I ratti in cerca d’autore, l’accolita dei rancorosi e il metodo newyorkese
Eccoli là.
Mi sembra quasi di poterli vedere.
Settimini, cuspidi e tignosi li chiamava Capossela ne “L’accolita dei rancorosi”.
Sempre a tirare lisciabussi a quel povero primo cittadino.
Il quale, con tutto quello che ha da fare a trovare il modo di lasciare finalmente la poltrona di palazzo Mosti – Benevento da trampolino di lancio sembra essersi trasformata in palude – deve pure ingaggiare una lotta senza quartiere ai roditori col pallino dell’istruzione.
Ma cosa mai dovrebbe fare un povero, anziano politico di lungo corso in cerca di rilancio per portare a casa una vittoria nella impari lotta contro una moltitudine di piccoli mammiferi onnivori?
Ma chi glielo da il tempo, tra un twitter e un post su facebook – e una firma alle ordinanze di chiusura – di cercare soluzioni alternative a quelle, inefficaci, sperimentate dall’Asl?
E siamo seri, su!
Mó pure l’invasione dei topi ci voleva per dar fiato a quanti, a torto, insistono che la città è preda dell’incuria, della negligenza, della sciatteria, del dilettantismo esasperato.
É chiaro invece che si tratta di uno strano caso di “roditori in cerca d’autore” – e ghiotti di merendine.
Del resto, dopo il film Ratatouille, nel quale i simpatici animaletti avevano preso a frequentare le cucine di un noto ristorante trascinati da un giovane adulto con il sogno di diventare chef, perché non credere che sia la passione per la letteratura a portare i simpatici piccoli impellicciati a visitare sistematicamente i plessi scolastici del capoluogo?
Douglas Adams lo diceva nella sua Guida galattica per autostoppisti che le creature che noi chiamiamo topi non sono esattamente quello che sembrano.
Sono, in realtà, nella nostra dimensione, «le protuberanze di esseri pan-dimensionali, super intelligenti».
La questione è un po’ complessa.
In sintesi, i topi, sempre secondo il fantasioso – o ben informato – scrittore, sono gli ideatori di un programma di ricerca, la Terra, durato dieci milioni di anni, volto a trovare la “Domanda Ultima”.
Sono loro ad aver immaginato e creato la Terra come il successore di un altro supercomputer, “Pensiero Profondo”, che aveva trovato la Risposta Ultima.
La Terra, insomma, sarebbe un computer di ultimissima generazione, ideato e costruito dai topi, per rispondere alla domanda ultima, dopo che la risposta ultima data dal precedente supercomputer li aveva lasciati alquanto disorientati – ;a risposta ultima essendo 42.
Nulla di strano, insomma, se questi esseri pan-dimensionali, super-intelligenti abbiano voglia di “nutrirsi” delle terzine dantesche, piuttosto che delle liriche del Petrarca o dell’epica del Tasso.
Tant’è che, meglio disposti per consonanza linguistica e culturale a recepire il messaggio dello scrittore inglese sull’estrema intelligenza di quegli esseri che chiamiamo topi, a New York invece di insistere nel titanico tentativo di sterminare i piccoli roditori, ormai numerosissimi nelle stazioni della Subway, hanno messo a punto un metodo “gentile” poi raccontato dal Wall Street Journal.
Pare che, anche lì come a Benevento, veleni e trappole mortali fossero piuttosto inefficaci.
Perfino l’idea di togliere, dai marciapiedi delle stazioni della metropolitana, i bidoni dell’immondizia o quella di creare vere e proprie camere della spazzatura dove attirarli, si è rivelata peregrina.
La lotta, allora, si è spostata su un piano più raffinato.
Potrebbe sembrare esercizio di surrealismo ma, piuttosto che puntare ad eliminare i ratti, la Metropolitan Transportation Authority di New York ha puntato tutto sul “controllo delle nascite”.
É stato così che una società di biotecnologia dell’Arizona, specializzata nella ricerca sulla fisiologia della riproduzione, ha deciso di utilizzare il ContraPest (è questo il nome del farmaco messo a punto dalla company) per la prima volta in ambiente cittadino – era stato fino ad allora testato solo in ambiente rurale.
La chiave di volta del successo nella lotta “gentile” al rapido moltiplicarsi dei roditori newyorkesi è arrivata con lo studio accurato dei gusti dei piccoli mammiferi.
Che se in campagna sono più semplici, nella Grande Mela si sono rivelati ben più sofisticati, essendo la metropolitana uno scrigno di scarti di pizza, patatine fritte, cetriolini, e ancora barrette di cioccolato, gelato e maionese.
Ecco allora che Mastella, visti i deludenti risultati ottenuti dall’Asl e dai suoi cruenti metodi tradizionali – e tenuto conto dell’immediato ricorso dell’Azienda Sanitaria al classico scaricabarile – potrebbe, primo in Italia, coniugare la salvaguardia della salute della popolazione scolastica e quella degli “ideatori” del pianeta Terra.
Approfittando di uno degli innumerevoli “eventi” musical-gastronomici che in maniera tanto partecipata è in grado di regalare al capoluogo, potrebbe provare a coniugare il ContraPest con una succulenta minestra maritata, con un ghiottissimo salsiccia e friarielli o magari, visto l’approssimarsi del Natale, con un caldo, delizioso cardone.
In fondo, anche se esseri pan-dimensionali e super-intelligenti, pur sempre ratti beneventani sono!
Massimo Iazzetti
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