San Barbato, il noce e le streghe

Cari amici, Benevento è rinomata per essere la terra delle streghe e della magia, quindi non poteva mancare negli annali della mia famiglia un riferimento a questo aspetto misterioso ed inquietante della realtà culturale della nostra città. Infatti, spulciando gli impolverati diari dei miei avi ho trovato una testimonianza sconcertante che mi affretto a narrarvi.
Correva l’anno 655 e il mio antenato Cinghialolfo si accingeva a rincasare costeggiando la riva sinistra del fiume “Sabbato”, quando in una radura vide un gruppo di uomini che si affannavano vicino ad una robusta pianta di noci.
Guidava il gruppo un uomo di nome Barbato che, brandendo talismani e recitando parole misteriose, incitava gli altri ad estirpare l’albero.
Il mio antenato aveva assistito ad altri disboscamenti, ma mai aveva visto adoperare questi sistemi, perciò volle soffermarsi a curiosare.
La pianta venne estirpata con violenza, mentre un lampo terrificante lacerò l’aria. Dalle radici divelte uscì fuori un gigantesco serpente che dopo aver vomitato lingue di fuoco svanì nel nulla.
Lo stregone che guidava i boscaioli gridò che adesso il luogo era puro e che mai più le “janare” avrebbero danzato sotto il noce.
Il mio avo perplesso e spaventato andò via e passando per un boschetto vide una nutrita schiera di donne che a cavallo di caproni giravano in circolo intorno ad un altro noce.
Cinghialolfo, rinunciando a comprendere gli strani comportamenti degli umani, quatto quatto si allontanò verso la sua tana.

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