio di staff del presidente e la carica di direttore generale. Evidentemente. anche Paglia è convinto che la nomina del direttore generale rientra in una operazione clientelare.
Giuseppe Di Gioia
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