La bestia non va mai in vacanza
La bestia non va mai in vacanza.
Il riferimento non è al team che si occupa della comunicazione dell’attuale ministro dell’Interno ma all’alter ego del primo cittadino del capoluogo sannita, quello che prende il sopravvento quando Mastella si trova nei pressi di uno smartphone.
E che ha trovato nel confortante riparo di un ombrellone la condizione migliore per promettere un fattivo interessamento in merito ad una delle questioni più pressanti dell’attualità beneventana: il ritorno in città di Vasco Rossi.
Ridurre però l’attività del sindaco ai soli compiti di impresario sarebbe quantomeno irrispettoso.
Sprezzante, infatti, del torrido caldo agostano, incurante della canicola stazionante sulla valle, ignorante della tregua tacitamente accettata da sempre da tutti i contendenti dell’arena politica locale, il politico più ondivago d’Italia ha voluto dare un segno preciso del suo singolare “amore per la città” intervenendo anche in merito ad uno degli aspetti che maggiormente contribuiscono a frenare lo sviluppo della vocazione turistica all’ombra della Dormiente, una vera e propria piaga in grado di minare alla base la collaudata organizzazione dell’accoglienza messa a punto in questi ultimi anni.
Passi una buffer zone non esattamente all’altezza dell’importanza del monumento tutelato dall’Unesco, passi una impenitente movida che ad ogni occasione ne fa una zona franca per inevitabili riti di gruppo giovanili quali l’urlo sguaiato delle tre e trenta, l’alcolica scazzottata del fine settimana, il fantasioso assalto collettivo all’arredamento urbano, il parcheggio creativo e l’immancabile, imprescindibile, imperdibile pisciatella en plain air, passino anche gli ormai onnipresenti segni del tipico estro artistico dei giovani del luogo che fanno mostra di sé su qualunque superficie disponibile, ma il sagrato di Santa Sofia che diventa campo di calcio per giovanissimi talenti locali è troppo.
Semplicemente intollerabile.
Come non concordare con il sindaco?
Da qualche parte, del resto, bisognerà pure cominciare ad assicurare una cornice consona al monumento ormai più rappresentativo del capoluogo.
Inoltre, di sagrati e portoni di chiese che nessun amministratore ha in programma di valorizzare, in pieno centro storico ce ne sono a iosa: che si lasci in pace il sagrato di Santa Sofia – e si vada a tirare pallonate al portone di Santa Teresa!
In alternativa la statua di Papa Orsini, spentisi i riflettori che la tenevano costantemente sotto l’attenzione dei passanti, potrebbe ben essere felice di un poco di movimento o di un paio di colpi di testa con i bambini della zona.
Insomma, al netto di problematiche come quelle della scuola di via Ricci a Pacevecchia che non rispetta le normative in tema di carichi verticali e resistenza ai sismi – e che è costata al sindaco il poco piacevole ricorso alla pratica dell’ozio interruptus e del rimaneggiamento delle “meritate” ferie – è tutta qui la distanza che separa il lavoro di un politico navigato improvvisatosi sindaco da amministratori forse meno a proprio agio nei palazzi romani ma evidentemente meglio attrezzati in merito a esigenze, necessità e prospettive delle realtà amministrate.
Amministratori come quelli delle città di Ravenna, Prato, Bergamo, Latina – e altre 16 italiane – che proprio negli stessi giorni hanno visto il coronamento di un lungimirante lavoro di progettazione in materia di sicurezza urbana, uso sostenibile del territorio, povertà e digital transformation, culminato nello stanziamento di 82 milioni di euro da parte del Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale.
Altro che autoelogi per qualche centinaio di turisti, per una discutibile e discussa estate in villa e delle opinabili previsioni per quel capolavoro di sagra paesana che sono le Quattro notti e più di luna piena (prima o poi bisognerà pure smetterla di usurpare la memoria della defunta Città Spettacolo) targate Giordano.
Al quale, altra “bestia” della comunicazione che non riesce a resistere al richiamo della tastiera, andrebbe forse consigliata, assieme al mecenate che continua ad offrire palcoscenico e cassa di risonanza alle sue insulsaggini – l’ultima è il consiglio agli abitanti del centro storico di cambiare rione qualora insoddisfatti della sua personale interpretazione del tema festivaliero – la via di Ceppaloni.
Realtà probabilmente più adatta a potenzialità, capacità e aspirazioni del dinamico duo.
Massimo Iazzetti
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